Articolo pubblicato il 02 ottobre 2023 da “Repubblica Firenze”
Qual è la miglior struttura in cui poter essere curato? A chi devo rivolgermi? Che iter devo seguire? Domande tra cui non sempre è così semplice districarsi, soprattutto fuori dalle grandi città. Come a Fornaci di Barga, in provincia di Lucca, dove lavora la maggior parte dei circa 1.000 dipendenti italiani del gruppo metallurgico Kme. Che ha messo su un’iniziativa di welfare chiamata “Benevolent fund e concierge service”. Con l’obiettivo di agire su due fronti diversi: il supporto verso una diagnosi e un percorso di cura e il sostegno economico in caso di necessità. In sostanza il “concierge service”, come un vero e proprio assistente, ascolta i dipendenti e li aiuta nel trovare la struttura più adeguata, pubblica o privata, per la prenotazione di visite o cure specialistiche. Il “benevolent fund”, invece, è pensato per chi deve affrontare le spese connesse alle visite o alle cure, con un budget annuale di 20 mila euro per nucleo familiare (inclusi eventuali spostamenti, ad esempio). Il dipendente che vuole accedere al servizio, per sé o un membro del nucleo familiare, deve contattare le risorse umane della propria sede di lavoro così da dare il via all’iter.
Che include anche la valutazione della domanda da parte di una commissione interna. L’iniziativa è pensata per chi ha patologie (riconosciute o potenziali) gravi, croniche o rare, e da fine luglio, da quando è stata annunciata, «abbiamo già avuto dipendenti interessati che hanno avviato la procedura. In azienda ci conosciamo, quindi alcuni casi ce li aspettavamo, altri invece sono anche per noi una novità – spiega il direttore delle risorse umane Alessandro Innocenti -. L’azienda storicamente è attenta al welfare, ci siamo chiesti come potevamo essere d’aiuto ai dipendenti che non sanno magari come fare a trovare la migliore delle assistenze sanitarie e si trovano a dover avere a che fare con problematiche complesse, rare. E come dargli supporto nel caso in cui si debbano, per esempio, rivolgere al privato. Oppure come superare le dif- ficoltà burocratiche. In tutto questo la storia e l’esperienza di Dynamo ci vengono in aiuto». Kme e Dynamo sono inevitabilmente intrecciate (il fondatore e presidente del cda di Fondazione Dynamo, Vincenzo Manes, è anche il presidente del cda di Kme), e le conoscenze maturate da Fondazione Dynamo e Dynamo Camp (che dal 2007 offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa per bambini affetti da patologie gravi o croniche) sono di supporto.
Magari per indicare il percorso più corretto, la struttura più adatta per farsi seguire. Il programma, per il momento, è previsto che duri due anni e la partenza riguarda solo l’Italia, con l’obiettivo però di allargarsi agli altri Paesi in cui è presente il grupPo Kme: «Qui abbiamo un radicamento storico e c’è una specificità di sistema, misto tra pubblico e privato, che altrove magari non c’è. È già previsto, però, di portare questo servizio altrove, adeguandolo alle specificità normative, e sanitarie, del luogo» continua Innocenti. Con Dynamo, poi, l’azienda metallurgica (che all’inizio di settembre ha siglato un accordo coi sindacati per passare dalla cassa integrazione al contratto di solidarietà per un anno con esodo volontario per chi, con 2 anni, raggiunge l’età pensionabile) ha avviato anche un altro progetto. Un punto di distribuzione di prodotti alimentari che Oasi Dynamo (la riserva naturale nel comune di San Marcello Piteglio affiliata al Wwf) ha aperto proprio nello stabilimento Kme di Fornaci di Barga. Con un centro di vendita al dettaglio di prodotti dell’Oasi Dynamo e delle aziende del territorio coinvolte nel progetto, e con un piccolo ristorante, da 30-35 posti aperto, per colazione e pranzo, per i dipendenti e per gli esterni.