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SINTESI IN PRIMO PIANO – 29 febbraio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Emergenza Coronavirus: Lombardia: fermare i contagi Scuole chiuse altri 7 giorni;
– Mattarella chiede unità: «Conoscenza antidoto alle paure irrazionali»;
– Per il turismo contributi sospesi. Invio del 730 entro fine settembre;
– Borse, crollo peggiore da Lehman. Oro, vendite per coprire le perdite;
– In fuga un milione di profughi siriani: Erdogan li spinge verso l’Europa;
– Virus cinese, anche in America i primi contagi: «Viaggi in Italia solo se necessari».

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna – Rossi Giampiero 
Titolo: La Lombardia chiede nuovi stop – Lombardia: fermare i contagi Scuole chiuse altri 7 giorni
Tema: Emergenza Coronavirus

Sono oltre 800 i contagiati: per la precisione erano 821 ieri sera alle 18 quando il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli ha fatto il punto giornaliero sull’emergenza coronavirus. L’aumento delle persone che hanno contratto il virus oscilla ancora tra le 100 e le 200 al giorno: un dato che comunque non allarma gli esperti perché finora per la metà dei casi, 412, si tratta di pazienti positivi al Covid19 ma asíntomatici o con un semplice raffreddore: per questo non devono essere ricoverati ma possono restare a casa, in isolamento «domiciliare» senza prendere farmaci. Degli altri contagiati, 345 sono ricoverati nelle strutture pubbliche e 64 sono in cura in terapia intensiva; 46 sono invece i guariti e 21 i deceduti. Intanto il virus è arrivato alle porte di Roma: una donna di Fiumicino, che era stata nella «zona rossa», il marito e una figlia sono risultati positivi al test e sono ricoverati allo Spallanzani. La donna non è grave, mentre gli altri due sono asintomatici. La decisione ufficiale sulla riapertura o meno delle scuole nel Nord Italia sarà presa nella giornata di oggi. Ma secondo gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità, chiamati dal premier Giuseppe Conte su richiesta dei governatori delle regioni del Nord a esprimersi sull’opportunità o meno di riaprire le scuole, è meglio prolungare di una settimana la chiusura nelle Regioni con i focolai, cioè in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, mentre potrebbero riaprire le altre regioni che la settimana scorsa avevano deciso la chiusura preventiva: Piemonte e Liguria. Sembra dunque segnata la strada per le ordinanze che Conte ieri pomeriggio aveva rinviato a oggi: «Ci sarà un aggiornamento fino a domani, il Comitato tecnico scientifico lavora fino all’ultimo. Per quanto riguarda il Dpcm sarà emesso domani».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Mattarella: “La scienza è l’antidoto” E chiede unità, non governissimi
Tema: Coronavirus, l’intervento di Mattarella

Se servisse condensare il ragionamento del capo dello Stato in una formula, si potrebbe dire: il punto non è un governo con dentro tutti, ma un Paese unito. Sergio Mattarella segue con la giusta attenzione la crisi provocata dal coronavirus. Non sottovaluta e non esaspera, sceglie un approccio razionale e spera che la politica faccia lo stesso. «L’unità di intenti, e i principi di solidarietà – sostiene non a caso parlando al trentesimo anniversario di Telethon al Quirinale – sono un grande patrimonio per la società, particolarmente in momenti delicati per la collettività. E costituiscono un dovere. Quando si perdono, ci si indebolisce tutti». Nessuno, a dire il vero, ha portato sul tavolo del Capo dello Stato lo scenario fatto circolare negli ultimi giorni, quell’esecutivo di “salute pubblica” che – nelle intenzioni di chi lo immagina – servirebbe ad affrontare meglio l’emergenza. Il tema è che per il Capo dello Stato l’Italia non è in emergenza. La situazione è ovviamente seria, e con serietà e rigore va altrettanto ovviamente affrontata. Ma ipotizzare soluzioni straordinarie, come quelle emerse in altri drammatici contesti storici, oppure a diverse latitudini in tempi di guerra, avrebbe come primo effetto quello di trasmettere al mondo l’idea di un Paese al limite del controllo. Proprio quello che va evitato. Una precisazione, a questo punto: il Presidente è e resta fedele al suo ruolo di arbitro. Se
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Testata:  Giornale 
Autore:  Scafi Massimiliano 
Titolo: Mattarella chiede calma «Conoscenza antidoto alle paure irrazionali»
Tema: Coronavirus, l’intervento di Mattarella

