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Efficienza ed energy release PER SOSTENERE LE IMPRESE | Civiltà del Lavoro6/2024

07.02.2025

L’ economia italiana sta affrontando una doppia sfida energetica: da un lato la decarbonizzazione, dall’altro la necessità di ridurre i costi energetici per le imprese, quasi doppi rispetto alla Francia e superiori del 45% rispetto alla Germania. Ne parliamo con Paolo Arrigoni, presidente del Gse (Gestore dei servizi energetici).

 

Presidente, quali sono le scelte più urgenti in materia di energia?

L’impennata dei costi energetici legata all’aumento generalizzato del prezzo del gas si riverbera sui mercati energetici europei in maniera differente. In Italia questo incremento sta avendo una maggior incidenza e il costo dell’energia, che rispetto al periodo pre-Ccovid già scontava un costo maggiore di circa il 15% rispetto agli altri paesi, ha oggi raggiunto livelli che rischiano fortemente di rendere il nostro tessuto produttivo decisamente meno competitivo.

Per diminuire questo gap è necessario ridurre la nostra dipendenza dal gas, che comunque resta nel medio termine fondamentale per garantire al Paese una base load affidabile, attraverso l’efficientamento energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili, non solo elettriche ma anche incrementando la produzione di biometano; soluzioni queste che contribuiscono ad attenuare i costi energetici, riducono la dipendenza energetica e supportano il percorso di decarbonizzazione che il Paese si è impegnato a compiere.

 

Il Gse sta operando su più fronti: quali sono i principali?

Il Gse, braccio operativo del governo e promotore dello sviluppo sostenibile del Paese, sta trasformando il proprio ruolo da soggetto attuatore a soggetto facilitatore e abilitatore della transizione energetica.

Le molteplici attività in cui è impegnato possono esser ricondotte a quattro direttrici di azione: l’operatività, il monitoraggio, il supporto e la promozione. Sono circa 30 i meccanismi di incentivazione che gestiamo dedicati allo sviluppo degli impianti a fonti rinnovabili, degli interventi di efficienza energetica e della mobilità sostenibile e siamo il soggetto gestore di diverse linee di investimento del Pnrr, di cui sei relative la Missione 2 “Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica” per l’assegnazione di 8,3 miliardi di euro di contributi, e una settima linea relativa a Piano Transizione 5.0 da 6,3 miliardi di euro.

Monitoriamo il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità intermedi e al 2030 del Pniec (Piano Energia e Cli ma), supportiamo il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) nell’aggiornamento del Pniec e nella definizione della struttura normativa e di regolamentazione, assistiamo le Pubbliche amministrazioni, centrali e locali, nell’attuazione delle proprie politiche energetiche e le imprese nella realizzazione di processi di efficientamento energetico e nell’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili.

Inoltre, nell’ultimo anno abbiamo potenziato la nostra attività di promozione con iniziative specifiche nei territori come il Road Show “Diamo energia al cambiamento”, che sta attraversando l’Italia con lo scopo di far conoscere a sindaci e pubblici amministratori, alle imprese, alle associazioni di categoria e alle Camere di Commercio, gli strumenti e le opportunità offerte dalla società e introdurre gli studenti delle scuole superiori italiane alla cultura della sostenibilità.

Affianchiamo inoltre il Mase nella Road map che sta raggiungendo tutte le regioni italiane, ideata per diffondere la conoscenza delle Comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso.

 

Qual è il supporto che il Gse sta dando al settore industriale per quel che riguarda l’efficientamento energetico?

Il Gse, che sta basando la sua azione sul confronto e sull’ascolto, oltre a istituire la funzione dedicata “Promozione e Assistenza alle Imprese” e ad organizzare seminari, webinar e incontri, sta stipulando una serie di convenzioni con associazioni di categoria, in particolare con quelle dei settori hard to abate rappresentati dalle filiere della carta, del vetro, dell’acciaio, del cemento e della chimica.

L’obiettivo è quello di supportare le aziende italiane nel massimizzare i benefici dell’autoproduzione di energia e degli interventi di efficienza energetica, creando le condizioni per beneficiare anche degli strumenti messi a di sposizione dal Gse, come i Certificati Bianchi.

