Lo stabilimento di Miraflori a Torino produce auto dal 1939, oggi soprattutto veicoli elettrici, ma da ieri ha una nuova funzione: quella di portare a nuova vita i mezzi usati e riutilizzare la componentistica e i materiali a fine ciclo, a partire dalle batterie. L’inaugurazione del primo hub di economia circolare di Stellantis ha rimesso al centro le grandi sfide dell’industria automotive nella transizione verso l’era elettrica: il caso di Torino, dove pubblico e privato si sono messi a lavorare assieme, e il tavolo lanciato dal governo con sindacati e Anfia, sono due esempi positivi citati dal presidente del gruppo, John Elkann. «Di questa politica, che lascia da parte le visioni di parte e trova la strada da percorrere insieme, nell’interesse di tutti, c’è bisogno, ovunque», ha affermato. Il centro di economia circolare nasce con investimenti per 40 milioni di euro da parte di Stellantis (partecipata da Exor, azionista anche di Repubblica attraverso Gedi) e si estende per 73mila metri quadri nell’area dello storico stabilimento. A regime nel centro lavoreranno 550 persone, e altri tre hub saranno realizzati in altre aree del mondo.
L’hub vede la luce a quattordici mesi dalla firma di un accordo siglato da Stellantis, Comune di Torino e Regione Piemonte che si sono impegnate a intervenire sulle proprie aree di competenza, dall’urbanistica all’energia, a partire dalla produzione idroelettrica piemontese. L’esempio del lavoro fatto a Torino, con Regione (guidata dal centrodestra), Comune (a guida Pd), Università e Politecnico, è stato rimarcato da Elkann. «È stata chiamata concordia istituzionale. Per altri è pragmatismo — ha detto -. Ma forse la si pub definire anche, più semplicemente, buona politica». Lo stesso giudizio viene riferito al tavolo convocato dal ministro Adolfo Urso. Elkann lo chiama «il metodo della cooperazione», perché «gli investimenti di cui stiamo parlando sono frutto non solo delle scelte di Stellantis, ma di un insieme di soggetti: l’indotto, le università, i centri di ricerca. E le amministrazioni locali».