In evidenza sui principali quotidiani:
– Nella notte il nuovo Dpcm: coprifuoco dalle 22 alle 5. Lockdown nelle zone a rischio.
– La Cassazione condanna Verdini a sei anni e mezzo. E’ già a Rebibbia.
– Il voto in America: affluenza record. Per i sondaggi Biden è in vantaggio ma Trump punta sugli Stati in bilico.
– “Non è più jihadista”. Così l’Austria ha liberato il killer.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza
Titolo: Coprifuoco alle 22 e zone rosse I governatori in rivolta: esautorati
Tema: Il nuovo Dpcm
Alle dieci di sera, l’ora in cui da domani tutti gli italiani dovranno essere rientrati a casa per il coprifuoco, Giuseppe Conte ieri era ancora chiuso a Palazzo Chigi a limare l’ultima bozza del Dpcm. Con il premier i capi delegazione dei partiti, i ministri Boccia e Speranza e il sottosegretario Fraccaro. Giornata infinita, scandita da vertici, scontri in videoconferenza e dalle proteste dei governatori, delusi e arrabbiati per l’impostazione del decreto che conferma — da domani, quando entrerà in vigore, al 3 dicembre — la chiusura di bar e ristoranti alle 18, spegne le luci dei musei, «salva» il pranzo della domenica fuori casa per cui si è battuta la renziana Teresa Bellanova e fissa alle 22 il coprifuoco. Il Dpcm divide l’Italia in tre fasce, contraddistinte da tre colori. Un livello nazionale, verde. Un livello arancione, con le restrizioni che scattano per le Regioni con «scenario di elevata gravità e livello di rischio alto». E infine il livello rosso, per quei territori dove lo scenario è di «massima gravità» e dove scatta il lockdown sulla base del documento scientifico di «Prevenzione e risposta a Covid19» concordato con le Regioni. Ma i governatori non ci stanno. Con una lettera all’«illustre presidente» Conte e ai ministri della Salute e delle Autonomie, i presidenti delle Regioni guidati da Stefano Bonaccini ribadiscono la richiesta di «univoche misure nazionali» ed esprimono «forti perplessità e preoccupazione» per i passaggi chiave dell’articolo 1.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica
Titolo: Il retroscena – «Un mio dovere» Nelle mani di Speranza le chiusure locali (ma anche le deroghe)
Tema: Il nuovo Dpcm
«Un dovere del ministro della Salute», tutto qui. È con questo spirito severo e istituzionale che Roberto Speranza si è assunto la responsabilità di firmare le ordinanze che faranno scattare il lockdown nei territori dove il rischio di contagio è più alto e dove lo scenario è di «elevata» o «massima» gravità. Speranza sa bene che quella firma, che gli toccherà mettere dopo aver sentito «i presidenti delle Regioni interessate», è destinata a cambiare per qualche tempo la vita di milioni di italiani, come prevede il nuovo Dpcm per il quale si è battuto nel governo. Ne sente tutto il peso, eppure non vuole che a questo passaggio sia data troppa enfasi. «Perché dovete parlare di me? Fare misure per bloccare il contagio non e una grana, non è un barile che ti viene buttato addosso — commenta tra una riunione e l’altra, “travolto” dai vertici e dalle cose da fare —. È un servizio al Paese».
