Civiltà del Lavoro, n. 2/2015 - page 9

CIVILTÀ DEL LAVORO
II - 2015
“TURNAROUND PSICOLOGICO”
PER LA RIPRESA
Nel primo trimestre il Pil è aumentato dello 0,3% e sia-
mo ufficialmente usciti dalla recessione dopo 13 trimestri,
più di 4 anni. Pur se l’entità della crescita è stata solo uno
“zero virgola”, l’inversione di tendenza è importante. E do-
vrebbe rafforzarsi nei prossimi mesi, come ha detto nel-
le sue Considerazioni di fine maggio il Governatore Visco,
pur mettendo in guardia contro il rischio di rallentamenti
derivanti dalla crisi greca. A fine 2015 e nei prossimi an-
ni la crescita dovrebbe quindi irrobustirsi, come indicano
sia il Governo sia le Autorità economiche internazionali:
ultima il Fondo Monetario Internazionale che il 18 mag-
gio ha pronosticato per quest’anno un’espansione del Pil
dello 0,7%, più dello 0,5% previsto lo scorso 14 aprile.
Per il 2016 il Fmi ha previsto un più 1,2%, a fronte del
più 1,1% delle stime precedenti. L’Fmi ha detto che sia-
mo al “turnaround”, al “punto di svolta” grazie ai fonda-
mentali economici internazionali (andamento dell’euro
e del petrolio, quantitative easing della Bce), ma anche
grazie alle riforme varate dal Governo Renzi, a partire dal
Jobs Act che “porterà incentivi migliori su assunzioni e
formazione e migliorerà la riallocazione di lavoratori tra
le imprese”. Ma la strada verso una piena ripresa è an-
cora lunga e faticosa ed è esposta a continui trabocchet-
ti e inciampi, come si è visto con la sentenza della Corte
Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco delle
rivalutazioni delle pensioni sopra i 1400 euro decise col
Salva Italia di Monti nel 2012, obbligando il Governo a in-
tervenire con una prima misura di parziale rimborso per
3,7 milioni di pensionati (con pensioni tra 1400 e 3200
euro lordi al mese) per un costo complessivo di 2,1 mi-
liardi, che ha avuto l’effetto di prosciugare il “tesoretto”
da 1,6 miliardi che Renzi aveva intenzione di destinare
al Piano contro la povertà. Così i poveri e poverissimi do-
vranno aspettare la Legge di Stabilità per il 2016, mentre
i pensionati medi avranno alcune centinaia di euro di rim-
borsi nei prossimi mesi. Se si tiene conto che alla Consulta
sono pendenti altri onerosi ricorsi economici (dagli inter-
venti sulle pensioni del governo Letta al blocco degli sti-
pendi pubblici) è possibile che nei prossimi mesi si possa-
no aprire altre voragini finanziarie nel bilancio dello Stato
che potrebbero inceppare la ripresa. La verità è che sulle
politiche di risanamento, ripresa e revisione della spesa
pubblica si sta combattendo una vera e propria “guerra
sociale” tra categorie economiche, di cui Governo e Par-
lamento rischiano di rimanere ostaggi. Molti hanno criti-
cato la sentenza della Corte Costituzionale perché non ha
tenuto conto della drammatica situazione economica del
Paese nel dicembre 2011 quando fu varato il blocco del-
le rivalutazioni. Altri hanno difeso il provvedimento, af-
fermando che se il Governo aveva bisogno di fare cassa
avrebbe dovuto aumentare le tasse per tutti e non ridur-
re il potere d’acquisto di un’unica categoria.
Obbiezione legittima e forse anche giustificata, che però
non tiene conto del fatto che il Governo Monti aumentò
anche le tasse con l’introduzione della contestatissima Imu
(che nel 2012 fruttò 12 miliardi, contro i 2 miliardi prove-
nienti dal blocco delle rivalutazioni pensionistiche) e che
comunque altre categorie hanno visto diminuire il proprio
potere d’acquisto, dai lavoratori autonomi che hanno vi-
sto ridursi clienti, fatturati e redditi; ai dipendenti privati
delle aziende in crisi, finiti in cassa integrazione; fino ai
dipendenti pubblici che da sei anni non vedono rinnova-
re i contratti. Il paradosso della sentenza della Consulta
è che solo i pensionati, negli anni della crisi, dovrebbero
aver diritto alla tutela del potere d’acquisto.
Più in generale, il rischio di questa “guerra sociale” è che
gli italiani continuino a guardare all’indietro, col rischio di
compromettere le prospettive di sviluppo, anziché pro-
iettarsi nel futuro, per sfruttare fino in fondo le opportu-
nità di crescita.
E i segnali incoraggianti non mancano: l’export continua a
crescere: nell’anno dell’ Expo le sole esportazioni agroa-
limentari sono arrivate a 8,7 miliardi nel primo trimestre,
che significa oltre 35 miliardi nell’intero 2015. La produ-
zione industriale e i consumi interni indicano finalmen-
te sintomi di risveglio e la stagione turistica si annuncia
incoraggiante.
Dobbiamo fare il possibile per concentrarci sulle azioni
che ciascuno di noi può fare per costruire un pezzetto di
ripresa. Le imprese hanno un ruolo fondamentale in que-
sto “turnaround psicologico”: utilizzare tutti gli strumenti a
disposizione, dalla maggiore liquidità agli sgravi fiscali per
l’occupazione, per aumentare gli investimenti, l’innovazio-
ne e i nuovi posti di lavoro. Lo stanno già facendo, come
dimostrano i dati sull’andamento del mercato del lavoro.
E lo faranno ancor più nei prossimi mesi.
EDITORIALE
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