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SINTESI IN PRIMO PIANO – 20 febbraio 2020

– Governo: Renzi va all’attacco, replica Conte;
– Prescrizione: alta tensione sul voto in Commissione;
– Milleproroghe: via libera dalla Camera;
– Taglio del cuneo fiscale: mancano 1,8 miliardi;
– Crisi libica: Serraj fa saltare i negoziati;
– Brexit: dal 2021 nuove regole per lavorare a Londra.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Perrone Manuela 
Titolo: Conte lancia il «piano nazionale di emergenza»: obiettivo crescita
Tema: Renzi-Conte

Un piano d’emergenza nazionale per la crescita, una «cura da cavallo» sulla quale chiamare a raccolta «nei prossimi giorni» tutte «le forze sane del Paese e tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Giuseppe Conte fa la sua mossa al mattino, firmando a Palazzo Chigi il protocollo d’intesa tra la presidenza del Consiglio e la Bei. È il tentativo di anticipare le critiche di Matteo Renzi al Govemo che arriveranno in serata da Porta a Porta, con l’allerta del leader di Italia Viva sulla posslbile «recessione» e l’appello a sbloccare le opere. Ma è anche la bozza di un percorso che potrebbe concludersi con la richiesta di fiducia in Parlamento, l’amo al quale i “responsabili” potrebbero agganciarsi per allargare e soccorrere la maggioranza che annaspa tra un agguato di Iv el’altro (ieri ha di nuovo votatocon leopposizioni incommissione Giustizia alla Camera). Il premier, però, mantiene la prudenza, consapevole che deve resistere alla strategia di logoramento di Renzi e che in ogni caso l’unica finestra elettorale realmente praticabile si aprirà soltanto nel 2021. Alla domanda se si presenterà alle Camere svicola: «Siamo concentrati. II clima ai tavoli di lavoro sull’agenda 2023 è stato molto proficuo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara 
Titolo: Crisi, responsabili, governo per le riforme o elettorale di 12 mesi
Tema: Renzi-Conte

Le carte restano coperte. Le dichiarazioni di Matteo Renzi a Porta a Porta confermano che Italia viva continuerà a far parte della maggioranza e quindi a sostenere Giuseppe Conte. Ma fino a quando? L’interrogativo al momento è rimasto privo di risposta. Come si dice in questi casi, il quadro è in evoluzione. Il premier si prepara a lanciare la sua Agenda per il 2023 per reagire a quella che ieri ha sintetizzato come l’emergenza Italia. L’appuntamento per il varo del progetto non è stato ancora fissata ma è imminente. Potrebbe essere l’occasione per provare ad allargare la maggioranza ai cosiddetti responsabili. Che al di là delle smentite di rito si sono già organizzati e sono in numero sufficiente per dar vita a un gruppo parlamentare a condizione però di non essere etichettati come «stampella». L’ingresso in questo caso sarebbe aggiuntivo e non sostitutivo di Italia viva. Almeno in prima battuta perchè è evidente che a quel punto Renzi, avendo meno forza contrattuale, molto probabilmente lascerebbe la maggioranza. Ipotesi che resta peraltro in piedi in ogni caso e che potrebbe portare al Conte ter o comunque a un rinnovo della fiducia come avvenne con il Governo Letta quando uscì Fi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Renzi va all’attacco, Conte fa muro – Renzi Ora il leader di Iv sposta la sfida: governo istituzionale per le riforme
Tema: Renzi – Conte

Ora il leader di Iv sposta la sfida: governo istituzionale per le riforme. Nessun annuncio di rottura con Giuseppe Conte, ma all’attesissima puntata di Porta a Porta di ieri sera il leader di Italia viva annuncia che ha lanciato una petizione per raccogliere le firme dei cittadini italiani a favore dell’elezione del sindaco d’Italia. Ovverosia l’elezione diretta del premier. A Porta a Porta, ovviamente, Renzi non la mette così. Ma dice: «Siccome non si può andare avanti impantanati nella palude, faccio un appello a tutte le forze politiche. A Zingaretti, a Di Maio, a Crimi, a Conte, a Berlusconi, Meloni e Salvini. Mettiamoci d’accordo per eleggere il sindaco d’Italia». Con tutto quel che comporta: addio alla bozza di riforma elettorale proporzionale alla quale la maggioranza stava lavorando e porte aperte a quel doppio turno, che prima di Renzi era un cavallo di battaglia del Pd. In trasmissione viene chiesto al leader di Italia viva se questo in realtà non sia un metodo per disfarsi di Giuseppe Conte, quel Conte che, sottolinea l’ex premier con una certa malizia, «prima era a capo di un governo di un tipo e poi di un altro». Cosa che, ovviamente, con la sua proposta non potrebbe accadere. Ma Renzi nega che il suo obiettivo sia l’attuale inquilino di Palazzo Chigi: «Per fare questa riforma ci sono due modi. Modello patto del Nazareno, per cui Berlusconi non votava le mie leggi ma c’era solo un patto istituzionale per cambiare le regole, o modello governo Maccanico, ossia è l’esecutivo stesso a essere istituzionale». In trasmissione, ovviamente, il leader di lv non rivela la sua preferenza.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Intervista a Riccardo Fraccaro – Fraccaro “Troppe chiacchiere di questo passo il rottamatore rischia di fare la fine di Salvini”
Tema: Renzi – Conte

