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SINTESI IN PRIMO PIANO – 15 gennaio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Zingaretti apre all’asse col M5S. Critiche dal Pd.
– Autostrade, si va verso la revoca della concessione.
– Cuneo fiscale, intesa M5S/Pd più vicina.
– Libia, Haftar non firma la tregua di Mosca, ma parteciperà alla conferenza di Berlino.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.T.M. 
Titolo: Asse col M5S, nel Pd c’è chi dice no Ma il leader: non siamo subalterni
Tema: Summit Pd

Si chiude il summit del Partito Democratico nell’ex abbazia di San Pastore con una serie di accuse al segretario Nicola Zingaretti: il Pd va a rimorchio dei 5 Stelle, dicono, ognuno declinando la critica con il proprio stile, Matteo Orfini, Giorgio Gori, Vincenzo De Luca e Andrea Marcucci. Il segretario però replica: “Altro che subalterni, siamo gli unici che vogliono far fare al governo uno scatto in avanti per la fase due”, aggiungendo: “I 5 Stelle alla fine non vorranno fare nessuna alleanza organica con noi. Non ci riusciranno anche se lì dentro c’è chi vorrebbe. Ma con il proporzionale corretto con lo sbarramento, che pure non era la nostra posizione di partenza, un’alleanza post elezioni sarà possibile. Non solo, con quel sistema che non ci vincola ci sarà possibile lanciare un’Opa sul loro elettorato. Per questo l’accusa di subalternità non ha alcun senso”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Retroscena – Zingaretti lancia l’agenda Pd “Si può governare col M5S” Gori e Orfini i più critici
Tema: Summit Pd

Il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti chiude il “conclave” nell’abbazia di San Pastore rilanciando l’alleanza di governo con il M5S. Ma dall’interno del partito, in molti si schierano contro questo asse: Giorgio Gori, tra gli ipotetici sfidanti di Zingaretti nel prossimo congresso, indica il rischio “di piegare la nostra identità all’assistenzialismo dei 55” e di “andare noi di là invece che portare loro di qua”. Duro Matteo Orfini, che bolla come drammatico errore un’alleanza con una forza che non è di sinistra. “Stiamo incubando i virus di subaltemità”, avverte l’ex presidente, che aggiunge: “Sulla sicurezza continuiamo ad applicare il protocollo di Salvini. Possiamo dire che su questo non c’è discontinuità o sono un idiota a dirlo?”. “Altro che subalternità, siamo gli unici che vogliamo uno scatto in avanti del governo”, ribatte Zingaretti, che poi sui decreti Salvini dice: “Siamo figli di un compromesso che tutti, tutti, abbiamo accettato. Sapevamo quale era il costo di questa stagione di governo. Ora dobbiamo capire come arrivare all’obiettivo più alto e ambizioso possibile”.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Canettieri Simone 
Titolo: Intervista a Nicola Zingaretti – Zingaretti: «Renzi punta a rompere Noi stabilizziamo» – «Reggeremo noi la crisi M5S Renzi punta solo a rompere»
Tema: Summit Pd

“Come Pd stiamo dimostrando di essere una forza responsabile che stabilizza l’esecutivo, senza protagonismi”, dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti, nel corso del summit del partito nell’ex abbazia di San Pastore. “Con il premier Conte abbiamo, e parlo del Pd in generale, un rapporto sano, volto a perseguire obiettivi chiari per il Paese, guardando alla fine della legislatura”, spiega Zingaretti; “Intanto stiamo qui per porre fine a chi dice che siamo subalterni e così annunceremo le nostre proposte da portare sul tavolo dell’esecutivo”. Sono cinque i pilastri presentati dal segretario del Nazareno: una rivoluzione verde per tornare a crescere, un processo di sburocratizzazione del Paese, un Equity Act per ridurre le distanze sociali e territoriali, poi portare in 5 anni la spesa per la conoscenza ai livelli Ocse con un investimento complessivo di 20 miliardi e infine un piano per la sanità, la cura e l’assistenza per non lasciare soli i più deboli.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Intervista a Andrea Orlando – «Il mio appello ai 5 Stelle Smettetela con l’antipolitica o il governo avrà problemi»
Tema: Summit Pd