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Testata: Stampa
Autore: Bertini Carlo – Russo Paolo
Titolo: Coprifuoco in tutta Italia dalle 22 Nel Nord Ovest torna il lockdown
Tema: Il nuovo Dpcm
Nella politica il caos è tale che Giuseppe Conte, dopo aver firmato il nuovo Dpcm della discordia, sarà costretto a incontrare domani per la prima volta i leader di maggioranza sulla gestione della pandemia. E a rabbonire i governatori infuriati. Impressiona il numero di morti: 353, mai così alto dal 2 maggio; spaventa quello delle terapie intensive (203 in più ieri), con la soglia limite del 30% dei posti disponibili superata. Oltre 28 mila i contagi, con oltre 180 mila tamponi. Questi i dati di ieri, simbolo della piattaforma su cui si poggia il Dpcm con le nuove misure di contenimento: costruito in ore di faticose lotte tra scienza e politica, tra categorie produttive e governo, tra governatori delle regioni.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Giannattasio Maurizio – Rossi Giampiero
Titolo: Fontana si oppone al lockdown: sono scelte basate su numeri vecchi
Tema: Il nuovo Dpcm
Per dieci milioni di italiani, cioè i lombardi, lo spauracchio del ritorno alla clausura pressoché totale è di nuovo realtà. Questione di ore. Nonostante il fronte compatto dei colleghi governatori, al termine della sfibrante giornata di riunioni (virtuali) al presidente della Regione Attilio Fontana non è riuscito il tentativo di modificare la rotta del governo sul piano di lockdown a geometria variabile. Secondo la griglia disegnata dal nuovo decreto del presidente del Consiglio, la Lombardia è in «fascia rossa», cioè si tratta di uno scenario di «massima gravità». Ma è proprio alla differenziazione delle misure a livello regionale che Fontana si è opposto ancora per tutta la giornata di ieri. Insieme agli altri presidenti di Regione ha ribadito la richiesta di misure omogenee per tutto il territorio nazionale. Perché? Per almeno tre ordini di questioni: gestibilità, soldi e tempismo. Considerando che, a loro volta, i governatori potrebbero (o dovrebbero) far scattare misure diverse anche per le singole aree urbane dei rispettivi territori, ai piani alti di Palazzo Lombardia la «parcellizzazione» delle misure a macchia di leopardo viene ritenuta di «difficile gestione».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Palmerini Lina
Titolo: Mattarella in campo per il dialogo tra partiti
Tema: Mattarella incontra i presidenti Fico e Casellati
Dopo tanti appelli finiti a vuoto, la novità è che Mattarella prova a dare una mano – concretamente – per aiutare il dialogo anche nella ricerca dei luoghi istituzionali in cui esprimersi. Come se dalla moral suasion silenziosa avesse deciso di passare all’azione, sia pure nel rispetto dei ruoli dei suoi vari interlocutori. Quindi la prima domanda è come mai abbia scelto di uscire dal suo riserbo e apparire sulla scena, prima cercando uno scambio coni Governatori e ieri coni presidenti di Camera e Senato. E probabile che negli ultimi giorni, tra l’impasse dell’Esecutivo, i contrasti con i Governatori, lo scontro continuo con l’opposizione, abbia concluso che tutte le conseguenze si sarebbero scaricate sugli italiani e che serviva – in fretta – una sterzata per dare una coerenza agli interventi contro la seconda ondata dei contagi. Così dopo aver cercato di scongelare le posizioni delle Regioni – in grande fibrillazione ancora ieri per le scelte sui lockdown – ieri pomeriggio è stato il turno di Fico e Casellati con cui si è intrattenuto per più di un’ora proprio per dare una declinazione fattiva a quel dialogo tra maggioranza e opposizione che non può restare una “posa”.
