Articolo pubblicato nella rivista n.2/2024 di Civiltà del Lavoro
Dopo le elezioni europee dell’8 e 9 giugno prossimi, inevitabilmente inizierà una nuova fase della complessa vita dell’Unione europea, dinanzi alle tante, attuali e dure problematiche cui essa e gli Stati membri si trovano ora di fronte. Infatti, tutti i giorni l’Unione europea viene sollecitata ad assumere nuove iniziative e spesso viene anche criticata perché non prende adeguate posizioni e iniziative politiche internazionali, perché non è protagonista mondiale al pari di Stati Uniti, Russia e Cina.
Si tratta di sollecitazioni e critiche che, però, sottovalutano l’attuale natura giuridica della Ue, che continua ad essere un originale organismo internazionale, non federale, né confederale e soprattutto impegnato in economia come evoluzione dell’originario Mercato Comune Europeo, poi divenuto CEE, quindi Ue.
Manca, infatti, innanzitutto una Costituzione europea che superi finalmente questi limiti e contraddizioni e definisca una nuova e più matura configurazione della Ue, che negli ultimi anni è molto cresciuta soprattutto in numero di Stati membri, ma è ancora rimasta frutto di una somma di trattati, che ne hanno definito in particolare le caratteristiche economiche, col mercato unico, la libera circolazione di denaro, merci e persone e con l’Unione bancaria come più avanzata, anche se incompleta, cooperazione rafforzata. E con l’euro, la moneta comune, che si è dimostrata quanto mai solida ed essa sì protagonista nei mercati internazionali. Ma per rendere più protagonista la Ue nel mondo occorre rapidamente fare decisi e paralleli passi in avanti, sia in ambito economico che istituzionale.
In ambito economico occorre rapidamente sviluppare senza pregiudizi un nuovo spirito critico costruttivo per correggere, con realismo, dove necessario, le originarie impostazioni del progetto di Unione bancaria per quanto non completato, come la garanzia unica europea dei depositi e per taluni istituti previsti nelle procedure dei salvataggi bancari, come il “bail in” che è andato in desuetudine.
Occorre, nel frattempo, completare l’Unione del mercato dei capitali, che deve essere intrinsecamente connessa col mercato unico europeo e con la libera circolazione dei capitali, delle persone e delle merci.
**Le nuove codificazioni europee**
Le nuove codificazioni europee sono riforme che non costano, che non gravano sui bilanci, che implicano principalmente volontà, impegno e determinazione senza le quali la Ue rimarrebbe inevitabilmente con gli attuali limiti e lacune. Tutto ciò è indispensabile e urgente, ma non ancora sufficiente a dare nuova vitalità e iniziativa alla Ue e per rispondere alle tante richieste e anche alle critiche. Occorre, infatti, anche, ma non ultima, una nuova e assai importante fase di nuova codificazione europea. Necessita finalmente una nuova Costituzione europea che, una volta per tutte, sia una chiara norma comune e fondamentale, indispensabile per definire doveri e diritti di ciascuno, per rispondere ai tanti nuovi compiti che vengono richiesti alla Ue e che non possono essere affrontati appieno senza una legge fondamentale come una Costituzione. Parallelamente, occorre che vengano elaborati veri e propri codici giuridici che completino innanzitutto l’Unione bancaria con identiche normative soprattutto in diritto bancario, finanziario e penale dell’economia. Le nuove codificazioni europee sono peraltro riforme che non costano, che non gravano sui bilanci, che implicano principalmente volontà, impegno e determinazione senza le quali la Ue rimarrebbe inevitabilmente con gli attuali limiti e lacune.
Questo 2024 è l’anno decisivo per affrontare con maggior spinta queste fondamentali tematiche, col rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione europea, organi che quotidianamente, da anni, hanno accresciuto le loro più ridotte originarie competenze, pur, ancora, senza l’indispensabile Costituzione.
Comunque, a trattati invariati e senza una Costituzione, non si può realisticamente pensare che la Ue possa fare tutto ciò che le è ora richiesto anche di fronte a una situazione internazionale quanto mai tesa, che necessita di un salto di qualità, di ben maggiori responsabilità giuridiche nelle istituzioni dell’Unione europea.
Antonio Patuelli è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2009. È presidente del Gruppo Bancario La Cassa di Ravenna presente a livello nazionale in 7 Regioni e 20 Province, sia attraverso 133 filiali bancarie, sia attraverso gli sportelli delle società controllate. Dal 2013 è presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.