In una valle delle Marche, in una fascia di due chilometri lungo le sponde ridenti di un fiume, vive e si sviluppa un progetto che coinvolge un’attività imprenditoriale avanzata nel mondo tecnologico e una esperienza formativa straordinariamente originale ed innovativa di collaborazione tra scuola e impresa per la formazione e la preparazione dei giovani.
Un mondo reale che produce sogni e valori e del quale hanno preso atto gli studenti che hanno partecipato l’11 maggio scorso ad Angeli di Rosora (Ancona) all’incontro con i Cavalieri del Lavoro del Gruppo Centrale promosso per gli allievi di oltre 40 scuole medie superiori delle regioni Marche ed Umbria, segnalati dai loro dirigenti scolastici per il Premio Alfieri del Lavoro-Medaglia del Presidente della Repubblica. L’evento si inserisce nel programma organizzato anche quest’anno dai Cavalieri del Lavoro per i giovani candidati al Premio Alfieri del Lavoro e segue quelli che si sono già svolti a Napoli, Bologna, Milano, Caltanissetta, Verona e Torino e precede gli ultimi due previsti a Bari e L’Aquila. L’incontro marchigiano ha consentito un’esperienza in “presa diretta” in quanto si è svolto nell’azienda del Cavaliere del Lavoro Enrico Loccioni, una realtà particolarmente attenta ai tre temi affrontati, ovvero: impresa, formazione e territorio.
Aspetti ampiamente evidenziati nel saluto introduttivo che il Cavaliere del Lavoro Luca Tomassini ha svolto nel saluto introduttivo, anche a nome del presidente del Gruppo Centrale Vittorio Di Paola. “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica? Questa vocazione che per il Cavaliere del Lavoro Adriano Olivetti corrispondeva anche a una sfida affascinante, faceva riferimento alla consapevolezza che quanti fanno impresa non lavorano semplicemente per il successo di un puro organismo economico, ma anche di un organismo sociale che condiziona la vita di chi contribuisce alla sua efficienza ed al suo sviluppo. E per questo bisogna far convergere, in un’unica strategia, buona impresa, buona scuola e università, e buona politica. Ecco perché – ha proseguito Tomassini – il mondo delle imprese è interessato a quello del sapere. Vuole una società con più sapere e più conoscenza, perché ha bisogno di capitale umano e anche di capitale sociale”.
“Ascolteremo dunque la voce dell’impresa – ha concluso – attraverso l’esperienza di Enrico Loccioni. L’azienda che ci ospita definisce così, sul suo sito, la sua missione: un’impresa familiare; una sartoria tecnologica, una Open Company, una Play Factory ad organizzazione orizzontale e una impresa delle conoscenza in cui non ci sono dipendenti, ma collaboratori intraprenditori, azionisti del lavoro, che investono i loro saperi nell’impresa, condividendone i risultati. E’ in questo modo che si dà sostanza di progetto imprenditoriale, all’idea che sono le persone il nostro patrimonio più importante”.
Dare fiducia; favorire uno spirito positivo; costruire un ambiente accogliente con ampi spazi in cui creare nuovi tipi di lavoro; progettare e creare il futuro; attenzione ai nuovi lavori in cui le persone vivono l’ambiente non come sacrificio: queste le parole d’ordine elencate con grande semplicità dal Cavaliere del Lavoro Enrico Loccioni nel presentare la sua creatura. Quarantotto anni di attività spesi per realizzare, tra Jesi e Fabriano, in un’area bonificata e trasformata in una grande oasi verde nella quale sono inseriti i complessi dei moderni laboratori nei quali oltre 450 tecnici, in gran parte giovanissimi, sviluppano tecniche e macchine di controllo poi utilizzate da grandi industrie internazionali per gestire la produzione e la evoluzione dei loro prodotti. Ingegneri di tutto il mondo vengono qui a sperimentare, sviluppare, ottimizzare i processi evolutivi delle loro macchine: si parla così di auto a trazione elettrica, vetture senza pilota, miglioramento della combustione per le auto di formula uno, nuove tecnologie per elettrodomestici, sviluppo di apparati per le riduzione dei consumi e dell’inquinamento, robotizzazione della produzione. Una “fabbrica “del futuro, a ridotto impatto a livello di consumi energetici, che ha comportato svariate decine di milioni di euro di investimenti, con 9 mila visite l’anno e che da il meglio di sé anche come incubatore di giovani intelligenze e culla di uno spirito imprenditoriale che in 48 anni di vita ha portato, tra l’altro, più di cento persone ad avviare una attività in proprio partendo da zero. A scegliere – ha concluso il Cavaliere Loccioni- e non a subire il lavoro.
Un quadro con luci e ombre dell’attuale situazione dell’università italiana è stato quindi tracciato da Stefano Semplici, direttore scientifico del Collegio Universitario Lamaro Pozzani, che ha invitato i giovani presenti a valutare la possibilità di chiedere l’ammissione all’istituto dei Cavalieri del Lavoro e illustrato al riguardo le proposte formative del Collegio stesso, soffermandosi in particolare sul nuovo programma articolato su conoscenze, esperienze e responsabilità per lo sviluppo. Il prof. Semplici ha anche evidenziato l’importanza delle “missioni” dell’Università (insegnamento, ricerca, rapporti con il territorio) e il ruolo centrale del rapporto tra il mondo del sapere, l’università e quello dell’impresa, sul quale si basa l’esperienza del Collegio.
E proprio dal Collegio dei Cavalieri del Lavoro proviene uno dei massimi dirigenti del Gruppo Loccioni, il project manager Marco Paolucci, che ha portato la sua testimonianza sul percorso di studio che anche attraverso il periodo formativo svolto a Roma, gli ha consentito di inserirsi ai vertici dell’azienda creata dal Cavaliere del Lavoro Loccioni, un gruppo oggi operativo in 46 paesi. Dell’offerta formativa del Collegio Paolucci ha evidenziato l’approccio multidisciplinare, l’eccellenza del rapporto con l’impresa e i rapporti umani.
Presenti all’incontro anche i Cavalieri del Lavoro Carlo Lucarelli e Pierluigi Zappacosta. Il primo si è chiesto in che misura e in quali tempi l’università sia pronta a trasferire le sua conoscenze all’impresa, mentre Zappacosta, sulla scorta della sua esperienza negli Stati Uniti, ha auspicato lo sviluppo in Italia di nuove energie imprenditoriali in grado di incoraggiare le attività produttive.
Anche Antonio Serpico, genitore di uno degli studenti presenti, ha portato il suo contributo parlando del fenomeno della fuga dei cervelli dal nostro paese e delle sue conseguenze anche economiche oltre che personali e familiari.
L’incontro si è concluso con una visita alle modernissime strutture del complesso di Angelo di Rosora, guidata dallo stesso Cavaliere del Lavoro Loccioni.