«Non bisogna avere paura del voto. Se cade Conte, riterrei giusto tornare ad ascoltare i cittadini, non è mai sbagliato farlo». Per la prima volta, un grillino di peso come il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro evoca la fine della legislatura. Lo fa chiacchierando alla buvette della Camera. Prova ovviamente a blindare le truppe di maggioranza. E anche a mettere pressione a Matteo Renzi che, sostiene, rischia di finire come Matteo Salvini. «Questa fase mi ricorda quella in cui Conte lavorava, mentre il leader leghista andava per comizi a fare il chiacchierone. Sappiamo com’è finita». II voto, Fraccaro? Ma nessuno considera questo scenario praticabile. La finestra elettorale è sbarrata fino all’autunno. «Se non ci sono le condizioni per proseguire, allora è giusto tornare dagli elettori. Se si va avanti così, meglio votare che vivacchiare». Ma come? C’è il referendum di Tommaso Ciriaco sul taglio dei parlamentari, prima. «Sento dire che non si può, ma in democrazia è sempre possibile votare. Ed è una via che va sempre rispettata». A settembre, allora? «Sì. Basta aspettare il referendum e poi si vota». In televisione Renzi propone un patto di legislatura per introdurre l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, però. «Senta, a Palazzo Chigi sono già aperti dei tavoli sulle riforme. Chi vuole, partecipa e propone».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Giustizia, alta tensione sulla prescrizione
Tema: Prescrizione

Maggioranza in subbuglio alla Camera sulla prescrizione, con Italia viva che vota con l’opposizione. E caos al Senato sulle intercettazioni, con la Lega che occupa la commissione per ore, prima di sbloccare la situazione. Giornata tesa in Parlamento, a cominciare da Montecitorio. Qui Italia viva, come era già accaduto in precedenza, ha votato con le opposizioni e quindi contro l’emendamento dei 5 Stelle soppressivo della proposta di legge del forzista Enrico Costa (che puntava a ripristinare le norme in vigore prima della riforma Bonafede). La dissociazione di Italia viva, però, non è bastata, perché l’emendamento è passato, con 24 favorevoli e 23 contrari. Nuovo stop, quindi, alla pdl Costa che andrà comunque in aula alla Camera lunedì. Momenti di tensione si sono registrati durante la riunione, con Costa e Cosimo Maria Ferri (Iv) che hanno contestato la decisione di non far votare Alessandro Colucci, del gruppo Misto. Il quale, a loro dire, aveva la delega per votare. Si difende la presidente della Commissione Giustizia Francesco Businarolo: «Prima del voto di oggi ho svolto una verifica delle presenze e ho dovuto prendere atto del fatto che il deputato Colucci non era stato designato sostituto». Il presidente della Camera Roberto Fico, al quale si è rivolto Costa, ha spiegato: «Mi riservo di verificare».
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Testata:  Stampa 
Autore:  … 
Titolo: Prescrizione, l’ultimo strappo di Renzi In Commissione vota con le opposizioni
Tema: Prescrizione
Dice Matteo Renzi che lui è un «buono», ma certo non era incoraggiante il tono con cui ha alluso alla manovra per sostituire i suoi senatori con un gruppetto di ex del centrodestra. «La prossima volta farebbero meglio a riuscirci». Ed ecco il risultato: alla commissione Giustizia della Camera, si affronta il ddl di Enrico Costa che ribalterebbe la riforma Bonafede della prescrizione e Italia viva, coerente con le sue idee, vota con l’opposizione. A quel punto la maggioranza (o quel che ne resta) traballa paurosamente. Chi era nei corridoi, ieri, ha sentito le urla. Per lo strappo di Italia viva, infatti, il centrodestra ha rasentato il successo. E se la maggioranza giallo-rossa ha prevalso, è successo solo per un vizio procedurale perché non è stato ammesso al voto il deputato Alessandro Colucci del Gruppo Misto e perché la presidente Businarolo, MSS, ha votato con la maggioranza. Non è usuale, ma neanche vietato dal regolamento. Ora il ddl Costa va in Aula, e lì si vedrà. «Il governo, di fatto, è stato battuto. Il dato politico è chiaro: senza l’esclusione dal voto del collega Colucci sarebbero andati sotto. Si salvano solo con espedienti», dice l’esponente di Forza Italia. Businarolo si è poi difesa, ricordando diversi precedenti su chi ammettere al voto e chi no. Ma Costa in Aula ha ripreso il problema rivolgendosi al presidente della Camera Roberto Fico, denunciando «una violazione gravissima, una crepa, una lesione pesantissima».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galli Della Loggia Ernesto 
Titolo: Lo ius culturae soltanto se c’è una reale integrazione – Lo ius culturae richiede una vera integrazione
Tema: Ius culturae

La proposta di legge che va sotto il nome di ius culturae si propone di dare la cittadinanza italiana a tutti i giovani immigrati minorenni i quail, anche se non nati nella Penisola, abbiano tuttavia frequentato con profitto qui da noi almeno un ciclo scolastico di cinque anni o un corso di formazione professionale triennale. Come ho già detto in un articolo precedente, sono personalmente convinto che sia un precipuo interesse dell’Italia avere cittadini di origini diverse da quelle tradizionali del nostro Paese, immigrati o figli di immigrati. Il sospetto alimentato dalla destra che chi sostiene questo lo faccia solo perché conta sui voti di nuovi elettori mi sembra, devo dire la verità, una pura ridicolaggine. Ciò detto penso però che qualunque allargamento del diritto di cittadinanza debba obbedire a due precise condizioni: rispondere a rigorosi criteri di sicurezza e godere del massimo consenso degli italiani. Una legge volta a creare nuovi cittadini non può nascere dividendo quelli che già lo sono. L’idea di fondo dello ius culturae è chiara: chi ha frequentato un ciclo scolastico o un corso di formazione è già di fatto pienamente integrato nella nostra società.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Un segnale a Salvini sulle riforme per aprire la crisi – Il segnale a Salvini per aprire la crisi
Tema: Lega – Iv

