Civiltà del Lavoro, n. 4-5/2018

CIVILTÀ DEL LAVORO IV • V - 2018 56 DOSSIER è ancora più significativa, soprattutto come conseguenza dei processi di crescita attraverso acquisizioni che negli ultimi anni hanno interessato soprattutto i segmenti indu- striali delle acque minerali e delle birre. La quota numeri- ca delle imprese appartenenti a gruppi nell’industria delle bevande nel 2015 è stata pari al 17,3% (era il 14,5% nel 2005), con un’occupazione del 63,3% (il 63,4% nel 2005). Uno sguardo agli indicatori di performance ci consente di distinguere ancora una volta i comportamenti e i risultati dei due settori. Il valore aggiunto per addetto nell’industria alimentare si pone al di sotto del valore medio dell’in- dustria manifatturiera nel suo complesso (52,2 mila euro contro 58,8 mila), che invece è quasi doppiato dall’indu- stria delle bevande (101,0 mila euro), a marcare i diffe- renti gradi di intensità del capitale. Differenze ancora più evidenti considerando la competitività di costo, ovvero il rapporto tra la variabile appena ricordata (il valore aggiun- to per addetto) e il costo del lavoro per dipendente (36,9 mila euro per l’industria alimentare, 49,1 mila euro per l’industria delle bevande, 42,4 mila euro per l’industria manifatturiera). Per entrambi i settori, la competitività di costo è superiore alla media dell’industria manifatturie- ra (138,8), ma mentre nel caso dell’industria alimentare il dato è allineato ai valori medi (141,6), la performance dell’industria delle bevande segna uno dei risultati più brillanti fra i settori produttivi in Italia (205,6). Positiva altresì la redditività lorda (ovvero il rapporto fra il mar- gine operativo lordo e il valore aggiunto): leggermente sopra la media per l’industria alimentare (35,1% contro 31,3%), oltre venti punti sopra la media per l’industria delle bevande (52,9%), tracciando entrambe linee di ten- denza alla crescita. Le spese intramuros in ricerca & sviluppo per l’industria alimentare e delle bevande (e comprendendo anche il dato delle imprese produttrici di tabacco) hanno supera- to per la prima volta la soglia dei 200 milioni (222,7 mi- lioni di euro nel 2015), in forte espansione se si guarda ai dati del 2008 quando superarono di poco i 157 milioni. Gli addetti alla r&s sono oltre 3mila, anch’essi in crescita dai 2.178 del 2008. Le imprese che innovano, secondo i dati dell’ultima rilevazione che copre il triennio dal 2012 al 2014 e si riferisce alle imprese con almeno 10 addet- ti, sono il 43,1%, poco sopra il valore medio registrato nel suo complesso dall’industria manifatturiera (41,0%). In particolare, le imprese delle bevande sopravanzano le imprese alimentari in termini di investimenti per addet- to: 15 mila contro 7,8 mila euro. Crescono le imprese alimentari e produttrici di bevande che effettuano acquisti o vendite online. Secondo le ultime rilevazioni dell’Istat sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nelle imprese, le prime sono passa- te dal 21,4% del 2009 al 37,4% del 2016 (contro il 40,6% medio di imprese manifatturiere che acquistano online), le seconde hanno compiuto un vero balzo in avanti, sal- tando dal 6,1% del 2009 al 15,3% del 2016, superando la media dell’industria manifatturiera (dove in media effet- tua vendite online l’8,9% della popolazione di imprese). Rimangono ancora amplissime le potenzialità di espansio- ne nei mercati internazionali, nonostante il deciso recupe- ro degli ultimi anni, come vedremo più avanti. Nel caso dell’industria alimentare, la quota di imprese esportatrici sul totale è pari al 12,9% (2015), quasi dieci punti sotto la media dell’industria manifatturiera del 22,7%, benché siano evidenti i progressi compiuti (la quota era il 10,9% nel 2008, con una graduale crescita nel corso degli ultimi anni). Differente, invece, il caso dell’industria delle bevan- de, dove se da un lato è ben più alta la quota di impre- se che esportano (il 47,2%), dall’altro occorre registrare, osservando la tendenza degli ultimi anni, un leggero ma costante declino (era il 49,8% nel 2008). Cresce inoltre la quota di export sul fatturato delle imprese: dal 12,9% del 2008 si è saliti al 16,8% del 2015 per l’industria ali- mentare, dove tende a diminuire lievemente dai massimi la quota delle grandi imprese (oltre 250 addetti) sul to- tale del fatturato delle imprese esportatrici (il 37,5% nel 2015, ma aveva superato il 40% nel 2009). Maggiore la quota di export sul fatturato per le imprese produttrici di bevande (dal 22,5% del 2008 al 27,9% del 2015), men- tre più bassa l’incidenza delle grandi imprese (il 29,5%, in

RkJQdWJsaXNoZXIy NDY5NjA=