Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017
CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 39 DOSSIER del rischio. E per permettere la condivisione del rischio, abbiamo bisogno di rafforzare l’unione monetaria per ga- rantire l’integrazione finanziaria tra paesi e abbiamo biso- gno di istituzioni finanziarie solide. Siamo in un sistema ibrido, nel quale da una parte vigo- no le regole federali e dall’altra quelle nazionali. Questo crea incertezza e ritardi costosi per il sistema. L’euro non morirà, ma siamo ancora fragili e il percorso di consolida- mento dell’unione monetaria è ancora lungo. ANTONIO PATUELLI non si valorizzano i dati positivi Il 1989 ha concluso un quasi mezzo secolo di conflitto pre- valentemente freddo fra est e ovest, dove l’ovest ha vin- to, ma qualunque fase storica civile ed economica vinca, poi non ha automaticamente un “biglietto” che permette di andare avanti per l’eternità. A un certo punto le fasi si esauriscono: infatti anche la fase eroica italiana del Risorgi- mento, a un certo punto, ha esaurito la sua fase propulsiva. Oggi vedo un simmetrico opposto negativo: uno stato d’a- nimo diffuso che pensa che non andrà più bene. Fino a dieci anni fa, invece, dovevamo per forza andare benissi- mo. Ma perché tutto questo estremismo? C’è superficia- lità, carenza di spirito critico, carenza di consapevolezza che le fasi storiche non sono eterne e che tutto deve es- sere riconquistato e rimisurato. La crisi così lunga e inaspettata, successiva a un venten- nio di euforia, ha fatto cadere tutto questo ottimismo e la speranza nell’avvenire. Ma è la prima volta che è in cor- so una rivoluzione industriale di grande dimensione, cioè la digitalizzazione massiccia, senza che ci sia un ottimi- smo per i suoi effetti. È la prima volta che non c’è questo ottimismo, mentre in tutte le altre rivoluzioni industriali si era visto un grande ottimismo per l’avvenire. Questo scenario di negatività è frutto di una carenza di analisi e di lungimiranza. Noi viviamo adesso una fase cupa, con uno scenario di disoccupazione galoppante e di mancanza di vantaggi dall’innovazione, ma questa è una valutazione veramen- te superficiale che si basa anche su un’informazione che privilegia la negatività e che non coglie gli elementi po- sitivi, rifiutando anche l’evidenza del cambiamento. Si parla molto con preoccupazione della crisi dei credi- ti deteriorati, ma pochi ricordano che i crediti deteriorati netti (messi da parte tutti gli accantonamenti e le svalu- tazioni) in sette mesi sono calati del 23%. È il centenario di Caporetto, quando sembrava che l’Ita- lia fosse sull’orlo del baratro. Ma bisogna sempre ricorda- re che dopo Caporetto c’è stata una forte reazione di vo- lontà che ci ha portato a Vittorio Veneto. Anche adesso dovrà esserci un nuovo Vittorio Veneto in Italia. • (p.m.)
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