Basta liti, smettetela con il tira e molla: prima tutto chiuso, ora tutto aperto, domani chissà. Dobbiamo scegliere una linea e tenerla. E finitela con le polemiche tra istituzioni della Repubblica, che servono solo a creare a panico. Nel discorso del presidente c’è una frase forte: «La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un antidoto efficace a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene in questi giorni». E due parole chiave: la prima è scienza. Dopo la stagione dei no-vax, che ha fatto tanti danni e «diffuso ansie autolesioniste», per Sergio Mattarella è il momento di smetterla di muoversi a tentoni e di fidarsi degli esperti. Vale per i cittadini e anche per chi ci governa. La seconda parola importante è unità, che non significa unità politica, cioè un governissimo del quale secondo il Colle non ci sono nemmeno i presupposti minimi, ma unità di intenti, collaborazione tra Stato e Regione, e unita di indirizzo, perché di tutto hanno bisogno i cittadini tranne che di confusione. Mattarella ha già fatto diversi passi. La difficile ricucitura diplomatica con Pechino, i consigli discreti a Conte, la dichiarazione ufficiale della settimana scorsa in cui invitava a lavorare insieme. Adesso pensava di restare in silenzio e di lasciar fare Palazzo Chigi, però la pace del Coronavirus è durata solo una settimana. Così ecco un secondo appello, per dichiarare guerra alla paura in un’Italia che oscilla troppo tra il timore del contagio e quello di una crisi economica. Il presidente approfitta di un incontro al Quirinale con la Fondazione Telethon per provare ad aggiustare un po’ di cose.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sacchettoni Ilaria 
Titolo: Un caso le parole di Zaia su cinesi e topi Poi le scuse del governatore veneto
Tema: Coronavirus: le parole di Zaia

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, dice che i cinesi mangiano i topi vivi. Più precisamente: «Li abbiamo visti tutti i video con persone che mangiano topi vivi o questo genere di cose…». Così un’intervista registrata su Antenna 3 Nord- est rischia di incrinare i rapporti diplomatici con Pechino. Zaia adombra una superiorità italiana rispetto ai cinesi. «L’igiene che ha il nostro popolo – spiega – i veneti e i cittadini italiani, la formazione culturale che abbiamo, è quella di farsi la doccia, di lavarsi, di lavarsi spesso le mani, di un regime di pulizia personale particolare. Anche l’alimentazione, le norme identiche, il frigorifero, le date di scadenza degli alimenti… Cosa c’entra? C’entra perché è un fatto culturale». Fatto culturale, ribadisce il presidente della regione Veneto sottolineando, appunto, che «la Cina ha pagato un grande conto di questa epidemia perché comunque li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi o questo genere di cose». Pronta la risposta dall’ambasciata cinese in Italia: «In un momento cruciale come questo, in cui Cina e Italia si trovano fianco a fianco ad affrontare l’epidemia – sottolineano – un politico italiano non ha risparmiato calunnie sul popolo cinese. Si tratta di offese gratuite che cl lasciano basiti. Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fermamente. Siamo convinti che le parole di un singolo politico non rappresentino assolutamente il sentire comune del popolo italiano, un popolo civile e nostro amico».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Imarisio Marco 
Titolo: Intervista a Luca Zaia – «Sono stato massacrato per una frase uscita male Se crolla il nostro Pil torniamo al Medioevo»
Tema: Coronavirus: le parole di Zaia

Presidente Zaia, indietro tutta? «Noi proponiamo di allentare la stretta. Ma non decidiamo da soli. E senza l’approvazione del mondo scientifico, non lo facciamo». Cosa è cambiato rispetto a una settimana fa? «Abbiamo un quadro scientifico più definito. E gli altri Paesi hanno già cominciato ad approfittare di questo momento di debolezza dell’Italia per occupare i nostri spazi. Bisogna uscirne velocemente». Altrimenti? «Senta, lo qui ho il turismo e 600.000 partite Iva che da soli valgono 150 miliardi di Pil. Se vanno in fumo, altro che recessione, è Medioevo. Se ci sono i presupposti bisogna dare un segnale di ripartenza». E la salute? «Io ho sempre messo davanti la salute dei miei cittadini. Se si ammalano, l’economia va male lo stesso. Per questo il mondo scientifico non si deve chiamare fuori. Altrimenti sembra che abbiamo fatto tutto da soli, quando invece non è mai stato così». Quand’è che ha visto un cinese mangiarsi i topi vivi come ha detto In tv? «È tutto il giorno che vengo massacrato per quel video. Nella migliore delle ipotesi sono stato frainteso, nella peggiore strumentalizzato». Non è lei che quello che parla? «Sii, certo. Quella frase mi è uscita male, d’accordo. Se qualcuno si sente offeso, mi scuso. Non era mia intenzione fare il qualunquista e tanto meno generalizzare. Intendevo fare una riflessione più compiuta». L’hanno criticata quasi tutti, da Calenda all’ex ministra Grillo. Cosa soleva dire? «Volevo parlare delle fake news e dei video che hanno girato prima che l’epidemia arrivasse da noi. Hanno preparato la culla per il neonato. Qui non è arrivato il virus, ma il virus della Cina. Prova ne sia l’aumento esponenziale della diffidenza nel confronti dei cinesi, creata dai social».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: La Bce allontana l’allarme: «Nessuno shock economico»
Tema: Coronavirus, le ricadute sui mercati
Francoforte prevede un contenimento degli effetti del virus in tempi rapidi. La linea dei falchi: nessun intervento ulteriore, il pacchetto Draghi sufficiente a gestire la crisi. Il coronavirus ha sconvolto il mondo intero con i suoi contagi ad alta velocità e l’elevato tasso di ricoveri gravi, ha seminato panico e isterismi, abbattuto Borse e mercati, messo in crisi aziende grandi, medie e piccole e tagliato stime di crescita e Pil. Ma non ha scosso più di tanto la Bce. La banca centrale europea, come indicato dalla presidente Christine Lagarde in un colloquio con il Financial Times e come sottolineato ieri da due noti falchi nel Consiglio direttivo (il governatore della banca centrale austriaca Robert Holzmann in un’intervista a Börsen-Zeitung e dal governatore della banca centrale olandese Klaas Knot), ritiene che il coronavirus – per quello che si può valutare ora non abbia un impatto persistente sull’inflazione, nè abbia al momento la portata di uno shock di lungo termine, tali da richiedere un intervento di politica monetaria. Lo scenario base della Bce è dunque rassicurante, dato da un contenimento del fenomeno in tempi ravvicinati. La Bce sotto la guida di Christine Lagarde, a differenza dei tempi del “whatever it takes” che l’hanno resa agli occhi dei mercati un’istituzione sempre pronta a flettere i muscoli e a dare prove di forza sulla sua capacità e volontà di intervenire, ora sembra non tenerci più di tanto a ritrarsi con il dito sul grilletto e il colpo pronto in canna.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cellino Maximilian 
Titolo: Borse pesanti, Piazza Affari -3,58% Oro in retromarcia e petrolio a picco – Borse, crollo peggiore da Lehman Oro, vendite per coprire le perdite
Tema: Coronavirus, le ricadute sui mercati