Alla fine il grande colpo di teatro di Renzi dagli schermi di Porta a Porta è stato proporre un nuovo governo, simil-istituzionale, che faccia le riforme tra cui l’elezione diretta del premier. Nella sostanza si tratta di un’offerta a Salvini per sbarazzarsi di Conte e aprirgli di nuovo la porta del Governo impegnando la legislatura nella stesura di questo grande piano costituzionale. In realtà è un segnale tutto politico, la revisione delle regole costituzionali non c’entra. Piuttosto è un’esca al leader della Lega e un nuovo colpo all’attuale premier. Le reazioni però danno subito la sensazione del maggiore isolamento nel quale si trova Renzi. Salvini gli sbatte la porta subito. «Niente trucchetti, subito al voto», dice e dal partito chiariscono che lui può accettare solo un Esecutivo elettorale, con una data del voto scritta e non un «inciucio». La Meloni pure lo gela: «È una manovra di Palazzo». E Franceschini cita la favola di Esopo, quella dello scorpione che uccide la rana che lo sta trasportando a riva con chiari riferimenti alla natura auto-distruttiva dell’ex leader Pd.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: «Maggioranza? Scelga chi vota» Il no di Salvini alle intese con Iv
Tema: Lega

I tempi non tornano. E quasi ne sembra deluso lo stesso Salvini: «Da Renzi niente di nuovo». Al di là del contenuto, che nessuno conosce, dei messaggi che possono essere intercorsi tra «i due Mattei» nelle scorse settimane, forse un’accelerata più decisa da parte del leader di Italia viva, Salvini sotto sotto se l’aspettava. Magari soltanto per ottimismo caratteriale. Fatto sta che, così come è stata espressa, la proposta di Renzi raccoglie soltanto la freddezza del segretario leghista. Certo, entrambi i Mattei si ritrovano d’accordo su un punto: il premier Conte se ne deve andare. «Io e milioni di italiani – dice Salvini – siamo stufi di un governo che litiga su tutto e blocca il Paese, sarebbe ora che Giuseppe Conte si facesse da parte». Ma le strade divergono subito dopo. Il sindaco d’Italia? «E quanto tempo ci vuole?» sbuffano nella Lega. Fermo restando, aggiunge Salvini, che «per l’elezione diretta del presidente, la Lega ha raccolto migliaia di firme, chiunque la voglia può andare a firmare». Patto di legislatura? «La legislatura è in mano agli zombi». Dove i morti che camminano sono i parlamentari che non vedono un futuro. Per dirla ancora più chiara: «Eventuali salvatori di Conte – dice Salvini a Potenza – sono poltronari, non responsabili. Chiamiamoli con il loro nome».
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Testata:  Stampa 
Autore:  … 
Titolo: Governo, Renzi apre alla destra, – Offensiva di Renzi, governo in bilico
Tema: Renzi

Battage, attesa, suspence per Matteo Renzi a “Porta a porta”. Tutti lo aspettavano al guado, pronti a indicarlo al pubblico ludibrio come lo “sfasciacarrozze d’Italia” e lui – ben conoscendo le regole del gioco – ha puntualmente “deluso” queste aspettative e si è “inventato” il sindaco d’Italia. Nella sua apparizione notturna negli studi di Bruno Vespa, davanti alla “terza Camera”, Renzi da una parte ha lanciato un messaggio forte ma implicito: niente sfiducia a Conte, niente crisi di governo, mentre l’annunciata sfiducia al Guardasigilli Bonafede è rinviata alle calende greche («Prima di Pasqua…»), ma al tempo stesso ha rilanciato in grande stile sul piano delle riforme strutturali: «Siccome non si pub andare avanti così con le scene che abbiamo visto, fermi tutti: faccio un appello a tutte le forze politiche, a Zingaretti, Di Maio, Crimi, Conte, Leu, Salvini, Berlusconi, Meloni. Dico: portiamo il sistema del sindaco d’Italia a livello nazionale. Si vota una persona che sta lì cinque anni ed è responsabile. Per me la soluzione è l’elezione diretta del presidente del Consiglio». Proporre nel 2020 un presidenzialismo all’italiana significa gettare la palla in tribuna?
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco 
Titolo: Milleproroghe: ecco tutte le misure del decreto omnibus – Dalle concessioni ai medici fiducia al Milleproroghe diventato omnibus
Tema: Milleproroghe

II nuovo decreto omnibus del Governo taglia il primo traguardo alla Camera incassando la fiducia con 315 sì e 221 no (un solo astenuto). Quello che a fine anno era stato approvato a Palazzo Chigi con il nome di Milleproroghe si componeva di 43 articoli, per loro natura eterogenei, ieri ha terminato il primo giro di boa a Montecitorio lievitando a 78 articoli e oltre 480 commi. Un mostro giuridico che ora approderà al Senato per incassare l’ennesima ratifica senza alcun esame nel merito in quanto il termine per la conversione in legge scade fra io giorni. Oltre all’estrema eterogeneità, il decreto omnibus sarà ricordato per lo scontro politico, tutto interno alla maggioranza, su temi come le concessioni autostradali e la prescrizione. O ancora per le misure annunciate, bollinate, esaminate e poi lasciate nel cassetto come la mini-moratoria sulle detrazioni fiscali non pagate con strumenti tracciabili, l’alleggerimento dell’utilizzo degli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) ai fini dei controlli del Fisco o ancora l’anticipo al 40% dei ristori per i truffati dalle banche. E tra le proroghe “dimenticate” spicca certamente quella dell’entrata in vigore fissata per agosto della crisi d’impresa. Anche se su questo tema va segnalato, come anticipato su queste pagine, lo slittamento dal 16 dicembre scorso alla data di approvazione dei bilanci dell’obbligo di nomina dei revisori e degli organi di controllo da parte delle società a responsabilità limitata e delle cooperative.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea 
Titolo: Rc auto e medici: le novità – Tutte le novità del Milleproroghe
Tema: Milleproroghe

