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“I 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi. Una rivoluzione benefica per le radiocomunicazioni ” | Civiltà del Lavoro 1/2024

06.06.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.1/2024 di Civiltà del Lavoro

 

Sono profondamente grato alla Federa­zione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro per avermi dato l’onore di parlare degli ultimi progressi delle Radiocomunica-zioni e al Governatore di Roma per aver concesso l’ampio uditorio dell’Augusteo.
Ventitré anni or sono, e precisamente il 7 maggio 1903, ebbi l’alto onore di esporre l’opera svolta per stabilire il primo collegamento radiotelegrafico dell’Europa con l’America: oggi ho nuovamente la grande fortuna e, co­me Cittadino Romano, posso dire l’orgoglio, di espor­re come sia stato assicurato il collegamento di lonta­ni paesi senza limitazione di distanza con un sistema che, secondo i pratici risultati ottenuti, appare rivolu­zionario nel campo delle Radiocomunicazioni a grande distanza, ma un rivoluzionario benefico, coordinatore delle trasmissioni delle onde elettriche attorno al globo.
Ho scelto nel titolo del mio discorso, la parola a Ra­diocomunicazioni anziché Radiotelegrafia o Telegrafia senza fili, poiché al giorno d’oggi l’impiego delle onde elet­triche irradiate attraverso lo spazio non è affatto limitato a soli scopi telegrafici.
Le radiazioni elettriche, come le correnti Voltiane, furono, all’inizio delle loro pratiche applicazioni, utilizzate esclusi­vamente per la telegrafia a distanza, ma in seguito asco­perte più recenti e con l’allargarsi delle nostre cognizio­ni, le onde elettriche vennero sempre più impiegate non solo per la Radiotelegrafia propriamente detta ma anche per la Telefonia senza fili, per le trasmissioni telefoniche circolari, dette “Broadcasting”, per gli indicatori di dire­zione sul mare e nell’aria e, più recentemente, anche per la trasmissione delle immagini e dei fac-simili e per la vi­sione a distanza.
Spero che non sarò considerato visionario se esprimo la fiducia, che in un futuro non troppo lontano le onde elettriche potranno essere anche impiegate per le trasmis­sioni dell’energia elettrica a distanza attraverso lo spazio, non appena saremo riusciti a perfezionare dispositivi ca­paci di proiettarla in fasci paralleli in modo da renderne minimo ogni disperdimento ed ogni diffusione.

 

LE POTENZIALITÀ DELLE ONDE ELETTRICHE
Lo studio delle Radiotrasmissioni è affascinante sotto mol­tissimi aspetti, ma anche forse perché le onde elettriche rappresentano la sola forza che possa essere generata e controllata dalla umana volontà e che possa essere tra­smessa e ricevuta attraverso le più grandi distanze senza l’ausilio di alcun collegamento artificiale.
Nessuna luce artificiale per quanto mai intensa, nessun tuono di cannone, né più grande sirena o fischio di offici­na o di piroscafo e neppure lo scoppio del più vasto de­posito di esplosivi in Italia, potrebbero essere veduti o sentiti in America o in Australia, mentre invece onde elet­triche prodotte da una potenza assai piccola – non maggiore di quella di una comune lampadina elettrica – sono state in alcuni casi rilevate e ricevute da appositi ricevi­tori agli antipodi.

