Civiltà del Lavoro, n. 3/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO III - 2018 35 INCHIESTA Ci siamo già lasciati alle spal- le l’esito della gara australiana per il programma SEA 5000, dove presentavamo proprio una variante del progetto FREMM. La nostra proposta era ampiamente ritenuta la migliore dalla Royal Austra- lian Navy e da molti osserva- tori rispetto a quelle inglese e spagnola, poi però ha pre- valso una scelta dettata me- ramente da ragioni geopoliti- che, che ha destato scalpore, creando una vera e propria frattura tra gli addetti ai lavori. Ora guardiamo avanti, preci- samente agli Stati Uniti, dove ci è stato assegnato un contrat- to per sviluppare le fregate multiruolo di futura generazione del programma FFG(X), del valore di 20 miliardi di dollari. Eppure tutto questo non basta, dobbiamo guardare anco- ra più lontano. In Europa, oggi, il panorama della difesa ri- mane estremamente frammentato, condizione questa che provoca la mancanza di interoperabilità tra gli Stati mem- bri e un costo di accesso al mercato di miliardi di euro. Ba- sti pensare alla mole di diverse tipologie di sistemi di ar- mamento: in Europa complessivamente ne abbiamo 178, negli Stati Uniti sono 30. Da noi abbiamo 17 tipi di carri ar- mati, in America uno solo; noi abbiamo 29 classi di caccia- torpediniere e fregate contro le 4 degli americani, 20 tipi di aerei da combattimento contro 6 loro. Dobbiamo riconoscere che in un mondo sempre più inter- connesso e complesso i singoli paesi sono semplicemente troppo piccoli per presentarsi e gareggiare da soli. Questa considerazione assume una valenza doppia se osserviamo come la pressione sui bilanci nazionali rimanga alta men- tre, allo stesso tempo, aumenta la competizione globale tra i vari attori. L'Europa dovrà innanzitutto unire e integra- re il meglio delle sue capacità industriali e tecnologiche, ma questo processo richiederà un più forte allineamento delle culture strategiche, insieme a una comprensione co- mune delle minacce e delle risposte da attivare, nonché azioni congiunte, maggiore solidarietà finanziaria, senza prescindere da un uso più efficiente delle risorse disponibili. Una cooperazione e integrazione sistematica richiederà un vero mercato unico per la difesa, e questo significa inco- raggiare la concorrenza industriale, l’accesso oltre i confini nazionali delle piccole industrie nella catena di fornitura, la loro specializzazione, economie di scala per i fornitori, una capacità produttiva ottimizza- ta e minori costi di produzio- ne. Andare verso l'autonomia strategica del nostro continen- te richiederà spendere di più e meglio per la nostra difesa, ma gli attori europei devono farsi trovare pronti. Un passo importante in que- sta direzione è stato compiu- to dai governi di Italia e Fran- cia, che recentemente hanno affermato la loro volontà di rafforzare la cooperazione in materia navale, sia in campo civile che militare, avviando un intenso lavoro in vista della costituzione di una alleanza tra Fincantieri e Naval Group. L'eccellenza tecnologica e del know-how dei due grup- pi darà il via alla creazione di un campione europeo della cantieristica, destinato a diventare leader mondiale nella costruzione di navi complesse ad alto valore aggiunto con ricavi annui totali di quasi 10 miliardi di euro, una presenza internazionale in oltre 20 paesi, 35.000 dipendenti diret- ti e un indotto in Europa stimato in oltre 120.000 persone. Per valore, dimensione, ricchezza dell’offerta in termini di prodotti, capillarità della presenza, questo processo di inte- grazione potrà conferire nuovamente all’Europa la leader- ship nel settore cantieristico, appannaggio ormai da decen- ni degli operatori dell’Estremo Oriente. Si tratta di un punto di svolta per uscire da un immobilismo che dura da anni e dare vita a una vera e propria “difesa comune”, facendo dialogare le eccellenze ancora presenti in Europa per ren- derle più resilienti di fronte alle ciclicità dei mercati e mag- giormente attrezzate per affrontare una competizione or- mai da considerarsi a tutti gli effetti globale. • Giuseppe Bono è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2014. È amministratore delegato di Fincantieri, uno dei più importanti complessi cantieristici al mondo. Sotto il suo impulso il Gruppo è divenuto leader mondiale nella progettazione e costruzione di navi da crociera e operatore di riferimento in tutti i settori della navalmeccanica ad alta tecnologia. 19.400 i dipendenti.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=