II governo dopo avere chiesto la fiducia sul decreto Milleproghe ottiene alla Camera 315 voti a favore e 221 contrari. Una volta effettuata la votazione finale a Montecitorio il provvedimento passerà al Senato, dove l’esecutivo farà con ogni probabilità approvare il testo con un nuovo voto di fiducia per rispettare il termine del 29 febbraio, poiché entro quella data deve essere convertito in legge. II Milleproroghe come ogni anno, è diventato un testo omnibus con i temi più disparati. Al punto che alcuni costituzionalisti lo chiamano la «seconda possibilità», riferendosi al fatto che si configura come una seconda chance per la legge di Bilancio, ereditandone spesso le misure stralciate. Nelle ultime settimane a complicare l’iter del decreto ha contribuito lo scontro sulla prescrizione, ma poi il governo e i relatori hanno dato parere contrario al lodo Annibali di Italia viva che puntava a rinviare l’entrata in vigore della riforma sulla prescrizione. II partito di Matteo Renzi ha dato battaglia, senza spuntarla, anche sulla misura che trasferisce le concessioni ad Anas. Tra i provvedimenti viene prevista la nuova formula di Rc auto e moto denominata «familiare». In pratica, i cittadini potranno applicare all’assicurazione la classe di merito più conveniente tra quelle applicate ai veicoli di proprietà dello stesso nucleo familiare, un bonus valido sia per i nuovi contratti sia per i rinnovi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  De Marchis Goffredo 
Titolo: Ultimatum ai Benetton altrimenti è revoca – La resa dei conti – Autostrade. Palazzo Chigi pronto alla revoca delle concessioni
Tema: Milleproroghe

L’esecutivo non vuole più attendere, anche perché dal crollo del Ponte Morandi che ha inghiottito 43 vite, sono trascorsi ormai 19 lunghissimi mesi. Da ieri ha in mano lo strumento normativo per affrontare il delicato passaggio con garanzie per i conti pubblici, la tutela dei lavoratori e la convenienza dei cittadini. Sul piatto ha messo un’idea di pax autostradale con il gestore. Revisione totale della concessione, investimenti massicci fuori budget ovvero non legati alle tariffe, riduzione dei pedaggi sulla base dei calcoli affidati all’algoritmo dell’Autorità dei Trasporti e non alla scelta arbitraria dei titolari. Non è una multa, dicono fonti governative. È qualcosa di più strutturale, praticamente una nuova concessione, la riscrittura totale delle regole che delimitano il rapporto pubblico-privato con Aspi. Come spiegano al ministero dei Trasporti, per dimensioni, soldi e durata questa concessione non ha eguali in tutta Europa. Ma la cifra che l’accordo costerebbe ad Autostrade si può quantificare: più di 4 miliardi. E viene meno la leva dei pedaggi stabiliti in proprio. A differenza di Toninelli, il governo giallo-rosso ha preparato il terreno della revoca cercando di parare i colpi giuridici. II premier, giunti all’ultima curva, vede delle controindicazioni sia nella “nuova” concessione sia nella cancellazione del contratto. Al dunque significa che entrambe le ipotesi sono percorribili. La decisione tocca al concessionario. Di fronte al “no” di Autostrade non sembrano esserci altri margini.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Cuneo fiscale, mancano 1,8 miliardi Gualtieri: riforma dell’Irpef a tappe – L’Authority sui conti contro il cuneo Gualtieri: la nuova Irpef anche a tappe
Tema: Cuneo fiscale

È la misura bandiera della manovra 2020, almeno nella piccola parte lasciata libera dal blocco delle clausole Iva. Ma il cammino parlamentare del suo decreto attuativo sta convogliando sul taglio al cuneo fiscale critiche decisamente più pesanti del previsto. Accentuate dall’incrocio complicato con lariforma Irpef che occupagli annunci del governo nonostante i venti di crisi in cui si agita la maggioranza. Il teatro degli attacchi al taglio del cuneo è la commissione Finanze del Senato, dove il decreto attuativo della manovra ha debuttato in Parlamento. Ieri è stata la volta dell’Ufficio parlamentare di bilancio, che per bocca del suo presidente Giuseppe Pisauro ha messo sul tavolo due carichi da novanta: per confermare nel 2021 i benefici assicurati quest’anno dalla misura bisogna trovare altri 1,8 miliardi, in aggiunta ai 14,7 già a bilancio. E l’inserimento del b onus ulteriore rispetto agli 80 euro targati Renzi «rende ancora più complessa una riforma organica e strutturale dell’Irpef» come quella «annunciata dal Governo». Il concetto era già stato agitato marted’i, sempre a Palazzo Madama, dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sensini Mario 
Titolo: «Cuneo fiscale, subito due miliardi in più Tassazione iniqua»
Tema: Cuneo fiscale

Il taglio delle tasse che scatterà a luglio peri lavoratori dipendenti «incentiva la partecipazione al lavoro», ma avrà un impatto «più ridotto» sull’economia rispetto al bonus Renzi di 80 euro. Costa molto, e dovrà essere rifinanziato per quasi 2 miliardi nel 2021 per essere confermato. Ma soprattutto, ha detto il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, ascoltato in Senato sul decreto appena varato dal governo, rende più iniqua l’imposizione fiscale, complicando la riforma delle tasse annunciata dall’esecutivo. Secondo l’Upb, il massimo vantaggio del taglio del cuneo fiscale c’è peri redditi medioalti, tra 26.600 e 28 mila euro. Mentre i nuovi sgravi, come i vecchi, non riducono il carico fiscale per gli incapienti, cioè chi guadagna meno di 8.150 euro. Intorno a quella cifra, anzi, si creano effetti distorsivi rilevanti. Chi dichiara 8.149 euro non ha alcun beneficio, chi ne dichiara 8.151 guadagna 3.080 euro. Per questo, ha detto Pisauro, si «viola il principio di equità orizzontale», trattando in modo diverso chi ha redditi simili. Altro problema del nuovo intervento, è che «accentua le disparità tra soggetti con fonti di reddito e caratteristiche familiari diverse». Lo sgravio è riservato ai dipendenti, e amplia il vantaggio sui pensionati.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Davi Luca – Festa Carlo 
Titolo: Massiah scrive ai dipendenti Ubi: «Sì all’Ops Intesa non è scontato» – Ubi prende tempo sull’offerta Intesa Massiah: «Il sì non è scontato»
Tema: Ubi Banca

