In evidenza sui principali quotidiani:
– Emergenza sanitaria e caos vaccini: il rihiamo del Premier Draghi alle Regioni;
– Pd-M5S: Letta incontra Conte, “cantiere aperto”;
– D-L Sostegni: servono 20 decreti attuativi;
– Consiglio Europeo al via oggi: sul tavolo mercato unico, bussola digitale, Next Generation Eu;
– Libia: di Maio a Tripoli, incontro con Ministri degli Esteri francese e tedesco.
– Germania: le scuse della Cancelliera Merkel per le chiusure di Pasqua.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza
Titolo: La stretta anche dopo Pasqua Riapriranno soltanto le scuole
Tema: Emergenza sanitaria Covid-19
Italia arancione e rossa anche dopo Pasqua. Con 3.700 persone ricoverate in terapia intensiva e i numeri ancora alti di nuovi contagiati e vittime, dopo dieci giorni di chiusura, la riapertura riguarderà soltanto le scuole. Il piano è stato già messo a punto, anche grazie alla collaborazione con il ministero della Difesa: strettissime le regole per riportare la didattica a distanza al 50% in fascia arancione, lezioni in presenza per materne ed elementari in fascia rossa. Tutto il resto dovrà attendere. La proroga dello stato di emergenza sembra scontata, mentre si allontana la possibilità per chi ha la curva in discesa di tonare in fascia gialla dopo il 7 aprile. Nei prossimi giorni il presidente del Consiglio Mario Draghi convocherà la «cabina di regia», valuterà con i ministri regole e divieti, ma gli scienziati frenano sulla ripartenza delle attività. Anche per i ritardi della campagna vaccinale che sconta le manc ate consegne da parte delle aziende farmaceutiche e il caos in alcune regioni. Il nuovo decreto Il decreto e il Dpcm del governo che tengono chiuso il Paese scadono il 6 aprile. La valutazione per decidere le nuove misure è già cominciata, ma l’orientamento è di far rimanere tutte le regioni in fascia arancione e rossa «per non vanificare i sacrifici che stiamo facendo», come ripete Il ministro della Salute Roberto Speranza. L’ipotesi più probabile è che si fissi un calendario condizionato all’andamento della curva epidemiologica fino al 3 maggio, consapevoli però che sarà molto difficile poter riaprire bar e ristoranti. E che si decida di prolungare lo stato di emergenza almeno fino a giugno, quando l’inoculazione dei vaccini dovrebbe essere a regime.
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Testata: Repubblica
Autore: Ziniti Alessandra
Titolo: Il premier alle Regioni “Trascurano gli anziani per altri interessi”
Tema: Vaccini, il richiamo di Draghi
L’operazione trasparenza che Mario Draghi si è intestata per imporre a tutte le Regioni di procedere con assoluta urgenza e priorità con le vaccinazioni di anziani e fragili parte da un numero (950.375) e da una nuova categoria (“altri”) non prevista dal piano del governo. Degli oltre 8 milioni di dosi che sono state somministrate agli italiani, quasi una su otto è andata a chi non doveva andare: non al personale sanitario e non sanitario degli ospedali, non agli ospiti delle Rsa, non agli insegnanti e al personale scolastico ne alle forze armate. E, purtroppo, non agli anziani e alle persone fragili ancora largamente scoperti a tre mesi dall’inizio della campagna. Quegli “altri”, adesso scorporati sul sito della presidenza del Consiglio, «Regione per Regione, categoria di età per categoria di età al fine di assicurare la massima trasparenza», ha annunciato ieri Draghi alla Camera, sono appartenenti a quelli che il premier ha definito &l aquo;gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». Magistrati, avvocati, dirigenti e impiegati della pubblica amministrazione, privilegiati da molte Regioni «trascurando i loro anziani», è il rimprovero del premier salutato da un forte applauso a Montecitorio. Un richiamo al quale più di un governatore ha risposto con toni aspri, respingendo le accuse, ma i numeri sono impietosi: su una platea di 4 milioni e mezzo di over 80 solo 2 milioni e mezzo hanno ricevuto almeno una dose (neanche il 60%), appena il 20% anche il richiamo. Percentuali modeste per altro trainate dal Lazio dove 9 anziani su 10 hanno avuto la prima dose e 3 su 10 sono già immunizzati. Pochissime le altre Regioni virtuose: le province di Trento e Bolzano, la Basilicata, l’Emilia Romagna. Tutte le altre segnano il passo nella vaccinazione degli anziani, alcune con percentuali davvero irrisorie: in Sardegna appena il 5,87 % degli over 80 ha ricevuto prima e seconda dose, in Toscana il 6,8%; numeri bassissimi, sotto il 15% anche in Calabria, Puglia e Lombardia.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica
Titolo: La mossa di Draghi per accelerare Ma i governatori: no allo scaricabarile
Tema:
Mario Draghi non cercava lo scontro e forse non si aspettava una reazione così orgogliosa e carica di stizza da parte dei governatori, che respingono come «infondate» le critiche e, sottovoce, rimproverano al premier di aver «dato il via allo scaricabarile». Un malumore destinato a esplodere oggi nella Conferenza Stato-Regioni, dove il presidente Stefano Bonaccini e la ministra Mariastella Gelmini proveranno a riportare la pace con un appello all’unità e alla leale collaborazione col governo. La severità con cui Draghi ha bacchettato quelle Regioni che «trascurano gli anziani» è stata accolta come una sferzata ingenerosa. I governatori si sono attaccati al telefono, sfogando tutto il loro stupore perché «il piano vaccinale è stato elaborato dal governo» e chiedendosi il perché di un richiamo così duro. Lo stesso premier ha detto di non voler fare ricorso alla clausola di supremazia , ma tra i presidenti delle Regioni è scattato il panico. Che cosa ha in mente, Draghi? Pensa di centralizzare ancor di più la vaccinazione e commissariare le Regioni inadempienti? Vuole rafforzare ulteriormente i poteri del commissario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, indebolendo le Regioni? Interrogativi e timori che non trovano conferme, ma che questa mattina animeranno la riunione dei governatori. «Colpa delle Regioni proprio no», è la difesa di Luca Zaffa. E Massimiliano Fedriga non accetta di ritrovarsi «sul banco degli imputati». Ma i dati italiani sugli over 80 non sono onorevoli e Palazzo Chigi non accetterà altre discriminazioni a danno delle persone più a rischio. Da noi la media di vaccinati é al 38,9%, contro il 54,4 dell’Europa. Numeri che scendono ancora se si guarda alla seconda dose, che in Europa è al 23,2% e in Italia all’11,9. Un divario che Draghi ha fretta di vedere colmato, per dimostrare di aver innescato una forte accelerazione della campagna vaccinale e per poter procedere con le prime riaperture delle attività economiche.
