Civiltà del Lavoro, n. 6/2017

93 CIVILTÀ DEL LAVORO VI - 2017 INTERVISTE a Chiara Gamberale solo per citare le più note. Ci sono anche i molti libri amati e inseguiti che poi non sono stati pubblicati da Marsilio, insieme fanno l’elenco dei “rimpianti”. Ha chiuso la sua esperienza accademica con una lectio sulla letteratura italiana: quali sono le sue considera- zioni sul momento della grande letteratura italiana che spesso ha incrociato le scelte della sua casa editrice? Ho sempre lavorato in due settori contigui ma distinti, af- fiancando al lavoro editoriale l’insegnamento universita- rio. Quando nel 2013 sono andato in pensione ho dedicato la mia “ultima lezione” a un bilancio di un cinquantennio di studi che in realtà non aveva granché a che fare con i miei ruoli editoriali, ma cercava di valutare quanto in- tanto era successo nelle aule accademiche, dove gli studi di storia della letteratura italiana certo avevano perduto importanza e rilievo; era un bilancio non entusiasmante, ma per quanto possibile sereno e realistico, che si augu- rava di stimolare l’impegno dei più giovani che avrebbe- ro continuato a insegnare di non accettare la progressiva emarginazione degli studi letterari rivendicandone il si- gnificato civile e morale. • gno – sistemi informativi, tipografie, magazzini, distribu- zione, promozione – non si potevano acquistare sul mer- cato se non subendo prezzi penalizzanti e che lo stare dentro un gruppo forte avrebbe facilitato la gestione sen- za imporci “compromessi” ideali che non avremmo altri- menti accettato. Andò esattamente come avevamo immaginato e noi ab- biamo riacquistato la Marsilio a seguito del provvedimento dell’Autorità Antitrust che ha obbligato Mondadori a cederla. In Italia esiste un contesto che aiuta l’editoria indi- pendente? Il contesto italiano è analogo a quello degli altri paesi europei, nel senso che non esistono forme di protezione pubblica dell’indipendenza editoriale se non nel sostegno “morale” delle nuove imprese e della qualità dei prodot- ti, per altro sostegni modesti che non stravolgono il ruolo ordinativo del libero mercato, né credo sarebbe auspica- bile immaginare interventi molto più incisivi. Qual è il titolo pubblicato da Marsilio Editori a cui è maggiormente legato? Il buon padre di famiglia non solo non manifesta “preferen- ze”, ma non le ha, nel senso che non le confessa neppure a se stesso. Questo vale anche per l’editore, che ha solo due scale per valutare i propri libri, la prima è ovviamen- te quella quantitativa che si basa sul numero delle copie vendute e da questo punto di vista nella storia di Marsi- lio il best seller in assoluto è la trilogia di “Millennium” di Stieg Larsson, che ha consentito alla casa editrice di fa- re un salto dimensionale assolutamente straordinario. Di Larsson abbiamo venduto milioni copie e continuiamo a venderne varie migliaia ogni anno. Ci sono poi vari altri titoli che hanno avuto in tempi e con- dizioni assai diversi significativi successi, alcuni anche du- raturi negli anni, altri invece legati a una sola stagione. A tutti sono e siamo sempre grati, a Sergio Maldini, che vinse il Campiello venticinque anni fa, e a tutti gli altri che non nomino per non dimenticarne nessuno. La seconda scala, meno quantitativa, tiene conto delle strade che alcuni libri hanno aperto suggerendo linee di sviluppo che nel corso degli anni sono state premianti: io vado orgoglioso del lavoro di ricerca tra i nuovi e gio- vani narratori italiani che dagli anni Sessanta ai Novanta del Novecento Marsilio ha fatto pubblicando molte opere prime e seconde di scrittori che si sono affermati come protagonisti: da Susanna Tamaro a Margaret Mazzantini,

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