Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

CIVILTÀ DEL LAVORO VI- 2017 65 INCHIESTA do o nell’altro qualcosa sembra aver ricomin- ciato a muoversi. An- che in questo caso il merito va a quei com- parti del made in Italy che, nonostante tutto, sono riusciti a presidia- re le proprie aree di ri- ferimento: la moda, il design, la gioielleria, l’alimentare. E anche la nautica, di cui sono orgoglioso rappresen- tante e testimone. Più in particolare il Market Monitor dedicato al comparto nau- tico elaborato da Deloitte e presentato all’ultimo Salone di Monaco posiziona l’Italia, con una produzione di imbar- cazioni per il 2016 stimata in valore due miliardi di euro, quale prima produttrice in Europa e seconda nel mondo dopo gli Stati Uniti. Il Market Monitor ha inoltre confermato la leadership glo- bale italiana nell’area dei grandi yacht, con uno share del portafoglio ordini 2017 pari al 49%. Ho la fortuna di aver fondato e di presiedere un’azienda veramente rappresentativa del made in Italy nel setto- re della nautica da diporto, la Azimut-Benetti. Raffinatez- za, eleganza e innovazione ci hanno portato a diventa- re il primo produttore al mondo di barche a motore. Un primato che ben poche aziende italiane possono vanta- re. Esportiamo il 99% della nostra produzione perché ne- gli anni ‘70 sono partito con la mia valigetta per andare a bussare alle porte dei ricchi di tutto il mondo e da allo- ra non abbiamo mai smesso; perché abbiamo creato una vera multinazionale tascabile, perché abbiamo imparato ad adattarci a tutti i gusti e culture, senza però rinunciare al nostro dna italiano. Vendiamo poco in Italia a causa del livello di tassazione, della persecuzione ai diportisti, e non da ultimo, dell’in- dividualismo del cliente italiano che per super persona- lizzare la propria barca ricorre ai piccoli produttori arti- gianali, scoprendo ben presto che tali barche nel tempo perdono rapidamente valore perché prive della credibili- tà di un grande cantiere e non coperte da una adeguata assistenza tecnica. Per contro, la nostra ‘mission azienda- le’ recita: “costruire le barche più belle, affidabili, innova- tive e assisterle sempre e ovunque”. Con questa mission, noi di Azimut-Benetti siamo orgo- gliosi di aver dato il nostro contributo alla creazione del fascino del made in Italy in- ventando e diffonden- do nel mondo tutte le innovazioni che si ri- trovano negli yacht di oggi: grandi flybridge coperti, le ampie e lu- minose finestre sullo scafo, i salotti a prua, i garage a poppa e le beach area. Siamo i primi a costrui- re yacht in carbonio, rendendoli più efficienti ed economi- ci nella gestione. Inoltre, sono anche particolarmente or- goglioso e soddisfatto per aver personalmente promosso nei primi anni Duemila una legislazione favorevole che permette di non immatricolare le barche sino a dieci me- tri e di avere un’Iva ridotta, introducendo il sistema del leasing finanziario. Più recentemente, quando per aiutare il mio Paese ho de- ciso di entrare in politica e sono stato eletto parlamenta- re (ma poco dopo ho dato le dimissioni), ho ottenuto dai ministri Lupi e Alfano l’emanazione di una direttiva che finalmente dimostra la sua efficacia evitando ai diportisti la persecuzione dei reiterati controlli in mare. Penso dunque che sia possibile sostenere più efficace- mente le nostre esportazioni a patto e condizione che il sistema paese metta la questione dell’export in cima alle priorità delle varie agende: a livello politico, a livello isti- tuzionale e infine in ambito associativo, evitando le so- vrapposizioni e favorendo un maggiore coordinamento delle varie attività, al fine di rispondere in modo più pun- tuale alle reali esigenze delle aziende. • Paolo Vitelli è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 1996. Alla fine degli anni ’60 fonda la Società che si è rapidamente sviluppata fino a diventare il primo cantiere nel mondo della produzione di yachts a motore. Oggi il Gruppo Azimut esporta il 99% della produzione in 68 paesi nel mondo e i dipendenti sono oltre 2.000.

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