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Testata: Repubblica
Autore: Tonacci Fabio
Titolo: Il mistero dei 29 milioni di dosi ad Anagni “Sospetti sull’export verso i Paesi poveri”
Tema: Vaccini AstraZeneca ad Anagni
Ventinove milioni di vaccini AstraZeneca giacciono a meno di un’ora di macchina dal centro di Roma. Sono conservati nei depositi-frigo della Catalent, l’azienda che infiala per conto della casa farmaceutica anglo-svedese. AstraZeneca aveva promesso di consegnare all’Italia 8 milioni di dosi entro il 31 marzo, ma ne ha fornite appena 2,5 milioni. Il governo italiano sapeva che ce n’erano così tante ad Anagni? Fino a sabato notte, no. A chi sono destinate? Forse all’Unione Europea, forse al Canada e al Messico, forse ad altri Paesi. È un problema? Si. Perché, come ha detto ieri il premier Mario Draghi durante l’audizione in Parlamento, bisogna fare chiarezza: «I lotti in eccesso sono stati bloccati, ne sono partiti due per il Belgio, diretti alla casa madre. Dove andranno non so. Intanto la sorveglianza per i lotti rimanenti continua». Questa storia, anticipata da un articolo della Stampa, assomiglia a un pasticcio, da qualunque lato la si guardi. Astra Zeneca respinge le accuse, Catalent prende le distanze, la Commissione Ue precisa, il governo inglese nega, quello italiano replica. E non è difficile intuire che le fiale di Anagni planeranno sul tavolo del Consiglio europeo di oggi, dove si parlerà di vaccini. Sabato sera ricevo una chiamata dalla presidente della Commissione europea – ha spiegato Draghi ai deputati – mi segnala che alcuni lotti non tornavano nei loro conteggi e che tali lotti sarebbero giacenti presso lo stabilimento della Catalent. Mi suggerisce di ordinare un’ispezione e io ho chiesto a Speranza di inviare i Nas». Il ministro della Salute si attiva, telefona al generale Paolo Carra, che comanda i carabinieri del Nucleo antisofisticazione. In pochi minuti, nonostante ormai sia quasi mezzanotte, una trentina di militari viene richiamata in servizio e inviata ad Anagni. L’ispezione va avanti fino alla mattina di domenica, quando dal comando dei Nas comunicano al ministero della Salute che i lotti trovati hanno tutti un’unica destinazione ufficiale: il Belgio.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Meli Maria_Teresa
Titolo: Intervista ad Andrea Marcucci – «Il metodo resta sbagliato Ma il valore simbolico c’è Per questo ho dello sì»
Tema: Marcucci si dimette da capogruppo Pd
Senatore Andrea Marcucci, dica la verità: rimpiange di non essere nato donna? «No, assolutamente. Intanto voglio dire che sono felicissimo di aver fatto questi tre anni intensi e complicati alla guida di un gruppo che si è dimostrato all’altezza della situazione». Trapelava un po’ di amarezza nel suo intervento all’assemblea del gruppo martedì. «Ho sentito la grande pesantezza degli ultimi cinque giorni di attacchi che mi sono apparsi strumentali e organizzati e che, soprattutto, disconoscevano il tanto di buono che abbiamo fatto come gruppo. L’amarezza era innanzitutto dovuta a questo». Lei spesso è stato indicato da una parte del Partito democratico come una sorta di quinta colonna renziana. «Ho avuto la sensazione che dietro questa accusa ci fosse il rammarico di qualcuno perché io non me ne sono andato. Del resto, nel Pd c’è chi ha teorizzato che l’area riformista, liberale e progressista non dovesse essere r appresentata internamente ma dovesse essere rappresentata da Italia viva. Goffredo Bettini lo ha teorizzato e magari non lo ha fatto a titolo personale. Io penso, al contrario, che il posto dell’area riformista sia il Pd. Chi mi accusava di essere troppo amico di Renzi in realtà ce l’aveva con i riformisti e con chi li rappresenta avendo l’idea di un Pd che guarda indietro al Pds». Si è chiesto per quale ragione non sia stato cambiato anche Brando Benifei, il capogruppo europeo? «Questa è una domanda che ho fatto a Letta e lui ha dato la-sua spiegazione che mi ha solo parzialmente soddisfatto».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Meli Maria_Teresa
Titolo: Letta vede Conte: una nuova avventura Ma il voto a Roma mina l’asse Pd-M5S
Tema: Pd-M5S
È durato un’ora abbondante il colloquio (l’unico di tutti quelli avuti finora che il segretario del Pd ha voluto pubblicizzare) tra Enrico Letta e Giuseppe Conte, ieri, nella sede della fondazione Arel. Si è parlato dell’universo mondo: pandemia, vaccini, sostegno al governo Draghi, Europa, crisi. Ma la mente dei due ex premier era rivolta soprattutto alle Amministrative. Saranno un banco di prova importante per entrambi: per il neo eletto leader dem che sarà alla sua prima sfida elettorale e per il non ancora nominato capo dei 5 Stelle. «E’ quello – ha sottolineato Letta nel corso dell’incontro il vero test per la costruzione di una coalizione in vista delle Politiche. Dobbiamo aprire – ha detto ancora il segretario del Pd – un Cantiere prioritario. E consolidare e rendere sistematici i nostri rapporti». Questi incontri, quindi, da ora in poi avranno una cadenza fissa. Del resto, Letta e Conte si stanno simpatici, si stimano e, per dirla co n il leader dem, condividono «una nuova affascinante avventura». Insomma, la costruzione del nuovo centrosinistra passa ancora una volta per l’asse tra dem e 5 Stelle. Anche se i rapporti di forza si sono rovesciati a favore del Pd. All’uscita è Conte a essere più prodigo di parole con i giornalisti, ma dentro è Letta a dettare la linea. «II Pd sarà il nostro interlocutore privilegiato», spiega il non ancora leader grillino, che spera nell’aiuto di Letta per far entrare i 5 Stelle nel Pse. Ma, al di là delle dichiarazioni in favore di telecamere e del feeling tra i due, i problemi restano tutti. Le Amministrative sono un passaggio ineludibile e difficile. Lo sa anche Conte, che dice: «Stiamo lavorando per creare la giusta sinergia perché chi va da solo rischia di essere meno efficace». Già, ma a Roma della «sinergia» evocata dall’ex premier non c’è traccia. Grillini e dem sono allo scontro. Nicola Zingaretti, l’altro ieri sera, a Di Martedì, in onda su La7, ha attaccato la sindaca Cinque Stelle: «La ricandidatura di Raggi sarebbe una minaccia».
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Testata: Repubblica
Autore: gio.vi.
