Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 52 DOSSIER alimentare e delle bevande in Italia 56.315 imprese, in particolare 53.096 nel settore alimentare (Codice Ateco da 101 a 109) e 3.219 imprese nel settore delle bevande (Ateco 110). Un dato in calo significativo, se confrontato con il numero di imprese di dieci anni prima, quando se ne registrarono 62.555 (-10%). A ben vedere, il ridimen- sionamento della base produttiva è in realtà il risultato di due andamenti opposti: il taglio secco nell’industria ali- mentare, sotto di 11 punti percentuali dai valori del 2005 e ancora lontana dal massimo raggiunto proprio alla vigilia della crisi, nel 2006 e nel 2007, con oltre 60mila imprese, e per contro il costante incremento della popolazione di imprese nel settore delle bevande (+18% nei dieci anni sotto osservazione), poco più di 2.700 nel 2005. Questo andamento divaricato si ripropone se si osser- va l’evoluzione settoriale nella prospettiva occupaziona- le, con una leggera contrazione dell’industria alimentare fra il 2005 e il 2015 (-1,6%) e un’espansione moderata dell’industria delle bevande (+1,9%). Nel complesso, si sono registrati nel 2015 nell’industria alimentare e del- le bevande in Italia 428.394 addetti contro i 433.987 del 2005, con un calo lieve (-1,3%), soprattutto se confron- tato con il crollo dei valori in altri settori manifatturieri. In particolare, l’occupazione nell’industria alimentare con ol- tre 391mila addetti appare in chiara ripresa rispetto al va- lore minimo del decennio toccato nel 2014 (388mila ad- detti), ma ancora distante dal punto massimo raggiunto nel 2007, proprio alla vigilia della crisi e dell’inversione di tendenza, quando l’occupazione superò per la prima volta la soglia dei 400mila addetti. Nell’industria delle bevan- de, l’occupazione nei dieci anni ha oscillato fra i 35mila e i 38mila addetti, e nel 2015 con 37.338 addetti è stato già oltrepassato il dato del 2005 (36.657) e quasi raggiunto il punto di massima toccato nel 2007 (38.387). Guardan- do all’incidenza dell’industria alimentare e delle bevande sull’industria manifatturiera nel suo complesso, si ottiene una conferma della sua posizione strategica nel sistema economico italiano, con una quota del 14,5% in termi- ni di imprese e dell’11,8% in termini di addetti. Il valore aggiunto dell’industria alimentare e delle bevande come quota dell’industria manifatturiera italiana è pari all’11,4%. All’interno dell’industria alimentare, la presenza dominan- te è quella delle imprese di produzione di prodotti da for- no e farinacei, con oltre 34mila imprese e quasi 170mila addetti. Seguono, a non poca distanza, le imprese dell’in- dustria lattierocasearia (3.470 con più di 42mila addetti) e le imprese di lavorazione e conservazione delle carni (3.463 con oltre 57mila addetti). Le imprese alimentari, nonostante i processi di concentra- zione e la violenza della crisi che ha comunque provocato la chiusura di moltissime aziende (le cessazioni cumulate nei cinque anni che vanno dal 2008 al 2012 sono state oltre 15mila con una perdita di quasi 30mila addetti), ri- mangono “piccole”, sia se confrontate con le altre impre- se alimentari europee sia se paragonate ad altri settori della manifattura italiana. Fra il 2005 e il 2015, la dimen- sione media, misurata dal numero di addetti per impresa, è passata appena da 6,6 a 7,4 addetti. Significativamente sopra la media figurano le imprese di lavorazione e con- servazione di frutta e ortaggi, con 17,3 addetti in media e le imprese di lavorazione e conservazione delle carni (16,6 addetti). A colpire è soprattutto il grado di polveriz- zazione del segmento industriale più numeroso, le impre- se di produzione di prodotti da forno, con una dimensione CON UNA QUOTA DEL 14,5% IN TERMINI DI IMPRESE E DELL’11,8% DI ADDETTI L’INDUSTRIA ALIMENTARE E DELLE BEVANDE RAPPRESENTA L’11,4% DEL VALORE AGGIUNTO DELL’INTERA INDUSTRIA MANIFATTURIERA ITALIANA

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