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Tra Intelligenza artificiale e … UMANA | Civiltà del Lavoro 4-5/2024

02.02.2025

Durante la seconda sessione del con vengo sono intervenuti Sara Bernardini, professore ordinario di Intelligenza artificiale presso il Dipartimento di Computer Science dell’Università di Oxford e presso il Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale dell’Università “La Sapienza” di Roma, e i Cavalieri del Lavoro Gianfranco Capua, presidente di Capua 1880, Gabriele Clementi, presidente di El.En., Maurizio Marchesini, presidente di Marchesini Group, e Vito Pertosa, presidente e Ad Mermec.

SARA BERNARDINI: Opportunità e rischi dell’Ia
Sono stata una studentessa del Collegio “Lamaro Pozzani” dei Cavalieri del Lavoro, dove sono entrata negli anni ‘90 e sono rimasta cinque anni come studentessa di ingegneria. È stata sicuramente una delle esperienze più formative della mia vita, sia dal punto di vista educativo che umano e proprio al Collegio ho iniziato a interessarmi all’Intelligenza artificiale. Ho fatto poi un dottorato, sono andata all’estero, sono ritornata in Italia e sono molto felice di essere qui, oggi, a parlarne con voi.
L’Ia ha già superato le capacità umane in alcuni campi, come la classificazione degli oggetti e la comprensione del testo e la generazione di contenuti con Chat-GPT, che è stata scaricata da 100 milioni di persone in un so lo mese. È ancora indietro in alcuni campi come la ma tematica ad alto livello, il ragionamento visivo, l’astrazione, la pianificazione. Ci stiamo lavorando.
Grazie all’Ia c’è un’accelerazione del progresso scientifico e medico. Sorge spontanea la domanda su quale sia l’impatto sull’economia e, per il tema della nostra sessione, l’impatto sul lavoro. Purtroppo, ad oggi ci sono pochi dati rigorosi su questo tema. È stato fatto un grosso studio da Ipsos, che ha intervistato moltissimi manager e imprenditori in tutto il mondo e si è riportato che c’è un forte incremento dell’adozione dell’Ia in azienda dal 2017 a oggi, con diminuzione dei costi fino al 55% e aumento dei ricavi fino al 60% nell’industria manifatturiera. Quanto alla produttività dei lavoratori, anche qui ci sono stati degli studi solamente l’anno scorso, che ci mostrano come i lavoratori si sentano più produttivi, dicano di imparare più velocemente. Vi faccio l’esempio di un campo a me vicino, quello della programmazione. Gli utenti che usano Copilot, che è un’assistente per programmare, dichiarano di essere il 73% più produttivi. Sembra che l’Ia riesca anche a ridurre il gap tra i lavoratori che hanno più competenze e quelli che ne hanno meno, che riescono a imparare più rapidamente.
Il dato negativo è che quando il lavoratore si affida eccessivamente all’Ia, senza ragionare, a quel punto si ha un degrado delle prestazioni.
Se esaminiamo altre grandi trasformazioni, come la rivoluzione industriale in Inghilterra, la storia ci suggerisce che l’introduzione di nuove tecnologie si affianca all’introduzione di nuovi profili, e nell’Ia ne abbiamo moltissimi: persone che si occupano dei dati, delle infrastrutture digitale e così via. Inoltre, lo scomparire di intere classi di lavoro appare avvenire in modo molto graduale. Infine, i paesi a più alta percentuale di tecnologia, come Singapore, Giappone, Sud-Corea, sono anche quelli dove la disoccupazione è inferiore. E poi ci sono ancora tantissimi compiti che vanno ben al di là dell’Ia o della robotica, abbiamo tutta una serie di lavori che hanno un contatto con il mondo fisico, la robotica intelligente non è ancora a livello di farli per esempio nell’agricoltura. Un tema centrale è quello della disuguaglianza che l’Ia potrebbe portare. È chiaro che persone meno qualificate potrebbero rimanere indietro, quindi è fondamentale investire sulla formazione, che deve essere per tutta la vita. Vi voglio lasciare con l’auspicio di sperimentare l’Ia direttamente nelle vostre aziende con piccoli studi di fattibilità, con piccoli esperimenti; non c’è bisogno di comprare grandi infrastrutture prima ancora che capiate se vi è utile o no.