Titolo: Il vertice Letta-Conte rilancia il cantiere dell’alleanza “Una affascinante avventura”
Tema: Pd-M5S
Prima l’incontro con Giuseppe Conte su Europa e alleanze. Poi quello con la presidente del Senato Alberti Casellati per incardinare le riforme istituzionali e dei regolamenti, necessari a rafforzare governabilità e maggioranze politiche. Per finire, la vittoria nella partita dei capigruppo dem: a palazzo Madama il recalcitrante Andrea Marcucci ha confermato le sue dimissioni e oggi verrà sostituito da Simona Malpezzi; a Montecitorio invece i tempi si potrebbero allungare un po’ causa derby Serracchiani-Madia. Non si ferma Enrico Letta. Protagonista, ieri, del primo faccia a faccia con il capo in pectore del M5S per gettare le basi di quel centrosinistra «largo e aperto» che si vorrebbe già pronto per le amministrative. «Un incontro molto proficuo: si apre un cantiere dove prevarrà il dialogo, un confronto costante per trovare soluzioni comuni per il Paese», spiega Conte lasciando la sede dell’Arel, il centro studi fondato da Nino An dreatta che per il segretario pd è una seconda casa. Teatro dell’incontro «tra due ex che si sono entrambi buttati, quasi in contemporanea, in una nuova affascinante avventura», chiosa il leader dem. Trovandosi d’accordo sulla necessità di stabilire un calendario di incontri periodici per «creare la giusta sinergia a partire dalle prossime comunali, perché chi va da solo rischia di essere meno efficace ed efficiente», ribadisce Conte. Un passaggio fondamentale, dopo i colloqui con Calenda e Speranza. Anche se in cima all’agenda Letta resta sempre l’Europa. Stamattina, nella sua nuova veste, il neosegretario pd parteciperà al pre-summit del Pse in vista del Consiglio europeo. Più che un debutto, un ritorno nella grande famiglia socialista, frequentata da capo del governo italiano. Ad accoglierlo, troverà i premier e i leader progressisti dell’Unione, i commissari europei e la capogruppo di S&D: dall’amico spagnolo Sanchez al porteghese Costa, fmo a Gentiloni.
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Testata: Repubblica
Autore: Folli Stefano
Titolo: Pd-5S, più difesa che coraggio
Tema: Pd-M5S
L’aggettivo “affascinante” per descrivere la nuova alleanza tra Pd e M5S è sorprendente, ma segnala il grande ottimismo di Enrico Letta. Perché l’impresa è ardua, bisogna rincuorare i militanti, riunire energie nuove, convincere tutti che le difficoltà di oggi possono diventare i successi di domani. E soprattutto Letta deve dimostrare, a se stesso e poi agli altri, che il Pd è l’elemento trainante di questa intesa ancora da definire, ma che per ora assomiglia più a un patto difensivo che a una vera “avventura” ideale e politica, per la quale occorrono fantasia e coraggio. Letta si sta segnalando quanto meno per comportamenti innovativi: la campagna contro le correnti che diventa impegno per aprire spazi alle donne, toni più forti in difesa dei diritti (vedi il ragazzo gay picchiato nella metropolitana di Roma e la condanna della Turchia di Erdogan), ovviamente lo Ius soli e gli attacchi a Salvini (senza superare la soglia di guardia). Ci si augura che presto saranno rese note le proposte sulla crisi sociale ed economica del Paese. Quanto a Conte, ha dalla sua i sondaggi che ne segnalano la perdurante popolarità: cioè l’esistenza di una quota di italiani desiderosi di vedere il movimento “grillino” affidato a una singola figura capace di rappresentarlo. Come dire che siamo solo alle premesse di un futuro da scrivere. Un futuro in cui non ci sarà un “nuovo Ulivo”, in quanto Pd e 5S sono oggi ben diversi dalle forze che, sia pure in modo contraddittorio, parteciparono al progetto di Prodi. Magari presto i fatti diranno che hanno avuto ragione Letta e Conte a sostenersi a vicenda, oggi però ci sono vari nodi da sciogliere.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Breda Marzio
Titolo: Intervista a Sergio Mattarella – «La coerenza di Dante sia un esempio per noi»
Tema: 700 anni dalla morte di Dante
Signor Presidente, un anno fa, annunciando questo anniversario, lei disse che «figure come quella di Dante vanno esaminate sotto la luce dell’universalità più che dell’attualità». Ma anche oggi parrebbe inevitabile citare l’invettiva che scaturisce dopo l’incontro con Sordello: «Ahi serva Italia, dl dolore ostello…». È l’apice delle descrizioni che il poeta fa di un Paese scosso da lotte Intestine e particolarismi, schiacciato da intermittenti decadenze. Guardando al presente, alla nostra cronica carenza di autostima e alla retorica del declino che ci ossessiona, poco sembra cambiato rispetto al r3oo. «Devo dirle che non mi ha mai convinto il tentativo di attualizzare personaggi ed epoche storiche diverse. Eviterei, quindi, analogie tra l’Italia di Dante, uomo del Medioevo, e l’Italia di oggi. Ci separano settecento anni, un tempo incommensurabile. Peraltro, alcune delle difficoltà e dei punti critici, che lei individ ua nel nostro carattere di italiani, affondano le radici in tempi a noi molto più vicini: in un’Unità na zionale che si è formata in ritardo rispetto ad altri Stati europei e che ha proceduto – inevitabilmente – per strappi e accelerazioni progressive e che ha visto la coscienza popolare assimilare l’esperienza unitaria con più lentezza e fatica rispetto al progetto che animava i protagonisti del movimento unitario».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Mattarella Sergio
Titolo: Mattarella: «sfida editoriale coraggiosa»
Tema: Lettera del Capo dello Stato al Sole 24 Ore
Gentile Direttore, desidero formulare a Lei, alla redazione e a tutto il personale, gli auguri più sentiti in occasione della presentazione del nuovo formato del “Sole 24 Ore”, giornale dalle solide tradizioni e dall’indiscussa autorevolezza. Si tratta, infatti, di una sfida editoriale coraggiosa in un momento in cui – a causa della gravissima pandemia che ha colpito il mondo intero – tante realizzazioni, in diversi campi, hanno dovuto inevitabilmente subire ritardi, rinvii o cancellazioni In una fase particolarmente critica del settore dell’editoria giornalistica, il rinnovamento grafico e contenutistico del quotidiano da lei diretto rappresenta un atto di fiducia nel futuro dell’informazione e, più in generale, nella tenuta del sistema Paese. L’uscita dai mesi terribili dell’emergenza, segnata da lutti, sofferenze e gravi problemi economici e occupazionali, sarà più rapida ed efficace nella misura in cui sapremo liberarci dalla retorica del declino.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Fiammeri Barbara
Titolo: Draghi: «Digital tax a metà 2021»
Tema: Consiglio Europeo
È passato giusto un anno da quel Consiglio europeo che il 26 marzo del 2020 riconobbe la pandemia come «una sfida senza precedenti per l’Europa». Mario Draghi lo ricorda in apertura del suo intervento al Senato alla vigilia del vertice che si terrà oggi e domani in videoconferenza tra I leader della Ue e che avrà al centro anche stavolta la guerra al Coronavirus, a partire dall’approvvigionamento dei vaccini Ma anche della loro sommisitrazione su cui il presidente del Consiglio non ha risparmiato critiche alle Regioni . E critiche non sono mancate neppure contro l’Europa. Draghi comprende «la delusione dei cittadini europei». La Ue aveva dato rassicurazioni – in primis sulla distribuzione dei vaccini – che non è riuscita a mantenere. «Non so se ci sono stati errori, non ha tanta importanza», dice ancora il premier invitando a guardare «al futuro» e ad essere «pragmatici». Il Covid insomma resta l’ assoluto protagonista, in Italia come in Europa, ma il contesto, rispetto a 12 mesi fa, è molto cambiato. E Draghi lo evidenzia Non solo disponiamo di armi – i vaccini – su cul allora non potevamo fare affidamento ma anche perché è cambiata la scena internazionale. A partire – annota il premier – dal miglioramento dei rapporti con gli Stati Uniti. La conferma è la partecipazione di Joe Biden a «un segmento» di questo Consiglio europeo. Ragionamenti che sono stati anche al centrodella videoconferenza con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, con il quale i rapporti sono costanti, per non dire quotidiani. Un incontro a cui hanno partecipato anche i ministri coinvolti nella due giorni europea. Per Draghi la presenza di Biden esprime «la reciproca volontà di imprimere, dopo un lungo periodo, nuovo slancio alle relazioni» tra Ue e Usa.
