Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 33 FOCUS nazionale e l’effettiva organizzazione dei flussi di visita che continuano a concentrarsi in pochissimi poli. La massificazione della cultura produce certamente rile- vanti problemi organizzativi, con il rischio di un oggetti- vo abbassamento dei livelli di fruizione. L’idea romantica di un museo dove effettuare visite silenziose e solitarie è decisamente contraddetta da grandi spazi espositivi che, nella gestione dei flussi, hanno necessità di conformarsi a strutture in grado di coniugare funzionalità e bellezza. Paesi che per tradizione hanno concentrato in pochi luo- ghi il loro patrimonio culturale, avendo una struttura in- sediativa polarizzata nella capitale o in poche città (ve- di Francia, Regno Unito), non hanno rilevanti alternative al gigantismo di pochi poli culturali, che non può essere confrontato con il policentrismo italiano. L’Italia è un modello tutto affatto differente, sia per strut- tura urbana a rete che per diffusione di attrattori culturali. Non può valere per il nostro Paese il modello della “cul- tura in poche grandi città” poiché possediamo un ampio sistema di medie città – antiche capitali di ducati o princi- pati – in grado di attrarre potenzialmente significativi flus- si di fruitori del patrimonio storico-artistico. Purtroppo questa diffusione sul territorio avviene oggi in modo spontaneistico e non riesce a riequilibrare lo squi- librio esistente in termini di flussi, specie se ci riferiamo alle istituzioni museali e monumentali dello Stato. ITALIA MUSEO DIFFUSO Una crescente attenzione al nostro patrimonio culturale diffuso è la vera novità che emerge nei provvedimenti e nelle politiche più recentemente adottate dal Mibact. Si è iniziato proclamando il 2016 come “Anno dei Cam- mini”, quindi alla voglia di protagonismo delle medie cit- tà si è dato lo sbocco delle “Capitali italiane della cultura” (Mantova per il 2016 e Palermo per il 2017) e infine si è proclamato il 2017 come “Anno dei Borghi”. Politiche quindi che incentivano la valorizzazione di tutto il territorio nazionale rispondono meglio alla qualità che assume nel nostro Paese l’arte e la cultura. La ricchezza del nostro territorio deriva innanzitutto dalla storia italica che affonda le sue radici in una pluralità di insediamenti dal periodo preromano e che oggi costitui- scono il più importante giacimento archeologico europeo. Il “museo diffuso” deriva, poi, dalla centralità di due gran- di istituzioni storiche aventi come sede il nostro territorio quale la Civiltà Romana e la Cristianità, e poi il policen- trismo urbano sviluppatosi con la nascita di centinaia di borghi fortificati in epoca medievale. Non possiamo non rilevare, infine, il ruolo ricoperto dai tanti stati e principati dell’epoca preunitaria che rendono l’Italia il territorio a maggiore densità di piccole capitali, di città ideali e di ville storiche. Per un tale retaggio storico si contano in Italia su poco più di 8mila comuni quasi 7.800 centri storici (di cui 900 principali) e circa 15mila nuclei abitati storici (borghi, vil- laggi, e piccole borgate autonome). Piccoli comuni e borghi rappresentano un modello di vi- ta comunitaria tipicamente italiano, sedimento di stili di vita, di tradizioni identitarie, alimentari, di storia, cultu- ra e paesaggio. Questo grande museo diffuso del Paese, specie quello localizzato in collina, montagna e nelle aree meno ac- cessibili, è oggi a rischio d’abbandono e quindi di degra- do e distruzione. Se guardiamo, ad esempio, ai numerosi piccoli comuni si- tuati nel cratere del terremoto abruzzese, o diverse frazioni distrutte dal più recente sisma dell’Italia Centrale, l’esser venuto meno il presidio di una comunità – se pur mini- ma – aveva disastrato i centri già prima della calamità. Uno specifico programma d’iniziative per la valorizzazio- ne dei borghi deve necessariamente migliorare le con- dizioni insediative per i residenti permanenti e tempora- nei, in modo da stabilizzare e attrarre il capitale umano indispensabile per ogni processo di recupero e rilancio. Ai fini di una nuova progettualità, può essere utile >

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