(articolo a cura di Carlo Pontecorvo, presidente del Gruppo Mezzogiorno dei Cavalieri del Lavoro e di Ferrarelle Società Benefit, pubblicato sul blog Federazione sulla testata HuffPost)
La questione meridionale, un colossale e irrisolto problema che coinvolge politica, economia e società italiana, è sempre più attuale e urgente. Il divario che separa il Nord dal Sud del Paese è ingente e alla disparità economica si aggiunge anche quella nei servizi.
Gli studi e le ricerche sono numerosi e confermano che le crisi di questi anni hanno segnato ancora di più le disparità, ma forniscono anche dati in controtendenza segnalando esempi di iniziative imprenditoriali di successo nel Mezzogiorno. Lasciando agli studiosi gli approfondimenti macro-economici e statistici, mi voglio limitare ad alcune riflessioni che provengono soprattutto dalle mie esperienze imprenditoriali che si sviluppano al Nord quanto al Sud d’Italia.
Innanzitutto non parlerei di differenze che, a mio parere, non devono mai diventare motivo di contrapposizione, ma di elementi distintivi. Se è vero che il Nord è più incline alla disciplina e all’efficienza, e il Sud più indisciplinato e meno capace di fare rete, non dobbiamo ignorare che entrambi sono dotati di un inestimabile patrimonio che costituisce un fertile terreno da semina e che, sinergicamente, contribuiscono allo sviluppo del Paese. Perché quindi questo divario?
È indubitabile che importanti risorse messe a disposizione del territorio siano state sprecate o disperse in progetti inesistenti anche per responsabilità di una parte della classe dirigente, pubblica quanto privata, sempre meno adeguata. Alla presenza di imprese serie, grandi e internazionali, servirebbe aggiungere uno spirito imprenditoriale che non si muova in maniera autonoma, ma che sappia collaborare e creare sviluppo per il territorio. Se la burocrazia è un ostacolo un po’ a ogni latitudine, al Sud costituisce una vera e propria bestia nera che trascina ogni iniziativa nelle sabbie mobili da cui ne esce con fatica e sempre con un incremento dei costi che indeboliscono la competitività.
Ormai è un luogo comune parlare di rassegnazione e indolenza del Sud, mentre noto emergere una diffusa coscienza nuova che spinge affinché si possa dare luogo a quell’insieme di meccanismi virtuosi che concorrano alla crescita e allo sviluppo non solo economico del Sud. Un vero e proprio desiderio di riscatto, di confronto, per mostrare un Mezzogiorno consapevole delle proprie capacità, delle opportunità di crescita e di sviluppo offerte dal territorio.
Il Pnrr può essere l’occasione storica da non lasciarsi scappare. Le crisi che si sono susseguite non hanno avuto come conseguenza il temuto depauperamento produttivo del Sud e, nonostante la flessione di reddito e produttività, non sono mancati segni di cambiamento. Il Pnrr può dare nuovo slancio e superare alcuni elementi di debolezza strutturale del tessuto imprenditoriale. Non solo l’Italia ma l’Europa intera guarda al nostro Mezzogiorno che deve poter crescere di più e a una velocità maggiore di quanto proceda il Nord per poter colmare il divario che li separa. Sul presupposto di una macchina pubblica più efficiente e di qualità, lo storico divario Nord-Sud può ridursi significativamente se non colmarsi definitivamente. Gli ambiti di azione possono essere diversi e fare leva sulla vocazione del Sud come hub strategico per la produzione e la trasmissione di energie rinnovabili, sulla digitalizzazione e internazionalizzazione delle imprese, sul Mezzogiorno come una ideale piattaforma logistica nel Mediterraneo.
Ognuno però deve essere consapevole del proprio ruolo attivo in questo processo di sviluppo sociale e culturale, portatore di quei valori e principi tipici della responsabilità sociale di impresa che danno quel valore aggiunto in grado di fare la differenza.