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SINTESI IN PRIMO PIANO – 4 dicembre 2019

In evidenza sui maggiori quotidiani:
– Salva-Stati, il premier Conte apre al rinvio: «Non ci faremo fregare. No a cambiali in bianco».
– Riforma della giustizia, muro contro muro Pd-M5S su prescrizione e intercettazioni
– Manovra, spunta la Robin tax sui concessionari pubblici. Rc auto famiglia, sconti da rivedere
– Scintille tra Trump e Macron ai settant’anni della Nato

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Negri Giovanni 
Titolo: Giustizia, muro contro muro Pd-M5S Sfida su prescrizione e intercettazioni
Tema: Riforma della giustizia

Resta caldissimo il fronte della prescrizione. Perchè non accenna a scendere la tensione tra Movimento 5 Stelle e Pd sulla riforma destinata a entrare in vigore il prossimo 1° gennaio. E potrebbe farsi esplosivo l’intreccio con la nuova disciplina delle intercettazioni. Ieri dopo una lunga riunione il gruppo del Pd alla Camera ha deciso di negare l’urgenza al disegno di legge Costa che blocca la riforma Bonafede. Tutt’altro però che un segno di distensione, spiega il capogruppo Pd in commissione Giustizia Alfredo Bazoli: «la richiesta di urgenza sulla proposta Costa era del tutto strumentale e inutile perché mai in nessun caso sarebbe stata approvata entro il i° gennaio. E comunque arriverà in Aula in tempi brevi. Il Partito democratico ha votato contro per non prestarsi al gioco delle opposizioni, ma, sia chiaro, non arretra di un millimetro dalle proprie posizioni più volte espresse circa la prescrizione. Ci aspettiamo risposte chiare dal ministro sul rinvio dell’entrata in vigore, che sarebbe la soluzione più semplice. Ma il tempo sta scadendo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: Maggioranza a pezzi anche sulla giustizia I dem: stop alla prescrizione a 5 stelle
Tema: Riforma della giustizia

La guerra del Pd contro la prescrizione “corta” di Bonafede continua. Anche a rischio di spingere il governo sull’orlo della crisi pure per questo. Nella lite perenne tra l’ex Guardasigilli Andrea Orlando e l’attuale ministro grillino Alfonso Bonafede s’incunea furbescamente il forzista Enrico Costa, nemico antico delle leggi anti-prescrizione. Alla Camera, a Costa non par vero di proporre una leggina, e chiederne pure la discussione urgente, per bloccare la Bonafede, stop definitivo alla prescrizione dopo il primo grado in vigore il primo gennaio. Ma Bonafede, quando gli propongono di evitare il voto sull’urgenza, sfida il Pd e risponde no. Il voto fnisce 269 (Pd, M5S, Leu) a 219 (il centrodestra), stoppa la legge Costa, ma spacca la maggioranza. Italia viva non vota. Ma la frattura è ben più grave. Perché in una lunga riunione prima dell’aula, a cui non partecipa Orlando, il Pd fissa la linea dura contro M5S. Quella che il segretario Nicola Zingaretti ufficializza a voto avvenuto, per il Pd è «inaccettabile l’entrata in vigore della prescrizione senza garanzie sulla durata dei processi», perché «non si può rimanere sotto processo per lunghissimi anni». Quindi «senza un accordo il Pd presenterà un suo ddl».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  De Marchis Goffredo 
Titolo: Intervista a Graziano Delrio – Delrio: “Di Maio ci ricatta Il Pd non teme le elezioni” – Delrio “Basta ricatti 5S Avanti con il programma oppure si va al voto E il Pd non ha paura”
Tema: Intervista a Graziano Delrio