Fin da quando ero giovinetto, la scoperta sperimenta­le delle onde elettriche fatta da Hertz a conferma delle ipotesi matematiche del Maxwell sulla teoria elettroma­gnetica della luce, ed il brillante proseguimento di tali ri­cerche dovuto al nostro fisico bolognese Augusto Righi, avevano affascinato la mia mente ed io ebbi ben presto l’idea, direi quasi l’intuizione, che queste onde avrebbe­ro potuto fornire alla umanità un nuovo e possente mez­zo di comunicazione, non solo attraverso i continenti ed i mari, ma anche sulle navi, con immensa diminuzione dei pericoli della navigazione e con l’abolizione dell’isolamen­to di chi attraversa gli Oceani.
I felici risultati che ottenni a notevoli distanze furono, a mio parere, dovuti in gran parte alla scoperta da me fat­ta nel 1895 dell’effetto delle così dette “antenne” o aerei elevati. Ma il più grande impulso venne dato alla Radio­telegrafia quando, nel 1911, potei effettuare le prime trasmissioni transatlantiche dall’Inghilterra all’America, quando scoprii che la cur­vatura della terra non era d’impedimento alla propagazione delle onde elettriche attraverso le grandi distanze.
Da quei giorni la Radio­telegrafia ha fatto un cammino immenso. Oggi i risultati prati­ci e le possibilità del­ le Radiocomunicazioni sono divenuti così vasti e la teoria ne è diventata così complessa, che sarà facile comprendere come, nel breve tempo oggi a mia disposizione, io non possa che solo sommariamente accennare a una picco­la parte di quello che riguarda i risultati e le possibilità dei nuovi metodi, basati su queste applicazioni pratiche dell’elettrotecnica. Credo però che siamo ancor lungi da una comprensione anche approssimativamente esatta del come queste onde riescano ad attraversare distan­ze enormi, sì da fare perfino il giro completo del globo. Non intendo qui di esporre ipotesi teoriche: accennerò solo alla spiegazione più genericamente accettata e cioè: che per la ionizzazione degli alti strati atmosferici, che in tal modo vengono quasi a costituire una superficie condut­tiva curva e concentrica alla superficie della terra, le onde elettriche sono riflesse, o deflesse, in modo da seguire la curvatura terrestre invece di irradiarsi o disperdersi nello spazio infinito. Noi non siamo ancora in grado di poter asserire che la tecnica delle Radiotrasmissioni attraver­so lo spazio sia basata su teorie esatte e ben conosciute. Sono persuaso che cinque anni or sono gli scienziati cre­devano di sapere molto di più in questo campo di quan­to essi riconoscono di saperne al giorno d’oggi. Da tempo sono state proposte ed accettate formule e leggi indicanti quali sarebbero le più vantaggiose lunghezze d’onda e po­tenze necessarie per comunicare attraverso determinate distanze, ma, disgraziatamente, fu presto rilevato che la logica applicazione di tali formule e di tali leggi ci portava alla necessità di impiegare per le grandi distanze dei siste­mi di antenna così imponenti e delle quantità di energia elettrica così rilevanti, da rendere l’insieme talmente di­spendioso per l’impianto e per l’esercizio da lasciare un ben tenue e dubbio tornaconto nella concorrenza della Radiotelegrafia coi moderni cavi e con le linee telegrafi­che terrestri. Queste elevate spese d’impianto e di esercizio rendevano difficile, se non addirittura impossibile, la riduzione delle tariffe telegrafiche, riduzione che ha costi­ tuito sempre uno dei principali scopi pre­fissimi fin da quando, per la prima volta, potei ottenere le comu­nicazioni radiotelegrafiche fra l’Europa e l’America. Sono però convinto che tanto la teoria quanto la pratica delle ra­diocomunicazioni attraverso le grandi distanze stiano su­bendo un cambiamento radicale e benefico, o piuttosto, come ho già detto, una rivoluzione.
Il capovolgersi di tante teorie care a molti studiosi, ma al­le quali io non ho mai completamente creduto, ha avuto l’effetto di aumentare enormemente la praticità e l’utili­tà della radiotelegrafia, aprendo nuovi campi di ricerca e schiudendo un nuovo orizzonte a questo più moderno mezzo di comunicazione.( … )
Per poter dare un’idea per quanto possibile chiara dell’o­pera svolta e dei risultati successivamente ottenuti in que­sti ultimi dieci anni per raggiungere lo scopo prefissomi fin dal 1916, io dividerò questa mia relazione in tre parti. La prima parte si riferisce alle esperienze preliminari con­dotte a piccole e medie distanze, per accertarmi della ef­ficienza di speciali riflettori destinati a concentrare in fa­scio la trasmissione delle onde elettriche.
La seconda parte si riferisce alle esperienze condotte con onde corte a sistema circolare senza riflettore, per determinare le lunghezze d’onde più opportune (scelte nella gamma delle onde corte al disotto dei 100 metri) per tra­smissioni, sia di giorno che di notte, fra i più lontani paesi del globo e nelle diverse ore della giornata.
La terza parte si riferisce al mio sistema a fascio che, ba­sato sui dati ricavati dalle precedenti esperienze, ha sod­disfatto severissime condizioni di collaudo ed è stato già adottato dal Governo inglese per un regolare servizio commerciale di Stato fra l’Inghilterra e il Nord America. Devo premettere che non avrei potuto eseguire le espe­rienze ed ottenere i risultati che vado ad esporre se non avessi disposto liberamente per vari anni di una stazio­ne mobile atta a portarsi in qualunque parte del globo, di una organizzazione mondiale atta a darmi una efficiente pronta assistenza nei più lontani Paesi, ed infine della più completa fede nei miei progetti da parte di chi non ha mi­surato il grande rischio economico da affrontare per essi. Come stazione mobile ho fortunatamente potuto dispor­re del mio yacht “Elettra”, che rappresenta una specie di laboratorio ambulante sotto bandiera italiana. Per l’assi­stenza tecnica in ogni parte del globo ho potuto disporre di speciali stazioni riceventi stabilite nel Canada, negli Sta­ti Uniti, nel Brasile, nell’Argentina, nel Sud Africa ed in Au­stralia. Ed ora vengo alla prima parte delle mie esperienze.