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Testata: Mf
Autore: De Mattia Angelo
Titolo: Sui temi della flessibilità e dei sostegni la Bce dovrebbe finalmente mostrare unità
Tema: Consiglio Europeo
Sarebbe importante che nella riunione del Consiglio europeo che inizia oggi, nell’ambito dei temi economici – mercato unico, bussola digitale, fondi del Next generation Eu, politica industriale, tassazione digitale – trovasse spazio, benché non programmato, il tema degli aiuti all’economia nella situazione di contrasto della pandemia, nonché delle misure di flessibilità per le banche. L’auspicio può essere ritenuto extra ordinem, tuttavia la straordinarietà della situazione lo farebbe considerare legittimo. In più, l’audizione svolta martedì scorso nel Parlamento europeo dal presidente della Vigilanza bancaria unica, Andrea Enria, ha suscitato consensi e dissensi, innanzitutto sugli aiuti pubblici, su diversi punti che non possono rimanere senza seguito. E’ condivisibile l’impulso dato ai processi di aggregazione fra istituti di credito, nel presupposto, però, che le concentrazioni siano volte a meglio corrispondere al la ragion d’essere delle banche coinvolte. Non altrettanto può dirsi per la parte in cui Enria ha affrontato l’argomento dei sostegni pubblici vanamente intesi. E’ vero che, in linea teorica, bisogna prevenire l’effetto-precipizio nella qualità degli asset degli istituti quando gli aiuti saranno ritirati. Ma ciò non esclude la proroga delle misure di flessibilità oltre il 30 giugno. Piuttosto significa programmare adeguatamente il ritiro, non certo ex abrupto, di tali misure, in raccordo con l’evoluzione della situazione delle banche.
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Testata: Stampa
Autore: Quarati Alberto
Titolo: Patuanelli – “Ora sconti fiscali per far ripartire gli investimenti”
Tema: Intervista al Presidente dell’Abi
Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, guarda al calendario: con la primavera scadranno le Gacs, cioè gli strumenti che permettono alle banche di cartolarizzare i propri crediti deteriorati, e in estate le moratorie sui prestiti a imprese e famiglie. A che punto è la vostra interlocuzione con il governo? «Il nostro interlocutore non è solo il governo, ma anche le autorità europee, non solo la Bce ma anche l’Eba, che definisce le regole per tutti i Paesi europei». Nel contempo, la vigilanza Bce ha segnalato i possibili rischi sui crediti deteriorati delle banche portati dalla pandemia. E lei ha sollecitato un intervento sulle Gacs. «A mio avviso va adottata una posizione di metodo. È necessario prevenire gli Npl, continuando a operare per ridurre i vecchi, e per essere pronti a combattere i nuovi che si potranno presentare. Non avrebbe quindi senso che venissero interrotte le Gacs proprio nel pieno della b attaglia in cui ci troviamo». Terza questione, i prestiti garantiti. Fino a quando? «Siamo quasi a 150 miliardi per le Pmi, e a una cifra significativa ma più ridotta per le grandi imprese garantite da Sace. L’EuroMantenere la liquidità è un apprezzamento della moneta e un segno di fiducia nei confronti della propria banca paha esteso fino al 31 dicembre prossimo la possibilità che gli Stati prolunghino provvedimenti di tal genere, e le dichiarazioni del ministro dell’Economia mi fanno ben sperare che l’Italia allunghi anno anche questo provvedimento».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Cherchi Antonello – Marini Andrea – Paris Marta
Titolo: Sostegni ora servono 20 provvedimenti di attuazione
Tema: D-L Sostegni
Il decreto legge Sostegni, entrato in vigore martedì, ha appena iniziato il suo Iter al Senato per la conversione in legge. Ma mentre il testo si prepara all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze, si è già aperta la partita dei provvedimenti attuativi da varare per rendere pienamente operative le misure adottate dal governo per alleggerire l’impatto della pandemia sul tessuto economico. Nel complesso sono previsti 21 atti, tra decreti ministeriali e provvedimenti delle autorità cornpetenti. Di questi, otto con una scadenza serrata: dovranno avere l’ok entro fine aprile. E il primo ha già avuto il via libera proprio martedì: l’agenzia delle Entrate ha pubblicato online il modello e le istruzioni per richiedere il nuovo contributo a fondo perduto. In media, facendo un calcolo puramente matematico, il “Sostegni” (Dl 41/2021) ha un provvedimento attuativo ogni due articoli (vale a dire 0,49 provvedimenti attuativi ad articolo). A dimost razione della complessità del testo, anche se lontano dalla media di misure che già al primo via libera del consiglio del Ministri si erano dimostrate ben più corpose, come il decreto legge “Agosto” (0,46 provvedimenti attuativi per ogni articolo), quello “Rilancio” (0,37) o la manovra 2021 (0,36). Anche se durante l’iter di conversione in legge il testo è destinato ad appesantirsi di altre misure applicative. ll M55 ha annunciato ieri un emendamento «per estendere in varie direzioni i contributi a fondo perduto» ed evitare gli “esodati” del ristori. Basti poi pensare a quanto avvenuto per il decreto Ristori varato dal precedente governo, il Conte 2: dal 15 provvedimenti attuativi previsti dalla somma dei quattro decreti ristori approvati singolarmente dal consiglio dei ministri, si è passati a quota 32 dopo la conversione in legge e íl loro riassorbimento in un unico testo. Le misure applicative del Sostegni andranno poi a sommarsi agli atti lasciati in eredità dalle riforme economiche del governi Conte 1 e Conte 2.