Intervista al capogruppo dem Graziano Delrio: scontro col leader 5S su Mes e Giustizia. «Vedo minacce del tipo “senza di me questo non passa” oppure “noi siamo l’ago della bilancia”. Dobbiamo rispettare tutte le sollecitazioni che vengono dalle forze di maggioranza, a maggior ragione quando arrivano dal partito più forte in Parlamento: il Movimento 5 stelle. Ma l’approccio di Di Maio non ml piace. Ricattare gli alleati non può essere un metodo». Se la logica del ricatto è Insostenibile perché II Pd continua a farsi carico del governo, presidente Deirio? Perdhá non dite basta? Avete paura del voto? «Non abbiamo paura delle elezioni. Non l’avevamo neanche la scorsa. E’ un trattato scritto dal precedente governo, i grillini sono caduti nella trappola populista preparata da Salvini estate quando ancora non si erano verificate due scissioni (Reni e Calenda ndr) e avremmo potuto rafforzare il Pd correndo alle urne. Invece abbiamo scelto il Paese e le famiglie italiane che altrimenti avrebbero pagato i 23 miliardi della tassa Salvini sull’Iva».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Quel prestito sospetto di Carrai a Renzi – Caso Open, nuove indagini sui soldi dati da Carrai a Renzi
Tema: Inchiesta Open

Prestiti «infruttiferi» con provviste sospette, carte prepagate utilizzate per oltre 200mila euro, fondi di cassa spariti dopo la chiusura della Fondazione: nell’inchiesta sulla Open emergono decine di movimentazioni segnalate dall’Unità antiriciclaggio negli ultimi tre anni. E così si scopre che i 20mila euro dati da Marco Carrai a Matteo Renzi nel 2018 provenivano da un «giroconto» di cui si sta cercando di individuare l’origine. Ma emerge anche che il presidente Alberto Bianchi sarebbe riuscito a occultare 190mila euro prima della liquidazione finale – disposta dal cda in cui c’erano arche Maria Elena Boschi e Luca Lotti – utilizzandoli in parte per «spese personali». Bianchi e Carrai sono indagati per finanziamento illecito proprio perché sospettati di aver versato gli incassi della Fondazione a Renzi e ad altri componenti del «giglio magico».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paolucci Gianluca 
Titolo: Dai conti della Open 100 mila euro per le spese personali del presidente
Tema: Inchiesta Open

Circa 100 mila euro. Usciti dal conto della Fondazione Open, finiti su un conto personale dell’avvocato Alberto Bianchi a titolo di rimborso prestiti e da questo utilizzati per «spese correnti personali». Più in dettaglio, ricostruisce una segnalazione di operazione sospetta (sos) dell’Uif – l’Unità d’informazione finanziaria di Bankitalia – «carta di credito, pagamenti a collaboratori, utenze eccetra». La ricostruzione dell’Uif si incrocia con un altro passaggio degli atti dell’inchiesta sulla Fondazione Open. Tra dicembre del 2017 e febbraio 2018, sono 197 mila euro in totale che vengono bonificati dalla Open al conto personale di Bianchi, con la causale «rimborso prestito». Ma, nota il tribunale del Riesame rigettando la richiesta di dissequestro del materiale acquisito dalla procura di Firenze nel settembre scorso, Bianchi aveva fatto bonifici alla fondazione con la causale «contributo volontario».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Conte cerca la tregua con i 5S “Il rinvio è possibile e non è vero che sto col Pd”
Tema: Conte tranquillizza il M5S

La prima preoccupazione di Giuseppe Conte: non polemizzare con Luigi Di Maio, nonostante la tempesta. «Avete scritto che non era al Senato ad ascoltarmi, ma Luigi poverino è stato tre ore e mezzo alla Camera… E allora gli altri che non sono venuti per niente, non fate articoli sudi loro?». Seconda preoccupazione del premier. non mostrarsi premier del Pd. «È una sciocchezza. Semmai, lavoro da tempo con il Movimento». Terza preoccupazione: lasciare intendere che l’Italia potrebbe dare un sì condizionato al Mes, magari – è un’ipotesi, non lo dice esplicitamente – con una firma con riserva, subordinata alla futura riforma dell’Unione bancaria. «Non abbiamo ancora firmato e non escludo affatto il rinvio. Ci sono tante variabili procedurali per affermare la logica di pacchetto».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Le sardine valgono tra il 6 e il 10% Pescano tra dem, grillini e astenuti
Tema: Il “partito” delle sardine vale il 10%