GIANFRANCO CAPUA: L’Ia utile anche in agricoltura
La mia azienda produce succhi e olii essenziali. Le prime fasi sono la raccolta degli agrumi, che è totalmente manuale, il lavaggio e la cernita della frutta. Poi c’è l’estrazione dell’olio essenziale, che è all’interno della buccia dell’agrume, prima che venga lavorato per l’ottenimento del succo. Abbiamo due fasi ben differenziate: l’estrazione dell’olio essenziale prima e quella del succo dopo. Vedete che il frutto è grattato e in quel momento viene fuori l’olio essenziale, che viene raccolto dall’acqua, l’acqua ne fa una grande emulsione che viene filtrata e separata e dopo si estrae il succo. Questi sono i passaggi che caratterizzano questa tecnologia, che è quella che orienta oggi le qualità. Abbiamo poi l’olio essenziale, il laboratorio di profumeria.
Sono materie prime straordinarie, indispensabili per tutto il mondo della cosmetica e delle fragranze, dove noi abbiamo un grande ruolo. Abbiamo la parte della distilleria per le norme europee sulla salute e l’ambiente e infine l’olio essenziale.
La tecnologia in questo mondo è straordinaria. Più continuiamo a ricercare, a investire, come manipolare la frutta all’origine, delicatamente, fino all’ottenimento dei succhi, man mano che si evolve si evolve anche la qualità, la natura si presenta con sfumature inedite, eccelse, che determinano oggi quelle che sono le caratteristiche del cosiddetto impatto sensoriale, che è una delle cose più interessanti oggi per i prodotti di largo consumo.
Abbiamo due grandi sfide: quella della ricerca e delle tecnologie estrattive e quella del cambiamento climatico, che oggi rappresenta per l’intera agricoltura un enorme problema.
Da diversi anni stiamo raccogliendo dati per alimentare l’Intelligenza artificiale (IA). Stiamo monitorando ombra, sole, acqua, terra. Il tutto completato dall’esposizione dei giardini. Per tutto questo l’Ia sarà di grande aiuto. Abbiamo circa 15 cooperative che raccolgono più di 1.200 agricoltori in Calabria e in Sicilia, che attendono da noi risposte, aiuti, per andare in una procedura culturale diversa, più intelligente nei confronti del cambiamento climatico; quindi irrigazioni intelligenti, risparmio idrico e, soprattutto risparmio dei cosiddetti fitofarmaci, pesticidi che sono oggi oggetto di grande attenzione e controllo da parte della Ue.
In ultimo, un passaggio che mi corre l’obbligo fare, è verso i giovani. Ogni tanto passa un messaggio secondo il quale il mondo dell’agricoltura è un po’ statico, obsoleto e vecchio. Assolutamente no. È un mondo pieno di tecnologia, pieno di ricerca, di know how, dove la natura ci sfida e dove il giovane con la sua energia e la sua passione potrebbe dare, dà e darà secondo noi, un grande contributo.

GABRIELE CLEMENTI: Quando l’Ia mi risponde al telefono
Pur avendo un’azienda di alta tecnologia che si occupa di sorgenti laser con tutte le applicazioni che spaziano dalla parte medicale a tutte le applicazioni industriale di taglio, marcatura, nobilitazione materiali, da noi l’Intelligenza artificiale, è ancora all’inizio, ma utilizziamo in maniera molto approfondita molte altre tecnologie.
Ci affascina soprattutto l’Ia in campo medico per affinare, in tempo reale, alcuni passaggi diagnostici che permetterebbero nello stesso momento di avere una diagnosi e un trattamento anche della lesione tramite i nostri laser. Su questo abbiamo già delle collaborazioni, anche a livello internazionale, con aziende specializzate nel campo della chirurgia, dove utilizziamo anche robot in grado sia di portare avanti un discorso diagnostico che di trattamento, con benefici di tempi di trattamento e di risoluzione delle varie patologie.
È giusto non precipitarsi a usare nuove tecnologie fino a che non hanno raggiunto un grado di maturità che ne consenta un’utilizzazione pratica efficiente, anche sotto il profilo economico perché a volte gli slanci in avanti hanno portato a sovradimensionare gli investimenti per poi dover smantellare tutto e passare ad altro. Questo lo abbiamo visto nella nostra storia succedere diverse volte e alcuni dei nostri competitor hanno anche pagato, in maniera piuttosto pesante, questo tipo di errori di valutazione. Stiamo anche lavorando all’introduzione dell’Ia in appoggio all’utilizzo del software e di suppor to di back office commerciale.
Mi sto rendendo conto che, molte volte, quando scrivo con partner per esempio del sud-est asiatico, specialmente zona Singapore, non mi risponde più una persona ma un robot, un’IA. Questo le prime volte mi ha creato anche un attimo di paura perché ti chiedi con chi hai a che fare, se con un essere umano o con qualcosa di diverso. D’altra parte è normale che, avendo a disposizione queste tecnologie, c’è la tendenza a utilizzarle al posto delle persone perché l’Ia non va a dormire e risponde anche in orari non di ufficio e fluidifica tutta una serie di lavori. Quindi in certi settori in tempi abbastanza rapidi potrà sostituire un numero di persone non banale. È vero però che quello stesso numero di persone potrà passare a fare altro, avvalendosi di queste tecnologie.
Quando si parla di formazione bisogna, però, stare attenti perché i giovani bisogna anche lasciarli sbagliare. La formazione non deve insistere sul concetto di seguire canoni precostituiti che ti portano con certezza al successo, ma bisogna anche mettere in conto che nella natura l’evoluzione prevede l’errore. È attraverso l’errore che si vanno a selezionare le cose vincenti. Non bisogna impaurire i giovani a prendere delle strade che poi si rivelano sbagliate, perché solo tramite questo c’è la vera innovazione.
L’innovazione vera richiede una certa dose di fantasia. Ci sono invenzioni che tutti pensavano impossibili, fino a che non c’è stato un pazzo che ha provato a far a e gli è riuscito. Penso a Guglielmo Marconi che, pur non essendo né scienziato né accademico, in una villa vicino Bologna, a un certo momento si è messo in testa che si poteva trasmettere con efficacia un’informazione via etere. Tanto ha fatto e tanto ha insistito che, alla fine, c’è riuscito.