I PRIMI ESPERIMENTI A PICCOLA E MEDIA DISTANZA
A Carnarvon, nel Galles, nel 1917 venne raggiunta con una lunghezza d’onda di tre metri una distanza di 33 chilome­tri usando solamente un riflettore al trasmettitore. Il mio assistente, l’ingegner Franklin, consultandosi con me, ese­guì allora una serie completa di esperimenti, e nel giugno 1920 ottenne una forte e chiara segnalazione radiotelefonica a Kingston in Manda ad una distanza di 120 chilome­tri dalla stazione trasmittente. Nel 1921 fu ottenuta una portata di 158 chilometri. Indicando tali distanze intendo indicare le distanze intercedenti fra le stazioni fisse spe­rimentali allora a mia disposizione, e non le massime di­stanze raggiungibili. Nelle esperienze condotte nel 1921, l’aumentata efficienza ottenuta con l’uso dei riflettori fu confermata e chiaramente dimostrata da una serie di mi­sure che mostrarono che la intensità dell’energia ricevuta quando si usavano i riflettori tanto nella stazione trasmit­tente quanto in quella ricevente era duecento volte supe­riore a quella che poteva essere ricevuta senza riflettori. Nell’aprile, maggio e giugno 1923 condussi una serie si­stematica di esperienze a distanze sempre crescenti dall’In­ghilterra sino alle Isole del Capo Verde sulla costa occi­dentale dell’Africa.
Tali esperienze furono condotte fra la piccola stazione sperimentale a fascio installata a Poldhu nella Cornovaglia ed una stazione ricevente installata a bordo dello yacht “Elettra”, ampiamente descritte nella mia conferenza del 10 luglio 1924 al Campidoglio. La lunghezza d’onda impie­gata era di 92 metri. La stazione di Poldhu usava una po­tenza sull’aereo di soli 12 Kw. I segnali di Poldhu potero­no essere ricevuti molto chiaramente durante il giorno fino alla distanza di 2315 chilometri, e durante la notte si­no a 4130 chilometri, cioè sino alle Isole del Capo Verde, da dove fui obbligato a ritornare in Europa, per quanto la forza dei segnali non lasciasse alcun dubbio sulla loro molto maggiore portata.
Con tali esperienze furono definitivamente e praticamente smentite alcune previsioni fatte da tecnici valenti sulla con­dotta delle onde corte. Con esse fu inoltre constatato che finanche ai tropici i disturbi atmosferici potevano esse­re quasi eliminati con le onde corte a fascio, ciò che non sarebbe stato possibile con le onde lunghe. Così pure, fu rilevato che le attenuazioni dei segnali, attribuite al cosi­detto fenomeno “fading”, erano assai ridotte mediante l’uso di un simile sistema.

