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L’Altra lotteria

26.01.2023

Destinatari del messaggio, infatti, sono i privati detentori di grandi patrimoni finanziari e le maxi imprese italiane, quelle che hanno “sfondato” nel Paese e nel mondo a colpi di creatività e talento. Saranno loro i protagonisti della prima lotteria nazionale virtuosa della storia, una gigantesca giostra di soldi e vincite che avrà però quale unico riferimento la generosità. Perché, come recita lo stesso spot promozionale, “in un mondo dove puoi essere qualsiasi cosa, sii sempre generoso”. Si chiama Lotteria Filantropica Italia e partirà dal primo febbraio, giorno in cui saranno messi in vendita i biglietti riservati ai grandi benefattori e ai loro stakeholders (soci, fornitori, dipendenti, clienti). Ogni biglietto corrisponde a una donazione (che ovviamente dà diritto alle detrazioni/deduzioni previste dal decreto legislativo 117 del 2017) del valore di 500 euro.

Cosa si vincerà? Al momento dell’estrazione, dopo sei mesi dall’avvio della vendita dei biglietti, l’utilizzazione del montepremi (che nel frattempo avrà sicuramente raggiunto svariati milioni di euro) sarà decisa dal possessore del tagliando fortunato, il quale avrà diritto di scegliere e di far realizzare un progetto sociale e di benessere per il Paese tra quelli proposti dalla Fondazione Lotteria Filantropica Italia. Un’assoluta inversione di tendenza. Non più il gioco come causa di un maggior impoverimento culturale, sociale ed economico, bensì come volano in grado di intercettare risorse private per poi convogliarle nello sviluppo sociale e in un progetto di riduzione della forbice tra chi ha tanto e chi ha pochissimo. Ideatore del progetto e della nuova filosofia di cui vestire una lotteria non poteva che essere uno degli imprenditori “sociali” più noti d’Italia: l’ormai toscano d’adozione Vmcenzo (dagli amici si fa chiamare Enzo) Manes, fondatore e presidente di Intek Group, che controlla partecipazioni in Kme Ag (settore industriale), i2Capital Partners Sgr Spa (private equity, hedge funds e real estate), Ergycapital Spa (energie rinnovabili) e Culti (società che opera nel settore della produzione e distribuzione di fragranze d’ambiente d’alta gamma). Nel corso degli ultimi 20 anni Manes ha affiancato al settore profit un impegno sempre più crescente nello sviluppo del Terzo settore. A proposito di inversioni di tendenza il 63enne di origine molisana è un autentico maestro.

Subito dopo aver acquisito la Kme dalla famiglia di Luigi Orlando volle prendere le distanze dalla produzione di munizioni da guerra (lo stabilimento di Campo Tizzoro, in provincia di Pistoia, ne era un referente mondiale) e fece concentrare l’azienda esclusivamente sulla lavorazione di rame e ottone. Quando poi si accorse che nella proprietà ex Orlando figurava anche una tenuta di caccia riservata solo a doppiette vip del fine settimana, ecco che in poco tempo quella sconfinata area situata sulla montagna pistoiese, nel comune di San Marcello Piteglio, venne diversificata a tal punto da farla diventare un’oasi del Wwf, con studi e approfondimenti sulla presenza del lupo. Ma non solo. Sempre nel suggestivo scenario di quel comprensorio naturalistico incontaminato pari ad oltre 900 ettari è nata e si è sviluppata l’amicizia tra lo stesso Manes e Paul Newman, uniti dalla medesima connotazione filantropica. Di Limestre e della montagna di San Vito s’innamorò perdutamente il grande attore e regista statunitense, tanto che in poche settimane—erano i primi anni Duemila — decise di finanziare con un bel gruzzoletto di dollari, attraverso la propria associazione “Hole in The Wall Camps”, il progetto del patron di Intek, un mega villaggio-vacanze per bambini gravemente ammalati. Oggi, dopo l’apertura risalente al 2007, il Dynamo Camp è una struttura all’avanguardia a livello europeo che offre programmi di terapia ricreativa con assistenza specifica a bambini affetti da patologie gravi o croniche, genitori e fratelli e sorelle sani. Insomma, come toccare con mano la filantropia. Con cui Vincenzo Manes ora vuol contagiare tante grandi imprese con la “nuova” versione della Lotteria Italia.

Perché il nostro Paese ha un’assoluta necessità di attirare risorse private da destinare allo sviluppo sociale, intercettando almeno una parte della enorme ricchezza finanziaria degli italiani (un patrimonio che nel 2017, ultimo anno disponibile negli studi in questo particolare ambito, ammontava a 9.743 miliardi di euro). Manes lo va ripetendo da tempo: l’Italia non è il Paese generoso che ci piace credere. Gli italiani donano, ogni anno, poco più di dieci miliardi di euro. Un fanalino di coda rispetto a realtà come, ad esempio, gli Stati Uniti, che contano una popolazione di cinque volte superiore a quella italiana e che donano, però, almeno 50 volte di più.

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Articolo pubblicato il 26 gennaio da Il Tirreno

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