Le parole del vice segretario del Pd Andrea Orlando, che ribadisce quali siano le condizioni per governare ancora con il M5S: “La prima è smetterla con l’antipolitica. Se loro continuano ad avere queste fiammate di antipolitica alla fine distruggono loro stessi. Ed è un nostro problema nella misura in cui alla fine non solo si indeboliscono in modo irreversibile, ma riflettono anche una luce negativa sull’azione di governo”. E ancora: “Noi abbiamo grande rispetto per la discussione che si è aperta dentro i Cinque Stelle. Naturalmente non ci sfugge che se non avessimo fatto la proposta di un’alleanza, non avremmo oggi la discussione che si è aperta nel Movimento”. Infine, sul prossimo voto in Emilia Romagna: “Sappiamo che questa volta la partita è aperta e che dovremo fare più fatica che in passato, però ci sono tutte le condizioni per vincere. Il partito sta facendo un lavoro enorme: c’è una mobilitazione eccezionale e credo che l’entrata in campo delle Sardine abbia migliorato il clima”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: «Salvini a processo? Nessuno può sottrarsi alla legge»
Tema: Caso Gregoretti

Le parole del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sul caso Gregoretti: “Io credo che nessuno possa sottrarsi alla legge”, ha detto la titolare del Viminale: “La regola non vale solo per Salvini. Un ex ministro va davanti al tribunale dei ministri e poi lì si deciderà se dovrà essere processato o meno”, rincara la dose nel corso della trasmissione Otto e Mezzo su La7. Le parole della Lamorgese giungono nel giorno in cui il Tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto alla Giunta per le immunità del Senato l’autorizzazione a procedere contro il leader leghista per sequestro di persona. Il voto era stato fissato per il 20 gennaio. Ma la maggioranza, che intende concedere il via libera, ha chiesto e ottenuto dalla capigruppo di far slittare tutto a dopo le Regionali del 26 gennaio. La Lega va all’attacco: “Abbiano il coraggio di votare Il 20 gennaio, e si facciano giudicare da calabresi ed emiliano-romagnoli”, dice Erika Stefani. La questione è ora nelle mani della presidente del Senato Elisabetta Casellati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Così il Parlamento «depotenzia» la decisione della Consulta
Tema: Legge elettorale

Ieri, incardinando il Germanicum a Montecitorio, la maggioranza giallorossa ha di fatto blindato la legislatura, depotenziando politicamente la sentenza con la quale la Corte costituzionale deciderà sul referendum promosso dalla Lega per un modello elettorale iper-maggioritario. Qualsiasi sia il responso della Consulta, infatti, la materia oggetto di valutazione sarebbe superata dagli eventi parlamentari:  le Camere hanno deciso di cambiare il Rosatellum su cui pende il referendum. Manovra spericolara, che taglia la strada a Salvini e al suo progetto di tornare presto alle urne, ma soprattutto si ripromette di cambiare radicalmente lo scenario politico nazionale e di chiudere la lunga stagione bipolare iniziata con l’introduzione del Mattarellum.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Mano tesa di Zingaretti ai 5 stelle sul Germanicum
Tema: Legge elettorale

Altre due scosse di assestamento registrate ieri nel M5S: lascia il ruolo di socio nell’associazione Rousseau Max Bugani, che era il numero due, mentre entra Alessandro Di Battista nel team dei referenti nell’area del Portale eventi. Non è chiaro verso dove stia andando il mondo grillino sempre più spaccato. Intanto ancora ieri Nicola Zingaretti e Dario Franceschini hanno teso la mano riproponendo un patto strategico. “Stiamo scrivendo una legge elettorale proporzionale che non prevede coalizioni”, ha spiegato Di Maio ieri in tv; e in effetti, quel modello è un altro dono del Pd ai 5 Stelle. Solo una legge proporzionale, infatti, può consentire ai grillini di non spaccarsi ulteriormente nella scelta delle alleanze lasciando il Movimento nell’ambiguità e nelle condizioni di non fare patti prima del voto al contrario di un maggioritario, che è il modello su cui sta spingendo la Lega con un referendum su cui la Consulta deciderà stasera o domani.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Caruso Carmelo 
Titolo: Centrodestra vincente anche con il Germanicum
Tema: Legge elettorale