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Testata: Repubblica
Autore: Serranò Luca
Titolo: Verdini va in carcere Sei anni e mezzo all’ex coordinatore di Fi
Tema: Verdini in carcere
Una borsa stretta tra le mani e le mura della casa circondariale davanti agli occhi. Finisce così, con un ordine di carcerazione e una pena a 6 anni e 6 mesi da scontare, la parabola politica dell’ex coordinatore di Forza Italia Denis Verdini. Dopo una girandola di inchieste e processi per lo più finiti in prescrizione, Verdini capitola di fronte alle accuse sulla gestione del Credito cooperativo fiorentino, la banca di Campi Bisenzio di cui è stato presidente per ben venti anni (tra il 1990 e il 2010) e che ne ha segnato ascesa e “caduta”. I giudici, in contrasto con la richiesta del Pg che aveva sottolineato la necessità di un appello bis, hanno confermato la sentenza di condanna emessa nel luglio del 2018 dalla corte di appello di Firenze, spalancando di fatto a Verdini le porte del carcere: rispetto al precedente grado di giudizio, la pena è stata infatti alleggerita di soli 4 mesi per la prescrizione dei reati relativi al filone della truffa alla Stato, sui fondi pubblici percepiti in modo illegittimo dalla Ste.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Gasperetti Marco
Titolo: Condanna confermata anche in Cassazione L’ex senatore Verdini si costituisce a Rebibbia
Tema: Verdini in carcere
La condanna della Cassazione a 6 anni e sei mesi, quella definitiva che apre le porte del carcere, è arrivata inattesa per Denis Verdini, 69 anni, ex senatore, già coordinatore nazionale di Forza Italia e fondatore di Ala. Perché nonostante due condanne del tribunale (9 anni) e della Corte d’appello di Firenze (6 anni e 10 mesi), la difesa del leader politico, protagonista del Patto del Nazareno e del dialogo con Renzi, aveva sperato in un nuovo processo. «Lo aveva chiesto nella requisitoria il procuratore generale Pasquale Fimiani. «Siamo delusi, crediamo nelle ragioni esposte nei nostri motivi di ricorso e dunque non possiamo nascondere la nostra amarezza», commenta Ester Molinaro avvocato dell’ex parlamentare insieme al professor Franco Coppi.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Mobili Marco – Trovati Gianni
Titolo: Covid, chiusure e 1,5 miliardi di aiuti – Ristori bis, doppio binario da 1,5 miliardi
Tema: Effetti economici del Covid
In parallelo con il difficile confronto fra governo e regioni, la rincorsa al virus procede anche sul piano finanziario. Perché la tensione sociale già è alta, e le nuove chiusure andranno accompagnate da una nuova tornata di aiuti alle categorie colpite. La caccia alle risorse è partita subito al Mef: l’idea iniziale era di dedicare al tema un fondo da 1,2 miliardi. Ma sono bastate poche ore per innescare l’ormai solita pressione al rialzo, che potrebbe portare la cifra fino a quota 1,5-1,6 miliardi, ricollocando il deficit 2020 al 10,8%. Ammesso che basti. Perché in cantiere c’è un meccanismo complicato: che deve dare sostegni standard alle attività interessate da misure nazionali (per esempio i centri commerciali, che saranno chiusi nel fine settimana, in cui si concentrano gran parte delle vendite), e integrazioni a quelle colpite da provvedimenti su scala regionale: è il caso di bar e ristoranti, già indennizzati per la chiusura dopo le 18, ma ora bloccati del tutto nelle regioni classificate come «zona rossa».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Olivieri Antonella
Titolo: La frenata dell’industria italiana: con il Covid ricavi 2020 verso -11%
Tema: Effetti economici del Covid
Fino a poco più di un mese fa le aziende italiane speravano di essersi lasciate il peggio alle spalle. Un sondaggio svolto nella seconda metà di settembre dall’area studi Mediobanca ha rivelato che le 2800 imprese manifatturiere familiari contattate prevedevano di chiudere il 2020 con un calo delle vendite dell’11,1%, ma questo grazie al rimbalzo del 5,4% atteso nella seconda metà dell’anno che avrebbe dovuto mitigare la contrazione del 15,7% registrata nel primo semestre investito dall’esplodere della pandemia. È da vedere se la seconda ondata non sconvolgerà un’altra volta il quadro. Le tendenze settoriali dovrebbero comunque essere confermate.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Romano Beda