Di sicuro non sarà un’analisi semplice da effettuare. È cominciata ieri la discussione che porterà a valutare l’offerta di scambio carta su carta lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca. Il consiglio di amministrazione dell’istituto guidato da Victor Massiah ha preso atto dell’offerta (del valore complessivo di 4,9 miliardi) e ha dato incarico al consigliere delegato di individuare gli advisor finanziari (circolano i nomi dei consulenti storici di Credit Suisse) per valutare la congruità della proposta che prevede lo scambio di 17 azioni della nuova entità ogni io azioni Ubi. Una proposta che prevede un premio del 28% rispetto ai valori di venerdì 14. Per ora non sono emersi giudizi ma l’atteggiamento sia di Massiah sia dei consiglieri appare prudente. «Care colleghe e cari colleghi, al termine della importante giornata in cui abbiamo presentato il nostro piano industriale, accolto dal mercato e da tutti gli stakeholder con grande consenso e apprezzamento, abbiamo appreso da un comunicato stampa dell’operazione (ops) lanciata da Intesa San Paolo sulla nostra Banca», scrive l’a.d. di Ubi Banca, Victor Massiah, in una lettera inviata ai dipendenti del gruppo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: Intervista a Carlo Cimbri – Cimbri: «Una scelta di mercato Vedrete, il sistema si rafforzerà»
Tema: Ubi Banca

È il co-protagonista del grande riassetto del sistema finanziario italiano: da numero uno di Unipol e, a cascata, di primo socio di Bper, Carlo Cimbri ha orchestrato con il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, la complessa operazione su Ubi Banca, varata lunedì notte dal colosso milanese. Se andrà in porto, una parte di Ubi – più o meno 400-500 sportelli – sarà venduta all’istituto emiliano, che così diventerà il quarto gruppo in Italia. E Unipol potrà offrire le proprie polizze agli 1,2 milioni di clienti di quelle filiali, rafforzandosi ulteriormente. Cimbri, ieri ospite di Corriere Tv, racconta la sua visione. Com’è maturata l’operazione? E come siete riusciti a tenerla segreta? «Nasce dal positivo incrocio di due visioni strategiche e industriali, quella di Intesa Sanpaolo – da cui è partita l’idea -, che era orientata su un ulteriore investimento nel Paese Italia, e la nostra, come azionisti di Bper, che da sempre crediamo che dimensioni maggiori delle banche medie siano un elemento imprescindibile nel mercato di oggi che richiede economie di scala, una base ampia di clienti per assorbire investimenti importanti e maggiore solidità di patrimonio.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Ue, al via la difficile partita del bilancio comune 2021-27
Tema: Bilancio Ue

Il diplomatico del Nord Europa non è privo di senso dell’umorismo. Guarda il proprio interlocutore con un sorriso e dice: «Il negoziato sul bilancio comunitario è quanto di peggio possa capitare a un essere umano. Crea animosità quanto un divorzio o un’eredità… La discussione sarà nauseante». I Ventisette si riuniranno oggi qui a Bruxelles per tentare di trovare un’intesa sul prossimo periodo finanziario 2021-2027. L’esito della discussione resta incertissimo. Tradizionalmente le trattative sono difficili. Gli osservatori più anziani ricordano che in passato i summit arrivarono a durare quattro giorni. L’uscita del Regno Unito dall’Unione ha provocato un buco di bilancio di circa 60-75 miliardi di euro. Alcuni Paesi del Nord Europa, contnbutori netti, vogliono limitare le spese. Altri Paesi, dell’Est o del Sud, spesso beneficiari netti, vogliono preservare i fondi dedicati alla coesione o all’agricoltura. Altri ancora credono alla necessità di riconvertire l’intera economia europea alla transizione climatica. Secondo il presidente del Parlamento europeo David Sassoli la proposta Michel è inadeguata: «Ci separano 230 miliardi», ha detto. L’Italia, contributore netto, avrebbe preferito un aumento delle risorse proprie. Ha spiegato il ministro degli Affari europei Enzo Amendola: «La proposta di bilancio pluriennale presentata dal presidente Michel non è adeguata alle sfide dell’agenda strategica e al programma della Commissione».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Il premier Conte: insoddisfatti della proposta negoziale
Tema: Bilancio Ue

Tra le grandi ambizioni di un programma di rilancio dell’Unione europea e i 70 miliardi in meno per la Brexit il rebus del prossimo bilancio europeo vede l’Italia tra i Paesi più critici sulla “scatola negoziale” che il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel sottoporrà oggi al vertice straordinario dei capi di Stati e di Governo dei 27. Già ci si prepara a una lunga notte di trattative ma sono in pochi a credere che si possa raggiungere un accordo soddisfacente. La mossa di Michel di accelerareí tempi è stata criticata ieri dal premier italiano, Giuseppe Conte che ha illustrato prima al Senato e poi alla Camera la posizione italiana sul bilancio Ue. Secondo Conte c’è il rischio non solo di una «sconfitta contabile» ma di una «vera sconfitta politica» di un’Europa che non è in grado di venire incontro alle domande dei suoi cittadini. «L’Italia – ha spiegato Conte – è un contributore netto dell’Unione; non posso nascondere insoddisfazione per la proposta negoziale che sarà portata al Consiglio europeo. L’Italia non è pertanto disponibile ad accettare un compromesso ad ogni costo». Più in particolare il Governo italiano critica la proposta della Commissione che prevede un aumento dei fondi di coesione rispetto al precedente bilancio e una diminuzione per la politica agricola.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Chirico Annalisa 
Titolo: Intervista a Licia Mattioli – Un’altra Confindustria contro l’èra del reddito di cittadinanza
Tema: Confindustria

