Massimo Renda è il self-made man che l’ha inventata. Carlo Pesenti il nome blasonato che, a un certo punto dell’avventura, l’ha affiancato per spingere la crescita là dove il fondatore, con i suoi soli mezzi, non sarebbe potuto arrivare. Marco Schiavon l’uomo che, due anni fa, Renda e Pesenti hanno chiamato per la terza fase dello sviluppo: l’intemazionalizzazione. È lui qui, in questa conversazione che ripercorre (anche) i momenti chiave di una case history mai raccontata davvero dai diretti protagonisti, a indicare gli obiettivi ora che Caffè Borbone è a un passo dal tetto dei 30o milioni di fatturato. Raggiunto di corsa: un quarto di secolo appena. Ma realinato, tutt’ora, quasi per intero in Italia. È anche questo a spiegare perché, a Caivano, quei 3oo milioni previsti per il bilancio 2023 — utili industriali netti, tanto per dare subito un’idea dei tassi di redditività: tra il 25 e i127%— li festeggeranno , è ovvio, ma come si festeggiano i traguardi intermedi. E okay, d’accordo: è quello che fanno tutti gli imprenditori. Nessuno guida aziende senza avere per obiettivo la crescita. Trovarne, però, di track record simili. Ricostruirne le tappe ha senso non solo perché questa è la storia di un successo imprenditoriale, raggiunto oltretutto in un territorio difficile come lo è quell’area del Napoletano. C’è di più.