Titolo: Recovery, l’Europarlamento chiede l’anticipo del 20% – Parlamento Ue: alzare l’anticipo del Recovery al 20%
Tema: Recovery Fund
In un contesto economico in bilico, il Parlamento europeo intende proporre di raddoppiare dal 10 al 20% la quota di prefinanziamento del denaro proveniente dal Fondo per la Ripresa. La proposta giunge mentre Parlamento e Consiglio stanno ancora negoziando il bilancio comunitario 2021-2027 e mentre da più parti ci si interroga sulla eventuale necessità di nuove misure di sostegno alla congiuntura per via di una ripresa dell’epidemia influenzale. Rivelata da esponenti parlamentari, la proposta relativa al Fondo per la Ripresa è stata preparata da popolari, socialisti e liberali, e verrà messa al voto delle commissioni Bilancio e Affari economici del Parlamento europeo la settimana prossima. Successivamente, si aprirà un negoziato con il Consiglio. Il Fondo è uno di tre difficili dossier finanziari attualmente oggetto di trattative tra le istituzioni comunitarie. Gli altri due dossier riguardano il bilancio comunitario e il legame tra l’esborso di fondi europei e il rispetto dello stato di diritto. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, su entrambi i fronti si stanno facendo progressi.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Basso Francesca
Titolo: Il Recovery fund e il rischio tempo sprecato
Tema: Recovery Fund
«Serve un accordo al più presto sul piano Next Generation Eu, accelerando l’erogazione dei fondi della Recovery and Resilience Facility». Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni, parla al termine dell’Eurggruppo che ha affrontato le conseguenze economiche della nuova ondata di Covid-19. L’accento sulla necessità di fare presto non è banale. È la risposta alla domanda su cosa pensasse della proposta dei principali gruppi del Parlamento europeo (Ppe, S&d, Renew Europe e Verdi) di raddoppiare l’anticipo del Recovery Fund nel 2021 dal 10% al 20% . Questa proposta sarà votata la prossima settimana dal Parlamento Ue e il testo che ne uscirà sarà la base del negoziato con il Consiglio (gli Stati Ue) per il regolamento della Recovery and Resilience Facility (lo strumento principale di Next Generation Eu). Come spiegava ieri una fonte diplomatica, ogni proposta di cambiamento, anche se migliorativa, va ad allungare i tempi dell’approvazione definittva del Recovery Fund.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Basso Francesca – Sabella Marco
Titolo: Crediti a rischio, l’allarme Bce «Saliranno a 1.400 miliardi»
Tema: Banche
Sul rischio sistemico per le banche che nasce dalla crisi della pandemia da Covid-19 è intervenuto ieri Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza bancaria della Bce. Le banche «devono prepararsi all’impatto» delle conseguenze economiche della pandemia «ora», anche perché il rischio, in uno scenario «grave ma verosimile», è che i crediti deteriorati degli istituti di credito dell’eurozona raggiungano un livello di 1.400 miliardi di euro, «ben al di sopra dei livelli della crisi finanziaria e del debito sovrano». Il presidente della Vigilanza ha rilanciato l’allarme in un discorso tenuto alla conferenza europea sulla regolamentazione bancaria dell’Handelsblatt. Enria nel pomeriggio è intervenuto anche all’Eurogruppo, dove in un intervento introduttivo la presidente della commissione Problemi economici del Parlamento Ue, Irene Tinagli, ha a sua volta sollecitato gli Stati membri ad attrezzarsi: «Dobbiamo evitare di ripetere gli errori del passato — ha detto — e affrontare i problemi prima che si verifichino». C’è cautela tra i ministri finanziari dell’Eurozona, che ieri non hanno discusso di Npl. Il tema sarà oggi sul tavolo dell’Ecofin. Per alcuni Paesi, come la Francia, è ancora presto per parlare dell’ampiezza del fenomeno degli Npl. Mentre per il titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, bisogna agire in fretta.