Al posto del doppio filo di perle indossato dalle madamine torinesi, Licia Mattioli sfoggia gioielli in oro e brillanti, dal taglio moderno e deciso. Del resto, li produce. “We have to win”, scandisce l’imprenditrice piemontese, con natali partenopei e radici umbro-apule, mentre sorseggia un caffè su un divanetto dell’Hotel Bernini. E’ la candidata alla presidenza di Confindustria, l’outsider le cui quotazioni salgono giorno dopo giorno. “Macino chilometri su chilometri, come una maratoneta. Sono una combattente con un sogno”. Quale? “Voglio lasciare il segno perché noi possiamo cambiare il paese”. Voi chi? “Gli imprenditori che ogni giorno rischiano in prima persona per portare avanti l’azienda, grande o piccola che sia, rappresentano l’ossatura del paese. Dobbiamo tornare a credere nella nostra straordinaria capacità imprenditoriale che, per paradosso, oggi è più apprezzata all’estero che in patria”. Le hanno rimproverato di non parlare abbastanza di donne. “Ho ritenuto pleonastico inserire nel programma un punto ad hoc sul genere femminile. Voglio dire: io sono donna e imprenditrice, la mia esperienza vale più di ogni racconto. La questione numero uno, oggigiorno, riguarda la conciliazione: mettere tutto insieme, famiglia e professione, è complicatissimo. Io dico: spendiamoci per un mondo a misura di donna e di famiglia, come avviene nel nord Europa”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: Sui mercati uno choc peggiore della Sars – Crollo del mercato cinese e bolle speculative Ecco perché lo choc sarà peggiore della Sars
Tema: Coronavirus

Quali saranno gli effetti sull’economia mondiale del coronavirus? È ancora troppo presto per dirlo, non fosse altro perché ancora non è chiaro quanto grave sia la crisi dal punto di vista puramente medico. Ma proviamo a fare qualche ragionamento. Il punto di partenza è, inevitabilmente, quello che accadde con la Sars, l’epidemia che colpì la Cina nel 2003. In quell’occasione, la produzione cinese smise di crescere nel secondo trimestre, ma la ripresa fu rapida. Il resto del mondo ne risentì, ma in modo molto limitato. Ci sono quattro motivi per credere che, nel caso del coronavirus, lo choc possa essere più forte. Il primo riguarda l’aspetto medico. Sappiamo che, per numero di morti e di persone infette, l’epidemia è già più estesa di quella della Sars. Il virus sembra essere meno mortale, ma è più contagioso. Quindi, lo scossone sull’economia sarà più forte. Si noti che, anche a causa della maggiore contagiosità, il governo cinese ha adottato misure più drastiche rispetto a quelle della Sars. Anche per questo, le conseguenze economiche saranno più severe.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frignani Rinaldo 
Titolo: Nave Diamond, «liberati» gli italiani Restano equipaggio e un contagiato
Tema: Coronavirus

Sulla Diamond Princess sono rimasti solo sei italiani. Cinque membri dell’equipaggio, con il comandante Gennaro Anna, e un turista contagiato dal coronavirus, in isolamento, che sarà riportato in Italia per ultimo in bio-contenimento. Tutti gli altri sono stati trasferiti all’aeroporto di Yokohama per essere rimpatriati oggi con il Boeing dell’Aeronautica militare, decollato ieri da Pratica di Mare per la sua terza missione di recupero, dopo le due in Cina per rimpatriare i 56 di Wuhan e il giovane Niccolò. I primi, tranne uno, concluderanno fra oggi e domani la quarantena alla Cecchignola, il 17enne invece è sempre in isolamento allo Spallanzani in ottime condizioni, con un altro italiano contagiato – il ricercatore emiliano di 29 anni, già alla Cecchignola – senza febbre e senza sintomi. Nel centro sportivo dell’Esercito saranno condotti gli altri 30 italiani – dopo un paio di giorni a Pratica – fra passeggeri e marittimi della Diamond per la quarantena, dopo che ieri sono stati sottoposti in Giappone al test sul coronavirus dai medici giunti dall’Italia. Saranno riportati in Europa anche turisti tedeschi, francesi e polacchi (27).
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Testata:  Stampa 
Autore:  C.M.G. 
Titolo: La mail che inchioda il regime di Pechino: “Medici, sul coronavirus dovete tacere” – Partito da una email l’ordine ai medici di tacere sul virus
Tema: Coronavirus

La mail spedita il 2 gennaio dall’Istituto di Virologia di Wuhan metteva in allarme la comunità scientifica cinese ed era perentoria su un punto: vietato divulgare. Niente. Nulla deve uscire dal Paese, su canali ufficiali e non ufficiali. Il mondo non deve sapere. «Il comitato sanitario nazionale richiede esplicitamente che tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi», si legge nella lettera, cioé i social media. E ancora, «non devono essere divulgati ai media, compresi quelli ufficiali e le organizzazioni con cui collaborano». Si chiede di «rispettare rigorosamente quanto richiesto». E poi si fanno gli auguri. La direttrice dell’Istituto, Wang Yan Yi, la manda ai vari dipartimenti di virologia e ricerca dopo gli ordini di Pechino. Gli auguri, però, sono fatti al mondo intero, visto che ancora oggi il mondo intero è sconvolto dal coronavirus, che nessuno sa come debellare. Le prime avvisaglie saranno di venti giorni dopo, quando l’epidemia arriva fino negli Usa, con un 35enne americano, che aveva fatto visita ai suoi familiari a Wuhan.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Severgnini Beppe 
Titolo: Il commento – Effetto Brexit: per i ragazzi lavorare a Londra sarà più difficile – Finisce un’era per i ragazzi che sperimentavano Londra Gli inglesi li sostituiranno?
Tema: Brexit