Dalle ultime rilevazioni, risulta che Pd e M5S sarebbero battuti dal centrodestra anche qualora si votasse con un sistema proporzionale. Il “Germanicum/Brescellum”, ultima ipotesi partorita nel M5S e presentata dal deputato Giuseppe Brescia, prevede infatti un proporzionale con una soglia di sbarramento del cinque per cento, un diritto di tribuna per chi non raggiunge questa quota. Pensata con il proposito di attutire la vittoria che i sondaggi accreditano al centrodestra, secondo una proiezione dell’istituto di ricerca YouTrend, il centrodestra unito otterrebbe comunque una maggioranza solida: 222 seggi alla Camera e 112 al Senato. “E’ vero che il sistema maggioritario amplifica la vittoria del centrodestra, ma quando si hanno i voti, anche quello proporzionale premia”, spiegano da YouTrend.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Baccaro Antonella 
Titolo: Rai, il cda si spacca Senza maggioranza la metà delle nomine E Foa attacca Salini
Tema: Nomine Rai

Passano le nomine degli otto direttori della Rai, proposti ieri dall’amministratore delegato Fabrizio Salini. Ma si spacca il cda, che ha fatto mancare la maggioranza alla metà dei candidati. Salini ha approvato tutte le nomine insieme con Beatrice Coletti (M5S) e Giampiero Rossi (FdI), di fatto inaugurando una maggioranza Rai inedita tra grillini e meloniani. Il presidente Foa si è astenuto  su tutti i nomi, ma si è lanciato in una durissima requisitoria contro Salini, sottolineando come l’ad abbia sbagliato i tempi e i modi delle nomine. Anche la Bodoni (Pd) ha scelto l’astensione su tutti i nomi, “per non fare figli e figliastri”, criticando duramente Salini “per i modi, i contenuti, i percorsi di scelta, la mancanza di trasparenza, l’assenza totale di interlocuzione con l’amministratore delegato, la fumosità nelle procedure, i pasticci incomprensibili”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gio.Bia. 
Titolo: Csm diviso sulla scelta del nuovo procuratore di Roma
Tema: Procuratore di Roma

Il Csm torna ad affrontare la nomina del procuratore di Roma, per la quale erano in corso le manovre occulte extra-consiliari che provocarono lo scandalo del caso Palamara. Lontana però, almeno per ora, la “soluzione unitaria” che molti auspicavano. La commissione Incarichi direttivi s’è divisa al proprio interno indicando tre candidati: il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, quello di Firenze Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino. Il consigliere del cartello della sinistra giudiziaria Area, Mario Siriano, e il laico indicato dai Cinque stelle Alberto Benedetti si sono astenuti. Due nomi su tre (Lo Voi e Creazzo) sono gli stessi usciti dallo scrutinio del maggio scorso, revocato dopo le intercettazioni che svelarono le trame politico-correntizie. Manca invece il procuratore generale di Firenze Marcello Viola che aveva avuto 4 voti e ora nessuno.
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Economia e finanza

Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Autostrade, il governo ha deciso: sarà revoca – Il governo ha deciso Revocherà la concessione alla società Autostrade
Tema: Autostrade

