Civiltà del Lavoro, n. 2/2018

INTERVENTO CIVILTÀ DEL LAVORO II - 2018 11 del lavoro che, ancor oggi, continua ad essere troppo po- co flessibile per poter offrire opportunità di impiego e di occupazione in un mondo che cambia così velocemente. Signor Presidente, lei stesso nel suo ultimo discorso di fi- ne anno, nel ricordare agli italiani come il lavoro resti la prima e la più grave questione sociale, ci ha invitato a ri- flettere su quanto la parola “futuro” evochi incertezze e preoccupazioni. E ci ha invitato anche a “preparare il do- mani” facendo i conti con la velocità delle innovazioni, col cambio di passo nel rapporto tra individuo e svilup- po, coi rinnovati stili di vita, col mutamento dei mestieri e dell’organizzazione delle produzioni. È proprio questo il punto centrale sul quale si giocano le prospettive del nostro Paese, delle nostre imprese e dei nostri giovani. Da sempre la storia dell’uomo ha dimostrato che lo svi- luppo della conoscenza, l’evoluzione delle civiltà, il pro- gresso scientifico e tecnologico hanno generato reali, si- gnificativi e tangibili progressi nelle condizioni di vita. E certamente questo è stato realizzato mettendo in discus- sione, anzi in crisi, gli equilibri preesistenti. In questi ultimi decenni, con la esponenziale accelerazione dell’innovazione scientifica e tecnologica, il livello di ob- solescenza del sapere quotidiano è ancor più accentuato e le certezze messe sempre più in discussione. Queste innovazioni e i conseguenti cambiamenti non pos- sono essere ostacolati se non a rischio di esserne travolti. La creazione del futuro può e deve essere governata, non certo negata. Per troppo tempo in Italia abbiamo cercato di opporci ai cambiamenti, immaginando di poter costrui‌- re delle monadi che potessero resistere immobili all’evo- luzione del contesto globale senza renderci conto che il mondo andava avanti anche senza di noi. Il nostro è un grande Paese, ricco di capacità di lavoro e talento imprenditoriale. L’Italia ha tutte le potenzialità per tornare a intraprendere un percorso di crescita virtuoso, per fare passi avanti sul terreno del recupero di produttività e competitività, l’uni- ca strada per mettere in condizione le aziende di creare lavoro, tanto, vero e buono. Quella che noi Cavalieri del Lavoro torniamo a sollecita- re è una grande assunzione di responsabilità da parte di tutti i ceti dirigenti del Paese, e in particolare in questo momento politico così delicato, un governo che metta in campo quelle riforme necessarie ad amplificare il talento di cui è ricca questa nazione. Un governo che ci consenta di dare risposte ai bisogni sociali di oggi e soprattutto a quelli di domani facendo crescere la ricchezza, le opportunità di lavoro e la mobilità sociale. Finalmente dopo una crisi così lunga e pesante si comin- cia a intravedere una prospettiva di ripresa e di crescita. È un atto di grave irresponsabilità perdersi nei tatticismi e non cogliere questa opportunità. Questo è il momento in cui bisogna saper mettere da par- te gli egoismi particolaristici e saper proporre una grande prospettiva alle tante forze vive della nostra Italia, assi- curando un futuro di opportunità ai giovani che si affac- ciano alla vita. Celebrando questo Primo Maggio vogliamo dunque for- mulare a tutti i cittadini, a chi un lavoro ce l’ha, a chi lo cerca e a chi lo crea, l’augurio di riscoprire l’orgoglio di es- sere italiani. Fieri e responsabili. •

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