MAURIZIO MARCHESINI: L’Ia migliorerà la vita di tutti
Sono entusiasta delle nuove tecnologie, della digitalizzazione e, in particolare, dell’IA. Mi rendo conto dei rischi che sono già in atto; certi paesi illiberali, come la Cina, stanno già usandola in maniera impropria, ma sono talmente convinto che i vantaggi sono talmente grandi che è un rischio che dobbiamo affrontare. Rimango anche un po’ perplesso dalla lunga discussione sulle regole perché dobbiamo correre. E non sono nemmeno d’accordo sul fatto che questa sia una delle tante tecnologie. Credo che l’IA, e il super calcolo legato all’IA, sia una tecnologia stravolgente.
Se devo trovare un esempio, forse Internet è stato similare, forse lo smartphone. Ma questa è una tecnologia “on the top”, che avrà influssi sociali incredibili, credo benefici. Pensiamo all’efficacia che può avere nella diagnosi per immagini. Pensate all’Africa, dove c’è un medico ogni 9.700 persone di media e i problemi logistici sono immensi. Pensate alla capacità che avrà questo medico di fare diagnosi a distanza con l’IA. Pensate agli impatti sull’agricoltura: attraverso il super calcolo potremo stabilire, nel mondo, metro quadro per metro quadro, quali sono le migliori colture nei prossimi dieci anni, tenendo conto anche dei problemi ambientali.
Sono convinto che queste tecnologie avranno un impatto sociale dirompente, riusciranno a cambiare anche gli assetti geopolitici, oggi piuttosto perturbati.
Noi facciamo macchine per industrie farmaceutiche e cosmetiche. Oltre ad utilizzarle nel nostro processo, le nostre innovazioni vanno sul processo dei nostri clienti. I vantaggi sono incredibili. Siamo entrati in alcune startup, normalmente spin-off di varie università. Devo dire che l’accelerazione è stata fortissima perché questi ragazzi non conoscono nulla del mondo, però hanno una competenza tecnologica fortissima. Hanno bisogno di una guida. In questo modo li sottraiamo anche da quel 97% di fallimento perché alle industrie non serve il loro prodotto, serve la loro intelligenza, serve la loro capacità di elaborare prodotti. Così abbiamo cambiato il motore di quello che facevamo. Noi costruiamo i nostri robot e usiamo largamente la robotica visiva: è vedere una situazione, capire la situazione e cambiare la situazione. Normalmente si usano telecamere ma non solo, anche lettori di raggi infrarossi, con una capacità che l’occhio umano non potrà mai avere. Nel mondo del farmaco, uno dei prodotti più normali sono i blister usati per le compresse. Normalmente nelle produzioni standardizzate, non eccessive, passano circa 10mila 12mila compresse al minuto. Evidentemente l’occhio umano non può selezionare quale compressa va bene e quale è difettosa e va scartata: noi lo facciamo con la robotica visiva. Con l’Ia stiamo migliorando le prestazioni dei robot che ordinano i prodotti: non occorre che questi oggetti siano separati, possono essere uno accanto all’altro e il robot li prende e li seleziona come se fosse un piccolo shanghai. Abbiamo progettato poi dei robot addestratori che, fuori linea, vedono l’oggetto, lo fotografano e poi mandano queste informazioni al robot che sta lavorando in linea per cui non ci sono fermate di produzione, non ci sono incertezze. Il nostro vero limite è la nostra fantasia perché potremo fare cose incredibili.
Sugli aspetti più strettamente del lavoro, voglio farvi un esempio per capire la grande forza di questi strumenti. Una delle professionalità più difficili da trovare, sono proprio i famosi elettronici, che si mettono lì a scrivere l’algoritmo: riusciremo a spiegare, in maniera discorsiva, quello che vogliamo ottenere all’Ia e la compilazione la farà lei. Questo vuol dire che non avremo più bisogno di queste figure? No, ne avremo bisogno eccome! E queste figure avranno bisogno di una formazione più ampia, magari più umanistica per sapere bene quello che vogliono ottenere dall’IA. Anche sulla perdita dei lavori lasciatemi dire che dalla fine dell’800 si è sempre detto che l’automazione avrebbe creato scompensi e così non è stato, anzi l’umanità è migliorata e il risultato finale è che le macchine fanno i lavori pesanti, ripetitivi, i lavori inumani e a noi vengo no lasciati quelli più intellettuali.
Alcuni pensano che nel giro di dieci anni tutti i camion saranno a guida autonoma e allora avremo un problema con gli autisti, ma siccome probabilmente di anni ce ne vorranno 25-30, dovrà passare una generazione e il problema non si porrà. Abbiamo certamente un problema di formazione e dico agli insegnanti di non proibire ai loro alunni di usare l’IA. Per due motivi: il primo perché non ci riuscirete, il secondo è perché noi abbiamo bisogno di una generazione che sappia perfettamente cosa ottenere da questi strumenti, che li abbia connaturati al proprio vivere quotidiano.

