Civiltà del Lavoro, n. 2/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO II - 2018 19 de e tormentato paese che da poco tempo aveva raggiun- to a fatica e non ancora consolidato un’unità? Perché: per fare sfoggio di cultura teorica o per individuare e definire il fondamento e i rapporti di convivenza tra le persone e fra esse e lo Stato, e quindi i reciproci diritti e doveri, non- ché la struttura e l’equilibrio fra le componenti dello Stato? La risposta è più agevole di quanto possa sembrare a pri- ma vista. Si coglie dalla storia e dalla vita del nostro Pae- se nei settanta anni trascorsi. È espressa dalla importan- za e dalla vitalità dei princìpi di democrazia, eguaglianza, pluralismo, solidarietà, libertà e degli altri princìpi fonda- mentali contenuti nella premessa della Costituzione. Sono princìpi che hanno guidato il nostro Paese nonostante le lacune, i problemi, la mancata attuazione di parti fonda- mentali della Costituzione, la necessità di alcuni (ma po- chi!) aggiustamenti di essa; e che v’è da augurarsi pos- sano continuare a guidarlo per i prossimi settanta anni. Sono princìpi che troppo facilmente consideriamo acqui- siti e definitivi. Tuttavia non sono caduti dal cielo; non ci sono stati rega- lati; sono stati conquistati dalla fatica e dalla sofferenza dei nostri padri. Vanno difesi perché in realtà sono messi in discussione tutti i giorni con prepotenza o con tentativi efficientistici di “decostituzionalizzazione”, spesso senza che neppure ce ne accorgiamo. Sono princìpi fondamentali (così li definisce la nostra Co- stituzione) in tempi – come quelli attuali – di crisi dei valo- ri: da quelli culturali a quelli religiosi, sociali, etici, econo- mici, politici, cui la nostra generazione era stata abituata ed educata. Sono tempi nei quali è difficile resistere alla tentazione del pessimismo. Basta pensare al vuoto, quando non all’o- dio e al nichilismo di cui sembrano essere portatori alcuni (o forse molti) esponenti delle generazioni che seguono la nostra; sino a giungere a una ideologia di relativismo quando non addirittura di morte e alla scelta di distrug- gere ogni passato. Basta pensare, all’estremo opposto, alla miseria morale di cui è portatore un sistema economico globale votato sol- tanto o prevalentemente al profitto, alla corruzione, all’in- differenza verso la dignità e verso la condizione umana; allo sfruttamento senza limiti dell’ambiente; all’abuso del- la tecnologia e delle sue risorse, a cominciare dalla rete. Basta pensare alla passività, alla noia e alla inerzia dei tanti, troppi “sdraiati” fra i giovani, nell’alternativa fra quei due estremi. È difficile scoprire qualcosa in cui credere e sperare, per cui entusiasmarsi e impegnarsi, da condividere con gli al- tri. È difficile per chi – avanti negli anni – comincia a guar- dare dietro di sé il proprio percorso culturale, istituziona- le, lavorativo e professionale. È ancor più difficile per chi inizia ora quel percorso (quan- do può farlo, superando le barriere della disoccupazione). Eppure, a pensarci e a guardare bene, nella realtà che ci circonda ci sono (sono tanti) i valori per cui battersi e da difendere. Innanzitutto la dignità della persona uma- na, in astratto e in concreto; il patrimonio del passato da cui nasce la nostra identità; il progetto del nostro futuro nell’ambiente in cui viviamo, in stretta connessione con la nostra dignità. Sono i valori delineati dalla nostra Costituzione nella lo- ro importanza; nella loro preziosità perenne e nella loro precarietà e fragilità attuali; nel loro significato; nelle mi- nacce che incombono su di essi; nella necessità di difen- derli a qualsiasi costo e di ricominciare a trarne motivi di speranza. Sono valori che – come molti altri, l’eguaglianza, la libertà, la solidarietà, il personalismo e il pluralismo » OCCORRE RILEGGERE LA COSTITUZIONE PRIMA DI RISCRIVERLA. E OCCORRE CHIEDERSI SE E QUANTO ESSA È STATA ATTUATA, PRIMA DI CHIEDERSI QUANTO ESSA SIA ANCORA ATTUALE

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