Giuseppe Conte sembra ormai aver deciso per la revoca della concessione ad Autostrade, che verrà ufficializzata tra il Cdm di venerdì e il prossimo. Luigi Di Maio è convinto che il premier non farà marcia indietro, mentre nel Pd ci sono molti più dubbi, anche relativamente al quando far uscire la notizia, se prima o dopo il voto in Emilia Romagna. Alcune indiscrezioni raccontano del nervosismo della ministra dei Trasporti Paola De Micheli, che lamenterebbe una poca chiarezza nella posizione del proprio partito, il Pd. De Micheli sa bene che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è ormai decisamente orientato verso la revoca, soprattutto dopo l’esito del dossier della commissione del Mit, che inchioda alle proprie responsabilità Autostrade per l’Italia. Manca ancora l’ultimo parere dell’Avvocatura, quello che serve a capire quali siano i margini in caso di un prevedibile contenzioso legale a suon di miliardi. Sulla carta con l’addio ad Aspi si rischiano 23 miliardi di euro. Ma con la modifica introdotta nel decreto Milleproroghe M5S e Pd sperano di ridurla a 7 miliardi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio – Zambon Martina 
Titolo: Atlantia, il nodo indennizzo La via (stretta) della trattativa
Tema: Autostrade

Atlantia cerca un canale diplomatico con Palazzo Chigi per evitare la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia o, in alternativa, la risoluzione del contratto stabilita dai vertici della stessa Aspi. Questa azione, sterilizzata dal governo nel Milleproroghe ma giuridicamente ancora possibile secondo gli avvocati della società concessionaria, consentirebbe di incassare un maxi indennizzo da 23 miliardi, come stabilito dalla Convenzione del 2007, recentemente però messa nel mirino dalla Corte dei conti che ha giudicato il sistema delle concessioni autostradali degli ultimi anni lesivo dell’interesse pubblico. La nomina di Carlo Bertazzo alla guida di Atlantia, fedelissimo dei Benetton, servirebbe anche a stimolare un dialogo con l’esecutivo. Che al momento sembra confinato al rapporto tra il ceo di Aspi, Roberto Tomasi, e la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Tucci Claudio 
Titolo: Fisco, doppio binario per il taglio del cuneo – Taglio del cuneo: doppio binario con bonus rafforzato e detrazioni
Tema: Fisco

Spunta un doppio binario nell’operazione per il taglio del cuneo fiscale: il mantenimento del bonus 80 euro introdotto dal goverro Renzi per redditi da 8.200 e fino a 20 mila euro, maggiorato di ulteriori 20 euro; dopo i 20 mila euro invece e fino a 35/40 mila euro di reddito l’estensione, totale o parziale, degli 80 euro, ma sotto forma di detrazione d’imposta. L’ipotesi è allo studio del Mef per rispondere ai dubbi del M5S sul taglio del cuneo, e sarebbe stata approfondita da un incontro avvenuto ieri tra il titolare del ministero Roberto Gualtieri (Pd) e la sua vice, Laura Castelli (M5S). L’incontro sarebbe stato positivo e oggi Gualtieri dovrebbe vedere l’esponente di Italia Viva Luigi Marattin. Il “doppio binario” troverebbe la sua giustificazione nell’impossibilità di trasformare il bonus Renzi in detrazione soprattutto per i redditi bassi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Cuneo fiscale, l’intesa è più vicina Meno tasse per 14 milioni di dipendenti
Tema: Fisco

Si aprirà venerdì il confronto tra esecutivo e sindacati sul taglio del cuneo fiscale, cioè delle tasse sul lavoratori dipendenti, per il quale la manovra ha stanziato 3 miliardi. Cgil, Cisl e Uil non vogliono essere scavalcate dalla rincorsa nella maggioranza a chi si intesta il taglio delle tasse. Intanto nel governo, un incontro tra il titolare del Mef e la viceministra pentastellata Castelli, tenta di ristabilire unità attorno allo schema di proposta che lo stesso Gualtieri ha spiegato nel ritiro del Pd nell’ex convento di Contigliano: “Entro questo mese vareremo un decreto che consenta di ridurre le tasse fino a 14 milioni di lavoratori, specie per i redditi medio bassi finora esclusi dagli 80 euro”, ha detto il ministro. Dal prossimo luglio, i 9,5 milioni di lavoratori dipendenti con redditi tra 8 mila e 26 mila euro circa, che già prendono il bonus Renzi, dovrebbero vederselo aumentato a 100 euro. Ci sarebbero poi 4,5 milioni di lavoratori in più, quelli fino a 35 mila euro di reddito, che dovrebbero ricevere il bonus di circa 80 euro al mese, con un décalage dello stesso fino ai redditi di 36-37 mila euro. Chiusa la partita sul taglio del cuneo si aprirà quella per la riforma dell’Irpef, con un disegno di legge delega che, annuncia Gualtieri, sarà presentato entro aprile.
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: Intervista a Laura Castelli – “La nostra riforma dell’Irpef non si mette in discussione”
Tema: Fisco