E se guardassimo un po’ più in là e provassimo a ipotizzare un movimento delle sardine alla prova delle urne? E ovviamente prematuro ma intanto sondaggisti e analisti si stanno già cimentando in questa inaspettata variabile della politica italiana. «Quando abbiamo visto i risultati della nostra rilevazione siamo rimasti stupiti», racconta Antonio Noto (Noto sondaggi). Il consenso potenziale è alto: il 10% degli intervistati ha risposto che «sicuramente» voterebbe per le sardine; un altro 5% lo prenderebbe in considerazione. La somma è semplice, «un bacino del 15%, moltissimo. Ma la cronaca sembra dare credito a questo dato, viste le manifestazione di Firenze e Milano su tutte», ragiona Noto. Le sardine andrebbero a prendersi consensi da Pd, 5 Stelle e sinistra-sinistra.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  De Cicco Lorenzo 
Titolo: Il flop di tombini e spazzini, Raggi lascia Roma sott’acqua – Roma sott’acqua per l’incuria pulito solo un tombino su 30
Tema: I problemi di Roma

Basta un acquazzone e Roma va sott’acqua. Va sott’acqua per l’incuria: pulito solo un tombino su 30. Il Campidoglio ha stappato 2mila caditoie su 70mila. E il maxi-appalto è fermo da oltre 3 anni. Accanto a questo, c’è il flop dello spazzamento da parte dell’Ama: per l’Authority dei servizi è sporca una strada su 3.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Intervista a Giuseppe Conte – Salva-Stati, Conte apre al rinvio – «Sul fondo salva-Stati dico no a cambiali in bianco Ma basta propaganda»
Tema: Intervista a Giuseppe Conte

Il premier Giuseppe Conte apre a una possibile dilazione dei tempi. Il rinvio del salva-Stati? «Non lo escludo». E spiega: «Non ci faremo fregare. Dico no a cambiali in bianco». Sgombra anche le ricostruzioni che lo danno più vicino al Partito democratico: «Non sono vicino a nessuno». «Noi ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto, abbiamo fatto un vertice di maggioranza su questo. Pacchetto significa che il progetto comprende unione bancaria e monetaria: è giusto che l’Italia si esprima solo quando avrà una valutazione complessiva su dove si sta andando, io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco. Già domani si entrerà nel vivo sul dossier dell’unione bancaria, io non ho nessuna intenzione di firmare in bianco. Ci sono tante varianti in una logica di pacchetto, anche dal punto di vista procedurale e ci sono tanti modi di affermare questo metodo». Giuseppe Conte non lo dice ma in una saletta dell’ambasciata italiana a Londra, alla vigilia del vertice Nato, affiora anche l’idea che l’Italia possa chiedere che le riforme dell’Unione, non solo il Mes, entrino in vigore contestualmente, anche alla garanzia dei depositi e al bilancio europeo. «Sul Mes ho ricostruito quello che è accaduto, e sino a quando non si appone una firma ci sono sempre margini per migliorare un Trattato, non mi interessa se gli altri Paesi considerano chiuso l’accordo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: «Lavoriamo per un rinvio, nessuna divisione con Di Maio» – Conte: «Sul Mes rinvio possibile ma il governo non metterà veti»
Tema: Il premier Conte annuncia un rinvio sul Mes

Giuseppe Conte nei saloni dell’ambasciata italiana nel Regno Unito ci tiene a riconoscere innanzi tutto il ruolo decisivo dei grillini nella partita del Fondo salva Stati: «nessun dissenso con Di Maio», assicura, e ribadisce come un mantra che il Mes deve essere discusso insieme agli altri dossier dell’unione bancaria in una «logica di pacchetto». Ma non fa fatica a prevedere che sul Mes si potrà ottenere facilmente un rinvio della firma di qualche mese. Insomma «nessun veto» ma «non ci faremo fregare» assicura il premier.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: «L’Italia? Non capisco i timori Il vostro debito è sostenibile»
Tema: Il capo del Mes sull’Italia

