Civiltà del Lavoro, n. 3/2018
CIVILTÀ DEL LAVORO III - 2018 23 nese. Così come dedicheremo molte delle nostre risorse all’aerospazio, altro settore molto radicato in Piemonte. In questi ambiti, il Centro di Competenza permetterà di realizzare un ampio programma di attività attraverso lo sviluppo di tecnologie come la robotica collaborativa, l’in- gegneria dei materiali, tra cui acciai innovativi e leghe leg- gere, l’uso di tecnologie Ict come IoT e Big Data. Gli ingegneri che formate hanno delle specializzazio- ni elevate, forse anche “troppo”. Le aziende, infatti, cercano addetti con competenze specifiche. È così? Noi continueremo a formare ingegneri di altissimo livel- lo, naturalmente. Detto questo è vero che ci sono esi- genze specifiche da parte delle aziende. Sempre sul mo- dello tedesco, siamo al lavoro con l’Unione Industriali per la progettazione di un corso simile alle Hochschule, una triennale concepita per formare ingegneri con maggiori competenze pratiche, direttamente inseribili nel tessuto produttivo popolato in grandissima parte da Pmi. Entro quanto tempo saranno pronte i laboratori per il trasferimento tecnologico? Entro tre anni potremo toccare con mano questa nuova realtà di interscambio tra ricerca e mercato. Dove? Lo stiamo decidendo in queste settimane, le aree candi- date sono due: Mirafiori e la zona dell’ex Alenia. • (c.f.) PRIMO nella graduatoria stilata dal ministero dello Svi- luppo economico, il Centro di Competenza guidato dal Po- litecnico di Torino rappresenta “la più grande scommessa per la ripresa economica e sociale del territorio” sottoli- nea il rettore Guido Saracco. “Torino cresce meno delle altre grandi città industriali del Nord, non possiamo con- tinuare a formare ingegneri per poi vederli assumere tut- ti in multinazionali. Il Centro di Competenza è una grande occasione per invertire la rotta”. Politecnico e Università di Torino progettano la for- mazione in simbiosi con le imprese. Un cambiamen- to culturale prima ancora che metodologico o tecnico. E questo è forse l’aspetto più importante del piano Indu- stria 4.0. Nella catena del valore l’ultimo miglio, quello che serve per far atterrare le idee più innovative sul mercato, è sempre il più difficile. Noi stiamo lavorando per crea- re le condizioni utili a renderlo agevole. Una delle novità su cui questa nuova infrastruttura votata all’innovazione di prodotto verrà misurata è legata proprio alla vocazio- ne a svolgere attività di sviluppo che, partendo dai risul- tati della ricerca di base, siano rivolte alla produzione o alla certificazione. C’è un modello cui vi siete ispirati nella progettazio- ne di “Manifacturing 4.0”? Sì, stiamo cercando di costruire una filiera simile a quella tedesca, dove università e dipartimenti sviluppano tecno- logie fino alla fase di prototipizzazione. Penso agli istituti Fraunhofer. Se in laboratorio riesco a sviluppare una cella fotovoltaica innovativa di pochi centimetri, devo avere a disposizione una struttura che un passo dopo mi consen- ta di produrre un pannello fotovoltaico di due metri po- tenzialmente pronto per il mercato. Questa struttura rientra tra le priorità del Competence Center. Torino vuol dire eccellenza nell’industria automobili- stica. Sarà così anche in futuro? Mobilità sostenibile, sviluppo di nuovi sistemi propulsio- ne, auto intelligenti, tutte le traiettorie più significative dell’automotive saranno il cuore pulsante del polo tori- DAI LABORATORI AL MERCATO Intervista a Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino
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