Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017
CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 29 DOSSIER passato: la crescita dell’economia mondiale era stata del 3,6% tra il 1969 e il 1999. Anzi, se andiamo a guardare i dati in termini di Pil pro-capite, ci accorgiamo che il mon- do negli ultimi due-tre anni è cresciuto più rapidamente che nei precedenti decenni: 2,6% nel 2015-17 contro un aumento medio del 2,3% nel periodo 1969-1999. Insom- ma, il mondo dopo il boom della scorsa decade e la crisi che ne era seguita ha ripreso a crescere a tassi del tutto normali. Dove sta il problema allora? Un primo problema sta nel fatto che il mondo occidenta- le non cresce più come una volta. Se la crescita media del mondo è simile al passato, il tas- so di crescita nei paesi avanzati è significativamente più basso di quello dei decenni passati: i paesi avanzati sono cresciuti nel triennio 2015-17 a un tasso del 2%, contro il 3,1 nel periodo 1969-1999. Un secondo problema è che la crescita nei paesi avanzati non solo è più bassa, ma por- ta benefici a un numero infe- riore di persone che in passa- to. La distribuzione del reddito che era diventata più equili- brata tra l’inizio del XX secolo e il 1980, è diventata molto più squilibrata nel corso de- gli ultimi tre o quattro decen- ni. Il reddito dell’uno per cen- to più ricco della popolazione americana rappresentava il 9% del totale nel 1980, mentre ora rappresenta più del 20%. Al tempo stesso la quota di reddito che va al lavoro ri- spetto al totale si è ridotta nei paesi avanzati dal 55% a metà degli anni ’70 a circa il 50%, con una riduzione an- che più forte, di circa sette punti percentuali, per la quota del reddito medio-basso. In America la classe media si sta rapidamente restringendo: la percentuale delle famiglie che sono comprese tra il 50 e il 150% del reddito media- no è scesa dal 58% al 46% nel corso degli ultimi 40 anni. Terzo problema: la perdita di reddito da parte della clas- se media è stata accompagnata da un aumento dell’in- debitamento. Nei paesi avanzati il debito mediano del- le famiglie, di poco superiore al 30% del Pil nel 1980, ha raggiunto il 63% del Pil nel 2016, continuando a crescere anche negli anni successivi alla crisi. Questo ha esposto le famiglie dei paesi avanzati a un maggiore rischio in caso di aumento nei tassi di interesse. La precarietà è aumen- tata. Quarto problema: l’ascensore sociale si è bloccato, compreso negli Stati Uniti. Uno studio di due economisti della University of Massachusetts pubblicato l’anno scor- so mostra che la probabilità di salire nella scala sociale tra il 1993 e il 2008 si è notevolmente ridotta rispetto ai decenni precedenti. È più difficile che in passato per chi nasce povero diventare ricco. Insomma, il modello occi- dentale sembra perdere colpi. Quali sono le cause di que- sti problemi? Ne citerei quattro. Primo un calo nel tasso di crescita della popolazione nei paesi avanzati. Nei paesi avanzati il tasso di fertilità (nu- mero di figli per donna) è attualmente al di sotto del li- vello, intorno a due, necessario per mantenere la popo- lazione costante in assenza di immigrazione. Il fenomeno è più marcato in Italia, Giappone e Germania, ma è un fenome- no diffuso. Un rallentamento della crescita della popolazio- ne comporta meno crescita per il Pil complessivo, a pari- tà di produttività. Ma la stes- sa crescita della produttività ne potrebbe risentire come confermato da alcuni recenti lavori econometrici. Il calo della popolazione nei paesi avanzati non si è per ora materializzato grazie all’immi- grazione. Ma l’immigrazione, soprattutto quella irregolare e da paesi con culture diverse da quelle dei paesi occidentali, porta con sé tensioni socia- li che sono evidenti a tutti, compreso nel nostro Paese. La seconda causa dei fenomeni che stanno caratterizzando i paesi avanzati è la globalizzazione, ossia l’integrazione nel commercio mondiale di paesi come la Cina e l’India. La globalizzazione ha comportato un ingresso nel merca- to globale di paesi ricchi di lavoro e poveri di capitale e quindi un aumento nell’offerta di lavoro rispetto alla di- sponibilità di capitale con la conseguente riduzione della quota del reddito che andava al fattore di produzione, il lavoro, la cui offerta andava aumentando. La terza causa è il minore impatto che, negli ultimi anni, l’innovazione tecnologica ha avuto sul tasso di crescita della produttività. Le cause di questo minore impatto non sono ovvie. La rivoluzione informatica degli ultimi decen- ni avrebbe dovuto portare a un rapido aumento della pro- duttività. Eppure nell’ultimo decennio il tasso di crescita »
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