Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017
CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 37 DOSSIER ALBERTO QUADRIO CURZIO rilanciare la ue con gli eurobond Perché dal 2008 al 2016 l’eurozona non è crollata? Se fos- se stata applicata la rigorosa ricetta tedesca, credo che il collasso dell’eurozona sarebbe stato inevitabile, anche se forse si sarebbe salvata la Germania, che dalla crisi stes- sa ha ricavato qualche beneficio. Non è successo perché Mario Draghi è diventato presidente della Bce e con la sua straordinaria competenza e intelligenza è riuscito a con- tenere gli effetti distorsivi pro-ciclici che avrebbe prodot- to l’applicazione di una dottrina esclusivamente rigorista. La politica monetaria di Draghi ha evitato il collasso, ma non ha risolto i problemi strutturali legati agli investimenti, che dal 2007 al 2016 sono crollati di 2.200 miliardi, 220 miliardi l’anno in dieci anni. Si è passati da un rapporto tra investimenti totali e Pil del 23,1% del 2017 al 19,6% del 2013, per poi risalire nel 2016 al 20,2%. L’Italia ha perso 447 miliardi nel decennio, dal 21,6% al 17% del Pil. Il futuro della ripresa e della convergenza nell’Eurozona è, dunque, una politica di euro-investimen- ti coordinata con quella dei singoli paesi. Italia e Germa- nia, per esempio, hanno un gap infrastrutturale pesante e non fanno abbastanza investimenti. Se l’Eurozona vuole andare verso una qualche forma di confederazione o federazione, una delle chiavi sono gli investimenti. Una possibilità è la regola aurea per scorpo- rare dal deficit la spesa per investimenti. Poi c’è il poten- ziamento del Piano Juncker, che si propone di mobilitare in sei anni 500 miliardi di euro con 36 miliardi di garan- zie. Ma 500 miliardi rispetto a 2.200 sono pochi. Per que- sto gli eurobond potrebbero essere decisivi. L’Italia è il paese più europeista. Spesso dico che gli ita- liani sono degli italo-europei e questo fattore è molto importante. Credo che una grande coalizione nel prossi- mo Parlamento potrebbe essere forte nella misura in cui si riconoscesse come espressione di valori e programmi italo-europei, tornando alle radici della Repubblica, dove c’erano forze laiche e forze cattoliche che spingevano ver- so l’Europa e che sono state in grado di riportare il nostro Paese alla democrazia e a un posizionamento significati- vo nel contesto europeo. L’Italia potrà essere importante anche per evitare un’Eu- ropa germanizzata, che non sarebbe il meglio per l’Euro- zona. Dunque, ben venga l’asse franco-tedesco al quale dovremmo agganciarci. Ma per farlo dovremmo conqui- stare stabilità politica: dal 2007 al 2017 noi abbiamo avu- to sei governi, la Germania un solo cancelliere e la Fran- cia ha tre presidenti. GIAMPAOLO GALLI sconfiggere il partito della spesa Per uscire dalla crisi e partecipare da protagonisti alla co- struzione della nuova Europa, dobbiamo combattere l’i- dea che sia possibile crescere accumulando debito pubbli- co, altrimenti l’Italia sarebbe uno dei paesi con la crescita più elevata, visto che di debito pubblico ne abbiamo fat- to in abbondanza. Ci sono, al contrario, paesi che hanno seguito la strada di un forte consolidamento fiscale, come la Spagna, e che adesso si ritrovano con un tasso di crescita molto migliore del nostro. Bisogna ritrovare lo spirito con cui l’Italia entrò
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