Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro
Il mondo del lavoro è segnato da una lacerazione. Da un lato il buon lavoro, dall’altro quello che immiserisce. Lo ha messo in evidenza il Capo dello Stato in occasione del Centenario dell’istituzione della “Stella al Merito del Lavoro”, tenuto in Quirinale lo scorso 5 dicembre.
“Registriamo una frammentazione del lavoro, pur in un quadro in cui gli indicatori occupazionali mostrano segni complessivamente positivi. Da un lato l’occupazione stabile, il lavoro professionale qualificato, i settori di avanguardia, l’organizzazione aziendale attenta alla qualità. Dall’altro inoccupazione, bassi salari, precarietà, caporalato, ritardo nell’ingresso dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro, squilibri di salario a parità di lavoro”.
“Quando la Costituzione parla di Repubblica fondata sul lavoro – ha continuato – non propone il concetto del lavoro come merce, quanto quello di “persona che lavora”, come protagonista e, in quanto cittadino, soggetto di diritti e di doveri”.
Il presidente della Federazione dei Maestri del Lavoro, Elio Giovati, ha richiamato il secolo della Decorazione mettendolo a confronto con la storia del Paese. “Un secolo di storia – ha detto – che si specchia nel secolo di vita della nostra Nazione – dalla Monarchia alla Repubblica – nella sua evoluzione sociale, del costume, del linguaggio, affrontando le sfide e governando le opportunità delle diverse rivoluzioni industriali”. Il Ministro del Lavoro Marina Calderone ha sottolineato l’attualità dei valori rappresentati dall’onorificenza. “Oggi ricorrono i cento anni, un secolo, dall’istituzione delle Stelle al Merito del Lavoro che premiano le persone, i lavoratori, che possono vantare una lunga esperienza in una o più aziende, e che si siano particolarmente distinti per la perizia, la laboriosità e la buona condotta morale. Sono parole che possono apparire di altri tempi: perizia, laboriosità, buona condotta. E invece io penso veramente che siano quanto mai attuali”.