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Testata: Stampa
Autore: Barbera Alessandro
Titolo: Bce, i falchi all’attacco dei Paesi del Sud “Meno sostegno a chi non usa i fondi Ue”
Tema: Bce
La pacchia — chiamiamola così — non poteva durare all’infinito. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di Madrid e Lisbona sul Recovery Fund: sì alla quota di contributi a fondo perduto, no ai prestiti. E così all’ultima riunione del Consiglio della Banca centrale europea tre governatori hanno preso la parola per squarciare il velo dell’ipocrisia. Il ragionamento dei dissidenti è più o meno questo: perché Spagna e Portogallo possono permettersi di rifiutare quei fondi? E perché l’Italia non sente il bisogno di attingere al salva-Stati? Ciò è possibile grazie alla Bce, che si sostituisce al mercato e acquista titoli che diversamente pagherebbero ben altri rischi e interessi. Per quanto tempo ancora possiamo permetterci questo stato di cose? Fino a quando far crescere il debito pubblico di questi Paesi? La domanda — a quanto pare formulata per prima dal governatore olandese Klaas Knot – ha fatto calare il gelo fra i presenti. Tutti gli analisti sono ormai certi che alla prossima riunione del dieci dicembre Christine Lagarde confermerà la necessità di allargare il piano anti-pandemia di acquisti oltre la scadenza del 30 giugno 2021.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Bricco Paolo
Titolo: Virus e dazi, la globalizzazione è in declino – Dazi e virus, globalizzazione in ritirata
Tema: Globalizzazione in declino
La globalizzazione è malata. L’Europa, minata dal Coronavirus, non si sente tanto bene. Ma, alla fine, l’Europa è l’unica cura per se stessa. Merkel e Macron chiudono la Germania e la Francia. Ma lasciano aperte le fabbriche e accentuano l’attività in remoto di banche e servizi, così che la manifattura continentale non si spenga. La deriva del Covid-19 è soltanto l’ultimo passaggio – radicale ed estremo, nella sua natura patologica e biologica – di una evoluzione che riguarda il mondo nato negli anni Novanta dalla integrazione delle piattaforme produttive nazionali e dall’incremento del libero commercio. E, in un momento in cui si mescolano la crisi della globalizzazione e le guerre commerdali, i ribaltamenti geopolitid e la maledizione biblica del Coronavirus, l’industria europea rappresenta una opzione vitale. Immaginate un grande organismo unico. Complesso e articolato, ma coeso. E, poi, immaginate invece che questo organismo inizi a decomporsi. A dare vita a più forme di vita. Differenti. Distinte. L’una contro l’altra armate. In una competizione meno armonica e più imprevedibile. Anzi, più opaca e limacciosa. È quello che sta capitando alle catene globali del valore.
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Corriere della Sera
Autore: Sarcina Giuseppe
Titolo: Affluenza record, volata finale – L’America alla conta: occhi puntati sul grande Sud
Tema: Presidenziali americane
Nella notte Donald Trump insegue Joe Biden. La corsa per la Casa Bianca passa da 12 Stati, più o meno in bilico. Dai classici Florida e Ohio, al corridoio verso Nord formato da Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, che fu decisivo per la vittoria di Trump nel 2016. Attenzione, però, anche al Sud-Ovest, da cui potrebbero arrivare clamorose sorprese. Il presidente dovrebbe riuscire a tenere il Texas, ma rischia seriamente di slittare in Arizona. Se vuole restare nello Studio Ovale, Trump deve conquistare 10 dei 12 battleground, lasciando a Biden solo Nevada e Minnesota, ma confermandosi in North Carolina, Georgia, Iowa, oltre che nei cinque già citati. Ma la mappa politica degli Stati Uniti appare in sommovimento. I repubblicani, per altro, rischiano anche di perdere la maggioranza al Senato, l’altra grande posta in palio. I risultati affluiscono a scaglioni, seguendo il fuso orario. Si comincia con il Kentucky e si prosegue fino all’Alaska.