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Testata: Corriere della Sera
Titolo: Intervista a Carlo Sangalli: «I ristori non bastano Allungare la moratoria sui debiti»
Tema: Dl Sostegni
Per una volta Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, si concede un po’ di enfasi per lanciare un appello al governo, a nome delle numerose categorie del terziario che rappresenta. Cosa non va nel decreto Sostegni? «E’ stato archiviato il meccanismo dei codici Ateco e sono stati stanziati per questi interventi circa 11 miliardi di euro, sui 32 mobilitati dal decreto. Ma i soggetti interessati alla fine sono circa tre milioni. In questo modo l’indennizzo medio è di circa 3.700 euro». Non bastano. «Non ci siamo. Il rischio è la chiusura di circa 300 mila imprese del terziario e circa 200 mila partite Iva». Chiedete un nuovo scostamento di bilancio? «Per forza: servono indennizzi più adeguati, più inclusivi e più tempestivi. E poi c’è un problema legato ai costi per le imprese rimaste chiuse: dalle locazioni ai finanziamenti. Chiediamo che possano essere sospesi, almeno fino a quando le imprese non potrann o ripartire in piena normalità». Il credito dà problemi? «Insieme con l’Abi e le altre associazioni abbiamo chiesto alle istituzioni europee e italiane la proroga delle moratorie in essere e l’introduzione di nuove, nonché una durata dei prestiti con garanzia pub buca di non meno di quindici anni. E senza che tutto ciò comporti classificazioni critiche o addirittura un default dei debitori». Bisognerebbe intervenire sulle regole europee. «Pensiamo che il governo italiano possa e debba assumere un’iniziativa determinata al riguardo». Il presidente Draghi ha promesso una stagione di dialogo. «Si e, in occasione delle sue dichiarazioni programmatiche alle Camere, ha posto la sfida di una “nuova ricostruzione”. Il che richiede, dal punto di vista del metodo, maggiore confronto tra governo e forze sociali».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Picchio Nicoletta
Titolo: «Chiediamo interventi per assumere non per licenziare»
Tema: Confindustria chiede azione del Governo
Il lavoro: «più che un blocco dei licenziamenti è un blocco delle assunzioni. Non chiediamo interventi per licenziare ma per assumere, spero che con questo governo si possa andare su questa strada: dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2019 son stati creati 800mila posti. Nel 2020 ne sono stati bruciati 450 mila». La liquidità: «ci preoccupa, si rischia la tempesta perfetta, è necessario un intervento immediato, urgente del governo, ad aprile, che tenga conto dei problemi di liquidità, di patrirnonializzazione delle imprese, della proroga del blocco delle moratorie. È impensabile che dal primo luglio si possa affrontare una massa di debiti di circa 300 miliardi». E poi i vaccini: «in Europa serve un cambio di passo, le scelte iniziali ci hanno penalizzato. La Ue si è trovata impreparata, deve recuperare, non si può permettere di uscire in maniera rallentata dalla crisi economica. Altrimenti saremo s chiacciati dalle grandi potenze a livello mondiale». Carlo Bonomi parla ad ampio raggio rispondendo alle domande del direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini, durante l’evento “Reshape the world” organizzato perla presentazione del nuovo formato del giornale. «Dobbia mo investire come Paese e come imprese: non possiamo immaginare di uscire dalla crisi come eravamo e dove eravamo. La manifattura, italiana ed europea, ha investito, sta tenendo sui mercati internazionale Ci sono però una serie di problemi legati al costo e alla disponibilità delle materie prime sulle quali dobbiamo fare grandi riflessioni tutti insieme». Investire e fare le riforme: «è la vera sfida. Giustizia, Pa, fisco, lavoro. Non ci sono più scuse. Tra il Recovery Plan e altri interventi Ue si mobilitano risorse sui 400-450 miliardi, cifra che l’Italia non ha mai visto neanche durante il piano Marshall» ha continuato íl presidente di Confindustria.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Fotina Carmine
Titolo: Giorgetti: «Rete unica, basta stallo Ora una decisione in tempi brevi» – Ex Ilva, per i 400 milioni di Invitalia serve parere legale supplementare
Tema: Il Ministro Giorgetti su Rete unica e Ilva
Il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini nel corso dell’evento “Reshape the world”, entra nei principali dossier di politica industriale. Sul progetto della rete unica TimOpen Fiber per la rete a banda ultralarga «il governo e tutti i soggetti in qualche modo coinvolti in questa vicenda faranno chiarezza» – dice il ministro – in un orizzonte breve, entro poche settimane, «spero entro Pasqua». Già oggi ci sarà un vertice tra Giorgetti, il ministro dell’Economia Daniele Franco e il ministro per l’Innovazione tecnologica Vittorio Colao. «Io penso che il progetto sia ancora attuale – dice il titolare dello Sviluppo – ma se non èpiù ritenuto tale lo si dica chiaramente da parte di tutti i soggetti protagonisti». Le polemiche dei giorni scorsi, osserva, sono apparse «teleguidate» dalle parti in campo. Il governo ha ereditato uno schema – è la linea – che deve essere sbloccato rapidamente, anche perché è collegato all’uso delle risorse previste nel Recovery plan per la banda ultralarga. «lo non mi sono espresso contro il progetto, dico solo che lo stallo ha portato adelle ineffidenze rispetto all’obiettivo di evitare sovrapposizione di investimenti sul territorio. I soggetti coinvolti chiariscano al governo i loro progetti, se ci credono, e se ci credono facciano quello che devono fare». Resta la questione del controllo da parte di Tim della possibile rete unica «Controllo societario, controllo di fatto, il problema è un altro, il settore è straregolatoe ilconcettodella garanzia dl concorrenza non è strettamente correlato al fatto che d sia un monopolista, dopodiché io sono sempre stato a favore della concorrenza e contro i monopoli ma nel caso specifico bisogna arrivare all’obiettivo in conditionidi concorrenza, sforzo che non si riduce alla dimensione societaria ma attiene anche ad altri profili». Sull’ex Ilva, invece, proprio ieri si è svolto un incontro a Palazzo Chigi sulla complicata questione dell’ingresso di Invitalia nel capitale della nuova società. Dossier congelato in attesa della pronuncia di merito del Consiglio di Stato, prevista il 13 maggio, sullo spegnimento dell’area a caldo.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Galimberti Alessandro
Titolo: Riforma Ocse, per l’accordo gobale strada tutta in salita
Tema: Riforma fiscale internazionale
Quello che l’Ocse sta cercando di condurre in porto da sei anni a questa parte è, nelle aspirazioni, la grande riforma della fiscalità internazionale», a un secolo esatto dal varo di quella “industrialista” messa fuori gioco dagli assetti del nuovo millennio. Non solo digitale, però, sarà la riforma dal lunghissimo parto – e dagli esiti tutt’altro che scontati – perchè tocca di fatto tutta l’attività multinazionale e, nelle aspirazioni, anche ogni forma di «doppia non imponibilità fiscale», gioiosa variante moderna dell’antica «doppia imposizione fiscale» sul medesimo guadagno tra giurisdizioni diverse (vietata). L’obiettivo della maxi riforma Ocse è altissimo, soprattutto in termini di recupero di gettito: da 50 a 80 miliardi di dollari di imposte sulle società – ovviamente nel perimetro ampio globale – che, scrivono a Parigi, possono addirittura salire a 60-100 miliardi se ricomprendiamo an che la trumpiana Gilti (Global Intangible Low Taxed Income, peraltro già attiva). Non a caso l’impianto della riforma Ocse è diviso in due pilastri, il primo più rivolto a rafforzare i diritti delle giurisdizioni meno sviluppate, il secondo più orientato a controllare l’elusione internazionale travestita da ottimizzazione fiscale aggressiva.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Nicita Antonio
Titolo: Cittadinanza digitale, al via una cooperazione globale
Tema: Società digitale globale