Possiamo chiamarlo il gioco dell’oca britannica. Si torna al punto di partenza, dopo molti anni: back to square one. Dal 1° gennaio 2021 i lavoratori stranieri – anche quelli che provengono dalla Ue – dovranno conoscere l’inglese ed essere in possesso di un contratto di lavoro, per entrare nel Regno Unito. Come negli Anni 60. Sono appena rientrato dall’Inghilterra, e ho scritto un «diario post Brexit» che uscirà su 7 Corriere il 27 febbraio. Parte dall’incontro con Sergio Poletti, classe 1940, che possiede tre ristoranti a Chester. Era arrivato a Liverpool come cameriere a 22 anni, dalla Lunigiana; si è presentato all’Hotel Adelphi, intimorito davanti alle porte girevoli. Aveva un contratto di lavoro; se l’avesse perso, sarebbe dovuto rientrare in Italia. Tutto come un tempo. Come se 47 anni nella Comunità/Unione Europea fossero un colpo di vento. Era prevedibile: l’idea di «riprendere il controllo dei confini» stava al cuore della propaganda di Brexit, e ha portato alla vittoria nel referendum del 2016 .
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Lo stop di Boris ai camerieri europei Il visto solo per i lavori «qualificati»
Tema: Brexit
Porte sbarrate alle migliaia di giovani italiani che arrivano ogni anno in Gran Bretagna per lavorare come camerieri, baristi o parrucchieri. Dall’anno prossimo non sarà più possibile per i cittadini europei venire qui a svolgere questo tipo di mestieri: per ottenere un visto sarà necessario infatti avere in tasca un contratto per un lavoro «qualificato», ossia per il quale è richiesto almeno il diploma di scuola media superiore. E in più bisognerà dimostrare la conoscenza dell’inglese e un salario d’ingresso di almeno 25.600 sterline (ossia 1.750 sterline al mese, oltre 2 mila euro), che solo in casi eccezionali può essere ridotto fino a 20.480 sterline, ossia 1.450 al mese (oltre 1.700 euro). Sono le conseguenze della nuova legge sull’immigrazione che entrerà in vigore dal 1° gennaio dell’anno prossimo, quando avrà termine la libertà di circolazione, e che vedrà i cittadini europei equiparati a quelli extraeuropei. Sono norme che non si applicano a chi è già ora in Gran Bretagna: tutti quelli che sono già qui hanno íl diritto di restare alle condizioni attuali (previa registrazione al settlement scheme, lo schema di insediamento).
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Testata:  Stampa 
Autore:  A.Riz. 
Titolo: Ingresso a punti, inglese obbligatorio La Brexit chiude le porte agli europei
Tema: Brexit

Se state pensando di trasferirvi nel Regno Unito, Boris Johnson e la Brexit vi hanno appena reso la vita molto più difficile: dall’anno prossimo dovrete avere un’offerta di lavoro in mano, qualifiche specifiche e, salvo eccezioni, un salario minimo di 25 mila sterline. E dovrete saper parlare inglese. Arrivare, come fanno molti giovani italiani, con la speranza di trovare un lavoro saltuario, magari come barista in uno dei tanti caffè del Paese, diventerà praticamente impossibile. Addio all’idraulico polacco, simbolo delle paure britanniche contro l’invasore europeo. Per il dopo-Brexit, il governo ha dato una stretta radicale all’immigrazione, chiudendo le porte alla manodopera a basso costo e creando corsie preferenziali per i lavoratori qualificati. «Vogliamo attrarre i migliori talenti del mondo», ha detto Priti Patel, il ministro degli Interni. Ma, con la disoccupazione ai minimi, il rischio è che si crei una carenza di forza lavoro insostenibile nei settori dell’economia che si affidano agli stranieri, come edilizia, sanità e ospitalità. Un sindacato che rappresenta i lavoratori per la cura degli anziani ha definito il piano «disastroso»; per il Labour crea un «ambiente ostile» per gli stranieri.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Gaiani Gianandrea 
Titolo: II commento – Bombe di Haftar, Tripoli in fiamme – Le bombe di Haftar su Tripoli Ue, urgente superare “Sophia”
Tema: Crisi libica

La “morte” dell’agonizzante Operazione Sophia, sancita lunedì dal Consiglio degli Esteri dell’Unione Europea, non desterà molti rimpianti. Varata nell’estate del 2015 per «interrompere il modello di business» dei trafficanti di esseri umani di fatto si è limitata a contribuire a soccorrere migranti illegali e sbarcarli in Italia. Una criticità risolta l’anno scorso quando il governo giallo-verde, su iniziativa di Matteo Salvini, cambiò linea. Il governo italiano impose alle navi Ue di sbarcare nei propri porti nazionali i migranti soccorsi in mare: in pochi giorni tutti i partner ritirarono le proprie unità navali. Un tema ancor oggi di rilievo dal momento che la preoccupazione maggiore emersa nella discussione sulla nuova operazione navale, tesa a impedire violazioni dell’embargo decretato dall’Onu sulle forniture di armi ai contendenti libici, ha riguardato proprio il rischio che la flotta europea in navigazione a ridosso delle coste libiche possa incoraggiare a salpare barconi e gommoni. Un rischio che Austria, Slovacchia e Ungheria hanno palesemente affermato di voler scongiurare ma che a quanto pare neppure gli altri Stati membri intendono correre. Della nuova operazione si sa ben poco.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mangani Cristiana 
Titolo: Tripoli accerchiata da Haftar e Serraj fa saltare i negoziati
Tema: Crisi libica