Sui mercati finanziari nessuno sfugge ormai al contagio del coronavirus, neanche l’oro. L’abituale rifugio nei momenti di tempesta sui listini ha perso ieri oltre il 3%, con il calo più marcato dal 2013 proprio perché gli investitori, costretti a ricoprire i margini richiesti per le perdite subite su altri mercati, non hanno trovato altra soluzione che vendere un asset i cui prezzi viaggiavano ormai ai massimi da 7 anni. E se questo può in fondo apparire un effetto essenzialmente tecnico, il suo verificarsi la dice in fondo lunga su quanto sia stata rapida e violenta la furia che si è abbattuta nelle ultime 5 sedute. A conti fatti la settimana appena alle spalle è infatti per le Borse globali la peggiore dai tempi del crack Lehman del 2008, con perdite a doppia cifra per tutti i principali listini: partendo da Milano – l’epicentro del virus già fin da lunedì – dove con il -3,6% di ieri che ha mandato in fumo altri 21 miliardi di euro in capitalizzazione si sono raggiunte perdite settimanali per l’11,3%, per proseguire a Parigi (-12,1% nelle ultime 5 sedute), Francoforte (-12,8%), Madrid (-11,7%) e Londra (-11,1%). Anche Wall Street, che pure ha provato a reagire risalendo nel pomeriggio dai minimi di giornata, non è sfuggita alla regola che configura una «correzione» tecnica. Il rischio di una diffusione del virus nei cinque continenti della Terra, e il conseguente blocco dell’economia che rischia di provocare una recessione globale sembra davvero essere stato messo a fuoco dagli investitori, che fino a sette giorni fa ritenevano (o speravano) che gli effetti del contagio potessero rivelarsi passeggeri o circoscritti all’area di origine, rendendo inutili (se non addirittura dannosi) i paragoni con i precedenti casi di epidemie.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: I partner Ue pensano a un Ecofin straordinario
Tema: Coronavirus, le ricadute sui mercati

L’indice di volatilità dei mercati, il Vix, ieri ha raggiunto improvvisamente il suo picco dai tempi del crash di Lehman Brothers. I mercati azionari americani, vicini ai livelli più alti della storia, hanno fatto segnare questa settimana la caduta più violenta da quei giorni del 20o8. Ieri Morgan Stanley, la banca d’affari newyorkese, ha diffuso fra i dipendenti un divieto di viaggiare per tutte le funzioni non essenziali. E in Europa la brama di sicurezza sui mercati ha portato a rendimenti negativi i titoli decennali tedeschi — si paga per possederli — come quasi mai in passato. Gli investitori hanno improvvisamente aperto gli occhi di fronte a Covid-19. Le imprese nel turismo o nelle catene globali di fornitura dell’industria, specie in Italia o in Germania, lo avevano fatto da un pezzo. E questa duplice minaccia, all’economia e alla stabilità finanziaria, spinge i principali responsabili europei a chiedersi come reagire se la normalità non tornasse in pochi giorni o poche settimane. Nessun Paese in Europa è in grado di arginare da solo lo choc produttivo e di mercato di un’epidemia più seria dell’attuale, tanto meno l’Italia già da tempo a crescita zero e dai conti pubblici in tensione. Al vertice italo-francese di giovedì è emersa un’intesa: chiedere un incontro straordinario dei ministri finanziari europei in tempi rapidi; perla data si aspetta di arrivare a idee chiare e condivise sul da farsi (ma già mercoledì ci sarà una teleconferenza). La Commissione Ue farà una prima analisi dei danni del coronavirus sull’economia, per capire come reagire. I fronti sono due, strettamente legati: i tremori dei mercati e il colpo di freno imposto su decine di migliaia di imprese dai timori del contagio.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine – Mobili Marco 
Titolo: Turismo, Fisco, mutui: ecco i primi aiuti – Per il turismo contributi sospesi Invio del 730 entro fine settembre
Tema: Coronavirus, le misure nazionali

