Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2017 48 DOSSIER importanti, interessanti e di riassetto istituzionale per fa- re il super ministro o per fare il fondo monetario europeo e altre cose, in realtà continuiamo a dilazionare il proble- ma fondamentale di come si costruisce un’Europa unita e quali sono i valori fondanti di questa Europa. Noi cor- riamo il rischio di illuderci tutti che il problema sia stato risolto, salvo poi scoprire da qui a poco che il problema è diventato più grave e più profondo. I Cavalieri del Lavoro sono poche centinaia, nonostante siano quasi la metà del Pil italiano, ma io credo che in questo momento si debba esercitare fino in fondo la re- sponsabilità di poter incidere in termini di opinione pub- blica e di formazione del consenso sulla partita che si sta realmente giocando in campo. Le elezioni di Macron sono state fatte all’insegna dell’Eu- ropa, anche se poi si sono aperti, come al solito, tutti i problemi domestici. Le elezioni della Merkel oggi si stan- no facendo in nome dell’Europa e anche il confronto fra i cristianodemocratici e i socialdemocratici è stato tutto concentrato sui temi dell’Europa. Fra poco avremo le elezioni italiane. Francia, Germania e Italia sono i tre grandi paesi fondatori dell’Europa, quindi abbiamo un dovere irrinunciabile di giocare una partita di primo piano nella costruzione di una nuova Europa più forte e più integrata dal punto di vista politico e istituzio- nale e lo dobbiamo fare, secondo me, senza sensi di col- pa e senza essere convinti di dover pagare un pedaggio sacrificando parti della tutela della dignità nazionale, co- me troppo spesso abbiamo fatto in passato. Dobbiamo, inoltre, farlo con la fermezza e con la forza di un Paese che sa affrontare le proprie questioni, le proprie contraddizioni e che siede al tavolo di una rinnovata pro- gettualità europea con la forza della propria cultura, con la forza della propria storia e con la forza delle proprie ca- pacità di lavoro e di imprenditoria e, infine, anche con la forza e l’autorevolezza di un Paese che sa fare le riforme con una coerenza, un coraggio e una determinazione mag- giore rispetto a quella in questi anni abbiamo dimostrato. Certamente qualcosa si è fatto e certamente non bisogna ripartire da zero, ma con quanta fatica e ritardi rispetto a tutto quello che avremmo dovuto fare? Quanti sacrifici ab- biamo fatto? Quanti posti di lavoro e punti di Pil avremmo L'ITALIA DEVE GIOCARE UNA PARTITA DI PRIMO PIANO NELLA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA EUROPA E LO DEVE FARE CON L'AUTOREVOLEZZA DI UN PAESE CHE SA FARE LE RIFORME

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