L’ intervento di Margrethe Vestager e di Josep Borrell, pubblicato martedì su queste pagine, apre una pagina fondamentale per il futuro della società digitale globale e per le regole di condotta delle cosiddette Big Tech. Si tratta di un vero e proprio appello alla cooperazione internazionale – una “coalizione di partner” – che condivida il disegno di politiche transnazionali di “multilateralismo inclusivo” volte sia ad accompagnare l’evoluzione del capitalismo digitale, nel senso di una maggiore apertura concorrenziale e di una costante spinta all’innovazione, sia a definire una nuova cittadinanza digitale, riscrivendo la dialettica tra libertà d’espressione e potere (politico ed economico) nella sfera del pluralismo online. La cooperazione internazionale – a partire dall’amministrazione Biden è, evidentemente, fondamentale per due ragioni. La prima è chela natura globale delle grandi piattaforme come intermediari di servizi in mercati multi-versan te renderebbe assai spuntati approcci di regolazione “locali”, per quanto rilevanti come quelli che possono avvenire nell’area europea. La seconda deriva dalla natura geopolitica del vantaggio competitivo dei grandi intermediari e dalla necessità di realizzare nuovi standard regolatori, come avvenuto già proprio con il regolamento europeo della Privacy (Gdpr), coni quali le democrazie liberali sfidano, anche nel governo della società digitale, il futuro del web. La sfida che Vestager e Borrell lanciano oggi punta a mettere insieme un nuovo umanesimo digitale – nel quale, come scrivono, la libertà d’espressione online si accompagni al rispetto della dignità personale e alla non discriminazione – con standard di sicurezza personale, cybersecurity, contrasto alla disinformazione e all’hate speech.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Galvagni Laura – Mangano Marigia
Titolo: Aspi, atto finale: nuova offerta Cdp Edizione, strappo sulla scissione
Tema: Autostrade
Cdp prepara l’offerta per l’88% diAutostrade per l’Italia e potrebbe essere la proposta della svolta dopo mesi di continue proroghe. Secondo quanto ricostruito da il Sole 24 Ore, entro sabato arriverà sul tavolo di Atlantia una nuova ipotesi di accordo con una valorizzazione dell’asset questa volta decisamente superiore ai 9 miliardi e dunque migliorativa rispetto alla valutazione di 9,1 miliardi fatta il febbraio scorso che scontava peraltro un’indennità di 700 milioni per i potenziali danni indiretti legati al crollo del Ponte Morandi). Se così fosse si aprirebbe uno scenario del tutto inatteso con la possibilità di trovare un’intesa in tempi rapidi. La ragione? Edizione, Fondazione Crt e e forse qualche investitore istituzionale, in proposito è stato fatto il nome di Gic ma al momento non si hanno conferme, potrebbero sparigliare le carte e far valere la loro posizione favorevole all’accordo già all’assemblea di Atlantia convocata per lune dì 29 marzo. In quella sede i soci sono chiamati a deliberare il prolungamento fino al 3ilugiio 2021 del progetto di scissione di Autostrade per l’Italia deliberato il 15 gennaio scorso con il favore del 99% del capitale presente. Piano che altrimenti, senza ll via libera degli azionisti andrebbe di fatto a morire il prossimo 31 marzo lasciando come unica opzione concreta l’offerta di Cdp e dei fondi Macquarie e Blackstone. Al momento l’orientamento dei grandi soci è attendista Si aspetta di vedere nero su bianco quale sarà la proposta della cordata guidata da Cassa. Ma sei numeri e le condizioni dovessero rispettare determinati canoni, c’è chi non escludeche possa esserd qualche colpo di scena Alcune fonti riferiscono infatti che l’indirizzo dei grandi soci sarebbe quello di andare alla conta dei voti già lunedì prossimo. Il che potrebbe significare un eventuale voto contrario alla proroga.
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Testata: Mf
Autore: Nicastri Giorgio
Titolo: Enel X-Fincantieri per i porti elettrificati
Tema: Lettera di intenti Enel X – Fincantieri
Le emissioni del trasporto marittimo ammontano a circa 940 Immilioni di tonnellate di Co2 all’anno, pari a circa i12,5% delle emissioni globali di gas serra. Da questo presupposto Enel X e Fincantieri hanno firmato una lettera di intenti (che può rappresentare la base per ulteriori accordi vincolanti) per collaborare alla realizzazione e alla gestione di infrastrutture portuali di nuova generazione a basso impatto ambientale e per l’elettrificazione delle attività logistiche a terra. L’accordo, dedicato inizialmente a progetti nazionali riguarda l’implementazione del cold ironing, ovvero la tecnologia per l’alimentazione elettrica da terra delle navi ormeggiate durante le soste; la gestione e ottimizzazione degli scambi di energia nelle nuove infrastrutture; sistemi di accumulo e di produzione di energia elettrica (anche tramite l’impiego di fonti rinnovabili) e l’applicazione di celle a combustile. La partnership prevede inoltre che le iniziative messe in campo in Ital ia possano essere replicate anche in altri Paesi come Spagna, Portogallo e Grecia.
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Repubblica
Autore: …
Titolo: Di Maio vola a Tripoli “Pronti a collaborare”
Tema: Missione Ue in Libia
Riprende la spola diplomatica europea verso la Libia. Oggi il ministro degli Esteri Luigi Di Maio torna a Tripoli per la seconda visita in pochi giorni, questa volta assieme ai colleghi francese e tedesco. Una visita “europea” al nuovo governo provvisorio libico che «nei prossimi giorni, probabilmente il 6 o 7 aprile» verrà seguita dalla missione del presidente del Consiglio Mario Draghi, come lo stesso premier ha annunciato in Senato. E Draghi ha lanciato messaggi sulla pacificazione del paese: un obiettivo che l’Italia condivide con l’Onu è che vengano richiamati i mercenari che Turchia e Russia hanno scaricato in gran numero nel paese arabo. Draghi dice che «l’Italia sostiene il governo di unità nazionale con obiettivo di elezioni e aiutare a fare riforme economiche. Occorre essere molto vigili che il cessate il fuoco venga rispettato con l’evacuazione di coloro che hanno alimentato questa guerra, i mercenari e gli eserciti di altri Paesi, tr a questi la Turchia». Sul suo viaggio di oggi, la Farnesina conferma che Di Maio, il francese Jean Yves Le Drian e il tedesco Heiko Maas «ribadiranno che la Ue è pronta a collaborare con le istituzioni libiche sugli obiettivi comuni». Il ministro degli Esteri aveva discusso il ritorno dell’Italia e dell’Europa in Libia a Bruxelles con il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Gli obiettivi comuni «sono la rinascita economica, la ripartenza delle attività e la tutela delle condizioni sociali dei libici».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: …
Titolo: Di Maio torna in Libia, visita di Draghi ad aprile
Tema: Missione Ue in Libia
L’Italia mira a presentarsi come interlocutore prioritario del nuovo governo di Abdul Hamid Dbeibeh. In quest’ottica si colloca anche la visita del presidente del Consiglio Mario Draghi il mese prossimo, che lui stesso Ieri ha confermato: «Andrò in Libia la prima settimana di aprile – ha detto Il premier -. Quella sarà un’occasione importante per vedere i nostri indirizzi rafforzati dal dialogo e dal sostegno. Occorre essere molto vigili che l’accordo sul cessate il fuoco venga rispettato con l’evacuazione di coloro che hanno alimentato questa guerra, i mercenari e gli eserciti di altri Paesi, tra cui la Turchia». Il supporto italiano al governo di unità nazionale è finalizzato allo svolgimento delle elezioni, in programma il prossimo 24 dicembre: una data e un obiettivo che godono di «forte e ampio sostegno», come ha sottolineato ieri anche l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Ian Kubis, informando il Consiglio di sicur ezza Onu sulla situazione nel Paese. Affinché le elezioni presidenziali e parlamentari abbiano luogo, ha spiegato Kubis, «è fondamentale avere strutture legali e costituzionali confermate e chiare». L’inviato delle Nazioni Unite ha affermato che tutti i libici e le autorità stanno chiedendo che i mercenari e le forze straniere lascino il Paese il prima possibile.
