Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI- 2017 57 INCHIESTA flusso di innovazione nella formazione del Pil, è in attivo da quattro anni, ma su volumi inferiori ai nostri principali concorrenti. Il peso della ricerca e sviluppo, in termini rea- li, rispetto al Pil è, poi, poco più della metà della spesa media europea. Se prendiamo ad esempio il segmento high tech, vediamo come in termini di brevetti registra- ti (3,9%) siamo al di sotto della media europea (9,3%). In questo contesto diventa fondamentale il piano “Indu- stria 4.0”, destinato a influenzare fortemente l’attrattività italiana nei confronti dei flussi di capitale estero in termi- ni di localizzazione per il manifatturiero del futuro (oltre il 70% dell’investimento estero in fusioni ed acquisizioni è già rivolto al manifatturiero). Una conferma della direzione giusta che ha presto il Si- stema Paese è arrivata proprio nel primo semestre 2017: gli ordinativi interni dei beni connessi alla digitalizzazione dei processi sono cresciuti del 9% su base annua. Dal lato del venture capital italiano, nel suo ruolo di mi- glioramento del contenuto tecnologico e della conoscen- za produttiva, vediamo però risposte meno in linea con le aspettative. Di qui la conseguente necessità di rafforzare l’azione di attrazione dell’investimento estero, per integra- re la componente interna e consolidare il mantenimento della competitività della sua economia sul lungo periodo. Da settembre è in vigore il Ceta. Quali opportunità si aprono o si rafforzano per le imprese italiane che han- no rapporti con il Canada? Il Ceta riduce e abolisce il 99% dei dazi doganali cana- desi con un effetto molto esteso su tutti i settori dell’ex- port italiano verso il paese, ma su alcuni asset del made in Italy l’effetto è determinante. Penso all’agroalimentare innanzitutto: siamo il primo fornitore europeo del Canada per i prodotti agroalimentari e il quarto mondiale dietro ad Stati Uniti, Messico e Cina. Vino, olio d’oliva, formaggi, pasta e caffè rappresentano tre quarti del nostro export agroalimentare nel paese e beneficeranno degli effetti del Ceta. Sono aboliti i dazi sui vini, viene aumentato il con- tingente di formaggi europei che rientra nella quota di prodotti caseari senza dazi aggiuntivi, e soprattutto viene esteso il range di denominazioni geografiche protette che, dai soli vini e alcolici dell’era pre-Ceta, arriva ora a copri- re anche i prodotti agroalimentari come formaggi, carni, olii. Interessante anche l’impatto sull’abbigliamento e le calzature, con un’abolizione dei dazi del 16% medio che colpivano questa categoria in precedenza, ma anche sulla meccanica, sui veicoli e la componentistica automotive e su altre categorie sensibili per l’Italia come l’arredamen- to, la nautica, la chimica ed i prodotti farmaceutici cui è stata estesa l’abolizione delle tariffe doganali. Un contesto favorevole nel quale si innesta la strategia in- novativa dell’Agenzia Ice per la promotion in Nordamerica che, puntando su forme evolute come le partnership con grande distribuzione, independent retailer e top player dell’e-commerce, mira ad aprire nuovi spazi di mercato. Da anni Ice Agenzia, insieme ad altri partner, promuo- ve sul territorio una capillare formazione in tema di internazionalizzazione rivolta alle Pmi. Possiamo fa- re un bilancio? Il numero di chi esporta o internazio- nalizza è cresciuto? La base degli esportatori, secondo gli ultimi dati dispo- nibili del 2016, è aumentata arrivando a circa 216mila operatori all’anno precedente, portando il totale a quasi 216mila all’aumento con un incremento del 4% rispetto al dato di quattro anni fa. Il contributo viene principalmente dalla classe dei mi- cro-esportatori, cioè degli operatori che hanno un fattu- rato all’esportazione inferiore a 75mila euro, alcuni dei >

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