È stupito il tedesco Klaus Regling dalla reazione italiana alla riforma del Mes che sarà oggi sul tavolo dell’Eurogruppo, la riunione dei ministri finanziari dei Paesi che hanno adottato la moneta unica. Regling è alla guida del Meccanismo europeo di stabilità fin dalla sua istituzione nel 2011, e prima è stato Ceo del fondo salva-Stati Esfs creato nel 2010. Il primo Paese a essere aiutato è stata la Grecia (due volte). «Non è un accordo controverso – spiega in un incontro con la stampa – . Abbiamo lavorato più di un anno, una prima intesa è stata trovata nel dicembre 2018 e poi a giugno 2019. Il Mes si rafforza ma questo non significa che aumentino le possibilità di ristrutturazione del debito pubblico di uno Stato. Ci sono altri temi più controversi, come la creazione di un’assicurazione europea sui depositi», per la quale un accordo sembra più lontano. E alla domanda se consideri il nostro debito pubblico sostenibile, Regling ha risposto che «non c’è un rischio immediato, il debito in rapporto al Pil è circa lo stesso di 8-10 anni fa. Il problema dell’Italia è la crescita bassa, ma questo già da prima dell’unione monetaria. Il problema è il denominatore nel rapporto debito/Pil». A favore della sostenibilità gioca anche il fatto che ora il rifinanziamento del debito italiano costa molto meno di quanto costasse negli anni della crisi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Rogari Marco 
Titolo: Manovra, spunta la Robin tax sui concessionari – Manovra, spunta una Robin tax per i concessionari pubblici
Tema: Manovra economica

Tra i correttivi sulla manovra allo studio spunta una nuova «Robin Tax» del 2% a carico dei concessionari di servizi pubblici: autostrade, porti, aeroporti, telefonia, radio e tv i produttori di elettricità. Un aumento del 2% dell’Ires dovrebbe garantire al Governo quel maggior gettito di 340 milioni nel 2020 e 170 milioni dal 2021 che il Ddl di bilancio si attende con l’ammortamento all’1% dei beni in concessione che a scadenza tornano allo Stato. Sul nodo coperture, intanto, sembra già a fine corsa la rivisitazione in chiave di equità della web tax. Aggiustamenti anche per il Dl fiscale: per l’Rc auto familiare l’ipotesi di limitare la fascia assicurativa più bassa per tutti alle sole polizze nuove, escludendo i rinnovi.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Orsini Jacopo 
Titolo: Rc auto famiglia, sconti da rivedere dopo l’allarme delle compagnie – Rc auto formato famiglia lo sconto torna in bilico
Tema: Rc auto famiglia

L’Rc auto familiare voluta dai 5 stelle e presentata con toni trionfali come una nuova forma di equità sociale dovrebbe far calare il costo dell’assicurazione a una parte di guidatori. Soprattutto i neopatentati e i più indisciplinati. Ma la riforma, secondo le compagnie di assicurazione che ieri hanno contestato duramente il provvedimento, rischia alla fine di far aumentare i prezzi medi delle tariffe. Una insidia paventata anche dalle associazioni dei consumatori. La novità tuttavia appare già a rischio e potrebbe essere cancellata o rivista durante il percorso di approvazione in Parlamento. Nel fine settimana la commissione Finanze della Camera ha dato via libera ad alcune modifiche al decreto fiscale fra cui la norma che consente di assicurare tutti i veicoli posseduti da una famiglia (motorini compresi) con la classe di merito migliore, e quindi con un premio più basso.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.D. 
Titolo: Trasporto aereo Alitalia, Governo alla ricerca di un tandem per la guida – Alitalia, caccia ad un tandem: manager e supercommissario
Tema: Ristrutturazione di Alitalia