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Testata: Stampa
Autore: Grignetti Francesco
Titolo: Draghi va in Libia “Via i mercenari e l’esercito turco”
Tema: Missione Ue in Libia
La Turchia ha raffreddato la tensione con Grecia e Cipro. Secondo il premier, va «apprezzata» per l’assistenza ai profughi siriani. Infine, è cruciale per la tenuta della tregua. E perciò «nel Mediterraneo orientale la Ue dovrà rinegoziare l’accordo sui migranti». L’Italia a sua volta, «simmetricamente», chiede alla Ue analogo sostegno politico ed economico per il Mediterraneo occidentale. Anche in politica estera, insomma, la parola d’ordine di Draghi è: pragmatismo. «È abbastanza chiaro – ha rimarcato – che l’Italia difende in Libia, nel Mediterraneo orientale, ma un po’ dovunque, i propri interessi nazionali e la cooperazione internazionale nel campo della sicurezza con i suoi partner strategici. Se vi fossero interessi contrapposti, l’Italia non dovrebbe avere alcun dubbio: deve difendere i propri interessi nazionali». Per essere definitivamente chiaro, rispondendo a Pier Ferdinando Casini che cita va le ambiguità francesi, Draghi ha scandito: «L’Italia non deve nemmeno avere timori reverenziali verso nessun partner, qualunque esso sia. D’altronde, mi pare, nel corso della mia vita, di aver sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell’Europa e della Nazione».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Valentino Paolo
Titolo: «Colpa mia, scusatemi». Merkel: sul lockdown errore mio
Tema: Merkel e le chiusure di Pasqua
II governo tedesco ha revocato il lockdown duro deciso appena 24 ore prima per i giorni della Pasqua. In una drammatica dichiarazione al Paese, Angela Merkel si è assunta la piena responsabilità per quel lo che ha definito «un errore solo e soltanto mio». È un atto di coraggio e di onestà politica, ma anche l’ammissione di un fallimento che segnala la debolezza strutturale della cancelliera, giunta a fine mandato e sempre più «anatra zoppa». Merkel si è detta «profondamente dispiaciuta» per la confusione e le incertezze causate dall’annuncio e ha chiesto «perdono alle cittadine e ai cittadini tedeschi». All’origine del clamoroso ripensamento, ha spiegato, ci sono state le troppe questioni irrisolte sulla praticabilità della misura, che prevedeva un blocco totale della vita in Germania tra il 1° e il 5 aprile, quando perfino i negozi alimentari avrebbero dovuto chiudere, tranne alla vi gilia della Pasqua. Pensato «con le migliori intenzioni», nel tentativo di fermare quella che Merkel aveva definito come una «nuova pandemia», il lockdown era stato deciso troppo in fretta e senza un’adeguata preparazione delle misure di accompagnamento necessarie. «Volevamo assolutamente frenare la terza ondata della pandemia, ma l’idea della pausa di Pasqua era sbagliata. C’erano buoni motivi, ma non era praticabile in così breve tempo, semmai lo sia in assoluto visto che i costi superano i benefici». Dopo la sua dichiarazione Merkel si è recata al Bundestag per rispondere alle domande dei parlamentari.
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Testata: Repubblica
Autore: Mastrobuoni Tonia
Titolo: Le scuse di Merkel in tv “Il lockdown a Pasqua è stato un mio errore”
Tema: Merkel e le chiusure di Pasqua
«Chiedo scusa ai cittadini, ma il “riposo di Pasqua” è stato un errore. C’erano buoni motivi per deciderlo, ma in breve tempo non era realizzabile. Troppe le questioni aperte». Il governo revoca così i cinque giorni di chiusura che erano stati decisi appena due giorni fa, nell’ennesima, concitata videoconferenza con i primi ministri dei land. Cinque giorni in cui la Germania avrebbe chiuso nuovamente tutto, compresi i supermercati, limitato al massimo i contatti e proclamato due giorni di “riposo” oltre alle feste già previste. «Per dirlo con parole chiare – ha chiosato Merkel – è un errore mio, unicamente mio. Alla fine, in virtù del ruolo che ricopro, sono io ad avere la responsabilità ultima per tutto». In più, il governo sta meditando su come bloccare o limitare i viaggi all’estero. Lo ha dichiarato ieri una portavoce della cancelliera. Ma la stessa Merkel, secondo indiscrezioni, avrebbe argomentat o a porte chiuse contro la sospensione delle restrizioni per i turisti che vorrebbero andare nella popolarissima Mallorca. Difficile imporre ai tedeschi un raggio-limite di 15 chilometri entro il quale muoversi in alcune città senza impedirgli anche di volare all’estero, avrebbe argomentato. Ufficialmente, il motivo addotto per la clamorosa retromarcia sulla stretta di Pasqua è legale. Come interpretare i due giorni di “riposo” in più? Per considerarli giorni di festa ci sarebbe voluta una legge ad hoc o un richiamo alla “legge sull’igiene” decisa durante la pandemia, che il governo avrebbe dovuto motivare con l’incidenza o altri indicatori della gravità della pandemia. In realtà, racconta una fonte autorevole della Cdu, l’errore formale è nato da un giudizio politico sbagliato. A preparare la stretta sarebbe stato il capo della cancelleria, Helge Braun, insieme ad alcuni virologi.
