Civiltà del Lavoro, n. 1/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO I- 2018 72 ESTERI noi. E le nostre opere infrastrutturali non toccheranno solo i settori produttivi propri, ma anche quello della scienza e della conoscenza. Nel nord del Cile, a circa tremilacinque- cento metri di altezza, dove l’inquinamento luminoso è pressoché assente, stiamo per realizzare il più grande te- lescopio del mondo. I nostri appalti sono trasparenti e di rapida aggiudicazione e la nostra economia è aperta alle imprese straniere. Ecco dunque che molte imprese este- re, tra cui alcune italiane si sono aggiudicate importanti commesse nel settore delle infrastrutture viarie ma anche ospedaliero, ad esempio. Anche il nostro settore finanzia- rio è accessibile e concorrenziale. Nel settore assicurativo da poco è entrata sul nostro mercato assicurativo il Grup- po Reale Mutua con forte posizionamento su Santiago del Cile. È chiaro che le imprese di grande dimensione sono in grado di entrare sul mercato con facilità. Ma va detto che ci sono spazi molto interessanti per le Pmi. Queste ul- time, però, devono sforzarsi di compiere il primo passo e venire a prendere coscienza direttamente delle opportu- nità in essere. In collaborazione con la vostra diplomazia e il vostro governo, ho favorito io stesso questo processo accompagnando le imprese italiane in Cile. Ed in conclu- sione vorrei anche segnalare l’ottimo rapporto che esiste tra le università cilene e quelle italiane con attività di in- terscambio continue. Esse contribuiscono a cementare i rapporti culturali e a favorire l’accesso degli studenti ai ri- spettivi mercati del lavoro. • Fabio Lancellotti le Ande, la Patagonia e l’Isola di Pasqua, il Cile sta ve- dendo aumentare molto rapidamente il numero dei vi- sitatori stranieri. Venendo all’interscambio tra Cile e Italia, è influenzato prevalentemente dal prezzo delle materie prime di cui il mio Paese è esportatore. In sintesi, se guardiamo ai livelli raggiunti da entrambe le parti, circa due miliardi di dollari all’anno, appare evidente che essi non sono particolarmen- te elevati rispetto a quanto avviene con altre economie e che vi sia molto spazio per espandere l’interscambio. L’Italia potrebbe esportare di più. Credo che il mercato ci- leno, aperto e accessibile, possa essere conquistato in mi- sura maggiore dai vostri prodotti. La Francia e la Germania sono molto attive da noi. L’Ita- lia potrebbe affacciarsi maggiormente verso il Cile e far conoscere meglio i suoi prodotti. Inoltre, il nostro è un mercato molto appetibile. I cileni hanno raggiunto il red- dito pro capite più alto di tutta l’America Latina e in linea con quello degli abitanti dei paesi più sviluppati. Le gran- di multinazionali se ne sono rese conto: ad esempio, Ikea aprirà a breve una sede in Cile. Le imprese italiane in Cile hanno fornito e forniscono un contributo importante allo sviluppo nazionale: Enel risulta il primo generatore e distributore di energia elettrica del Paese; Agrichile (Gruppo Ferrero) è lea- der nella produzione delle nocciole e ha contribuito a farne diventare in pochi anni il Cile il terzo esportatore al mondo, solo per fare alcuni esempi. Cosa ne pensa? Enel è naturalmente un’azienda leader in Cile e il suo ap- porto per la dinamicità dell’economia cilena è ben noto. Oltre alla produzione di energia solare ed eolica, Enel ha realizzato il primo impianto cileno di produzione geoter- mica sulle Ande. Registriamo con piacere una presenza sempre crescente delle imprese italiane di grandi dimensioni. Posso citare il Gruppo Astaldi e la Impregilo per le grandi opere infra- strutturali: dall’ampliamento dell’aeroporto della capitale a due tunnel di collegamento con l’Argentina. Questi ultimi hanno una importanza fondamentale per il nostro vicino, in quanto permetteranno alle merci argentine di evitare il periplo sud Atlantico e di poter prendere il mare per i mercati asiatici dei porti cileni, giovando dunque anche a

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