Per Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, il nuovo processo legislativo messo a punto dalla riforma costituzionale ha le carte in regola per dare risposte più rapide ai problemi del Paese. Molto, però, dipende anche dalle classi politiche, in particolare da quanto saranno capaci di applicare correttamente le nuove norme. Questa intervista è stata pubblicata sul numero di gennaio 2016 della rivista “Civiltà del Lavoro”.
La riforma del Senato e dei poteri regionali (nuovo Titolo V) è una delle più delicate perché modifica la Costituzione. Come verrà semplificato il processo legislativo?
Innanzitutto non ci sarà più il bicameralismo perfetto che abbiamo conosciuto. Ciò significa che ci sarà un’area di competenza legislativa comune delle due Camere limitata alle materie più importanti – per esempio quella costituzionale – in cui il procedimento legislativo continuerà a funzionare con il sistema della cosiddetta navetta. Per il resto delle materie la competenza legislativa resta alla Camera dei Deputati, con la possibilità per il Senato di “interferire” con proprio parere. Su alcune materie la Camera, per disattendere il parere del Senato, deve deliberare a maggioranza assoluta. Il procedimento di approvazione delle leggi ne esce, dunque, fortemente semplificato. Questa limitazione del potere legislativo del Senato non risponde, però, solo ad un’esigenza di efficacia e celerità del legiferare, ma discende dalla nuova natura del Senato. Esso non è più un organo di diretta rappresentanza del popolo, ma è un organo di rappresentanza delle istituzioni territoriali ed ha, in questa veste, nuove e – speriamo – efficaci funzioni di controllo e valutazione. Mi piace ricordare, tra le altre, la funzione di valutazione dell’impatto della legislazione europea sui territori. Funzione inedita, ma di grande importanza, solo che si rifletta che oggi gran parte della normativa discende direttamente, o addirittura consiste, di atti normativi di livello europeo, e che questo ha spesso un impatto diverso sui nostri territori in ragione, per esempio, delle forti differenze riscontrabile del tessuto economico-produttivo e sociale del Nord o del Sud del Paese. In questo senso, la nuova funzione può essere molto importante per monitorare – ed eventualmente correggere – gli effetti della legislazione europea e, al contempo, costruire una vera integrazione. In ogni caso i senatori partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica e esprimono due giudici della Corte Costituzionale.
Trattandosi di una riforma costituzionale, l’iter di approvazione è più complesso. Considera l’ipotesi del referendum popolare confermativo un passaggio rischioso?
Il referendum confermativo è una grande occasione di valutazione di una riforma così importante da parte dei cittadini. La sovranità è nelle loro mani.
Come saranno eletti i futuri senatori? I presidenti delle Regioni avranno una presenza di diritto?
I senatori verranno scelti dagli elettori in occasione delle elezioni regionali e nominati successivamente dai Consigli regionali. I Sindaci componenti il Senato verranno direttamente nominati dai Consigli regionali.
In che modo la riforma del Senato terrà conto dell’accresciuto peso delle Regioni?
La riforma del Titolo V ha teso a semplificare e rendere più netto il riparto di competenza tra Stato e Regioni, che negli ultimi anni è stato segnato da numerosi interventi della Corte costituzionale tesi a dirimere controversie relative appunto alla ripartizione dei poteri e delle competenze. Si è previsto poi un particolare regime per le Regioni virtuose, che possono chiedere l’attribuzione di alcune competenze esclusive in presenza del soddisfacimento di certi requisiti, e il potere di esclusione dei titolari di organo di Governo regionali e locali dall’esercizio delle rispettive funzioni quando è stato accertato lo stato di grave dissesto finanziario dell’ente.
Come cambieranno le funzioni della Conferenza Stato-Regioni? Continuerà ad esistere in quanto tale?
La Conferenza Stato-Regioni è un organo tecnico e, dunque, le sue attribuzioni non vengono mutate.
A suo parere, come influirà la riforma della Costituzione sulla competitività del Paese e sul sistema produttivo?
Molto dipende, come sempre, da come le classi dirigenti politiche regionali e locali saranno capaci di interpretare ed applicare la riforma. In particolare se sapranno dare slancio ed efficacia alle funzioni di controllo e valutazione attribuite al Senato (nell’articolo 1 dedicato alle funzioni delle Camere si legge: “Il Senato (…) valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”). Non c’è poi dubbio che un procedimento legislativo più celere potrà dare risposte più tempestive – e si spera efficaci – ai problemi del Paese.
Silvia Tartamella