VITO PERTOSA: Un proget to di “economia circolare”
Il progetto che vi presento coniuga i tre parametri di questo Convegno: tecnologia, formazione e demografia. Stiamo trasformando da diesel a elettrici i carri ferroviari gialli che operano per manutenzioni e riparazioni sui binari mentre i treni circolano quindi con intervalli molto stretti, da 4 a massimo 7 ore. Abbiamo presentato anche in Europa questo progetto, che è un modello di economia circolare. Ho acquisito uno stabilimento a Matera, e qui andiamo sulla demografia, con mille persone in Cassa Integrazione da 13 anni tra Puglia e Basilicata, che è la regione che perde più occupazione fino al 2050, fino al 42%.
Lo stabilimento era un fiore all’occhiello perché si face vano gli ETR 500, era nato con l’EFIM, la Breda, la Fiat, poi è diventato un disastro. Ed è in una zona che prende cinque aree di crisi: il distretto del salotto; Stellantis con Melfi e il problema dell’indotto auto; l’Ilva, che è a 40 minuti; Grottaglie dove ci sono altri problemi e tanta gente in Cassa Integrazione, che non ha vent’anni e quindi non è adatta a imparare ChatGTP.
Qui entra in gioco la formazione. I nuovi veicoli gialli adesso non si fanno più d’acciaio, si fanno in alluminio e forse sapete che per produrre un chilo di alluminio ci vogliono 1.200 litri di acqua. L’impatto ambientale di una macchina nuova. Una macchina vecchia, ricondizionata, rimessa a emissioni zero, ha un costo totale minore anche di una macchina nuova, è a emissioni zero ma, nel lo stesso tempo, offre la possibilità di dare lavoro a una persona di 45 anni.
Facciamo alta tecnologia, proviamo a essere i primi nel mondo nelle cose che facciamo, facciamo formazione, ridiamo dignità alle persone perché prendono uno stipendio regolare, si formano, imparano un mestiere nuovo e sono felici di tornare a produrre. Si possono prendere i finanziamenti dall’Europa per fare questo lavoro.
Per concludere, lasciatemi dire che l’Intelligenza artificiale è una cosa bellissima, però dico che bisogna avere prima di tutto l’intelligenza propria, poi bisogna saper scrivere; se uno non sa scrivere una lettera neanche a mano, dare istruzioni a un tool è un problema.

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