«Da ragazzino avevo un sogno: creare l’industria dei biscotti. Volevo costruire la fabbrica più buona del mondo, pasticcini su larga scala. Ce l’ho fatta. Pensi: ho iniziato a incartare biscotti a 5 anni. Non arrivavo neanche al tavolo. Mio papà, Angelo, mi faceva salire su una cassetta capovolta». I savoiardi escono in fila come soldatini. Giuseppe Vicenzi, 91 anni, giacca, maglioncino girocollo e cuffia igienica in testa, li osserva da pochi centimetri, dietro il vetro protettivo. È un generale severo ma orgoglioso delle truppe. «Vede, Ti è dove li scartiamo se hanno difetti di forma o sono sottopeso: se alle persone diciamo che sono 100 grammi devono essere 100». Il rullo esclude una confezione, spinta da un marchingegno in un recipiente. Vicenzi la apre e assaggia: «Buoni così non ce ne sono. Provi…».