Il governo è alla ricerca di un tandem composto da un manager e un supercommissario per guidare la ristrutturazione di Alitalia L’ipotesi è all’esame del ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Una decisione non è ancora stata presa. Per ora vanno avanti i tre commissari, Stefano Palean, Enrico Laghi, Daniele Discepolo. Ma non è detto che siano loro a gestire la prossima fase. Il nuovo decreto legge che sblocca il finanziamento statale di 400 milioni di euro prevede, oltre alla vendita differita (da «espletare» entro il 31 maggio 2020), l’integrazione del programma dei commissari con «un piano avente ad oggetto iniziative di riorganizzazione ed efficientamento». Secondo voci ci potrebbero essere 5.000-6.000 esuberi, metà dell’organico. Tra le ipotesi al vaglio del Mise ci sarebbe la nomina a d.g. di Alitalia di Ivan Bassato, direttoreAirport management di Aeroporti di Roma (AdR) dal maggio 2015.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Greco Andrea 
Titolo: All’Unicredit 8000 esuberi Sono 160 le crisi aziendali – Paga il conto chi lavora
Tema: Unicredit annuncia 8000 esuberi

Il lavoro che non vale più, declassato, schiacciato dal capitale con il martello della tecnologia. E il settore delle banche, dove ormai tre operazioni su quattro non passano dalla filiale, fa scuola. Così ieri Unicredit ha annunciato altri 8 mila esuberi (il 12% della forza lavoro) nel suo piano dei prossimi quattro anni: 6 mila sono stimati in Italia. Servono a risparmiare un miliardo e accelerare il passaggio al digitale, corollario di una trasformazione che promette di creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nel periodo: con picco di utile netto a 5 miliardi nel 2023. Sono posti in meno che si sommano ai 74 mila persi nelle banche italiane dal 2007; o a quelli a rischio – si stima possano arrivare a 400 mila – nelle ben 160 crisi industriali al centro di trattative al ministero dello Sviluppo economico. In Borsa Unicredit non ha brindato: -0,49% dopo una seduta in rialzo. Forse c’era chi si aspettava che la banca tagliasse di più: ieri qualche analista finanziario è rimasto deluso, visto che a luglio le voci erano di 10 mila uscite. I sindacati, che rappresentano il 75% dei 325 mila bancari, si sono invece infuriati, anche perché i tagli si sommano ai 14.600 del piano 2016-2019 dell’ad Jean Pierre Mustier, e ad altri 12 mila dalla crisi 2007.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paci Francesca 
Titolo: Voglia di made in Italy Il ritorno delle aziende – Imprese deluse dalla globalizzazione Estero addio, scocca l’ora del rimpatrio
Tema: Le aziende tornano in Italia

Tecnicamente si chiama «back reshoring» e sta per rilocalizzazione, il ritorno a casa delle aziende che finora avevano lavorato all’estero, privilegiando le sedi a basso costo di produzione. Mentre i laureati italiani continuano a fuggire al ritmo di 25 mila l’anno, la manifattura, vittima illustre del passaggio dal capitalismo otto-novecentesco a quello finanziario, registra un significativo cambio di tendenza. Secondo il rapporto di Eurofound «Reshoring in Europe 2015-2018» il nostro Paese (39 casi) segue la Gran Bretagna (44 casi) in testa alla classifica del contro-esodo che seppure non possa ancora definirsi un fenomeno massiccio (in Italia si contano circa 120 reshoring tra il 2014 e il 2019) aumenta regolarmente da cinque anni a questa parte.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  S.Car. 
Titolo: I settant’anni della Nato, scintille tra Trump e Macron
Tema: Nato, scontro Macron-Trump

È un settantesimo compleanno dove sono in mostra acciacchi sempre più evidenti quello che viene celebrato a Londra per la Nato: prima della cena di ieri a Buckingham Palace e della sessione formale di oggi a Watford, dagli incontri e dalle dichiarazioni dei leader sono emersi forti divisioni e contrasti nell’alleanza militare euroamericana nata nel 1949 per fare argine alla minaccia sovietica. In primo piano, in particolare, le tensioni tra il presidente americano Donald Trump e quello francese Emmanuel Macron, e tra quest’ultimo e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan; più in generale, le divergenze sui finanziamenti e le priorità militari si coniugano al legame instaurato da Trump tra questioni di difesa e problematiche commerciali nel portare sotto i riflettori lo stress di un’alleanza che pure sancirà oggi Papertura a nuove sfide: dalle prime discussioni sulle conseguenze dell’ascesa della Cina alla probabile inclusione dello spazio come quinto settore di operazioni. Molto offensivo, sgradevole e irrispettoso, secondo Trump, è stato Macron nelle dichiarazioni all’Economist del 7 novembre scorso in cui ha parlato di «morte cerebrale» della Nato sulla scia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Dai dazi alla Nato Trump spara su Macron – Trump «spara» su Macron «Ha insultato la Nato»
Tema: Nato, scontro Macron-Trump

