Civiltà del Lavoro, n. 2/2018
DOSSIER CIVILTÀ DEL LAVORO II- 2018 55 prenditori e manager riuscissero ad arginarne la caduta. È da segnalare come la quota si sia dimezzata fra la pri- ma e la seconda rilevazione (il 34% restringendo l’analisi dal 2007 al 2012 contro il 17% dell’arco decennale che si chiude al 2016). Una strada alternativa è stata percorsa invece dal piccolo drappello (5%) di imprese (i “potatori”) che è riuscito probabilmente a realizzare un radicale pro- cesso di refocusing strategico, “tagliando” clienti e mercati non profittevoli (di qui il calo di fatturato), concentrandosi su segmenti e aree geografiche a maggiore marginalità. Come misurare allora l’impatto della crisi globale sugli equilibri economico-patrimoniali e finanziari delle impre- se industriali medie del Mezzogiorno e analizzare la rea- zione negli anni immediatamente successivi ad essa? Nelle prossime pagine intendiamo offrire un quadro det- tagliato delle condizioni economico-patrimoniali di tali aziende. In particolare, l’analisi si soffermerà sull’osser- vazione dei principali indicatori di performance aziendale lungo un intervallo temporale di dieci anni (2007-2016). Le aziende esaminate (operanti in Abruzzo, Basilicata, Ca- labria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia) sono state estratte dal database AIDA della Bureau van Dijk®, selezionando le società di capitali il cui fatturato, per al- meno uno dei dieci anni prima citati, abbia assunto un valore compreso tra 10 e 100 milioni di euro. Tale strate- gia di ricerca ha condotto all’estrazione di 1.074 aziende. Al fine di garantire una corretta determinazione delle sta- tistiche calcolate ed una maggiore omogeneità nell’anali- si, dalla popolazione AIDA sono state poi escluse: • le aziende i cui dati economico-patrimoniali non era- no presenti, senza soluzione di continuità, nel corso dell’arco temporale esaminato (159 unità); • le aziende con valori anomali (69 unità); • le aziende il cui fatturato medio per i periodi 2007- 2009, 2010-2013, e 2014-2016 sia sempre stato mi- nore di 10 milioni di euro (108 unità) o maggiore di 100 milioni di euro (4 unità). Tali aziende, infatti, non risulterebbero qualificabili come vere e proprie me- die imprese e, pertanto, non assimilabili a queste ul- time per caratteristiche di base. Per effetto di tale scrematura, le unità analizzate risultano pari a 734, per un totale di 7.340 osservazioni. Infine, per consentire un esame più approfondito del- la performance delle medie imprese manifatturiere del Mezzogiorno, il presente lavoro non si limita a sviluppare una analisi temporale sull’andamento dei principali indi- catori economico-finanziari e patrimoniali, ma svolge an- che un confronto con i principali parametri rilevati su un campione rappresentativo di 400 imprese del Nord, ana- loghe alle aziende meridionali da un punto di vista sia qualitativo (settore di appartenenza) sia quantitativo (li- vello di fatturato). DESCRIZIONE DEL CAMPIONE La maggior parte delle aziende (279 unità) opera in Cam- pania. La Puglia, con 161 aziende, rappresenta la secon- da regione del Mezzogiorno per numerosità d’imprese in- cluse nel campione di riferimento. Il 14,9% del campione (109 unità) è costituito, poi, da aziende con sede legale in Abruzzo, mentre la Sicilia risulta rappresentata da 101 unità. Il restante 11,5% circa è, infine, suddiviso tra la Sar- degna (32 unità), la Basilicata (20 unità), la Calabria (20 unità) e il Molise (12 unità). Spostando l’attenzione, poi, alla principale attività svolta dalle imprese esaminate, emerge il rilevante peso assun- to dai settori “alimentare” e “meccanico” (a cui appartie- ne, rispettivamente, il 32,8% e il 25,9% delle aziende). Circa il 30% delle osservazioni, invece, rientra nei settori produttivi “beni per la persona e per la casa” (124 unità) e “chimico e farmaceutico” (99 unità). Il restante 11% è rappresentato da aziende metallurgiche (2,5%), da im- prese operanti nel settore della “carta e stampa” (4,1%) ed “altri settori” (4,4%). Dall’analisi dei dati, quindi, si desume la decisa vocazio- ne delle aziende del meridione verso il settore alimenta- re. D’altronde, eccezion fatta per l’economia abruzzese e per quella lucana in cui primeggia il comparto meccani- co, il contributo offerto dalle aziende operanti nel settore alimentare risulta sempre significativo, con un picco del 70% del fatturato complessivamente prodotto nella regio- ne Calabria, un valore del 46% in Sicilia ed una quota »
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