II primo decreto legge per l’emergenza economica, approvati ieri sera salvo intese dal Consiglio dei ministri, accanto alle misure riservate ai comuni della zona rossa contiene già alcuni interventi di carattere nazionale o quantomeno destinati alle regioni direttamente colpite dalla crisi coronavirus. Nel frattempo ieri si è svolta a Palazzo Chigi una riunione per fare il punto sul nuovo decreto crescita per il rilancio degli investimenti, le infrastrutture e la semplificazione atteso per la prossima settimana. In questo secondo pacchetto entrerà un indennizzo diretto alle imprese sotto forma di credito d’imposta calcolato sulla perdita di fatturato rispetto ai tre anni precedenti e tarato per tipologia di settore produttivo. L’emergenza sanitaria obbliga il Governo a riscrivere il calendario e in particolare della dichiarazione precompilata. Anticipando quanto già previsto nel decreto fiscale di fine anno per il 2021, viene previsto che la Certificazione unica e i dati degli oneri detraibili o deducibili (spese sanitarie, mutui, istruzione, asili nido, previdenza complementare, contributi e ristrutturazione ecc.) dovranno essere inviate entro il 31 marzo prossimo. La campagna 2020 della precompilata partirà così non più dal 15 aprile come tutti gli anni, bensì dalla prima settimana di maggio e si concluderà il 30 settembre con la consegna dei 730. Nessuna penalizzazione sui termini di rimborso per i contribuenti in credito: prima si presenterà il 730 e prima si recupereranno le somme direttamente in busta paga. Per il settore turistico e alberghiero sono previsti la sospensione dei versamenti di ritenute e contributi fino al 31 marzo. Le somme dovute dovranno essere restituite in unica soluzione, senza sanzioni e interesse, entro il 30 aprile. Ma scattano anche rimborsi di titoli di viaggio e pacchetti turistici annullati anche sotto forma di voucher utilizzabili entro un anno dalla emissione. Confermata la proroga generalizzata, quindi per tutte le Pmi e non solo per le microimprese, al 15 febbraio 2021, degli obblighi sulle segnalazioni di allerta per prevenire le crisi di impresa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Più deficit, in arrivo la richiesta al Parlamento
Tema: Coronavirus, le misure nazionali

Al decreto con i primi aiuti messo a punto dal consiglio dei ministri di ieri sera dovrà seguire a stretto giro un provvedimento più ampio con le misure chiamate ad arginare la crisi coronavirus. «Un secondo decreto con gli stanziamenti per il sostegno ai territori ma anche ai settori produttivi più colpiti – ha spiegato ieri il ministro dell’Economia Gualtieri – arriverà la prossima settimana», dopo un confronto con le parti sociali. I lavori sull’ulteriore decreto sono in corso, sia sugli strumenti (si studiano i crediti d’imposta) sia sulla definizione dei settori da aiutare. Ma questo calendario stretto impone di accelerare anche nella costruzione dell’infrastruttura finanziaria necessaria ad alimentare le misure di rilancio dell’economia. Tradotto: bisogna aprire la strada a un deficit maggiore di quello previsto. E per aprirla, come impone l’articolo 81 della Costituzione, bisogna passare dal Parlamento e farsi autorizzare il maggiore disavanzo dalla maggioranza assoluta dei componenti. Per l’accelerata prospettata da Gualtieri, la risoluzione dovrebbe arrivare nei prossimi giorni. Il passaggio parlamentare per ritoccare all’insù i programmi di disavanzo non è una novità. A questo meccanismo hanno fatto ricorso negli ultimi anni praticamente tutti i governi, da Renzi nel 2016 a Gentiloni a fine 2017 (per il salva-banche) e il Conte-1 nel 2018 per sostenere la prima manovra poi corretta per evitare lo scontro con Bruxelles. La novità, questa volta, è nel calendario. Perché la risoluzione chiederà al Parlamento di rivedere i livelli di deficit dell’anno in corso, non quelli programmati per il prossimo.
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Testata:  Stampa 
Titolo: Intervista a Maurizio Landini – Landini: virus, rischio recessione – “Riavviare tutte le attività Poi un piano d’investimenti”
Tema: Coronavirus, le misure nazionali

