Articolo pubblicato il 29 settembre 2023 da “Repubblica”
Può sembrare un paradosso a occhi poco attenti, ma nella nuova era dell’intelligenza artificiale la tecnologia dovrà per forza includere la capacità di ascoltare le emozioni, che muovono i consumi e le decisioni di esseri umani e aziende. Anche per questo l’Italia, con la cultura e la creatività, ha delle importanti carte da giocare nella fase storica che si apre. L’iniezione di fiducia porta la firma di uno dei leader della scena tecnologica globale: Brian Chesky, co-fondatore di Airbnb, ha condiviso il pensiero in un dialogo con il ceo di Exor e presidente del Gruppo Gedi (editore anche di questo giornale), John Elkann, nel momento chiave di Italian Tech Week, la più grande conferenza dell’industria tech in Italia che ha portato a Torino oltre 13mila partecipanti. Chesky, 42 anni, americano, ha ricordato gli inizi della sua esperienza con Airbnb per spiegare quanto la creatività italiana possa essere utile alla Silicon Valley. «Io ho studiato per diventare un designer industriale – ha detto -, non avrei mai pensato di lavorare nel mondo tech. Da designer pert, mi resi conto che la tecnologia da sola non bastava: l’approccio è diverso, il designer parte dal bisogno dell’utente, quale è il problema che dobbiamo risolvere?». Il percorso di Chesky è davvero un caso interessante, e in parte un’anomalia. Come ha sottolineato Elkann, che ha una formazione da ingegnere, il ceo di Airbnb è tra i pochi a guidare un gruppo tech senza essere un tecnologo.
Come fare a mettere a sistema l’anima tecnologica e quella del design, il calcolo e l’emozione? La risposta arriva anche dalla cronaca battente: l’avanzata delle intelligenze artificiali come ChatGpt (e i tanti modelli che si stanno sviluppando) pub favorire proprio l’unione tra tecnologia e pensiero, tra hard skills e studi umanistici, abbassando le barriere d’accesso. Oggi nell’industria tech la crescita dei modelli di linguaggio e le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa fanno sì che i programmatori possano delegare ai software la scrittura di codice e concentrarsi invece sui dettagli. La capacità di fare domande e l’inventiva pura possono conoscere nuove fortune. Dove si crea allora il valore? «Avere un pensiero divergente è fondamentale. Qui in Italia – ha detto Chesky – c’è una grande tradizione culturale. Proprio per questo gli italiani possono rappresentare un ingrediente fondamentale che faccia bene anche a tutto il mondo tech».
«Man mano che l’intelligenza artificiale diventa parte della nostra vita – ha proseguito Elkann – il lato umano avrà sempre più valore. La tecnologia dovrà per forza sapere ascoltare le emozioni che muovono i consumi e le decisioni di esseri umani e aziende». Anzi, ha aggiunto Elkann, «le emozioni sono importanti, anche se non ne parliamo abbastanza. Credo che le giovani generazioni debbano pensare, con queste nuove tecnologie, a cosa non è mai stato fatto». La visione del ceo di Exor è condivisa da Chesky: ovviamente ogni impresa prende decisioni sulla base di numeri e fenomeni misurabili. Ma se finora alcuni aspetti della vita erano difficili da misurare con i sensori, proprio con l’intelligenza artificiale – ha detto il fondatore di Airbnb – «abbiamo bisogno di più intuizione e emozione». Davanti una platea fatta da migliaia di imprenditori, fondatori di startup e investitori riuniti dall’Italian Tech Week, il filo del ragionamento si sposta ovviamente anche sulle sfide che ogni grande gruppo deve affrontare. «I dati ti possono portare fino a un certo punto – ha raccontato Chesky -, ma la cura, la capacità di gestire le emozioni delle persone, ti manda davvero avanti».
Il riferimento è a uno dei passaggi più complicati della storia recente di Airbnb, quando nel 2020 la pandemia fece crollare il giro d’affari dell’80% in poche settimane, proprio a pochi passi dall’annunciata quotazione a Wall Street. «Tanti in quei giorni si chiedevano se Airbnb sarebbe sopravvissuta», ha ammesso l’imprenditore, ricordando la scelta sofferta che portò a tagliare quasi duemila posti di lavoro. «Siamo stati aperti nell’affrontare il problema, ho scritto una lettera a tutti i dipendenti. Chi è rimasto ha lavorato più di prima, e abbiamo aiutato chi doveva lasciarci a trovare un altro lavoro». In quel caso l’identità del brand fu in qualche modo rafforzata proprio da un momento di profonda crisi. Ma come gestire l’identità di un gruppo in un momento di cambiamento? La risposta di Elkann parte dalla Ferrari, dove l’identità è quella legata al fondatore: «Dobbiamo fare in modo che resti viva e allo stesso tempo attuale».
Nel caso di Stellantis, il compito è stato invece quello di «creare una identità nuova e rispettosa della storia: oggi Stellantis – ha detto Elkann – è un’azienda giovane che ha radici in secoli di vita». Con la società Lingotto, nata da poco, è stato importante individuare fin da subito «un set di valori» per immaginare il percorso futuro. La fiducia sull’Italia, nonostante le difficoltà e un gap sugli investimenti in tecnologia che deve essere ancora pienamente colmato, è confermata nelle parole di Chesky, che ha rivendicato le proprie origini familiari, in provincia di Catanzaro. Ma la visione di Elkann si appoggia anche sulle scelte di investimento adottate da Exor, per esempio con il programma Vento, che sta investendo su decine di startup, la gran parte in Italia. «Vento – ha detto Elkann – ci ha aiutato a diventare una azienda per il ventunesimo secolo, ha aiutato a ringiovanirci. Abbiamo tanti ventenni nel gruppo che pensano a ricreare la base dell’azienda». «Siamo all’alba di una nuova era – ha concluso Chesky -, grazie all’intelligenza artificiale potremo guardare al mondo fisico con occhi nuovi, e la cultura degli italiani può essere un ingrediente chiave».