Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica e principale azionista del gruppo italo-frarícese EssiLux, da circa un mese lavora da casa dirigendo le operazioni di messa in sicurezza di dipendenti e fabbriche. Dall’alto dei suoi 84 anni, un’azienda creata da zero e diverse crisi sulle spalle, si dice sicuro che il mondo riuscirà a ripartire. «Come ci risolleveremo dipenderà molto dalle scelte che faremo in questo periodo iniziale della crisi. La mia strategia da sempre è anticipare mai seguire». Cavalier Del Vecchio, i vostri stabilimenti in questo momento sono chiusi, e così alcune delle vostre catene di negozi. Come vive questa situazione? «Quando sono entrati in vigore i provvedimenti che hanno ordinato la chiusura dei negozi abbiamo deciso di fermare anche la produzione, sempre in totale accordo con i sindacati. E quando sarà possibile riaprire in piena sicurezza, lo faremo con più slancio e passione di prima». Pensa che si potrà ripartire di slancio una volta che il pericolo di contagio sarà ridotto? «All’inizio si andrà a ritmo un po’ lento, diciamo al 50%, sufficiente a pagare affitti e personale. Da settembre in poi la situazione potrebbe iniziare a migliorare ma qualcuno potrebbe non riaprire, soprattutto le imprese e gli esercizi più piccoli e fragili. Alcune grandi imprese potrebbero essere costrette a sacrificare molti posti di lavoro. A queste categorie dovrà essere garantito un aiuto importante e soprattutto tempestivo. Arrivare tardi vorrebbe dire sprecare risorse preziose». Gli Stati Uniti hanno però aperto il paracadute da 2000 miliardi dl dollari. Basterà secondo lei? «La cifra messa in campo dagli Stati Uniti è effettivamente ingente, ma non dimentichiamo che bisognerà risollevare diverse industrie, come i trasporti e l’auto. Credo che abbiano fatto bene a stanziare risorse così consistenti. Gli Stati Uniti durante l’ultima crisi finanziaria hanno dimostrato come tutti i loro investimenti abbiano dato ottimi risultati e permesso al Paese di entrare in uno dei momenti più floridi della loro storia». E l’Europa sarà in grado di mobilitare risorse sufficienti a far ripartire l’economia post virus? «Credo di sì, l’Europa dovrebbe mettere in campo uno sforzo quantomeno proporzionato a quello americano. Le economie più deboli dovrebbero essere al centro di questa azione comunitaria è forse questa la grande occasione storica per riequilibrare le differenze anziché accentuarle, con aiuti economici che abbiano il vero spirito della solidarietà e non nascondano vecchie logiche di influenza».