GLI ESPERIMENTI CON ONDE CORTE
Ora passo alla seconda parte delle mie esperienze, a quella cioè destinata a rivelare le onde corte più opportune per le trasmissioni a grandi distanze anche sotto l’influenza della luce solare. Nel febbraio e nel marzo del 1924 ripre­si le mie esperienze a bordo del transatlantico Cedrìc al­lo scopo di determinare la portata delle onde corte sen­za l’uso dei riflettori e dei sistemi direzionali. Rilevai che, mentre la portata di un’onda di 92 metri sotto la luce so­lare era di circa soli 2600 chilometri nel Nord Atlantico, tale portata si estendeva durante le ore di oscurità o di semi oscurità dall’Inghilterra agli Stati Uniti, all’Argentina ed all’Australia. Durante tali esperienze fu fatta anche una prova di radiotelefonia con Sydney in Australia. Quella fu la prima volta, nella storia, che la parola umana sia stata trasmessa direttamente dalla Europa all’Australia ed udita in modo perfettamente intelligibile presso gli antipodi, ad una distanza, cioè, di quasi 20.000 chilometri. Nell’agosto e nel settembre del 1924 feci delle nuove esperienze fra Poldhu e I’ “Elettra”, sempre allo scopo di determinare le lunghezze d’onda più adatte per sorpassare la grande dif­ficoltà opposta dalla luce solare, poiché il dover limitare la trasmissione a grandi distanze alle ore di oscurità avrebbe costituito un vero e serio ostacolo all’adozione generale del nuovo sistema. Feci allora nuove prove con quattro lunghezze d’onda diverse, cioè: di 92, 60, 47 e 32 metri. Mediante queste prove potei scoprire un fenomeno im­portante e cioè: che su grandi distanze la portata di gior­no aumentava man mano che la lunghezza d’onda veni­va ridotta al disotto dei 92 metri. Constatai così in modo definitivo che occorreva nella scelta della lunghezza d’on­da seguire una via completamente opposta a quella da me indicata in passato. Infatti, l’onda di 32 metri si riceveva di pieno giorno a Beyruth in Siria ad una distanza di 3890 chilometri, mentre l’onda di 92 metri s’affievoliva entro tale percorso e la segnalazione svaniva a distanza non su­periore ai 1850 chilometri. Contemporaneamente l’onda di 60 metri sembrò migliore di quella di 92 metri durante il giorno, l’onda di 47 metri migliore di quella di 60 metri ed infine l’onda di 32 metri migliore di tutte.
Da tali osservazioni trassi allora la conclusione, confer­mata di poi dalle mie ultime esperienze, che onde anco­ra più corte non avrebbero subito quasi alcuna influenza dalla luce solare. Tale scoperta, a parte la sua importanza pratica, solleva problemi scientifici del più alto interesse sulla teoria della propagazione delle onde elettriche at­torno al globo. Sempre, però, allo scopo di determinare le onde più adatte per la trasmissione durante il giorno alle maggiori distanze, ripresi, nell’ottobre 1924, le mie espe­rienze impiegando l’onda di 32 metri. Con ricevitori specialmente installati a Montreal (nel Canada) dal mio assi­stente Mathieu, e con altri ricevitori stabiliti a New York, a Rio Janeiro, a Buenos Aires, e a Sydney in Australia, fu constatato che era possibile di trasmettere con l’onda di 32 metri completi radiotelegrammi, con soli 12 Kw, dall’In­ghilterra al Canada, agli Stati Uniti, a Rio Janeiro e a Bue­nos Aires anche quando era completamente esposto alla luce del giorno tutto il tratto di circolo massimo congiun­gente rispettivamente le stazioni ricevitrici sopra indica­te con la stazione trasmittente di Poldhu in Inghilterra. Relativamente all’Australia debbo rilevare che il tratto di circolo massimo compreso fra l’Inghilterra e l’Australia è completamente esposto alla luce del giorno per sole due tre ore per volta, e che, inoltre, l’aspetto scientifico del­le prove con l’Australia è complicato dal fatto che le onde possono seguire diverse vie per raggiungere la stazione ricevente con relativa facilità, poiché l’Australia si trova quasi agli antipodi rispetto all’Inghilterra. Prima di ultima­re il secondo periodo delle esperienze, le quali mi avevano già convinto sull’opportunità dell’impiego dei riflettori per le corrispondenze radiotelegrafiche, ebbi l’onore, come già detto, di fare una conferenza a Roma in Campidoglio il 10 luglio 1924 sui risultati fin allora ottenuti.
Nello stesso mese tenni anche una conferenza a Londra, e in seguito ai dati da me forniti in tale circostanza il Go­verno della Gran Bretagna e quelli dei Dominii decisero subito di stabilire un accordo per l’immediato impiego di stazioni a fascio destinate a collegare l’Inghilterra con le parti più importanti del suo Impero. Debbo aggiungere che la Compagnia Radiotelegrafica del Sud Africa aveva a quell’epoca già iniziato importanti lavori con ingente spesa per l’impianto di una nuova stazione ultrapotente ad onde lunghe. Ma essa ebbe il coraggio, con l’approvazione del Governo, di abbandonare gli importanti e costosi lavori già iniziati e di lanciarsi con me nel mare delle onde corte.

