Cento anni spesi bene, senza perdere di vista il futuro, ma neppure le origini. Il segreto di Damiani è stato questo: proseguire nel solco di nonno Enrico, artigiano dalle mani d’oro che nel 1924 forgiava a Valenza i primi gioielli Damiani. Ma allo stesso tempo indovinando nuove tendenze ed esplorando tecniche di lavorazione per produrre pezzi strabilianti, come la collana masterpiece «Vulcania» indossata da Sophia Loren nel 2004 alla Prima della Scala. «Le dissero che era un regina che indossava la sua corona al collo», racconta Silvia Grassi Damiani, vicepresidente del gruppo e presidente di Venini, altro fiore all’occhiello insieme a Salvini, Rocca e Calderoni, negli anni diventata amica di tante celebrities che hanno indossato Damiani fidandosi del suo consiglio e di quello dei fratelli Guido e Giorgio, terza generazione di un’azienda dal dna familiare. «Tilda Swinton, per esempio: nel 2008 vinse l’Oscar con indosso un bracciale Sahara. Ricordo che mi disse: “Se vinco alzerò così in alto il braccio che mostrerò il vostro bracciale al mondo”. E così fu». Artigianalità e italianità: sono stati questi i valori che hanno portato Damiani da Valenza nel mondo. «Un gioiello Damiani è un’opera unica e lo abbiamo voluto sottolineare allestendo per il centenario la mostra Damiani 100 x 100 Italiani alle Gallerie d’Italia», spiega il presidente Guido Grassi Damiani. E stato lui, negli anni `90, ad assumere la direzione dell’azienda dopo il padre Damiano, portando il gruppo da 5o ad oltre 180 milioni di euro del 2019 e i dipendenti da circa 200 ad oltre 700. La mostra, che aprirà 1114 marzo — stesso giorno della cena di gala con ospiti da tutto il mondo e che poi proseguirà per Seul — celebra proprio il know how di Damiani, di cui Giorgio Grassi Damiani vicepresidente e direttore creativo, con deleghe all’acquisto delle materie prime, è la voce narrante.