Era stato l’unico vero risultato della Conferenza di Berlino, ma al secondo round di colloqui il Comitato militare congiunto libico, i 5+5 (cinque generali dcll’Lna e cinque delle forze dei Gna), sembra essere già naufragato. Dopo l’ennesimo attacco aereo del generale Khalifa Haftar sul porto di Tripoli, il premier del governo di accordo nazionale Fayez al Serraj ha sbattuto la porta: «Sospendiamo la nostra partecipazione ai colloqui militari che si svolgono a Ginevra fino a quando non saranno adottate posizioni ferme contro l’aggressore e le sue violazioni» della tregua. Schierato – anche con armi e uomini -al Banco di Serraj, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha alzato la voce, minacciando di passare all’azione contro l’uomo forte della Cirenaica: «Se non si potrà raggiungere un accordo giusto attraverso i negoziati internazionali, sosterremo il governo legittimo nel prendere il controllo dell’intero Paese». Parlando al gruppo parlamentare del suo Akp ad Ankara, il leader ha, poi, attaccato la decisione dell’Ue di schierare un’operazione navale e aerea nell’est del Mediterraneo per controllare il rispetto dell’embargo di armi: «L’Unione europea non ha alcuna autorità per prendere una decisione sulla Libia», ha tuonato.
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Testata:  Stampa 
Autore:  … 
Titolo: Sarraj si ritira dai colloqui di pace Erdogan: lo aiuto io – Sarraj si ritira dai colloqui di pace Erdogan: lo aiuto a prendere la Libia
Tema: Crisi libica

Il maresciallo Khalifa Haftar bombarda il porto di Tripoli, e rischia di fare un massacro quando una nave carica di gas liquefatto viene sfiorata dai proiettili, dopodiché il governo di Fayez al-Sarraj si ritira dai colloqui di pace a Ginevra, con l’appoggio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan che si dice pronto ad aiutarlo a riprendersi «tutta la Libia» e critica la missione dell’Unione europea intesa a far rispettare l’embargo sulle forniture di armi. Lo spiraglio di pace aperto dalla conferenza di Berlino e dalla mediazione dell’Onu è tornato a chiudersi ed è soprattutto il raid di martedì pomeriggio contro le navi nel porto della capitale ad aver acceso di nuovo il conflitto. L’esecutivo guidato da Al-Sarraj ha annunciato il ritiro dai colloqui «fino a quando non saranno adottate posizioni ferme contro l’aggressore e le sue violazioni». Haftar è volato a Mosca dove ha incontrato il ministro della Difesa, Serghej Shoigu, i due hanno ribadito che la crisi può essere risolta solo attraverso «un processo politico» e che «l’integrità territoriale» della Libia va rispettata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Strage in Germania: otto morti Spari sui clienti di due bar – Raffiche sui clienti al bar: otto morti In Germania torna l’incubo del terrore
Tema: Strage in Germania

Otto persone sono state uccise e cinque sono rimaste gravemente ferite ieri sera, in seguito a due sparatorie avvenute ad Hanau, una cittadina dell’Assia a circa 20 chilometri da Francoforte. La notizia è stata confermata da un portavoce della polizia del Land, che tuttavia non ha fornito alcuna indicazione sulle circostanze e sulle motivazioni del massacro. Anche la dinamica del fatto rimane ancora confusa. Secondo le prime informazioni fornite dalla rete pubblica Hessische Rundfunk, l’attacco si sarebbe svolto in due momenti. I primi colpi, otto o nove secondo testimoni oculari, sarebbero stati sparati al Midnight, un bar shisha nel centro della città. Gli stessi testimoni hanno riferito di aver visto almeno un corpo senza vita a terra. Subito dopo l’autore (o gli autori) si sarebbe diretto in auto verso il quartiere di Kesselstadt, nella periferia occidentale di Hanau, dove sarebbero stati esplosi altri colpi in un altro locale dove si fuma il narghilè, l’Arena Bar e Cafe. Anche qui ci sarebbero stati morti e feriti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cadalanu Giampaolo 
Titolo: Iran, nella sfida fra i conservatori vincono già i ribelli del non voto
Tema: Iran
Nella sala riunioni della moschea Imam Sadeq l’unico momento di delusione è quando lo speaker annuncia che Mohammad Bager Qalibaf, ex sindaco di Teheran e star dei conservatori, «è stato trattenuto in una riunione particolare». Lo capiscono tutti: «particolare» vuol dire che si parla di sicurezza. Così, a parte pochi malumori, la presentazione della lista “Iran a testa alta” va avanti con discreto affollamento e persino momenti di entusiasmo. È un appuntamento importante per i conservatori, in vista del voto per il rinnovo del Parlamento, domani. Il loro uomo di punta è sostenuto dai Pasdaran, con buone possibilità di diventare presidente dell’assemblea, e potrebbe rendere ancora più difficile la vita al presidente Hassan Rouhani, quanto meno per l’anno che manca alla fine del suo mandato. Con le fila decimate dai “veti” arrivati a migliaia dal Consiglio dei Guardiani, che ha dimezzato le candidature ed escluso oltre settemila nomi, i riformisti si avviano a un molo marginale. Sono in tanti gli analisti che concordano: il voto per rinnovare i 290 seggi del Majlis sarà una corsa riservata a conservatori e ultrà, che nella lista di Qalibaf si presentano uniti.
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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