Ora che è in crisi, proprio adesso che molte delle sue fragilità presentano il conto, c’è bisogno di più Europa. Ma di un’Europa diversa: unita, competitiva, perno della prosperità e della pace globale. Da Napoli il presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro Antonio D’Amato illustra le difficoltà e, al tempo stesso, le potenzialità del Vecchio continente a termine del Convegno nazionale promosso dalla Federazione sul tema “Europa: Radici, Ragioni, Futuro”. E lo fa al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un Teatrino di Corte, a Palazzo Reale, in cui è impossibile trovare anche un solo posto in piedi.
“Abbiamo di più Europa – afferma il numero uno dei Cavalieri – per equilibrare una globalizzazione che corre il rischio di non fare prigionieri. E ne abbiamo bisogno per garantire quel benessere e quelle conquiste sociali indispensabili al ceto medio, autentica garanzia del funzionamento democratico. Quando soffre il ceto medio nascono le ombre pericolose dei razzismi, delle intolleranze, dei localismi sterili e arroganti”. C’è bisogno di più Europa, dunque. Ma di un’Europa diversa. “Un’Europa – precisa D’Amato – che sappia realizzare dinamiche fondamentali per recuperare un ruolo all’interno e all’esterno dei propri confini”.
Sono molte le ragioni che hanno condotto alla fragilità che ora caratterizza il tessuto comunitario europeo, non ultimo “il grave errore di aver pensato di poter tenere separata manifattura e intelligenze”. “Nel momento della costruzione dell’Europa unita – spiega D’Amato – abbiamo smarrito la strada anche perché abbiamo pensando di esternalizzare la nostra manifattura con la presunzione di tenere qui intelligenze e ricerche. Le due cose, manifattura e intelligenza, si tengono insieme. Saper fare le cose significa saperle pensare e così abbiamo perso competitività”.
Cosa fare per invertire la rotta? Innanzitutto imparare a riconoscersi, perché ci si può aprire agli altri senza paure solo se si è cominciato ad aprirsi a se stessi. “Non dobbiamo temere di parlare delle nostre radici giudaico-cristiane, va affrontato il tema dell’identità e dei valori unificanti indispensabili per creare il comune sentire europeo”. E poi serve dare un’accelerata su iniziative politiche da troppi anni disattese, creare cioè una politica commerciale unitaria, così come serve un’azione comune anche sulla politica estera e la difesa.
Quale il ruolo dell’Italia in questo scenario? “L’Italia può fare moltissimo – spiega D’Amato – solo se affronta con autorevolezza le politiche di flessibilità che sono utili solo se unite a un rinnovato rigore. Serve che si ricominci a fare investimenti pubblici e incoraggiare investimenti privati”. Per riconquistare autorevolezza e credibilità serve tuttavia fare un passo in avanti anche sull’unità del Paese. In un contesto a globalizzazione spinta quale è quello in cui viviamo ogni localismo si traduce in una velleità.
“Questo Paese deve sapere dare un contributo serio e definitivo a questa frattura tra Nord e Sud che si è accentuata in modo drammatico negli ultimi quindici anni. La questione non può essere certo risolta in uno sterile scambio di accuse tra Sud e Nord. Il ritardo del Sud è un problema nazionale su cui, sia chiaro, noi uomini del Mezzogiorno abbiamo responsabilità importanti. Va tuttavia presa consapevolezza, anche grazie a una coerenza meridionalistica di antica memoria, che l’Italia da sola non va da nessuna parte”.
“È illusorio in un mondo così globalizzato – continua D’Amato – dove addirittura l’assenza di una dimensione europea non è sufficiente per dire la nostra nei tavoli nei quali si conta nel mondo, pensare che qualche regione da sola possa farcela. Abbiamo molto da lavorare, ma abbiamo anche la passione per un Paese che sappiamo essere ricco di imprenditorialità e intelligenze. Sappiamo che la qualità del lavoro italiano rappresenta un vantaggio competitivo straordinario nel mondo. Non basta da sola, ma questa è una condizione senza la quale non si riesce a vincere. Avendo quella assolutamente necessaria, lavoriamo anche per realizzare quelle di complemento per riaprire una strada di sviluppo, di crescita e di benessere per noi e la nostra Europa”.
Ad aprire la giornata i saluti istituzionali del sindaco di Napoli Luigi de Magistris e l’introduzione ai lavori di Gianni Carità, Presidente del Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro. Poi la relazione su “Europa: le radici” di Ernesto Galli della Loggia, Professore emerito di Storia Contemporanea Istituto Italiano di Scienze Umane – Scuola Normale di Pisa, cui ha fatto seguito la prima tavola rotonda con Giovanni Maria Flick, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, Sebastiano Maffettone, Professore ordinario di Filosofia Politica – Luiss Guido Carli di Roma, Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia accademia per la vita e Gran Cancelliere del Pontificio istituto Giovanni Paolo II.
Sul tema “Europa: le ragioni” è intervenuto Angelo Panebianco, Professore ordinario di Scienza Politica – Università di Bologna. Quindi la seconda tavola rotonda con Ferdinando Nelli Feroci, Presidente Istituto Affari Internazionali, Antonio Patuelli, Cavaliere del Lavoro e Presidente Associazione Bancaria Italiana, Elena Zambon Cavaliere del Lavoro e Presidente Zambon. Prima della chiusura di Antonio D’Amato l’ultima relazione della giornata sarà tenuta da Alberto Quadrio Curzio, Professore emerito di Economia Politica – Università Cattolica di Milano Presidente emerito dell’Accademia dei Lincei, sul tema “Europa: il futuro”.