Civiltà del Lavoro, n. 6/2017
106 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE È amministratore delegato della Mattioli, azienda di famiglia attiva nella creazione e lavorazione di alta gioielleria e oreficeria. È presente all’estero con 200 punti vendita. I principali mercati di riferimento sono l’Unione Europea, la Russia, gli Stati Uniti e il Giappone. 85% l’export, circa 100 gli addetti. Licia Mattioli Industria orafa – Torino ALTA OREFICERIA DAL TOCCO ARTIGIANALE L’alta gioielleria e oreficeria è ancora un vanto per l’imprenditoria italiana? Come riesce a competere sul mercato globale? Senza dubbio è un vanto, ma lo si percepisce notevol- mente di più all’estero. L’espressione “nessuno è profeta in patria” è più che mai valida: in Italia non si ha la reale percezione della potenza del brand made in Italy, che in- vece ha un altissimo valore oltre confine in tutti i settori, gioielleria compresa, tanto è vero che alcuni dei paesi or- mai non più emergenti, come ad esempio la Cina, orien- tano la propria domanda dell’alto di gamma verso l’arti- gianalità italiana. Oggi in Italia si può essere competitivi integrando l’artigianalità, ossia il saper fare delle nostre maestranze, con lo sviluppo tecnologico, l’innovazione e i processi industriali. Lei ha anche incarichi di rappresentanza per il mon- do delle imprese: cosa manca alle aziende made in Italy per agganciare in maniera definitiva la ripresa che pare fare capolino? Uno dei più grossi limiti per le aziende italiane è rappre- sentato dalla loro dimensione. La piccola impresa nel con- testo globalizzato appare troppo piccola per poter com- petere in uno scacchiere così grande, risultando quindi incapace di attrarre sia capitale finanziario che umano. In Italia abbiamo delle risorse umane eccezionali che, tut- tavia, preferiscono mettere al servizio le loro competen- ze per aziende di grandi dimensioni nella convinzione di arricchire così il proprio curriculum. È stata, tra l’altro, presidente dell’Unione industria- li di Torino e attualmente è vicepresidente naziona- le di Confindustria: in cosa l’ha arricchita l’esperien- za associativa? Essere a contatto con le eccellenze del Piemonte prima, e dell’Italia poi, mi ha consentito di conoscere delle vere storie imprenditoriali di successo. Tramite l’associazionismo ho incontrato moltissimi manager che, con la loro grinta e la loro professionalità, si tramu- tano in alfieri in difesa dell’italianità contro la concorren- za. Grazie a loro ho rafforzato la convinzione che l’indu- stria italiana è in grado di primeggiare in qualsiasi settore.
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