Civiltà del Lavoro, n. 3/2018
SECONDO il Censis sette imprese su dieci in fase di as- sunzione guardano più alle competenze digitali che al tito- lo di studio. Il campione riguarda le piccole e medie impre- se presenti su Facebook, ma che sia solo una piccola spia di un trend che abbraccia tutti i settori produttivi, indipen- dentemente dalla taglia dell’azienda, sia essa una bottega o una multinazionale, è sempre più evidente. “E non è una questione di competitività, è una questione di sopravviven- za”, sentenzia Marco Taisch, docente di Ingegneria Gestio- nale al Politecnico di Milano e tra i maggiori esperti euro- pei di trasformazione dei processi produttivi (vedi intervista a pagina 24). Come spesso accade i segnali di cambiamento arrivano da- gli Stati Uniti, dove aziende e Amministrazione federale (il “Perkins Act” stanzia un miliardo di dollari per iniziative di formazione professionale) stanno correndo ai ripari per evi- tare il terribile paradosso rappresentato da una popolazione di disoccupati a fronte di una domanda di lavoro crescente. Perché se è vero che la robotizzazione e l’automazione scal- zano certe tipologie di lavori, è vero anche che ne creano al- tri. A patto di saperne decodificare linguaggi e potenzialità. Un recente studio di Deloitte, per esempio, afferma che da oggi al 2025 l’industria manifatturiera americana richiederà 3,5 milioni di persone con specifiche capacità tecnologiche » FORUM PRIMO PIANO INCHIESTA
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