Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, sottolinea come il Governo creda fermamente nel patrimonio culturale come volano di una crescita sostenibile per il Paese e abbia previsto un aumento consistente delle risorse statali destinate al settore. Questa intervista è stata pubblicata sul numero di Ottobre 2015 della rivista “Civiltà del Lavoro”.
a cura di Silvia Tartamella
L’Italia deve valorizzare il proprio patrimonio artisticoculturale e farne un volano per il turismo. Un auspicio formulato tantissime volte ma sempre disatteso. Perché la nostra classe dirigente non crede fino in fondo nelle potenzialità del settore?
Oggi, dopo anni di riduzioni di bilancio molto dolorose, finalmente c’è stata un’inversione di tendenza. La legge di stabilità di questo Governo ha previsto nei prossimi tre anni un aumento consistente delle risorse statali per la cultura, che passano da 1.563 miliardi di euro del 2015 a 1.682 miliardi nel 2016 (+7,6%), 1.867 miliardi nel 2017 (+19,5%) e 1.872 miliardi nel 2018 (+19,8%).
È stato aumentato del 25% l’accantonamento per la copertura del tax credit cinema, sono stati stanziati dieci milioni per la promozione turistica, le risorse per gli archivi e le biblioteche sono state triplicate, è stato istituito un fondo per la tutela del patrimonio di cento milioni di euro l’anno dal 2016 al 2020, sono stati stanziati 135 milioni per le risorse del piano strategico Grandi Progetti culturali, verranno assunti 500 professionisti dei beni culturali grazie a una deroga al blocco del turn over.
Sono finiti i tempi dei tagli alla cultura. Il Governo crede fermamente nel patrimonio culturale come volano di una crescita sostenibile del Paese.
Il dibattito sul recente episodio del Colosseo è stato ridotto a un mero schieramento pro/contro sindacato. Quali sono i reali problemi nella gestione di uno dei siti archeologici più importanti del paese?
Il patrimonio culturale del Paese è al servizio della crescita educativa, sociale ed economica della nazione. Pertanto il Governo ha deciso di inserirne l’apertura tra i beni pubblici essenziali, proprio per ribadirne la natura costitutiva dell’essenza stessa della nazione. Il Parlamento ha compreso questa azione e dopo un approfondito dibattito ha approvato in prima lettura il testo del Governo migliorando alcuni passaggi come, ad esempio, è avvenuto con l’introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni anche nell’ambito dei beni culturali.
Sullo specifico del Colosseo, il monumento è stato inserito tra i Grandi Progetti beni culturali previsto dalla legge Art bonus e godrà di un finanziamento di venti milioni di euro nel biennio 2015-2016 per la ricostruzione della superficie dell’arena che permetterà di utilizzarlo per spettacoli di alta qualità artistica.
La nomina dei 20 nuovi direttori per i principali musei italiani è stata presentata come una svolta, con grande enfasi sulla novità della componente straniera. Perché questa scelta?
Il sistema museale italiano è stato retto finora da ottimi funzionari, dedicati però prevalentemente alla tutela mentre si è stati meno attenti alla valorizzazione. La commissione di selezione presieduta da Paolo Baratta ha vagliato attentamente i curricula e prestato attenzione ai progetti presentati dai candidati per i venti musei autonomi nazionali, con particolare attenzione a quelle professionalità capaci di portare nuove energie, innovazione gestionale e risorse private.
Sette fra quelle presentate a me e al Direttore Generale Musei per la scelta finale sono personalità europee, che hanno avuto esperienze in importanti istituzioni internazionali. Ora, con la nomina dei 114 direttori non dirigenziali dei musei e dei monumenti statali, la riforma del sistema museale è stata completata. Finalmente il nostro Paese si è dotato di un sistema museale moderno e dinamico. I musei non sono più dei semplici uffici delle soprintendenze ma, come avviene in tutto il mondo, delle realtà a sé stanti, dotati di uno statuto e di un bilancio, capaci di gestire programmazione e risorse. Un progresso notevole verso la piena valorizzazione del patrimonio culturale nazionale.
L’Art bonus sembra non decollare. Come lo spiega? Sono allo studio meccanismi per renderlo più appetibile sia per i privati che per le imprese?
Grazie agli sgravi fiscali dell’Art bonus sono arrivate finora donazioni per oltre 34 milioni di euro da 915 mecenati. Da un mese è attivo il portale www.artbonus.gov.it, strumento finalizzato a favorire l’incontro tra i potenziali donatori e i progetti presentati dalle diverse realtà pubbliche italiane.
Abbiamo esteso e reso permanente la detrazione del 65% per dare continuità alla norma e renderla così più appetibile per privati e aziende.
L’Art bonus ha introdotto una significativa agevolazione fiscale per chi dona alla cultura, ora serve un balzo in avanti del mondo imprenditoriale italiano per far sì che il mecenatismo assuma pienamente quel valore squisitamente pedagogico che lo contraddistingue.
Ciascuna delle grandi imprese italiane deve ambire a divenire main partner di un grande museo del nostro Paese, tanto più ora che con la riforma appena compiuta i musei non sono più semplici uffici delle soprintendenze ma saranno dotati di uno statuto, un bilancio, un consiglio di amministrazione e saranno guidati da un direttore con molta più autonomia.
Il cambiamento è stato grande, ora sta alle imprese cambiare il proprio approccio alla cultura.
Uno dei punti principali della sua riforma è la riorganizzazione delle soprintendenze. A quali criteri risponde e quali obiettivi si prefigge?
Ci si è impegnati per rompere un tabù: la contrapposizione ideologica tra tutela e valorizzazione. La scelta è stata quella di dedicare le soprintendenze esclusivamente alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, distinguendo la valorizzazione e rendendo i musei autonomi. Il personale tecnico potrà adoperarsi al meglio nell’azione di salvaguardia e utilizzare le risorse al meglio.
Parliamo di turismo. Dopo il positivo bilancio di questa estate, quali azioni vanno promosse affinché la ripresa sia stabile nel tempo?
Il primo passo è stata la costituzione della nuova Enit. Con la fine del commissariamento, l’agenzia nazionale del turismo è chiamata a un cambio di passo significativo nella promozione della cultura, del paesaggio e delle eccellenze enogastronomiche delle tante realtà del Paese per creare nuove opportunità di sviluppo per i territori.