Il segretario della Cgil Maurizio Landini lancia l’allarme: «In Italia rischio recessione per il coronavirus. Serve subito un progetto di sistema». Per le Borse si chiude la settimana peggiore dal 2008. L’epidemia si allarga. Scuole, la sfida lombarda: non riapriamo. Il rischio che l’emergenza coronavirus possa gettare l’Italia in recessione c’è. E proprio per evitarlo ci siamo mossi in questi giorni insieme a tutte le parti sociali per chiedere al governo un’azione di sistema per impedirlo». In che modo, segretario Maurizio Landini? «Bisogna riavviare tutte le attività, comprese quelle fuori dalle zone direttamente coinvolte. Serve dunque mettere le parti sociali e il governo attorno a un tavolo per un grande piano che rilanci il lavoro di qualità, gli investimenti pubblici e privati, la formazione e la ricerca, e aprire una discussione con l’Europa sullo scomputo dal deficit degli investimenti e delle spese necessarie per affrontare questa situazione eccezionale, che colpisce ovunque ma, per ora, l’Italia in modo pesante». Ci sono responsabilità, e di chi sono, per l’aggravarsi del panico e dell’impatto economico della crisi? «Voglio ringraziare tutte le lavoratrici e i lavoratori a cominciare da quelli della sanità, che si sono impegnati al massimo. C’è stata una risposta eccezionale del Servizio Sanitario Nazionale pubblico, e sottolineo con forza pubblico. Bisogna però riconoscere, senza alcuna polemica, che va rafforzato il coordinamento tra lo Stato e le Regioni, che si è rivelato un punto di grande debolezza. Alcune scelte hanno ingenerato una insicurezza tra le persone, come la chiusura delle scuole anche in Regioni dove non era successo nulla».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: In fuga un milione di profughi siriani: Erdogan li spinge verso l’Europa – Un milione di siriani in fuga, Erdogan li spinge verso l’Europa
Tema: Guerra in Siria

Un milione di rifugiati siriani sfollati in Turchia avanza con ogni mezzo verso le frontiere con Grecia e Bulgaria: un esodo innescato dall’annuncio di Ankara che li avrebbero lasciati passare, come reazione per punire il mancato sostegno dell’Europa nella crisi in Siria. Molti di loro sono “i profughi dei profughi”. Civili strappati alle loro abitazioni, per due, tre, cinque volte. Fuggiti dall’inferno di Homs, Hama, Aleppo e da molte altre città della Siria. Per trovarsi, alla fine, nell’ultimo luogo rimasto, Idlib. E dover invece fuggire ancora. Un esodo di disperati preme verso la frontiera con la Turchia. Molti dormono in tende improvvisate, in case abbandonate, ridotte in macerie, qualcuno all’addiaccio. Alla macabra conta dei civili uccisi dalle bombe e dalle malattie, da alcune settimane si sono aggiunti anche quelli per assideramento. L’emergenza umanitaria scoppiata nella regione nord-occidentale della Siria, ultima roccaforte dei ribelli sunniti siriani e di feroci gruppi jihadisti, rischia di trasformarsi nella peggiore crisi umanitaria degli ultimi 20 anni. Dal primo dicembre gli intensi bombardamenti hanno provocato quasi un milione di sfollati a Idlib, in gran parte riversatisi nelle campagne vicino alla frontiera. Per l’Europa si riapre una nuova emergenza profughi, un esodo di disperati che rischia di premere sulle sue frontiere in un periodo già estremamente difficile.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Erdogan apre i confini con la Ue ai rifugiati – Idlib, è guerra tra turchi e siriani Erdogan manda i profughi verso l’Ue
Tema: Guerra in Siria

Coinvolge ancora una volta l’Europa l’aggravarsi della guerra in Siria, il cui effetto immediato è il crescente flusso di profughi diretti dalla Turchia verso i confini di Grecia e Bulgaria. La morte di 33 soldati turchi e forse oltre 300 siriani nelle ultime ore rischia di trascinare la regione in un conflitto aperto. Per l’esercito turco è la perdita più grave degli ultimi trent’anni. Da ieri il governo di Ankara ha quindi unilateralmente deciso di violare gli accordi raggiunti nel 2016, per cui Bruxelles s’impegnava a versare circa 6 miliardi di euro in cambio dello stop da parte dei turchi al flusso dei migranti verso l’Europa. Centinaia di persone, compresi donne e bambini – per lo più siriani, pachistani, iracheni e marocchini – si stanno mettendo in marcia o imbarcando sui barconi diretti al campi dell’isola greca di Lesbo. «Non possiamo più far fronte alla situazione drammatica in Siria, nei prossimi giorni rischiamo di dover accogliere un altro milione di persone oltre alle tre milioni e settecentomila arrivate dal 2011 ad oggi», si giustificano i funzionari turchi. La crisi è di lunga data. Ma negli ultimi due giorni ha visto una gravissima recrudescenza con il braccio di ferro sempre più serrato tra Ankara e Mosca, direttamente coinvolte nel duri combattimenti che interessano la regione di Idlib, nel nord-est siriano prospicente il confine turco.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Tinazzi Cristiano 
Titolo: Siria in fiamme, profughi verso la Ue – Controffensiva turca, effetto profughi
Tema: Guerra in Siria

Controffensiva della Turchia dopo i raid siriani a Idlib, che hanno causato la morte di 33 soldati turchi. Le truppe di Ankara hanno risposto, lanciando un contrattacco contro le truppe di Assad, provocando decine di vittime militari. Il governo turco, irritato per il mancato appoggio di Bruxelles, ha annunciato nello stesso tempo che non fermerà più i migranti che vogliono andare in Europa e il ministero degli esteri ha fatto sapere che «alcuni migranti e richiedenti asilo hanno iniziato a muoversi verso i confini» con l’Ue. La Grecia ha rafforzato i controlli.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R. Bon. 
Titolo: Convivenza forzata sempre più difficile tra Mosca e Ankara
Tema: Guerra in Siria