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Testata: Stampa
Autore: Amendola Vincenzo – Beaune Clément
Titolo: Roma-Parigi, insieme per un’Europa più forte
Tema: Asse Ue Italia-Francia
Scrivono il Sottosegretario per gli Affari Europei Amendola e il Segretario di Stato francese con delega per gli Affari Europei Beaume: La cooperazione italo-francese ha spesso aiutato l’Europa a progredire. Continuiamo a mantenerla viva. Il vertice bilaterale di Napoli, nel febbraio 2020, ha segnato una tappa importante nel riavvicinare i nostri due Paesi. La nostra cooperazione è già ricca in settori più vari di quanto si possa pensare: educazione, sicurezza, cooperazione giudiziaria, salute, cooperazione scientifica e universitaria. Oggi, per conoscerci meglio, dobbiamo promuovere maggiormente gli scambi di studenti, ricercatori e giovani professionisti tra i nostri due Paesi. Vogliamo andare oltre e fare di più insieme per l’Europa e per gli europei. Abbiamo l’opportunità di farlo con l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Italia e la Francia prevedono di investire insieme in settori innovativi portatori di crescita: l’ambie nte, con lo sviluppo delle batterie elettriche o dell’idrogeno verde; l’innovazione tecnologica, con la microelettronica; lo spazio o il progetto di cloud europeo. Lavorando insieme su progetti concreti, saremo in grado di moltiplicare l’efficacia e la portata del nostro rilancio. Con questo obiettivo in mente stiamo lavorando congiuntamente su un trattato italo-francese che ci consenta di strutturare in maniera più continuativa il dialogo e la cooperazione necessari per affrontare insieme le sfide comuni. Questo rafforzamento delle relazioni italo-francesi deve anche essere accompagnato da un dialogo più approfondito tra i nostri due Paesi sulle grandi sfide europee. Abbiamo molti punti di convergenza sia sulle questioni sociali, economiche e di bilancio, sia sulle transizioni ecologiche e digitali.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Serafini Marta
Titolo: Un mega-cargo paralizza Suez Navi ferme, il greggio vola in Borsa
Tema: Incidente nel Canale di Suez
Una delle navi più grandi del mondo, più lunga di quanto è alta la Torre Eiffel, che blocca uno dei canali più importanti del pianeta. Tutto ha inizio alle 7:40 di martedì quando la Ever Given – portacontainer lunga 400 metri e pesante 224 mila tonnellate – poco dopo l’ingresso nel Canale di Suez si inclina al chilometro 151. Sul «mostro» si è abbattuta una forte tempesta di sabbia che ha oscurato la visibilità con raffiche di vento fino a 31 miglia all’ora. La Ever Given oscilla, a bordo è il panico, poi si incaglia di traverso con la prua che si incastra nella riva di Ma’diyah: uno dei punti più stretti del Canale. Passano le ore e diventa chiaro che il «mostro» non si può muovere. Si mettono all’opera otto rimorchiatori, viene inviata una squadra sul campo per scavare sulla riva. «Ce la faremo tra oggi e domani», promettono le autorità egiziane. Ma la Ever Giv en, partita dalla Cina e diretta a Rotterdam, e di proprietà della società taiwanese Evergreen con bandiera di Panama, ieri sera era ancora lì, mentre le immagini scattate da ogni angolazione, satellite o telefonino che fosse, facevano il giro del planeta. Intanto nell’imbocco del Canale è il caos. Sette petrofiere che trasportano 6,3 milioni di barili di greggio restano bloccate. Stessa sorte per altre tre con 2,5 milioni di barili da consegnare entro la fine della settimana. «E come un enorme tappo», scherza qualcuno su Twitter. Altre 15 navi restano «completamente ferme» nell’ingresso meridionale del Canale mentre solo 13 delle 35 che dovevano navigare verso l’Asia ricevono il permesso di avanzare parzialmente. Intanto 11 prezzo del petrolio schizza, e chiude in Borsa con + 5 per cento.
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Testata: Repubblica
Autore: S.N.
Titolo: Tra ultradestra e arabi le acrobazie di Netanyahu per formare un governo
Tema: Israele
Con il 97% delle schede scrutinate, lo stallo della politica israeliana si delinea con maggiore chiarezza: un nuovo governo Netanyahu con il sostegno di Naftali Bennett non arriva a ottenere i 61 seggi necessari per comporre una maggioranza. Si fermano a 59, includendo anche la destra religiosa-nazionalista di Betzalel Smotrich (6 seggi), che porta per la prima volta nella Knesset anche Itamar Ben Gvir, “l’avvocato dei coloni”, considerato estremista anche da molti settori del Likud. Con 30 seggi e un distacco di ben 13 dal secondo partito (Yesh Atid di Yair Lapid, 17 seggi), Netanyahu è il vincitore di queste elezioni, ma, come nelle tre precedenti tornate elettorali degli ultimi due anni, se non riesce a mettere in piedi una coalizione, nel regno del proporzionale anche 30 seggi non sono la salvezza. E mettere su una coalizione dopo che negli anni si è fatto terra bruciata degli alleati, sembra un’impresa più ardua che mai. Mentre le quarte elezioni cadevano co n un tempismo perfetto, con la campagna elettorale che coincideva con quella vaccinale, un eventuale ritorno alle urne in estate non è propizio: nel pieno della fase dibattimentale del processo al primo ministro che riprende il 5 aprile, e con l’effetto vaccini attenuato. Se poi, nonostante il successo riconosciuto in tutto il mondo della campagna inoculazioni, ha ottenuto 30 seggi – perdendone 6 a favore degli avversari di destra – non c’è nessuna garanzia di incassare una vittoria più netta. Quindi è critico trovare i 61.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: G.G.V.
Titolo: Crisi e perdite, il Papa taglia gli stipendi agli alti prelati
Tema: Vaticano
Papa Francesco ha deciso di tagliare gli stipendia cardinali e superiori per «salvaguardare i posti di lavoro» in Vaticano, considerato «il disavanzo che da diversi anni caratterizza la gestione economica» e «l’aggravamento» perla pandemia «che ha inciso su tutte le fonti di ricavo della Santa Sede e della Città del Vaticano». Così ha firmato una Lettera apostolica in forma di Motu Proprio: «Un futuro sostenibile economicamente richiede di adottare anche misure riguardanti le retribuzioni». Si è scelto di procedere «secondo proporzionalità e pmgressività»: da aprile gli stipendi dei cardinali saranno ridotti del 10 per cento, quelli dei capi e dei segretari dei dicasteri dell’8 e quelli di chierici e religiosi del 3. Le retribuzioni dipendono da ruolo e anzianità ma ad esempio le più alte, quelle di porporati e arcivescovi, variano dai 3 ai 5 mila euro. Tutti i dipendenti avranno bloccato lo scatto di anzianità fino al 2023, eccetto i laici dal primo al terzo livello. «Abbiamo salvaguardato i laici, e le loro famiglie. Teniamo presente che tutti i dipendenti, quasi cinquemila, in questi mesi hanno ricevuto tutto lo stipendio nonostante la chiusura dei Musei o l’abbassamento dei canoni di affitto», dice il vescovo Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa: «È un segnale anche all’esterno, il senso è: cominciamo da noi, che abbiamo ruoli di vertice».
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IL SOLE 24 ORE
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IL FATTO QUOTIDIANO
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