 

L’energy release dovrebbe aiutare le imprese energivore. Come funziona questo strumento?

Il decreto Energy Release, che va visto all’interno di una serie di provvedimenti volti a tutelare la competitività del sistema produttivo, può esser interpretato come un prestito di energia a condizioni agevolate, dove il Gse funge da “Banca dell’energia”.

Le realtà che intendono aderire alla misura avranno la possibilità di accedere per tre anni all’energia elettrica nella disponibilità del Gse al prezzo agevolato di 65 Eu ro/MWh, impegnandosi ad investire nella realizzazione di impianti a fonti rinnovabili. L’energia prodotta dai nuovi impianti permetterà di coprire parte del fabbisogno energetico delle aziende e, nei 20 anni successivi alla realizzazione, di restituire al Gse l’energia comprata a costo calmierato.

 

Siete impegnati anche nel settore agricolo con i fon di del Pnrr. Come stanno rispondendo le imprese e quali sono gli obiettivi?

Con tre procedure competitive abbiamo ammesso circa 22mila domande di accesso ai 2,35 miliardi di euro di contributi previsti dal Pnrr per lo sviluppo del parco agrisolare italiano. Gli impianti delle aziende agricole assegnatarie degli incentivi, oltre a ridurre i costi energetici, garantiranno al sistema energetico nazionale una potenza rinnovabile cumulata di almeno 1,5 GW.

Con la procedura dedicata all’assegnazione del fondo da 1,1 miliardi di contributi previsti dal Pnrr per lo sviluppo dell’agrivoltaico avanzato, sono stati invece ammessi 540 progetti, per una ulteriore potenza rinnovabile pari a 1.548 MW: un valore decisamente maggiore rispetto all’obiettivo previsto di 1,07 GW.

In favore del comparto agricolo non vanno, inoltre, dimenticati i fondi per lo sviluppo del biometano attraverso tariffe incentivanti e contributi in conto capitale. Si tratta di 1.730 milioni che, stimolando l’economia circolare, permetteranno alle aziende agricole di valorizzare gli scarti agricoli, zootecnici e della frazione organica dei rifiuti solidi urbani, trasformandoli in risorsa.

Lo sviluppo del biometano è essenziale per la decarbonizzazione dei trasporti e permetterà di aumentare la sicurezza energetica nazionale. Le prime quattro procedure dedicate allo sviluppo del biometano hanno assegnato fondi a 273 progetti di nuova realizzazione di impianti o riconversione di impianti a biogas esistenti. Ben 255 di queste iniziative riguardano la valorizzazione degli scarti agricoli e zootecnici.

Ulteriori 193 milioni finanzieranno le pratiche ecologi che dedicate all’efficientamento energetico degli impianti esistenti.

 

Qual è lo stato di salute delle rinnovabili in Italia e quali gli obiettivi che nel prossimo futuro possia mo raggiungere?

Nei primi dieci mesi del 2024 si sono aggiunti 6,2 GW di potenza rinnovabile ai 67 GW di capacità installata a fine 2023. Un dato in costante crescita negli ultimi anni, considerati gli incrementi di circa 1 GW nel 2021, nel 2022 di 3 GW e nel 2023 di 5,7 GW.

Per raggiungere l’obiettivo previsto nel Pniec di 131 GW di capacità rinnovabile installata al 2030 occorrono ulteriori 57 GW. Al netto delle iniziative di mercato o relative ad accordi con PPA che si avranno, i meccanismi di incentivazione già varati (DM CER e autoconsumo diffuso, Energy Release) o in via di approvazione che saranno gestiti dal Gse, tra cui i bandi previsti dal FER2 e dal FERX cumulativamente saranno potenzialmente in grado di garantire circa ulteriori 85 GW di nuova potenza rinnovabile al 2030, assicurando al nostro Paese, oltre che di rispettare gli impegni presi in ambito europeo, una maggiore indipendenza energetica e una riduzione generalizzata del costo dell’energia.

 

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