Dopo l’uccisione di 33 militari turchi, colpiti giovedì da bombardamenti aerei, la regione della Siria nord-occidentale di Idlib è divenuta teatro di un duro confronto militare tra l’esercito del regime siriano e quello di Ankara. Un nuovo e potenziale fronte di guerra che potrebbe avere conseguenze molto gravi sullo scacchiere mediorientale. Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha rivendicato che la rappresaglia dell’esercito ha «neutralizzato» 329 soldati siriani e colpito oltre 200 obiettivi. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, i militari uccisi tra giovedì e venerdì sarebbero invece 20. I ribelli siriani, tra cui militano diversi jihadisti, hanno usato razzi antiaerei contro i caccia russi, armamenti che sarebbero stati loro forniti dalla Turchia. Mosca ha protestato. La tensione trai due Paesi è altissima. Il governo turco ha tuttavia evitato di puntare il dito direttamente contro la Russia. Eppure la zona dove è avvenuto l’attacco contro i soldati turchi è bombardata esclusivamente dall’aviazione di Mosca. Pur negando ogni coinvolgimento nell’attacco, il Cremlino ha precisato che i militari turchi non dovevano trovarsi in quell’area e che comunque non fermerà l’offensiva di Damasco contro quelli che chiama antiterroristi. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha discusso dell’escalation con il presidente russo Vladimir Putin. I due hanno espresso «seria preoccupazione per l’aumento della tensione» e «rimarcato la necessità di ulteriori misure per normalizzare la situazione».
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Testata:  Stampa 
Titolo: Il pressing della Germania Adesso l’Ue è pronta a pagare
Tema: Ue – Turchia

Negli ambienti diplomatici europei sono certi che la minaccia turca di far ripartire i flussi di rifugiati verso l’Ue ha un obiettivo chiaro: costringere i Paesi dell’Unione a sborsare una nuova tranche di aiuti dopo i 6 miliardi stanziati in seguito all’accordo dei 2016. E, a quanto risulta, il terreno sarebbe piuttosto fertile. Se ne parlerà con ogni probabilità al Consiglio europeo del 26-27 marzo, anche perché da tempo la Germania sta lavorando ai fianchi dei partner Ue per convincerli a mettere nuovamente mano al portafogli. Berlino puntava a una decisione già al summit dello scorso dicembre, ma i raid turchi di ottobre contro i curdi avevano complicato le cose. «In quel contesto – spiega un diplomatico Ue – sarebbe stato molto difficile giustificare ultenon fondi ad Ankara». Ora però le condizioni sono un po’ cambiate e la Germania è convinta che sia arrivato il momento di «dare un segnale» per evitare una nuova ondata migratoria. I sei miliardi già impegnati dall’Ue servono per finanziare progetti destinati ai rifugiati in Turchia fino al 2025: assistenza umanitaria, istruzione, Sanità, infrastrutture municipali e supporto socio-economico. Sin qui sono stati stipulati contratti per 4,7 miliardi, di cui 3,2 miliardi già materialmente sborsati. Ma Ankara batte cassa. «La Turchia dovrebbe onorare i propri impegni e continuare a prevenire i flussi incontrollati di rifugiati verso l’Europa, non minacciare i partner», spiega David McAllister, presidente della commissione Affari Esteri dell’Europarlamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Gli Usa alle prese con il virus: viaggi in Italia solo se necessari – Anche in America i primi contagi «Viaggi in Italia solo se necessari»
Tema: Emergenza Coronavirus
Anche l’America scopre l’emergenza coronavirus e alza il livello di allerta: «Sconsigliati i voli non necessari in Italia». Disposto inoltre il «monitoraggio» di 8.400 cittadini della Solano County, tra San Francisco e Sacramento. In 33 sono risultati positivi. Ma il vero problema è che non ci sono tamponi a sufficienza: ne sono stati inviati solo 200 e «molti sono difettosi». Più che raddoppiati i malati in Francia. Ginevra cancella il Salone dell’auto e Berlino la Fiera del turismo. La recessione fa cadere le Borse. E la Ue pensa a un Ecofin straordinario.
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Testata:  Stampa 
Titolo: Trump valuta se sconsigliare viaggi in Italia Braccio di ferro diplomatico con gli Usa
Tema: Emergenza Coronavirus

Un lungo braccio di ferro tra Washington e Roma verso quella che potrebbe essere la decisione delle prossime ore: evitare i viaggi in Italia, e forse bloccare i voli. Sarebbe questa la direttiva che il governo degli Stati Uniti si preparerebbe a dare ai suoi cittadini, secondo fonti diplomatiche. Il nostro paese attualmente si trova al livello di allerta 2, tanto nel sistema di controllo dei Centers for Disease Control and Prevention, quanto in quello del dipartimento di Stato. Nelle prossime ore però verrà alzato al livello tre, che potrebbe portare anche al blocco dei voli tra l’Italia e gli Stati Uniti, come è già successo con la Cina, con inevitabili ricadute in tutto il mondo. I CDC, cioè l’agenzia federale che gestisce le emergenze sanitarie, hanno una graduatoria di pericolosità con tre gradini. Il primo, su cui al momento si trova solo Hong Kong, dice: «Non raccomandiamo di cancellare o rimandare i viaggi verso queste destinazioni. I viaggiatori devono adottare le abituali precauzioni». Il secondo, che finora l’Italia ha condiviso con Iran e Giappone, alza le sollecitazioni: «Queste destinazioni stanno vivendo una sostenuta trasmissione nella comunità della malattia respiratoria causata dal coronavirus (Covid-19). Il virus pub diffondersi da persona a persona. Gli adulti più anziani, e coloro con disturbi medici cronici, dovrebbero considerare di posporre i viaggi non essenziali». Il terzo, dove al momento sono classificate Cina e Corea del Sud, è il più grave: «I Cdc raccomandano ai viaggiatori di evitare tutti i viaggi non essenziali verso queste destinazioni».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Santelli Filippo 
Titolo: Corsa contro il tempo in Giappone per salvare i Giochi olimpici
Tema: Coronavirus: a rischio i giochi olimpici