I britannici hanno fatto di tutto per tenere basso questo vertice Nato: con una campagna elettorale in corso, meglio non correre rischi di distrazioni. Ma ci ha pensato come sempre Donald Trump a scompigliare i piani e a lanciare i fuochi d’artificio. II presidente lo ha fatto ieri in apertura di mattinata, parlando ai giornalisti nella residenza dell’ambasciatore americano a Londra: attorno alla Nato c’è «uno spirito favoloso», ha detto, «fatta eccezione per un Paese». Quale? Non ha voluto nominarlo: ma subito dopo si è lanciato a testa bassa contro la Francia di Emmanuel Macron. Il leader di Parigi aveva sorpreso tutti, due settimane fa, dicendo che l’Alleanza atlantica si trova in uno stato di «morte cerebrale». «Sì – ha commentato ieri Trump — solo che poi la Turchia ha risposto che quello cerebralmente morto è lui: una cosa interessante». «Penso che sia un insulto — ha continuato Trump —. È una frase dura, un’affermazione molto, molto cattiva all’indirizzo di 28 Paesi. In Francia c’è un’alta disoccupazione, non stanno andando bene economicamente: non puoi andare in giro a fare queste affermazioni sulla Nato, è una mancanza di rispetto. Nessuno ha bisogno della Nato più della Francia». Più tardi, i due leader si sono trovati faccia a faccia e una tiratissima stretta di mano ha fatto poco per dissipare i rancori.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Conte pronto ad aprire il dossier Libia
Tema: Oggi incontro Trump-Conte

Oggi sarà la volta del bilaterale tra Trump e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «I settanta anni sono un anniversario importante – ha detto Conte – nel corso degli anni ha dimostrato una grande solidità ma dobbiamo essere consapevoli che le sfide si modificano nel corso del tempo». Tra le nuove sfide, c’è anche quella dello spazio come nuovo «dominio operativo» (sia pur sempre in termini difensivi) che per la prima volta è entrato in una dichiarazione finale dell’ultimo vertice dei ministri degli Esteri della Nato pochi giorni fa a Bruxelles. Tra nuovi temi anche la Cina che sarà oggetto del comunicato finale di Londra e i riflessi dei cambiamenti climatici sulla sicurezza. Ma il tema che la delegazione italiana intende sollevare oggi con il capo della Casa Bianca è soprattutto quello della Libia. Il Governo italiano sollecita una presa di posizione chiara da parte dell’amministrazione Usa per evitare che si protragga ancora l’equivoco che finora ha consentito all’uomo forte di Bengasi, il generale Khalifa Haftar, di assediare Tripoli e far precipitare il Paese nella guerra civile.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Uno sgarbo all’Italia subito esclusa dal summit sulla Libia
Tema: Summit su Libia, Italia esclusa

Un ennesimo, grave segnale di allarme politico per l’Italia in Libia. Ai margini del vertice Nato di Londra, in una delle molte riunioni collaterali, Gran Bretagna, Francia, Germania e Turchia si sono riunite a livello di capi di governo. I 4 leader alleati, pronti a litigare su mille altri dossier hanno trovato il tempo di parlare insieme di Siria ma anche di Libia. ll risultato è stato una dichiarazione pubblica sulla Libia di nessun reale peso politico, ma che in Italia si fa notare proprio per l’assenza dell’Italia stessa. Mancanza dell’Italia a un incontro Nato sulla Libia, l’ultimo negoziato di politica internazionale al quale Roma aveva sempre partecipato con grande assiduità Macron, Merkel, Johnson ed Erdogan hanno dichiarato che sul dossier Libia «i nostri Paesi appoggiano il lavoro dell’inviato del segretario generale Onu, Ghassan Salamè, perché venga favorito un processo politico fra i libici, facilitato dall’Onu e sostenuto dal Format di Berlino».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gandolfi Sara 
Titolo: Greta arriva a Madrid «Noi dalla parte giusta» – Lo sbarco di Greta, ora Madrid
Tema: Greta arriva a Madrid