IL SISTEMA A FASCIO
Arriviamo, così, all’ultima parte della mia relazione, a quel­la, cioè, destinata alla prova decisiva del sistema a fascio e costituita dalle severe condizioni di collaudo richieste dal Governo britannico in seguito a regolare atto appro­vato dal Parlamento. Tale prova decisiva aveva importanza capitale, perché si trattava di dare con essa la pratica ed ufficiale dimostrazione del capovolgimento di tante teo­rie sulle quali era stata sin allora basata la Radiotelegrafia a grandi distanze. Darò solo una descrizione molto som­maria delle stazioni a fascio impiantate per conto del Go­verno inglese e di quelle analoghe installate nei Dominii. Ogni stazione trasmittente dispone della piccola potenza di 20 Kw agli anodi delle valvole oscillatrici, e di un sistema aereo costruito in modo tale da concentrare le onde emesse entro un angolo di 4 gradi su ciascun lato dell’asse di trasmissione: l’energia irradiata al di là di 15 gradi non de­ve eccedere il 5 per cento di quella irradiata lungo l’asse: la stazione ricevente deve avere il suo massimo potere rice­zionale nella direzione della stazione corrispondente. Per condizione contrattuale, nei riguardi del servizio col Cana­da, ogni stazione deve poter trasmettere e ricevere nei due sensi ed allo stesso tempo 100 parole al minuto (esclusa ogni ripetizione necessaria ad assicurare l’accuratezza delle corrispondenze) durante una media giornaliera di 18 ore. Le suddette stazioni funzionano a mezzo di un coman­do a distanza effettuato attraverso cavo di collegamento dall’Ufficio telegrafico centrale di Londra: i segnali non sono più ricevuti al telefono secondo l’usuale sistema ad audizione, ma sono invece capaci di azionare un apparec­chio automatico a grande velocità per la loro registrazio­ne, la quale viene fatta direttamente a stampa nell’Ufficio centrale di Londra in modo da permettere una rapidis­sima consegna al destinatario. Le antenne e il riflettore di ogni stazione trasmettente sono formati in modo al­quanto diverso da quello impiegato nel primo periodo di queste esperienze condotte in Italia ed in Inghilterra. Al­lora i riflettori erano costituiti da un certo numero di fili verticali paralleli all’antenna e distribuiti attorno ad essa secondo una curva parabolica della quale le antenne tra­smettenti o riceventi costituivano la linea focale. Ora in­vece, in queste nuove stazioni, le antenne ed il riflettore sono costruiti secondo un più vantaggioso dispositivo; so­no formati da fili disposti come due griglie in piani paral­leli e in cui i fili costituenti l’aereo sono alimentati simul­taneamente dal trasmettitore in vari punti, detti “punti di alimentazione”, con speciale sistema atto ad assicura­re che la fase di eccitazione di ciascun filo sia la stessa. È stato provato dal calcolo e confermato dalle esperienze pratiche che l’effetto direzionale di un tale dispositivo è una funzione delle sue dimensioni rispetto alla lunghezza d’onda impiegata. Gli aerei ed il sistema riflettore di ogni stazione sono sostenuti da una fila di 5 torri a traliccio di ferro, alte 86 metri (cioè un terzo circa di quelle usa­te nelle stazioni ad onde lunghe). Tali torri sono disposte in modo che il circolo massimo passante per la stazione trasmettente e per la rispettiva stazione ricevente sia ad angolo retto con la fila delle torri. L’aereo e il riflettore sono identici nella stazione trasmettente e in quella rice­vente. Le torri hanno in testa dei portanti orizzontali di­sposti in modo da sostenere le draglie e i fili. Esse dista­no l’una dall’altra 195 metri. La corrente di alta frequenza viene portata agli aerei attraverso un sistema alimenta­tore formato da tubi di rame concentrici con isolamen­to ad aria l’uno rispetto all’altro, per evitare le perdite. La lunghezza d’onda usata fra l’Inghilterra ed il Canada è di circa 26 metri. ( … )
Sono convinto che il sistema a fascio ad onde corte as­sicuri anche alla Radiotelefonia gli stessi vantaggi e che esso possa facilitare enormemente lo sviluppo dei siste­mi di trasmissione di fotografie a distanza e quello del­la televisione. Anche alle Radio-Audizioni (Broadcasting) il sistema a fascio ad onde corte potrà riuscire di grande utilità, poiché potrà permettere la suddivisione di tale importante servizio in varie zone o settori: così per esem­pio, da Roma, potranno essere trasmessi discorsi e musi­ca agli Stati Uniti d’America e contemporaneamente po­trà essere sviluppato un programma del tutto diverso e indipendente con Buenos Aires con efficienza molto su­periore a quella fin ad ora conseguibile. In conclusione, la parola dell’Italia potrà presto essere udita nei più lontani paesi nel modo più indipendente e più vario possibile.

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