Sarà pure una coincidenza, ma i giapponesi l’hanno presa sul serio. Una scena di Akira, osannato film di animazione degli anni ’80, aveva previsto tutto. In una Tokyo post apocalittica, anno 2019, compare un cartello, “-147 giorni alle Olimpiadi”, proprio quelli che mancano ai Giochi della prossima estate. Sotto, qualcuno ha scritto con lo spray: “Cancellateli e basta!”. Nelle scorse ore quel “cancellateli” ha invaso i social, un tentativo di esorcizzare il disastro. Perché adesso il Giappone teme davvero per le sue Olimpiadi, minacciate dal coronavirus. E il governo del premier Shinzo Abe sembra avere idee molto confuse: a lungo immobile, ieri ha addirittura chiesto alle scuole di chiudere, provocando una dura reazione dei cittadini. Una crisi di consenso e strategia. Qualsiasi parola nefasta, spostamento o cancellazione, è tabù. Troppo importanti i cinque cerchi per il rilancio del Paese, sull’orlo della recessione. Troppi i soldi già spesi, 12 miliardi di döllari, senza assicurazione. Tokyo ha ribadito che un “piano b” non è contemplato. II gran capo del Cio Thomas Bach conferma «il totale impegnò» sulla data del 24 luglio. Eppure; come ha riconosciuto un consigliere dello stesso comitato, entro due, tre mesi bisognerà fare una valutazione. C’è tempo, ma non tanto: il circo dei Giochi, atleti, media e sponsor, deve partire con anticipo. Già così sarà un problema svolgere i tornei di qualificazione previsti nel mondo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salom Paolo 
Titolo: Il corsivo del giorno – L’epidemia è in frenata, a Hong Kong rispunta il pugno duro di Pechino
Tema: Hong Kong

La vita al tempo del coronavirus è fatta di paradossi. Almeno a Hong Kong, dove le proteste anti cinesi, proseguite senza soluzione di continuità dal giugno dell’anno scorso e sfociate spesso in sanguinosi scontri con la polizia, si sono dissolte soltanto con la diffusione in Asia dell’epidemia. Ma se qualcuno nell’ex colonia si fosse illuso di un clima più conciliante dovuto alla comune battaglia contro il morbo, l’arresto ieri di Jimmy Lai, 71 anni, magnate dei media e, soprattutto, editore dell’Apple Daily, quotidiano critico del regime (locale e nazionale), riporta tutti i tasselli al loro posto. Pechino, per quanto distratta dall’emergenza sanitaria, non ha alcuna intenzione di rinunciare a imporre la sua interpretazione del potere secondo il motto «un Paese due sistemi», inventato da Deng Xiaoping, negli anni Ottanta, proprio per «digerire» il territorio governato dai britannici per quasi un secolo e mezzo sui principi di liberismo e «rule of law». Jimmy Lai è accusato di aver partecipato a una manifestazione non autorizzata il 31 agosto 2018. Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trambelli Ugo 
Titolo: Lunedì Israele torna al voto per la terza volta in un anno – Bibi l’indistruttibile al terzo voto in meno di un anno
Tema: Elezioni in Israele

E’difficile trovare le ragioni per uscire di casa, raggiungere un seggio e votare per la terza volta in meno di un anno. Soprattutto sapendo quasi certamente che a queste, entro qualche mese, seguiranno le quarte elezioni forse anche quelle incapaci come tutte le precedenti di dare maggioranze solide e un governo a Israele. Tuttavia lunedì, in un commovente quanto sprecato atto di fiducia, gli israeliani voteranno ancora. La palustre situazione è questa. Le prime elezioni di questo ciclo, ad aprile del 2019, le vinse di poco il Likud di Bibi Netanyahu. Non abbastanza, tuttavia, per conquistare la necessaria maggioranza nel parlamento di 120 seggi né in grado di formare una coalizione. Nelle seconde elezioni a settembre la vittoria, sempre esigua, fu di Kahol Lavan (Blu e Bianco), il partito di destra-centro-e un po’ di sinistra di Benny Gantz. Neanche lui riuscì a mettere in piedi un governo. Fino a qualche giorno fa in questo terzo tentativo Gantz sembrava avere un miracoloso vantaggio su Bibi: più o meno un margine di 38 seggi a 32/33. Matematicamente lontano dai 60 deputati più uno, ma politicamente utile per mettere in soggezione avversari e possibili alleati. Nelle ultime ore invece c’è stata la rimonta di Netanyahu, dice l’ultimo sondaggio prima del voto: Likud 35, Kahol Lavan 34. In un possibile confronto tra schieramenti, le destre guidate dal Likud avrebbero 58 seggi, le sinistre (cioè da Kahol Lavan a sinistra) 56. Un’altra sostanziale parità.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pompetti Flavio 
Titolo: Pace con i talebani e truppe Usa a casa Trump invia Pompeo in Afghanistan
Tema: Afghanistan