Una piccola folla di fan in deliquio l’aspettava sul molo. La barca a vela sfilava piano sulle acque calme del Duero, in una giornata di sole caldo che coronava un viaggio durato venti giorni tra le onde dell’Oceano, dall’America al Portogallo. Alle 12.45 Le Vagabonde è entrato nel porto di Lisbona e Greta è finalmente apparsa, il solito faccino triste infagottato nella tuta da velista. Un Cristoforo Colombo a ritroso che invece di andare in cerca di una nuova terra, cerca di salvare la nostra solita vecchia Terra. Così si è presentata ieri Greta Thunberg al suo pubblico, tanti giovani e diversi politici locali accorsi per una photo-opportunity con la sedicenne più carismatica forse di sempre: «Vado alla COP25 di Madrid e continuerò a combattere lì per garantire che la voce delle generazioni sia ascoltata, in particolare quella delle popolazioni del sud. Bisogna essere dalla parte giusta della storia». Ovvero, dalla parte dei ragazzi che invaderanno venerdì le strade di Madrid per la Grande marcia del clima, che nelle speranze di Fridays For Future dovrebbe superare qualsiasi record precedente.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: Baghdad e Teheran, destini diversi per le piazze scosse dalle proteste
Tema: Proteste in Iran e in Iraq

Le grandi proteste che stanno scuotendo Iran e Iraq non sono guardate con lo stesso occhio da buona parte della comunità internazionale. Non sono certo pochi, tutt’altro, i Paesi che sarebbero sollevati nel veder il regime iraniano degli ayatollah,saliti al potere nel 1979, cadere sotto la pressione delle manifestazioni popolari. Stati Uniti, Israele e il blocco delle monarchie sunnite del Golfo sarebbero decisamente contenti. Nessuno o quasi,invece, si augura possa avvenire lo stesso in Iraq. Perché il rischio, concreto, è il caos. Anche le proteste in Iran sono scoppiate per motivi economici; la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di contingentare la benzina e raddoppiarne il prezzo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gerevini Mario – Massaro Fabrizio 
Titolo: Il Vaticano socio di Lapo Elkann Soldi anche al film su Elton John
Tema: Finanziamenti dal Vaticano

Le vie della finanza sono infinite. Una in particolare dal Vaticano porta all’isola di Malta. Seguendola si scopre che, attraverso un fondo basato a La Valletta, la Segreteria di Stato a febbraio è diventata socia di Lapo Elkann nella sua azienda di occhiali e «prodotti lifestyle» Italia Independent. Un affare da lo milioni è stato concluso il 30 settembre con Enrico Preziosi, industriale dei giochi e patron del Genoa. E oltre 4 milioni sono serviti a finanziare la produzione di film come l’ultimo «Men in Black» e la biografia di Elton John, «Rocketman». Sono alcuni dei tanti rivoli di investimento nei quali si disperdono le offerte che ogni anno arrivano dai fedeli all’Obolo di San Pietro. I segreti del fondo non finiscono qui. E verifiche sono in corso anche dalla magistratura del Papa.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Perosino Monica 
Titolo: Prima causa contro TikTok “Trasferisce dati ai server cinesi”
Tema: Prima causa contro TikTok

La piattaforma di condivisione video TikTok, diventata popolarissima tra i giovani under 20, dovrà affrontare la sua prima causa legale. E’ partita dalla California una class-action contro la compagnia accusata di aver trasferito i dati degli utenti americani ai server cinesi senza il loro consenso. Gli avvocati sostengono che TikTok ha «clandestinamente sottratto» e trasferito ai server in Cina «dati di utenti privati» che potrebbero essere utilizzati per identificare, profilare e tracciare cittadini americani «ora e in futuro». Di proprietà della società ByteDance con sede a Pechino, TikTok ha creato un’appassionata base di fan in tutto il mondo, cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi.
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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