Intervista alla viceministro del Mef Laura Castelli (M5S), dopo l’incontro col il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri: “Il taglio del cuneo fiscale deve essere coordinato con la riforma del Fisco, di cui ha parlato anche il presidente del Consiglio Conte. E su questo ho riscontrato un’apertura interessante da parte di Gualtieri”, dice la Castelli. “Oggi con il ministro abbiamo lavorato su soluzioni condivise in vista dell’incontro di venerdì con i sindacati”, spiega, precisando poi: “Serve una riforma strutturale perché oggi così com’è l’Irpef non funziona, è troppo complicata. Inutile tagliare il cuneo fiscale e poi fare una riforma che penalizzi qualcuno. Il taglio non deve rimettere in discussione la riforma dell’imposta sulle persone fisiche. Dobbiamo semplificare”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Intervista a Maria Cecilia Guerra – «Basta salti tra gli scaglioni Irpef Serve una progressività continua»
Tema: Fisco

Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia per Leu, si esprime a proposito del dibattito aperto in maggioranza tra il M5S che spinge per la riforma dell’Irpef e il Pd che punta al taglio del cuneo fiscale: “E’ evidente che la maggioranza ha ipotizzato un percorso in due tappe, mettendo già in questa legge di Bilancio i fondi per il taglio del cuneo fiscale e rimandando all’anno successivo un intervento sull’Irpef”, dice la Guerra, che aggiunge: ” La cosa importante è che l’intervento sul cuneo di adesso sia coerente con quello che faremo sull’Irpef in futuro. Tagliare le tasse sul lavoro a chi ha redditi bassi e medi deve preparare il terreno a un intervento che alleggerisca le imposte sul reddito per le persone fisiche, non solo per il lavoro dipendente, sempre nella fascia medio bassa. Con l’obiettivo di salvaguardare il principio della progressività e di eliminare alcune anomalie, come ad esempio il salto tra il secondo e íl terzo scaglione. Anzi, su questo punto noi avremmo una proposta più radicale: al di sopra di una certa soglia di reddito che consente l’esenzione ci potrebbe essere una progressività lineare. Non tre o cinque scaglioni ma una aliquota che cresce in modo continuo rispetto al reddito. Un po’ come fanno in Germania”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Appalti, niente blocco 40 miliardi di gare in atto
Tema: Appalti

Il bilancio 2019n del mercato degli appalti dimostra che non c’è stato il blocco delle gare come avrebbero potuto far temere le numerose modifiche legislative del codice. I dati dell’Osservatorio Cresme-Edilizia e Territorio al contrario evidenziano che la ripresa già in corso da un paio di anni ha avuto una brusca accelerazione con lavori e concessioni messi in gara per 39.970 milioni di euro e un incremento del 39,2% rispetto ai 28.717 milioni del 2018. Senza le concessioni di servizi, con riferimento quindi ai soli lavori,la crescita è ancora più marcata: si passa dai 18,7 miliardi del 2018 ai 28,3 del 2019 con un incremento del 50,7 per cento. In quest’ultimo conto il mese di dicembre ha fatto segnare un dato record con 6.098 milioni di euro messi in gara.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Ambiente, nel piano Ue 7,5 miliardi per aiutare la svolta dell’industria – Europa verde al via con 7,5 miliardi
Tema: Green Deal