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Testata: Repubblica
Autore: Rampini Federico
Titolo: Referendum sull’America – L’America si rimette in gioco
Tema: Presidenziali americane
In una elezione storica per la democrazia americana, la partecipazione dei cittadini ha polverizzato i record da oltre un secolo. Più di cento milioni avevano depositato o spedito la scheda nei giorni precedenti; alla fine l’affluenza ha raggiunto i 160 milioni, il 67% degli aventi diritto. Per un paese abituato a eleggere suoi presidenti e ll Congresso con un’affluenza di poco superiore alla metà degli aventi diritto, è stata una prova eccezionale, la conferma di un’elezione “sentita” come non mai. E questo nonostante il pericolo-covid, í rischi di contagio nei seggi, le regole sul distanziamento che hanno creato da diversi giorni uno spettacolo inedito, code di molte ore davanti ai seggi elettorali in tutti i 50 Stati. Non sembrano essersi avverate le minacce di violenze, la stragrande maggioranza delle operazioni di voto si sono svolte in modo regolare. Enormi i disagi per le lunghe attese, ma sopportati quasi sempre con pazienza. La mobilitazione altissima sembra aver coinvolto i due lati dello schieramento politico, sia democratici che repubblicani, stando ai primi dati.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Pignatelli Michele
Titolo: L’Isis rivendica l’attentato a Vienna, Londra alza l’allerta
Tema: L’Attentato a Vienna
Nell’ora più buia della sua storia recente l’Austria, colpita lunedì sera da un attentato di matrice islamica che ha fatto almeno cinque morti (compreso l’autore), si è svegliata con le bandiere a mezz’asta e improvvisamente proiettata in prima linea nella battaglia contro l’Islam radicale. Una battaglia che ha ripreso vigore e che è evidente – non riguarda solo la Francia di Macron, ma l’Europa intera Come dimostra anche la decisione di Londra di alzare l’allarme terrorismo da “considerevole” a “grave”. A 24 ore dall’attacco a Vienna, rivendicato dall’Isis con un post su Te. legram senza prove concrete, i fatti iniziano a chiarirsi. Attorno alle 20 di lunedì il centro della capitale, affollato nell’ultima sera prima del lockdown, è stato sconvolto da una serie di sparatorie. Secondo la ricostruzione della polizia l’obiettivo era la gente comune: prima seduta nei dehors, poi in fuga per le strade o in cerca di riparo negli hotel, con i video subito diffusi in rete che hanno riportato alla memoria le drammatiche scene dell’attentato al Bataclan di Parigi del novembre 2015.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Imarisio Marco
Titolo: L’aspirante combattente che sognava la Siria L’arresto e l’uscita di cella perché era solo un ragazzo
Tema: L’Attentato a Vienna
Prima di dimenticare il nome di Kujtim Fejzulai, così come abbiamo già dimenticato quelli di chi l’ha preceduto, bisognerebbe ascoltare i racconti compiaciuti dei suoi amici, e vivere questa sensazione di estraneità che ogni volta prende chi va in pellegrinaggio sui luoghi dell’assassino di turno. Tutti concordano sul fatto che pregasse tanto. Nella palazzina popolare a dieci piani nel quartiere di Liesing che è l’ultimo domicilio della sua famiglia, c’è un garage adibito a moschea, una delle tante terre di nessuno. «Viviamo insieme» dice un giovane di origine marocchina. «Ma il fossato tra noi e voi è sempre più largo». Una promessa del pugilato austriaco, fino a quando decise di lasciare l’agonismo e dedicarsi solo all’Islam e ai sogni di Jihad. Era un simpatizzante dell’Isis, e non si e fatto mancare nulla. Una denuncia per esultanza social dopo la strage di Charlie Hebdo. La partecipazione a campi di addestramento sportivo nelle campagne intorno a Liesing così sospetti che i due organizzatori furono espulsi dall’Austria nel 2017. Il 25 aprile del 2019, Fejzulai invece viene condannato a 22 mesi di reclusione per aver tentato di andare in Siria e di unirsi all’Isis. Già nel 2018 era stato segnalato come un «simpatizzante Isis di base a Vienna» che aveva pianificato di raggiungere l’Afghanistan. Ma l’allarme era stato dato dalla Germania, non dall’Austria, dove un rapporto lo indicava come «incapace di passare ad azioni concrete», insomma una specie di fanatico inoffensivo. Comunque, in carcere ci resta pochi mesi. II successivo 5 dicembre viene rilasciato con la condizionale in applicazione dei benefici di una legge che tutela i giovani al di sotto dei 25 anni che non si sono macchiati di reati gravi.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Galluzzo Marco
