Civiltà del Lavoro, n. 1/2018
CIVILTÀ DEL LAVORO I - 2018 23 Il LB non azzarda risposte: delinea cinque scenari di- stinti su quattro politiche alternative. A noi sembra inutile lo scenario 1 10 , mentre in- sufficiente ci sembra lo scenario 2 11 . Lo scenario 5 12 ci sembra invece ir- realizzabile. Molto più convincenti so- no gli scenari 3 e 4 che rafforzerebbero a livello mondiale cooperazioni tra paesi che per noi dovreb- bero essere quelli della Eurozona (già fin troppo ampia). Lo scenario 3 13 che per noi dovrebbe riguardare l’Eurozona, approfondirebbe la cooperazione in difesa, si- curezza e giustizia, con bilanci aggiuntivi per fini comuni ma anche per tecnoscienze, industria e infrastrutture. Ciò non significa che siano degli scenari politicamente facili, sebbene siano realtà dal punto di vista monetario. Lo scenario 4 14 prefigura più cerchi concentrici dove, an- dando oltre il nucleo centrale dell’Eurozona sempre più integrata, si potrebbero creare alcune filiere esterne di maggiore cooperazione con altri paesi della Ue allargata. LE PROPOSTE PER IL COMPLETAMENTO DELLA UNIONE ECONOMICA E MONETARIA Che Juncker privilegi gli scenari 3 e 4 è tuttavia evidente. Dal 2012 ha collaborato come presidente dell’Eurogrup- po al documento dei “quattro presidenti per il comple- tamento della Uem” 15 , che con le recenti proposte della Commissione approfondisce quelle direttrici. Si tratta di un corposo insieme di cinque progetti per la creazione di un Fondo monetario europeo, di un bilancio per l’eurozona, di una potenziata strumentazione per le riforme struttu- rali anche nazionali, di un ministro dell’economia e delle finanze europeo e per l’integrazione del Fiscal compact nei Trattati europei. Il tutto con una maggiore legittimazione democratica e di governance della Uem senza escludere successivi allargamenti agli altri otto paesi della Ue. Com- pattiamo il tutto in due macro-progetti, affiancati dall’isti- tuzione di un ministro dell’economia e delle finanze della Uem. Il primo macro-pro- getto riguarda l’Unione fi- nanziaria e la creazione di un fondo monetario euro- peo (Fme) che dovrebbe nascere dalla modifica e dall’inserimento nei Trat- tati dello European Stabi- lity Mecchanism (Esm), operativo dal 2012 ad og- gi per soccorrere alcuni Stati in difficoltà. Questo nuovo Esm-Fme dovreb- be da un lato completa- re l’unione bancaria in- tegrando il meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie (e quindi diven- tare un co-decisore del- la Bce e della vigilanza bancaria) e dall’altro affiancare la Commissione europea nei programmi di assistenza finanziaria a stati membri. Il secondo macro-progetto riguarda l’Unione fiscale e di bilancio che dovrebbe integrare il Fiscal compact nei Trat- tati europei, attenuandone le rigidità usando bilancio co- munitario per supportare le riforme strutturali degli Stati membri e per svolgere funzioni di stabilizzazione eco- nomica preservando gli investimenti nei casi di grandi shock asimmetrici (esempio classico: catastrofi naturali) in singoli paesi. Tutte queste innovazioni verrebbero completate dal mini- stro europeo dell’Economia e delle Finanze che dovrebbe garantire la coerenza, l’efficienza, la trasparenza nonché la base democratica della governance della Uem, rendendo conto al Parlamento europeo. In questo mega-progetto vi è della logica, ma noi prefe- riremmo che si partisse dai fatti per salire poi alle costru- zioni di governance. Tra i fatti due sono evidenti. Lo Esm ha già una governance molto solida, un capitale (in parte sottoscritto e in parte garantito) di 700 miliar- di di euro, una capacità di prestiti inutilizzata per 400 mi- liardi (gli altri essendo vincolati o impegnati per Grecia, Cipro, Spagna). Le sue emissioni obbligazionarie passa- te hanno avuto un grande successo per tassi e duration. Diventerebbe lo strumento concreto per nuove emissio- ni obbligazionarie (Esmobond) per interfacciare la Bce scambiando parte dei titoli di stato detenuti dalla stessa »
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