a Commissione europea ha presentato ieri l’atteso progetto di Fondo per una transizione equa che dovrebbe contribuire a facilitare tra il 2021 e il 2027 il percorso verso la neutralità climatica entro il 2050. Un pacchetto da 100 miliardi, di cui beneficeranno soprattutto i paesi dell’Est Europa. “Una Europa verde non vedrà la luce dall’oggi al domani – ha detto dinanzi al Parlamento europeo a Strasburgo il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis -. Inserire la sostenibilità al centro del modo in cui investiamo richiede un cambio di mentalità. Stiamo compiendo un importante passo per raggiungere questo obiettivo”. Secondo voci non confermate, l’Italia otterrebbe poco meno di 400 milioni di euro (dei 7,5 miliardi di euro), più o meno come Francia e Spagna. I Paesi saranno chiamati a presentare progetti infrastrutturali, da far approvare a Bruxelles. La distribuzione del denaro tra i Paesi membri si baserà su alcuni criteri: tra questi, la presenza di emissioni nocive, l’occupazione nei settori del carbone e della lignite, la produzione di torba o di scisti bituminosi.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Il generale Haftar rifiuta la Turchia come mediatore – Il no di Haftar non ferma la Conferenza di Berlino
Tema: Libia

La mancata firma della tregua a Mosca da parte del generale Khalifa Haftar non blocca il lavoro di mediazione politico diplomatica per la soluzione della crisi libica. La conferenza di Berlino si terrà ugualmente il 19 gennaio, come confermato dalla cancelliera Angela Merkel. Secondo il ministero della Difesa russo, Haftar avrebbe accolto positivamente l’intesa sulla tregua “ma prima di firmare avrebbe bisogno di due giorni per discutere il documento con i leader delle tabù che sostengono l’esercito nazionale libico”. Ma la mossa di Haftar non è piaciuta al presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha minacciato di “infliggere una lezione” all’uomo forte di Bengasi in caso di ripresa degli attacchi. Erdogan ha poi rivendicato il ruolo turco nella crisi: “Se la Turchia non fosse intervenuta, Haftar avrebbe preso il pieno controllo della Libia”. L’Italia intanto continua a lavorare diplomaticamente, anche se il premier Conte non ha escluso l’invio di altri soldati in Libia. Conte ha incontrato ieri il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi per sostenere il negoziato europeo e la conferenza di Berlino.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – D’Argenio Alberto 
Titolo: Haftar a Berlino per la firma Conte: “Sì alla missione Libia ma solo in contesti sicuri”
Tema: Libia

Il generale Haftar ha scelto di consultarsi con i leader delle tribù libiche che lo sostengono prima di firmare la tregua con le forze del governo di Serraj, riconosciuto dalla comunità internazionale. C’è però ottimisto per un positivo evolversi della vicenda, tanto che a metà giornata Angela Merkel ha confermato la conferenza di Berlino in programma domenica, a cui sarà presente lo stesso Haftar. L’ostacolo principale a questo punto sono le richieste dello stesso generale, che pretende che la Turchia, che sostiene militarmente Serraj, non partecipi alla mediazione. Intanto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, conferma che i soldati italiani sono pronti a partecipare a una missione europea in Libia: “Non escludiamo affatto questa possibilità, ma non manderemo uno solo dei nostri ragazzi se non in un contesto di sicurezza e con un mandato chiaro”. E aggiunge il ministro degli Esteri Luigi di Maio: “La nostra ambizione è schierare forze europee sotto ombrello dell’Onu”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Libia, scontro tra Erdogan e Haftar “Daremo una lezione al generale”
Tema: Libia

