Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017
CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 33 DOSSIER SEBASTIANO MAFFETTONE come rispondere alle difficoltà dell'età contemporanea Dal 1945 siamo cresciuti nella quieta consapevolezza che una pax democratica regnasse sopra di noi e che la de- mocrazia stessa si accompagnasse inevitabilmente al- la crescita economica. Il crollo dell’Urss nel 1989 non ha rafforzato questa convinzione. Qualcuno ha parlato addi- rittura di fine della storia. La storia stessa ha fatto in mo- do di falsificare le previsioni di coloro che ne preconizza- vano la morte prematura. La crisi del 2008 è stata il climax di questa sfiducia ora- mai diffusa. Il Nobel dell’economia Stiglitz, nel discorso di accettazione della laurea honoris causa alla Luiss ha det- to che “il 2008 è stato per il capitalismo ciò che il 1989 è stato per il comunismo”. La crisi della democrazia è as- sieme teorica e pratica. Il Teorema di Arrow, secondo cui ogni scelta collettiva sia o imposta o irrazionale, dà l’idea di quanto drammatica sia l’impossibilità legata ai processi di formazione del vo- to. Dal punto di vista pratico, la questione è legata alla crisi economica: eravamo abituati all’idea che democra- zia volesse dire sì eguaglianza politica, ma anche mag- giore benessere economico e ascesa sociale. Oggi non sembra più vero. La globalizzazione non adeguatamente governata e la de- legittimazione delle élites connesse al web, con il conse- guente affermarsi di un populismo e sovranismo diffuso, sono tra le cause profonde del disagio in cui teoria e pra- tica della democrazia sembrano inesorabilmente versare. Si può parlare di un sovranismo culturale di successo, che afferma il primato di una specifica visione culturale sul- le altre ed è presente nei discorsi di leader come Putin, Trump, Le Pen e Farage. Non è facile capire come reagire alla spinta populista, che senza dubbio si nutre più di emozioni che di ragione. Pri- ma di tutto bisogna governare la globalizzazione, guar- dandola non solo in termini universali, ma anche in ter- mini locali, come finora non è stato fatto adeguatamente. Questo riguarda anche le migrazioni. sulle quali ci sono comprensibili reazioni istintive di rifiuto, soprattutto dalle classi più povere dei paesi ospitanti di cui la politica de- ve tenere conto. Un secondo punto riguarda l’intelligenza artificiale con tut- to il dominio del web, che non ha cambiato solo una tec- nologia della comunicazione, ma la società e la vita nel loro complesso. La morte della competenza è collegata al fatto che il web consente a tutti di esprimere la propria opinione in maniera “autorevole” e che, detto in soldoni, l’uomo della strada diventa uguale a un fisico teorico an- che se si deve parlare di relatività generale. Dobbiamo creare anticorpi al modo digitale di uniformare e “orizzontalizzare” le opinioni, creando rispetto per le com- petenze. Non è neppure da escludere che nuove tecniche digitali possano contribuire a ridurre il populismo attraver- so l’aumento di partecipazione politica che consentono. Credo infine che l’education, non solo tecnica, ma anche umanistica e storica, sia una chiave molto importante non solo per comprendere i fenomeni, ma per reagire alla crisi e alle simpatie striscianti ed esplicite per l’autoritarismo. L’Italia è il 40° paese dell’Ocse per investimento nell’ac- cademia e nell’education e questa è una vergogna per- ché dovrebbe essere nei primi dieci. Da questo punto di vista, l’investimento che i Cavalieri del Lavoro fanno nel Collegio universitario Lamaro Pozzani è una cosa molto importante ed è opportuno che si sappia che è quella la giusta direzione. ANGELO PANEBIANCO le democrazie sono in ritirata in tutto il mondo Si può guardare il problema da due punti di vista, cioè che cosa succede dentro le democrazie occidentali e che cosa succede nel rapporto fra le democrazie occidentali e il resto del mondo. »
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