Titolo: Di Maio: ora più rimpatri pagati dall’Unione europea – «Fermiamo gli sbarchi, è un problema di sicurezza nazionale»
Tema: Intervista a Luigi Di Maio – Immigrazione e terrorismo
Ministro Luigi Di Maio, mentre l’Europa affronta una delle battaglie più dure di sempre contro il Covid, si riaffaccia il terrorismo dalla Francia all’Austria. Ritiene che la scelta temporale non sia casuale? «Probabilmente non lo è. Non sarebbe la prima volta, spesso il terrorismo ha colpito nei momenti più difficili dell’Europa. Vogliono destabilizzarti incutendo terrore e paura tra la popolazione in una fase delicatissima come quella che stiamo attraversando. Bisogna ricompattarsi, essere più incisivi e fermi». Gli attacchi in Francia e ora a Vienna dimostrano ancora una volta che siamo indifesi contro il terrorismo, si può fare di più a livello di Unione europea? «Guardiamo cosa è successo a Nizza e a Vienna, ma anche a Lione ad esempio. Non è più possibile ragionare come se tutto ciò accadesse lontano chilometri da noi, così non è. Chiunque può entrare in uno Stato membro e attraversare l’Europa. Il rischio è troppo alto, l’area di vulnerabilità europea troppo estesa. Non solo, i nostri popoli ormai si sentono figli dello stesso popolo europeo, quando colpiscono un Paese estero non possiamo escludere che ad essere coinvolti possano essere anche degli italiani. Penso a Megalizzi a Strasburgo, a Fabrizia Di Lorenzo nel 2016 a Berlino, avevano circa 30 anni entrambi, con tutta la vita davanti».
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Testata: Foglio
Autore: Merlo Salvatore
Titolo: Il virus e l’islamismo – La paura degli attentati e quella del Covid, parla Marco Minniti
Tema: Intervista a Marco Minniti – Terrorismo
Colpiscono molto le immagini di Vienna. Gli spari nelle strade vuote. In una città deserta, in coprifuoco, pronta al lockdown. E’ come se i terroristi fossero frustrati dal non essere più la prima paura dell’occidente. “Sui giornali di ieri mattina l’attentato di Vienna è arrivato in prima pagina a spintoni”, dice Marco Minniti. “E non sempre nel taglio più alto. Fra due giorni che succederà? L’omicidio del professor Samuel Paty lo abbiamo archiviato in 48 ore. La strage di Nizza pure. Non per colpa. Ma perché è in corso un’altra partita. Le migliaia di contagiati. Le centinaia di morti. Il Covid ha colpito al cuore le nostre comunità. Ebbene, bisogna ricordare un fatto. Durante la primavera scorsa, mentre eravamo nel pieno del lockdown, lo stato islamico fece una dichiarazione. I terroristi definivano il Covid un `castigo di Dio’ che non solo si abbatte sugli infedeli ma li rende anche più deboli. Vedete, il pensiero dei terroristi, per quanto inaccettabile, non è cosi campato per aria. Le grandi democrazie, impegnate sul fronte del Covid, obiettivamente adesso non sono cosi pronte nella risposta. Noi a volte non riusciamo a reggere la complessità dell’azione. Se è vero che il terrorista ammazzato a Vienna è, come dicono, un giovane con passaporto austriaco che era stato in galera fino a dicembre perché pronto a partire in Siria, questo è un dato molto importante. Dimostra il fascino diabolico del Califfato, che regge malgrado la sconfitta militare.
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IL MESSAGGERO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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