Dopo aver lasciato Mosca senza firmare l’accordo, Khalifa Haftar si prende 48 ore per valutare meglio il documento e consultare gli alleati regionali sulle condizioni della tregua, annunciando al contempo la sua partecipazione alla Conferenza di Berlino di domenica. Il generale tenta così di giocare la carta della diplomazia ibrida, perchè intanto procede ad ammassare truppe e mezzi a ridosso di Tarhuna a sud di Tripoli. A metterlo in guardia ci pensa la Turchia, e proprio la presenza dei turchi rappresenta uno degli scogli verso la firma della tregua.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: E Tripoli teme ancora la guerra “Non ci fidiamo della tregua”
Tema: Libia

C’è ancora incertezza a Tripoli sull’esito dei negoziati di pace. Non basta la notizia che Haftar sarà presente alla conferenza di domenica a Berlino; permane la paura che la guerra potrebbe riprendere, per la forte voglia di egiziani ed emiratini di cancellare il governo di Tripoli, “infestato” dai Fratelli musulmani. In città si continuano a fare scorte alimentari, anche i militari sono in fila. “Io credo che Haftar firmerà, verrà a Berlino, ma la guerra potrebbe davvero non essere finita: ci sono tribù, milizie, città ancora rivali, ci sono schegge impazzite pronte a rimettersi in moto, ci sono potenze straniere pronte a pagare qualcun altro”; dice un esponente dell’Onu.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Caracciolo Lucio 
Titolo: Cosa ci chiede la missione Libia – Il dilemma di Conte – Cosa ci chiede la Libia
Tema: Libia

Discettare di missione di pace Onu a forte partecipazione italiana in Libia è ancora pura teoria. La realtà dice che in Libia ancora non c’è alcuna pace e il presidente del Consiglio correttamente ci informa che “non manderemo uno solo dei nostri ragazzi se non in condizioni di sicurezza e con un percorso politico molto chiaro”. Dunque a lume di logica non manderemo nessuno. Ma la storia non è logica. Infatti, mentre escludiamo di mandare nostri soldati nel paese nordafricano, in realtà li abbiamo già mandati: oltre trecento uomini, tra cui soldati di élite – paracadutisti della Folgore – impegnati nella protezione di se stessi. Non bisogna dimenticare che in questo conflitto non c’è fronte, nè linee di separazione, come nelle guerre classiche. I focolai bellici dilagano, si spengono per riaccendersi con andamento carsico, nel caos che solo i combattimenti fra irregolari e/o regolari mascherati sanno generare. Le guerre d’oggi iniziano, difficilmente finiscono. La buona notizia è che per ciò stesso tendono a non assumere dimensioni incontrollabili. La cattiva è che non riesci a spegnerne i fuochi, ben curati dai piromani, ovvero dai molti che di guerra vivono e di pace morirebbero. La certezza è che se finisci nel fuoco incrociato, animato dal tentativo di sedarlo, sei bersaglio di tutti.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Agasso Jr Domenico 
Titolo: Ratzinger ritira la firma dal libro anti-Bergoglio Ma il cardinale: sapeva – Benedetto XVI ritira la firma dal libro Il cardinale smentisce: “Lui sapeva”
Tema: Vaticano e celibato

Assume i contorni del giallo il caso del libro di Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, in cui si esprime una difesa del celibato dei preti, che tanto clamore ha suscitato nelle Sacre Stanze: il papa emerito Benedetto XVI, alla vigilia della pubblicazione, ha chiesto all’editore di cancellare la propria firma dal volume. Il passo indietro papale è una volontà espressa tramite il segretario particolare Gänswein: si sostiene che Benedetto XVI non abbia mai dato il via libera ad un volume scritto a quattro mani. Ma Robert Sarah controbatte: “Lui sapeva”. Cresce così il polverone sollevato da un testo che arriva mentre papa Francesco sta redigendo l’esortazione post sinodale, in cui comunicherà la decisione sulla richiesta di aprire al sacerdozio per i diaconi sposati in Amazzonia. Benedetto XVI “sapeva che il cardinale stava preparando un libro – riconosce il segretario Gänswein – e aveva inviato un suo testo sul sacerdozio autorizzandolo a farne l’uso che voleva”. Ma non ha “approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina”. La bagarre culmina con il tweet di Sarah che annuncia: il libro “Dal profondo dei nostri cuori”, avrà “solo la mia firma” e il “contributo” del Pontefice emerito. Anche se negli USA il volume rimarrà a doppia firma.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rodari Paolo 
Titolo: Preti sposati Ratzinger ritira firma dal libro – Ratzinger ritira la firma dal libro della discordia Il cardinale: sapeva tutto
Tema: Vaticano e celibato

