Civiltà del Lavoro, n. 6/2017
85 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE domestici. Quindi, grandi soggetti in grado di creare più prodotti per la casa sotto un unico brand. È stato fonda- mentale il processo di internazionalizzazione: la crisi non ha colpito allo stesso modo e con la stessa intensità tut- ti i paesi, l’essere presenti in tutti i mercati, soprattutto in quelli emergenti, ci ha consentito di reggere a questa sfida. Ora il mercato è tornato a crescere. Da cosa nasce la sua passione per l’arte che l’ha por- tata a investimenti e iniziative continue? Si definireb- be un mecenate? Credo nella contaminazione tra arte e impresa, ma non sono assolutamente un mecenate. Mio padre era un ap- passionato di arte e gli piaceva dipingere. A lui è dedica- ta la Fondazione Ermanno Casoli (Fec), nata nel 2007 per promuove iniziative in cui l’arte contemporanea diventa uno strumento didattico e metodologico capace di miglio- rare gli ambienti di lavoro e di innescare processi innovati- vi, ponendosi come obiettivo quello di favorire il rapporto tra il mondo dell’arte e quello delle aziende. Pioniera nell’indagare le potenzialità del dialogo fra arte e industria, la Fec si è affermata in Italia come modello di riferimento all’avanguardia nel campo della formazio- ne aziendale attraverso l’arte contemporanea, proponen- do attività sempre più strutturate e specializzate, in grado di far interagire questi due mondi nel rispetto dei reci- proci obiettivi. Siamo convinti che l’arte intesa come forma di creativi- tà produca innovazione e, nella nostra azienda, grazie ai progetti realizzati dalla fondazione che hanno coinvolto centinaia di nostri dipendenti, ne abbiamo potuto tocca- re con mano i risultati. Per questo sono convinto che l’ar- te, e in modo particolare quella contemporanea, fa be- ne alle imprese. • è fondamentale, ma non è sufficiente. La differenza la fa il modo con cui si attua la strategia, la nostra filosofia è diventare giapponesi in Giappone, messicani in Messico e così via senza essere provinciali. Il tempo dei conquistatori è finito, questo è il tempo della condivisione. Su un nuovo mercato non imponiamo sem- plicemente la nostra cultura, cerchiamo anche di impa- rare dagli altri. Quando e perché ha deciso che il design doveva en- trare nelle vostre produzioni? Basta solo il design? Oggi, per essere competitivi sul mercato, è importante capire i bisogni dei clienti e rispondere alle loro esigen- ze, interpretandole nel migliore dei modi. Nel contempo è fondamentale anticiparne le necessità, immaginando funzionalità e prodotti innovativi, creando nuove tenden- ze. La simbiosi tra design e funzionalità è uno dei nostri tratti distintivi. Non c’è dubbio che la voglia di misurarsi con sfide sempre nuove ha impresso un radicale cambiamento al vecchio modo di concepire la cappa aspirante, trasformandola da semplice elettrodomestico a elemento in grado di dare un’impronta di forte personalità alla cucina. La lunga esperienza nel settore, la grande attenzione al design, la ricercatezza dei materiali e le tecnologie avan- zate, che garantiscono massima efficienza e riduzione dei consumi, sono gli elementi che ci contraddistinguono sul mercato e che ci hanno consentito di rivoluzionare l’im- magine tradizionale delle cappe da cucina: non più sem- plici accessori, ma oggetti dal design unico in grado di mi- gliorare la qualità della vita. È imprenditore in un mercato molto specifico, che le offre un angolo di osservazione per il comparto dell’ar- redo: come vanno questi settori in un periodo tanto lungo di crisi socioeconomica? Il nostro settore è in stretto rapporto con il mondo dell’ar- redamento, le cappe sono elementi necessari per ogni cu- cina e sempre di più oggi vengono considerati veri e pro- pri elementi di arredo. La grande crisi finanziaria iniziata nel 2008 ha creato la grande sospensione delle compra- vendite immobiliari, questo è stato il principale elemento bloccante per lo sviluppo di tali settori. Siamo molto legati all’andamento del mercato immobiliare, che in questi an- ni è stato un fattore di freno per la crescita. A questo dato si deve aggiungere la tendenza alla forma- zione di grandi aggregazioni nella produzione di elettro-
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