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“Così l’ingegneria si tinge di verde” di Fabrizio Di Amato | Civiltà del Lavoro 1/2024

23.05.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.1/2024 di Civiltà del Lavoro

 

L’ingegneria italiana è stata artefice dello sviluppo industriale mondiale e oggi, grazie alle grandi competenze maturate, riveste un ruolo centrale per l’industrializzazione della transizione energetica. La chiave di volta al­lora è stata la collaborazione pionieristica tra industria e accademia, fin dai tempi di Giulio Natta, premio Nobel per la Chimica nel 1963, esempio del­la sinergia tra Politecnico e Montecatini (oggi Tecnimont). Ancora oggi tale sinergia è l’ele­mento abilitante per MAIRE, per accelerare l’adozione di soluzioni per la transizione green, come dimostra il recente accordo firmato tra il Politecnico e noi sui catalizzatori innovativi. Quello che serve per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dagli accordi internazionali è un vero cambiamento cultu- rale nei confronti della transizione energe­tica, un processo da cui non si può tornare indietro. Da questo punto di vista percepi­sco un vero cambiamento nell’industria ri­spetto ad alcuni anni fa, come ho verificato alla ultima COP28 di Dubai. Gli impegni as­sunti dai governi in quella sede, per ridurre le emissioni e preservare il pianeta, pongo­no le basi per attualizzare l’Accordo di Pari­gi. Ovviamente è un processo progressivo, che richiede una trasformazione graduale dell’intera economia.

Una forte criticità che vedo è la drammatica mancanza di competenze che sono cruciali per quella che si configura come una vera e propria nuova rivoluzione industriale. C’è un bisogno urgente non solo di reskilling di Fabrizio Di Amato
persone formate per operare nell’industria tradizionale, ma anche di giovani che possano combinare competenze per la transizione ecologica e digitale. Occorre correre perché questi programmi hanno una prospettiva me­dio-lunga e solo preparandosi in anticipo potremo non farci trovare impreparati.
La grande sfida per il settore è quella di ottenere gli stessi prodotti utilizzando materie pri­me diverse e più sostenibili. Non c’è mai stata così tanta scelta di soluzioni tecnologiche diverse, in grado di aiutare le industrie a raggiungere gli obiettivi imposti dal cambiamen­to climatico, come ora. Sono convinto che solo una scelta di neutralità tecnologica e un’a­pertura a soluzioni diverse ma complementari a livello europeo potrà offrire alternative concrete per implementare questa trasformazione. Restando uniti negli obiettivi ma diffe­renziando le soluzioni a seconda delle particolarità dei modelli produttivi dei singoli paesi.

È passato un anno da quando MAIRE, in occasione del Capitai Markets Day 2023, ha presentato al mercato il proprio piano strategico decennale, di recente riaggiornato nella seconda edizione lo scorso s marzo. Possiamo dire con soddisfazione che NextChem, la società dedicata alla transizione energetica che guida la business unit Sustainab/e Technology Solutions, è ora una realtà consolidata. Stiamo proseguendo nel percorso di raf­forzamento del nostro patrimonio tecnologico come è evidente dalle ultime acquisizioni annunciate. Vogliamo essere protagonisti della transizione energetica e per far­lo gli investimenti in tecnologia sono la chiave di volta. Le risorse pubbliche ci sono, pensiamo solo al Pnrr dalla straordinaria opportunità che esso rappresenta. Un’op­portunità che va colta, noi in MAIRE stiamo facendo la nostra parte. Il mondo digitale sta vivendo un’altra rivo­luzione, quella dell’intelligenza artificiale, che dovrà esse­re di ausilio e non sostituire il lavoro delle persone. Solo una grande alleanza tra industria, tecnologia, universi­tà e politica potrà rendere possibile il cambiamento di cui ci sentiamo tutti responsabili come classe dirigente. Come imprenditore, resto convinto che la sostenibilità va­da interpretata come un’opportunità. Avverto lo stesso en­tusiasmo di quando, ormai 41 anni fa, a 19 anni ho avviato la mia prima azienda: siamo all’inizio di un nuovo ciclo in­dustriale e le persone saranno la leva del cambiamento.

Fabrizio Di Amato è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2016. È presidente di Maire Tecnimont, tra i principali contractor di impiantistica e ingegneria italiani. Oggi il gruppo è attivo nei principali mercati energetici mondiali, in 40 paesi con 50 società e oltre 7. 000 dipendenti per un totale di circa 20. 000 professionisti coinvolti nei progetti nel mondo.

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