Dopo il polverone causato dall’uscita del libro “Dal profondo dei nostri cuori” sul celibato sacerdotale presentato come vergato «a quattro mani» da Benedetto XVI e dal cardinale conservatore Robert Sarah, il Pontefice emerito ha deciso di ritirare la propria firma. Il segretario Georg Gänswein spiega che Ratzinger “non aveva approvato alcun progetto per un libro a doppia firma né aveva visto e autorizzato la copertina”.  L’uscita del volume prima che Francesco si esprimesse con un suo testo sui lavori del Sinodo per l’Amazzonia, e quindi sul celibato sacerdotale, aveva creato scalpore perchè era stata letta da molti come una chiara volontà di influenzare il Papa regnante. Ed è da questa lettura che Benedetto vuole prendere le distanze.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Melloni Alberto 
Titolo: I due Papi, come un film
Tema: Vaticano e celibato

Un pasticciaccio brutto, quello della firma di Ratzinger – data e ritirata – a un volume sul celibato in uscita e che a tutti è sembrato una critica preventiva a decisioni di papa Francesco sul clero sposato. Ma bisogna ricordare anche che se c’è qualcuno che ha fatto qualcosa di decisivo per restaurare l’ordinazione di uomini sposati come preti nella chiesa latina è proprio papa Ratzinger: nel 2009 il Papa firmò infatti un documento per accogliere quei fedeli che lasciavano la chiesa anglicana e diventavano cattolici, stabilendo che, sulla base di “criteri oggettivi ed esigenze”, i preti e i fedeli venuti alla chiesa cattolica dall’anglicanesimo potessero essere ordinati preti anche se sposati. C’era dunque qualcosa di strano nel testo di Ratzinger annunciato come uno schiaffo a papa Francesco. Era strano perché era incoerente con il suo governo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: La giornata – Oggi il Congresso vota il processo a Trump
Tema: USA
Oggi nuovo passo in avanti nell’iter dell’impeachment al Presidente USA Donald Trump: la Camera infatti è chiamata a votare la risoluzione con cui poi verranno trasmessi al Senato i due “articoli” contro il presidente, mossa che darà ufficale inizio al processo, come annunciato ieri dalla presidente della Camera Nancy Pelosi. Il processo quindi potrebbe iniziare alla fine di gennaio. Trump è accusato di abuso di potere e intralcio al Congresso ed è il terzo presidente messo in stato d’accusa nella storia statunitense.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: Regno Unito, Francia e Germania denunciano l’Iran per il nucleare
Tema: Iran

A nove giorni dall’annuncio dell’Iran di voler arricchire l’uranio senza alcun limite, annullando nella sostanza l’accordo sul nucleare, non tarda ad arrivare la risposta dei Paesi Europei: Regno Unito, Francia e Germania hanno comunicato di aver attivato il «meccanismo di contestazione» introdotto dal trattato per regolare il caso in cui l’Iran non rispetti le condizioni del patto, come annunciato dall’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. Se attivato, il meccanismo per la risoluzione delle dispute, accettato nel 2015 anche dall’Iran, potrebbe essere utilizzato per riportare Teheran davanti all’Onu e rischiare la re-imposizione delle sanzioni internazionali. Qualche spiraglio per salvare l’accordo tuttavia ancora c’è: Parigi, Berlino e Londra hanno precisato di non voler unirsi alla «campagna di massima pressione sull’Iran» perseguita dall’amministrazione del presidente americano Donald Trump, ma anzi di voler tentare una intesa tra le parti.
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