Stretta di mano finale e scambio di firme oggi a Doha tra il governo statunitense e i talebani per segnare il futuro dell’Afghanistan. Il segretario di Stato Mike Pompeo e arrivato stamattina nella capitale qatariota per segnare l’ultimo atto di una presenza statunitense a Kabul che dura da diciotto anni, da quando cioè i marines occuparono il paese che ospitava una forte presenza di al Qaeda, in risposta all’attacco alle Torri gemelle dell’ll settembre 2001. L’invasione, e l’interminabile guerra che l’ha succeduta, sono costate agli Usa mille miliardi di dollari e quasi 2.500 vite umane. Il candidato alla presidenza Donald Trump aveva promesso durante la campagna del 2016 che avrebbe riportato i soldati a casa da questo ennesimo «fronte di guerra inutile«. Ieri il presidente Trump ha confermato la fine della fase negoziale che il suo emissario Zal may Khalilzad ha condotto in più di un anno con rappresentanti dei talebani, lo stesso gruppo che ospitava e proteggeva all’inizio del secolo le cellule di al Qaeda che organizzarono l’attacco terroristico a New York. La trattativa condotta da Khalilzad ha in realtà concluso ben poco, e alla fine il desiderio di mettere la parola fine alla missione ha prevalso su qualsiasi aspettativa di mettere nero su bianco degli accordi di qualunque peso.
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Testata:  Stampa 
Titolo: La rincorsa di Biden alla Casa Bianca appesa al voto degli afroamericani
Tema: USA: primarie nel South Carolina
Le signore della «Reckoning Crew» non hanno dubbi: o Biden, o niente. «Il sostegno di Joe tra gli afroamericani – spiega Bernice Scott, leader di questo gruppo di attiviste nere – è innegabile e incrollabile. Durante la campagna ha ricevuto colpi da tutte le parti, eppure ha resistito e ne è uscito più forte. Ha dimostrato che è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, per battere Trump a novembre». Quindi Bernice aggiunge: «In precedenza noi avevamo appoggiato Kamala Harris, perché credevamo fosse importante avere la sua voce in questa corsa. Quando lei si è ritirata, ci siamo convinte che era venuto il momento di unire le nostre forze per sostenere l’unico candidato che può sconfiggere Trump, e aggiustare tutto ciò che lui ha rotto dal primo giorno di servizio nella Casa Bianca. Joe saprà costruire sulla storia che aveva già fatto con Barack Obama, quando era il suo vice». Reckoning significa la resa dei conti, in termini biblici è il momento in cui Dio chiede agli esseri umani di dimostrare come hanno seguito i suoi precetti sulla Terra. È una buona metafora per spiegare cosa c’è in gioco nelle primarie di oggi in South Carolina, ultima occasione per Biden di sopravvivere e sperare di ottenere la nomination democratica.
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Testata:  Stampa 
Titolo: I ricercatori del Mit: Morales non ha truccato le elezioni
Tema: Bolivia

Nessun broglio nelle elezioni boliviane dello scorso ottobre, Evo Morales è stato deposto in maniera irregolare; queste le conclusioni di uno studio condotto da due ricercatori del Mit Election Data and Science Lab sulle travagliate consultazioni che furono annullate provocando la fuga e poi l’esilio del leader socialista. Lo spoglio fu all’insegna di colpi di scena: mancando il 17% delle schede scrutinate il vantaggio di Morales troppo stretto per permettergli di vincere al primo turno, ma la diffusione dei dati si blocco inspiegabilmente per quasi 20 ore. Alla ripresa Morales aveva guadagnato i decimali necessari per aggiudicarsi la vittoria, ma a quel punto il Paese era già in fiamme, con decine di focolai di proteste e le forze armate che suggerivano al presidente di lasciare il posto per evitare una guerra civile. Il leader indio si rifugio nella foresta centrale del Chapare e poi scappò in Messico, denunciando un golpe militare contro di lui. L’Organizzazione degli stati americani (OEA) mandò una missione a La Paz arrivando alla conclusione che il voto era stato viziato da frodi per favorire Morales. Venne legittimato così il colpo di mano che permise alla destra di tornare al potere dopo 14 anni di governo socialista. I ricercatori Jack Williams e John Dole hanno analizzato lo spoglio e sono arrivati alla conclusione che il vantaggio di Morales era legittimo; lo scatto che gli permise di superare in extremis la soglia del 10% sul secondo arrivo dalle zone rurali, roccaforti della sinistra, i cui risultati sono soliti tardare per ragioni logistiche.
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