Civiltà del Lavoro, n. 6/2017
109 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE Con la Banca europea degli investimenti (Bei), inoltre, abbiamo rinnovato in più occasioni l’impegno a garanti- re nuove risorse a sostegno dell’economia reale: dalla fi- ne del 2016 il totale complessivo di nuove erogazioni con fondi Bei ha raggiunto quota 1,8 miliardi di euro. Tutto questo ci permette di affermare che Intesa Sanpaolo ha sempre fornito un contributo decisivo all’economia del Paese e non ha fatto mancare il proprio aiuto. In assoluto, viste le cronache recenti, meglio grandi banche a sostegno del sistema Paese o il reticolo di istituti locali ha ancora un senso? Le autorità di vigilanza nazionale ed europea hanno esor- tato il sistema al consolidamento. Il processo in Italia è partito grazie all’impulso della riforma delle banche po- polari. Il nostro è un Paese in cui il sistema imprendito- riale può contare su due grandi operatori bancari, diversi istituti di medie dimensioni e una vastissima quantità di piccoli istituti che vanno dalle banche di credito coopera- tivo alle casse rurali. Questa struttura articolata del siste- ma bancario è in grado di servire alla crescita delle im- prese e ai bisogni delle famiglie. Ritengo comunque possibile un’ulteriore fase di consoli- damento del settore bancario, che però non riguarderà la nostra banca. Oltre a Cavaliere del Lavoro, tra i vari riconoscimen- ti ricevuti ne ha uno a cui è particolarmente legato? Ne ricordo con piacere due. Il primo è quello che mi è stato consegnato nel 2015 come Alumnus dell’anno della Luiss, l’università in cui mi sono laureato. Lo reputo molto im- portante visto il forte legame tra me e questa istituzione. Il secondo, invece, è più recente ed è il Corporate Social Responsability Award della Foreign Policy Association. È un premio dedicato ai manager del settore finanziario che si distinguono nel campo della responsabilità sociale delle imprese. Mi è stato consegnato a New York lo scor- so marzo da Larry Fink, numero uno di BlackRock, tra i principali azionisti di Intesa Sanpaolo. Questo premio ci è stato riconosciuto per le attività che la banca svolge nel settore del microcredito attraverso Ban- ca Prossima, istituto del gruppo dedicato al mondo no- profit laico e religioso. Un aspetto importante soprattutto in questo momento di grande difficoltà per molte famiglie italiane, soprat- tutto al Sud. • Per effetto della crisi le condizioni di mercato sono cam- biate, soprattutto in termini di politica monetaria: opera- re in un sistema in cui le Autorità hanno dovuto optare per un livello di tassi bassi o per giunta negativo ha de- terminato cambiamenti radicali. La raccolta sotto forma di deposito non poteva più generare la redditività degli an- ni passati, così come l’attività di erogare credito, depres- sa dai tassi, dal costo del capitale e dal rischio di credito. Per queste ragioni, noi per primi, nel concepire il Piano di impresa 2014-2017 abbiamo pensato che questo mo- dello fosse da innovare. Occorreva diversificare e offrire nuovi servizi alle famiglie e alle imprese, ma soprattutto puntare sulla gestione del risparmio e muoversi nella di- rezione di diventare una wealth-management company. A distanza di tre anni i risultati ottenuti confermano la bontà della nostra scelta: siamo diventati il terzo grup- po a livello europeo sia nell’asset management che nel private banking, mentre in Italia siamo la prima compa- gnia nel ramo vita. Nell’arco del prossimo piano d’impresa vogliamo diven- tare uno dei primi cinque operatori assicurativi italiani nel ramo danni, mantenendo così la leadership nel mercato assicurativo italiano. Il gruppo negli ultimi anni ha siglato importanti ac- cordi con il mondo delle imprese. C’era un deficit nei rapporti tra mondo del credito e quello produttivo? Intesa Sanpaolo ha sempre operato per sostenere l’econo- mia del Paese e in più occasioni grazie al suo intervento ha permesso di evitare il rischio di crisi maggiori. Già nel 2009 la banca si è attivata per prima ad introdurre insieme a Confindustria la ”moratoria”, poi trasformata in accordo nazionale tra banche e imprese, per promuovere misure volte a garantire l’afflusso di credito al sistema produtti- vo: questa manovra ha permesso a più di 430mila impre- se di usufruire di maggiore liquidità per circa 25 miliardi. Sempre con l’associazione degli industriali, negli anni, ab- biamo siglato numerosi accordi: l’ultimo è stato lanciato l’estate scorsa e ha messo a disposizione delle imprese nazionali ben 90 miliardi per i prossimi tre anni. Non dimentichiamoci poi degli accordi analoghi con il mondo del commercio, dell’artigianato e dell’agricoltura e il Progetto Filiere, l’innovativo modello di credito che finora ha prodotto oltre 450 contratti con aziende capo- fila con oltre 15mila fornitori per un giro d’affari di qua- si 70 miliardi.
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