Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 35 FOCUS sostegno dell’indispensabile impegno, per il nostro Pae- se, nell’intervento culturale. Una conferma al quadro fin qui tracciato viene dall’Une- sco che, dopo aver riconosciuto in Italia quale patrimo- nio dell’umanità i siti più importanti e conosciuti, non ha trascurato anche emergenze storico-artistiche collocate in circuiti secondari. Pensiamo alle “Necropoli” o resti di Pantalica in Sicilia, il “Villaggio Nuragico di Barumini” in Sardegna, il “Centro Operaio” di Crespi d’Adda, l’arte ru- pestre della Val Camonica, ma anche le Langhe, la Val d’Orcia o la Val di Noto. Con 51 siti siamo ancora i primi al mondo, ma la Cina ci tallona ormai da vicino con 50 e con la prospettiva di crescere ancora data la dimensione del suo territorio. LE PRINCIPALI CRITICITÀ L’aver messo mano a que- stioni da tempo lasciate in sospeso ha reso, negli ulti- mi anni, il clima del settore dei beni culturali più viva- ce e fiducioso, anche grazie all’azione governativa. Re- stano tuttavia alcune que- stioni di fondo su cui eser- citare uno sforzo ulteriore di progettualità e operatività. Intanto le grandi dimensioni del patrimonio e gli elevati fabbisogni di intervento im- plicano la necessità di risor- se finanziarie e organizzati- ve molto superiore a quelle che attualmente sono rese disponibili dai bilanci pub- blici e dagli investimenti privati. Come in altri settori di diretta competenza statale o locale, la disponibilità di ri- sorse deve tener conto dei vincoli della spesa pubblica. E, quindi, proprio perché al patrimonio culturale viene rico- nosciuta una capacità di generale sviluppo e occupazione, l’impulso a far affluire più risorse verso il settore non può che confrontarsi con la necessità di un ruolo più incisivo dei soggetti privati, delle fondazioni e del mecenatismo. Per quanti sforzi possano esser fatti in ambito pubblici- stico, un vero riequilibrio fra fabbisogno di interventi e ri- sorse implica il pieno coinvolgimento dei privati. Alcune scelte importanti sono state compiute in materia di de- fiscalizzazione degli investimenti attraverso il cosiddetto Art Bonus. Tuttavia è necessario abbattere le barriere e le incomprensioni che dividono ancora il pubblico dal pri- vato e viceversa. È evidente che le scelte imprenditoriali implicano il riconoscimento di logiche - non necessaria- mente incompatibili con una visione sociale della cultura – ma che devono aumentare i gradi di autonomia di chi investe risorse proprie. E d’altro canto il valore e la fragi- lità dei beni su cui intervenire implica anche da parte del privato, una competenza culturale, un rispetto e una pas- sione autentica che deve far premio rispetto a logiche di rozza commercializzazione. Quindi, non si tratta solo di ricercare nuove formule di col- laborazione ma della necessità di ricostruire una visione innovativa nella consapevolezza che questo settore sia davvero strategico per l’avvenire del Paese. Bisogna riconoscere che è un tema molto delicato, da affrontare con grande sa- pienza, tenuto anche conto come i meccanismi ammi- nistrativi e burocratici, nel più generale quadro della governance di sistema del nostro Paese, non sempre aiutano a trovare le soluzio- ni migliori. Ad esempio la rigidità di certe regole non ha finora permesso una gra- duazione della tutela in mo- do da preservare in modo assoluto i beni a qualità sto- rico-artistica “irripetibile”, lasciando più flessibilità su un patrimonio degradato e in abbandono per ragioni strutturali (spopolamento, localizzazione, ecc.) che potrebbe tornare a essere ri- vitalizzato anche grazie a una trasformazione degli usi. In particolare, per quell’Italia borghigiana di collina o di montagna che rischia continuamente di collassare in quan- to collocata in aree marginali, rigenerazione e rilancio dif- ficilmente possono realizzarsi senza precise strategie di intervento imprenditoriale. Una seconda area di attenzione e di criticità attiene al tema della fruizione quale strategia complementare alla strumentazione educativa finalizzata ad accrescere il sen- so civico e la diffusione della conoscenza. Anche in questo settore provvedimenti come l’incentivo alla visita di musei e siti archeologici attraverso la gratui- tà ha dimostrato un buon livello di efficacia. Tuttavia se >

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