Non è vero che i cinesi sono fatti solo per conquistare. Qualche settimana fa il 74enne Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo di Pirelli, da 30 anni alla guida del gruppo, ha dimostrato che con gli imprenditori del Dragone si può essere soci reciprocamente soddisfatti e anche fare il bis. ChemChina, China National Tire e Rubber Corporation, la cassaforte italiana Camfin e la Marco Tronchetti Provera e C hanno infatti rinnovato il patto parasociale, firmato la prima volta nel 2015, relativo alla governance di Pirelli, con effetto a partire dal prossimo anno e per un ulteriore triennio, dunque fino alla primavera del 2026. Sino a quella data Tronchetti Provera è confermato vicepresidente esecutivo del gruppo degli pneumatici e viene indicato Giorgio Luca Bruno come amministratore delegato. Quella con ChemChina-Cntrc, controllata dalla Sinochem Holdings presieduta da Ning Gaoning (numero uno anche del gruppo della Bicocca), è la terza partnership cinese, considerando che il fondo statale cinese Silk Road Fund ha un altro 9% del capitale di Pirelli, con un 3,68% nelle mani di Niu Teng, figlio del fondatore del gruppo degli pneumatici Ilixih Rubber Industries, attraverso la lussemburghese Longmarch Holding. “Lo spirito di ogni imprenditore’; dice Tronchetti Provera a Forbes, “è quello di lavorare per lasciare qualcosa che gli sopravvivrà, per garantire un futuro all’azienda e a tutte le persone che ogni giorno contribuiscono a costruirla e a rafforzarla.
Se penso alla Pirelli del futuro immagino un’impresa che continuerà a innovare, non limitandosi a stare al passo con i tempi, ma anticipando fi futuro e i cambiamenti economici, culturali e sociali. Porterà avanti quella tradizione di innovare, con grande attenzione e sensibilità anche agli aspetti culturali, che la caratterizza in tutto il mondo. Sarà un’azienda che avrà la testa da startup e che continuerà a mettersi in gioco, sognando il futuro per competere ai massimi livelli in campo internazionale. E, soprattutto, sarà sempre più ricca di giovani talenti che sapranno portare avanti l’intuizione visionaria di Giovanni Battista Pirelli.
Facciamo tutto questo da un secolo e mezzo e continueremo a farlo” Nato a Milano nel 1948, Tronchetti Provera è il terzo figlio di Giovanna Musati e Silvio, che operò nel settore metallurgico, energetico e nella commercializzazione di prodotti petroliferi, prima in qualità di dirigente e direttore del gruppo Falck e, più avanti, come amministratore e infine presidente della Consumatori Combustibili e Ghise, antesignana della Camfin. Laureato in economia e commercio alla Bocconi nel 1971, dopo un breve soggiorno a Londra, dove lavorò presso la compagnia di trasporti e logistica PeO, Tronchetti Provera rientrò in Italia e fondò la SogeMar, operante nel campo della logistica. La vendette nel 1986 e, con la liquidità ottenuta dalla sua dismissione, rilevò quote di Camfin, aderente al patto di sindacato della Pirelli e quotata in quello stesso anno alla Borsa di Milano. Tronchetti Provera fu nominato amministratore delegato e nel 1995 assunse la carica di presidente, ruolo ricoperto dal padre dal 1965 al 1987.
Nello stesso anno entrò nel gruppo Pirelli come socio accomandatario della Pirelli e C. Sapa, cassaforte della famiglia della seconda moglie Cecilia (figlia di Leopoldo Pirelli, da cui ha avuto i figli Giovanna, Ilaria e Giada), per poi approdare alla Société Internationale Pirelli di Basilea, per la quale seguì alcune operazioni di semplificazione societaria. Nel 1992, dopo le dimissioni dell’allora suocero Leopoldo da tutti gli incarichi esecutivi a seguito del fallito tentativo di scalata a Continental, Tronchetti Provera assunse la guida operativa del gruppo, di cui fu nominato vicepresidente esecutivo e amministratore delegato, realizzando un turnaround finanziario attraverso la cessione di alcune attività minori e la focalizzazione sullo sviluppo tecnologico del settore pneumatici e cavi. Nel frattempo prese avvio l’attività nel settore immobiliare con la società Milano Centrale e il successivo sviluppo del progetto Grande Bicocca, sull’area occupata prima dagli stabilimenti aziendali del gruppo Pirelli.
Nel 2000 Tronchetti Provera, con gli amministratori di Pirelli, concluse la vendita di Oti, società del gruppo che produceva componenti ottici modulari, alla compagnia statunitense Corning. Incassò circa quattro miliardi di euro, che sarebbero serviti per l’acquisizione della partecipazione di controllo in Tèlecom Italia, la cui presidenza lasciò sei anni dopo a seguito di una polemica col governo di allora, guidato da Romano Prodi, sulle nuove strategie del gruppo, che puntava a creare maggiori sinergie tra rete e contenuti. Interista, appassionato di vela (due anni fa ha varato lo yacht Kauris IV che porta il nome finlandese del capricorno, suo segno zodiacale), Tronchetti Provera, in questi 30 anni alla guida del gruppo, è stato affiancato da diversi azionisti, o attraverso la Camfin, di cui detiene la maggioranza dei diritti di voto (55%) o in forma diretta, con la definizione di patti parasociali che definiscono la governance della società. Nell’ambito dell’accordo con i partner cinesi, l’imprenditore milanese ha ridisegnato la Pirelli trasformandola nell’unica pure consumer tyre company a livello globale, focalizzata su pneumatici di alta gamma per auto, moto e bici.
Un processo complesso, portato a termine nei circa, due anni in cui la società è stata ritirata dal listino e che ha visto separare le attività nel settore industrial da quelle più profittevoli delle gomme consumer. Dopo il delisting del 2015, Pirelli è così tornata in Borsa con un perimetro totalmente nuovo i1 4 ottobre di cinque anni fa. Nell’ambito della riorganizzazione, sotto la guida di Tronchetti Provera l’indebitamento è stato ridotto dai circa 4,9 miliardi di euro di fine 2016 a circa 3,2 miliardi a fine dello scorso anno, livello previsto in ulteriore riduzione, a circa, tre miliardi alla fine 2022. Gli azionisti Pirelli, dal ritorno in Borsa, hanno incassato dividendi per circa 420 milioni tra il 2018 e il 2021, tenuto conto della sospensione del dividendo 2019 a causa del Covid. Oggi Pirelli ricopre sempre di più un ruolo di leadership nell’alto di gamma: il segmento high value su cui si è focalizzata – più resiliente oltre che più profittevole – è cresciuto dal 57% dei ricavi del 2016 al 71% dello scorso anno. Oggi un’automobile su due del segmento prestige a livello mondiale è gommata Pirelli e l’azienda sta conquistando un posto di assoluta rilevanza anche nel segmento dell’auto elettrica, dove le omologazioni lo scorso sono raddoppiate a circa 250.
Articolo pubblicato il 1 Luglio da Forbes Italia